Per «celebrare Maria»
sono necessari alcune condizioni ed alcuni elementi, di varia natura.
Essi, secondo il punto di vista, possono apparire pochi e umili
oppure molti e importanti. E' necessaria anzitutto una comunità
di fede, sensibile all'opera di Dio in Maria di Nazareth; poi, un
ambito celebrativo appropriato: l'Eucaristia, la Liturgia delle
Ore, le celebrazioni della Parola, i pii esercizi; uno schema o
struttura o formulario eucologico adatto; l'uso di mezzi adeguati
(canti, audiovisivi...); luogo e tempo convenienti. Di tutto ciò
si parla in altre pagine di questo volume.
Ma occorre anche uno spazio
valido, intendendo spazio non come luogo fisico, ma come luogo tempo,
tempo sacro in cui si inserisca organicamente la memoria di santa
Maria. Tale luogo-tempo è l'anno liturgico, tempo sacramentale che
ha nella Pasqua la sua origine, il suo fulcro, il suo costante punto
di riferimento; luogo-tempo concesso da Dio all'uomo, perché il
tempo cronologico diventi per lui tempo salvifico; perché egli assuma
il quotidiano e il feriale e, nella luce biblica della sequela di
Cristo-la croce di ogni giorno (cf Lc 9, 23)-, lo trasformi
in valore eterno e in patrimonio di gloria, e muti la salita verso
la Croce in festiva ascensione verso la Pasqua perenne.
L'anno liturgico, essendo celebrazione
del mistero di Cristo, è perciò stesso celebrazione della Vergine,
a lui indissolubilmente congiunta (cf SC 102-103). Ma è anche
presupposto e spazio per celebrare Maria con modi che, in armonia
con i vari «tempi», dalla Liturgia traggano ispirazione
e ad essa conducano (cf SC 13).
Le note che seguono sono parte
della conversazione tenuta il 27 dicembre 1980 sul tema L'anno
liturgico spazio privilegiato per la celebrazione della Vergine.
Esse riguardano solo l'Avvento. Ho scelto questo tempo non pensando
ad una soluzione facile; si sa infatti che nell'Avvento la Liturgia
celebra frequentemente ed esemplarmente la Vergine Maria: lo avevano
rilevato da tempo i liturgisti e, al loro seguito, lo ha ricordato
Paolo VI in un testo spesso citato: «Vogliamo [...] osservare
come la Liturgia dell'Avvento, congiungendo l'attesa messianica
e quella del glorioso ritorno di Cristo con l'ammirata memoria della
Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto
quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare-come è accaduto
talora in alcune forme di pietà popolare-il culto della Vergine
dal suo necessario punto di riferimento che è Cristo; e faccia sì
che questo periodo- come hanno osservato i cultori della Liturgia-debba
essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto
alla Madre del Signore» (MC 4 ).
Né l'ho scelto in quanto tempo
primordiale, ché tale è solo la Pasqua. Ma perché nella sequenza
dei tempi liturgici l'Avvento è il primo; ed ancora perché, secondo
il detto «ab uno disce omnes», ciò che per la celebrazione
di Maria risulta dall'analisi dell'Avvento risulterebbe parimenti,
con maggiore o minore accentuazione, con qualche intensificazione
o con qualche lacuna, dall'esame degli altri tempi liturgici.
Le note che seguono sono semplicemente
rilevazione e catalogazione di temi mariani. Non vengono offerti
né consigli pratici né princìpi teorici sul modo di celebrare Maria
nel corso dell'anno liturgico, nel nostro caso, dell'Avvento. Ma
gli uni e gli altri scaturiscono dalla attenta considerazione dei
dati rilevati. Peraltro, in campo liturgico, la rilevazione dei
dati, lungi dall'essere ingrata fatica per la compilazione di un
arido elenco, dà luogo a una feconda proposta di molteplici spunti
e linee celebrative. Ciò, ad esempio, che nella Liturgia dell'Avvento
e solo allusione velata o tratto veloce, può diventare celebrazione
esplicita e particolareggiata, espansa e vigorosa.
Nel tempo di Avvento, breve
e denso; la Chiesa celebra il mistero di Cristo atteso: atteso ieri,
oggi, sempre; poiché egli è Colui che è venuto, viene, verrà.
Nell'Avvento la Chiesa:
* rimedita con animo adorante
e grato le prime attuazioni del progetto divino di salvezza e, pur
già in possesso delle realtà, ripercorre, leggendo pagine profetiche
ora consolanti ora ammonitrici, il lungo cammino che culmina nella
pienezza dei tempi, in cui il Figlio di Dio nacque da donna (cf
Gal 4, 4);
* si dispone a celebrare la
nascita di Cristo, nascita in mysterio, nell'annuale hodie
liturgico, nuovo e attuale, diverso e pur uno con quello in cui
Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse
in fasce e lo depose in una mangiatoia» (Lc 2, 7);
* attende, con vigile attesa,
con cuore sponsale, la venuta gloriosa del suo Signore, la consumazione
nell'amore, la propria trasformazione in Regno santo.
L'Avvento, quindi, per i misteri
che celebra, è spazio sacramentale per una frequente memoria cultuale
della Vergine. Schematicamente e senza pretendere di esaurire le
tematiche mariane e le proposte celebrative di questo tempo liturgico,
disporrò la materia in due paragrafi.
CELEBRAZIONE DEL «TEMPO SALVIFICO»
CHE CULMINA NELL' INCARNAZIONE DEL VERBO
Considerato dall'angolo visuale
che mi sono proposto, l'Avvento è anzitutto:
* celebrazione del disegno
misericordioso secondo cui, da tutta l'eternità, Iddio «scelse
e preordinò al suo Figlio una Madre, nella quale si sarebbe incarnato
e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato»;1
* celebrazione del primo
annuncio di salvezza (Gen 3, 15): 1'uomo e la donna peccatori
non sono abbandonati nella misera condizione in cui si sono posti
aderendo al serpente, ché il Signore susciterà una irriducibile
inimicizia tra il serpente e la donna, tra la stirpe di lui e quella
di lei, e la discendenza della donna schiaccerà la testa del serpente:
la Liturgia, facendosi eco dei Santi Padri e del Magistero, riconosce
nella donna la vergine Maria, nella sua discendenza, Cristo.2
L'Avvento è ancora:
* celebrazione della
«promessa di salvezza ai credenti, figli di Abramo»,3
per la cui fede-secondo la parola del Signore-la sua discendenza
si sarebbe moltiplicata i e in lui satobbero state benedette tutte
le nazioni (cf Gen 17, 4-8; 22, 15-18):4
fede di Abramo che la Liturgia ritrova, superata, nella fede di
Maria;
* celebrazione dell'elezione
di Davide a capostipite della dinastia messianica, dalla quale sarebbe
nato il Re Messia, il cui «trono - secondo il vaticinio di
Natan - sarà reso stabile per sempre» (2Sam 7,16)5
rapportandola a Davide, la Liturgia considera Maria quale «virga
de radice Iesse» (Is 11, 1);6
Maria è quindi «virgo regia», «pudoris aula regia»;7
la sposa di «Giuseppe, figlio di Davide» (Mt 1,20);8
perciò l'Angelo annuncia al la Vergine: «Ecco, concepirai
un figlio [...] il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine» (Lc 1, 31-33);9
* celebrrazione della
profezia della vergine partoriente e dell'Emmanuele, il segno di
Dio: la Liturgia dell'Avvento, accogliendo l'indicazione neotestamentaria
(cf Mt 1, 22-25) e della Chiesa primitiva, vede compiuta
nel concepimento verginale di Cristo la profezia di Isaia ad Acaz:
«Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà
Emmanuele» (Is 7, 14).10
Questa pagina costituisce lo sfondo sul quale si dispongono e dal
quale tiaggono ispirazione numerosi testi liturgici;11
* celebrazione della
profezia di Michea che indica in Betlemme, città di Davide, il luogo
da cui uscirà il dominatore di Israele, il nuovo Davide: nella donna
che secondo la profezia «deve partorire» (Mt
5, 2) a Betlemme di Efrata, la Liturgia riconosce Maria di Nazareth;12
* celebrazione del dono
della maternità. La Liturgia dell'Avvento considera alcune maternità
straordinarie frutto di un particolare intervento misericordioso
di Dio ordinate alla nascita di uomini che incideranno profondamente
nelIa storia cdi Israele; maternità di cui sono protagoniste donne
umiliate e disprezzate per la loro sterilità che Dio innalza e rende
gioiose con il dono di figli insigni, consacrati al suo servizio.
Così nel tempo di Avvento, sono ricordate la moglie di Manoach,
che «era sterile e non aveva mai partorito» (Giud
13, 2), la quale divenne madre di Sansone ;13
Anna, di cui «il Signore aveva reso sterile il grembo»
(1 Sam 1, 6), che pure diede alla luce il profeta Samuele;14
Elisabetta, «sterile e [...] avanti negli anni» (Lc
1, 7), che generò Giovanni il Battista :15
maternità che la Liturgia considera quasi preludio e profezia di
quella di Maria di Nazareth, più prodigiosa per l'evento di grazia
che la produsse, più sublime per il frutto che da essa germogliò:
il Messia;
* celebrazione dei vaticini
sulla «Figlia di Sion». La rassicurante parola rivolta
a Gerusalemme, la città-sposa, perdonata e riammessa all'Alleanza:
«Gioisci, figlia di Sion, [...] il Signore tuo Dio in mezzo
a te è un salvatore potente» (Sof 3, 14.17), è intesa
dalla Liturgia dell'Awento come avverata pienamente in Maria.16
Come è stato
ricordato, la Liturgia è per sua natura glorificazione e anamnesi
del disegno salvifico di Dio e, nelle sue strutture celebrative-l'anno
liturgico-,riproduce l'evolversi stesso della storia della salvezza.
La Liturgia dell'Avvento, proiettando il suo sguardo dall'evento
della creazione fino alla Parusìa di Cristo, considera di fatto
tutto l'arco della storia della salvezza. Tuttavia in queste pagine,
per il particolare oggetto trattato, è stata considerata solo l'eco
liturgica del periodo che va dalla creazione dell'uomo alla nascita
di Giovanni Battista. Ovviamente, nell'ambito di questo tempus salutis,
la Liturgia mette in luce molte tematiche; ma è interessante rilevare
come il «tema mariano» costituisca un elemento costante
del tessuto celebrativo dell'Avvento; e ciò non a priori né artificiosamente,
ma in modo organico e, per così dire, a posteriori, appunto perché
la Liturgia non crea ma rispecchia il piano,divino e lo interpreta.
CELEBRAZIONE DI TRE FATTI SALVIFICI
L'Avvento oltre che anamnesi
di vaticini e fatti profetici riguardanti la Madre del Messia, è
ancora e soprattutto spazio per la celebrazione della Vergine nella
sua vicenda personale, la quale non è mai solo cronaca, ma sempre
momento della storia della salvezza; non è fatto puramente individuale,
ma mistero riguardante tutta la Chiesa; non è episodio isolato,
ma sintesi del tempo che la precede e profezia del tempo avvenire.
Di questa «vicenda»
sono celebrati tre momenti di grazia, che costituiscono altrettanti
fatti salvifici per la umanità: il Concepimento immacolato, l'Annuncio-incarnazione
del Verbo, la Visitazione-santificazione di Giovanni.
Il Concepimento immacolato
della Vergine
Non è il caso che io accenni
qui alle ragioni storiche per cui la solennità dell'Immacolata Concezione
si celebra 1'8 dicembre; sarà sufficiente riconoscere che essa si
colloca bene nell'ambito liturgico dell'Avvento, di cui approfondisce
alcune tematiche e ne propone altre nuove. Nello
sfondo dell'Avvento il mistero della Concezione immacolata appare:
* prima attuazione nel
tempo dell'eterna predestinazione di Maria. Per la Liturgia le parole
dell'Apostolo: «Quelli che Dio da sempre ha conosciuto li
ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio
suo. Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli
che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati
li ha anche glorificati» (Rom 8, 29. 30)
17 e «In
Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi
e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere
suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito
della sua volontà» (Ef 1, 4-6a)18
si avverano in modo singolare ed eminente in Maria;
* anticipazione dell'azione
salvifica di Cristo. «In previsione della morte di Cristo»,
il Padre ha preservato Maria da ogni macchia di peccato.19
L'efficacia della morte di Cristo venturo si esprime già in Maria;
* redenzione già in atto,
prima chiara sconfitta di Satana. I testi della Liturgia dell'Immacolata
infatti sono in gran parte celebrazione dell'adempimento del vaticinio
di Genesi 3, 15 nella Concezione di Maria: «Oggi Maria, concepita
immacolata, ha schiacciato la testa dell'antico serpente»;20
* prima effiusione neotestamentaria
dello Spirito di Dio presenza santificante Effusione che diviene
in Maria pienezza di grazia (cf Lc 1, 28), in tutta la creazione
motivo di rinnovamento e fonte di gioia: «Per la pienezza
della tua grazia anche le creature che erano negli inferi si rallegrano
nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono
di essere rinnovate»21
* soglia segreta del
Nuovo Testamento e della nuova economia della grazia. Nell'evento
nascosto della Concezione immacolata-e nascosto rimarrà per lunghi
secoli alla stessa coscienza della Chiesa-si ha un «annunzio
di gioia»,22
i «tempi nuovi» sono iniziati, inaugurata la era messianica;
* riapertura del paradiso,23
del ritorno dell'umanità a]lo stato di innocenza delle
origini e superamento di esso, poiché «il dono di grazia non
è come la caduta se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti,
rnolto di più la grazia, di Dio e il dono concesso in grazia di
un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti
gli uomini [...] laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato
la grazia» (Rom 5, 15. 20b);24
* preparazione immediata
e radicale della nascita del Messia. Per la Liturgia il privilegio
della preservazíone della Vergine dal peccato originale e il dono
della «giustizia» conferitole fin dal primo istante
della sua esistenza sono ordinati alla maternità divina, a rendere
degna la Madre della santità trascendente del Figlio: «nell'immacolata
Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo
Figlio»25
e «Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato
originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo
Figlio»;26
* primo e già definito
disegno della Chiesa sposa. La Liturgia dell'Immacolata scorge nei
tratti di Gerusalemme, la città sposa, la prefigurazione di Maria,
vergine sposa; perciò applica a lei l'inno della Gerusalemme restaurata:
«Esulto e gioisco nel Signore, l'anima mia si allieta nel
mio Dio: perché mi ha rivestito di vesti di salvezza, di un manto
di santità mi ha ricoperto, come di gioielli si adorna la sposa»
(Is 61, 10),27
Ma a sua volta Maria, vergine sposa del Verbo, è figura ed anticipazione
della Chiesa, virgo sponsa Christi: «In lei hai segnato l'inizio
della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente
di bellezza»;28
per questo la Liturgia legge nella solennità dell'8 dicembre il
testo paolino sulla «Chiesa tutta gloriosa, senza macchia
né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef
5, 27);29
* nobilitazione del genere
umano. La grazia effusa su Maria nella Concezione immacolata non
è dono che si esaurisce nella sua prima destinataria o nella Chiesa,
ma trabocca e si riversa su tutto il genere umano e sulla creazione.
L'Immacolata, se per la Chiesa, nuovo Israele, è ciò che Giuditta
fu per l'antico-«Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia di Israele,
tu onore del nostro popolo» (cf Giudit 15, 9 ) 30
- è nondimeno onore del genere umano,31
gloria del creato.32
L'annuncio a Maria e l'incarnazione del Verbo
Fin dal primo
giorno di Avvento, la pagina lucana dell'annuncio di Gabriele a
Maria (cf Lc 1, 26-38) è presente nella Liturgia.33
Vivendo la Chiesa questo tempo anche come preparazione alla celebrazione
del Natale, si comprende come il racconto dell'Annunciazione costituisca
testo obbligato di riferimento, soprattutto a partire dal 17 dicembre.34
Anche in questo caso sarà opportuno
rilevare schematicamente la presenza del tema «annuncio a
Maria-incarnazione del Verbo» nella Liturgia prenatalizia.
Per la sua capacità intuitiva
e contemplativa la Liturgia, rivolgendo la sua riflessione orante
all'evento fondamentale dell'incarnazione del Verbo, ne discopre
molteplici aspetti e sotto varie luci le appare la figura di Maria
di Nazareth.
Per la Liturgia, la Vergine
dell'Avvento è:
* la «piena di grazia»
, la «benedetta tra le donne» , la «vergine»,
la «sposa di Giuseppe» , la «serva del Signore»
. Questi appellativi, tratti da Luca 1, 26-38, ricorrono spesso-in
antifone, responsori, versetti-nel corso della Liturgia dell'Avvento.
Essi debbono essere intesi anzitutto nel senso che dà loro la Scrittura,
ma anche nel senso e con le sfumature che hanno acquistato nell'uso
patristico-liturgico;
* la donna nuova, la nuova Eva.
La Liturgia si serve soprattutto di una pagina di Ireneo per «commemorare»
l'antitesi tro,Eva che «sviata dal messaggio del diavolo,
disobbedì alla parola divina e si alienò da Dio» e Maria che
«invece, guidata dall'annuncio dell'angelo, obbedì alla parola
divina e meritò di portare Dio nel suo grembo».35
Senza la debita considerazione del tema della recapitulatio, presente
nell'antitesi Eva-Maria, la Liturgia dell'Avvento risulterebbe incompleta
e per così dire amputata di un elemento importante;
* donna che rappresenta Israele
e il genere umano. I testi dell'Avvento mettono in risalto il valore
rappresentativo della Vergine Maria. L'umile Vergine di Nazareth
assume i connotati di Israele che attende, degli umili e dei poveri
che ripongono la loro fiducia unicamente in Javhé: essa è «colei
che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore »
(Lc 1, 45); ma è anche portavoce di tutto il genere umano,
bisognoso di salvezza;
* la Vergine del fiat.
E' questo un tema di fondo nella Liturgia dell'Avvento. L'assenso
della Vergine è visto essenzialmente in due prospettive diverse
e complementari: come parola di obbedienza (verbum oboedientiae),
pronunziata da colei che, vera serva del Signore, accoglie la sua
volontà e risponde all'Angelo: «Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,
38);36
come parola di misericordia (verbum miserationis) verso i
suoi progenitori, verso i patriarchi e i giusti dell'Antico Testamento,
verso tutta l'umanità; parola pronunziata da una creatura solidale
con il genere umano e consapevole del valore salvifico del suo fiat.
La Liturgia esprime questa dottrina facendo ricorso ad una ceIebre
pagina di s. Bernardo, in cui è messo in luce il «valore misericordioso»
del sì di Maria;37
* la Vergine feconda. Nella
Liturgia dell'Avvento il tema della verginità di Maria ritorna frequente
ed è trattato con delicatezza e stupore. La Vergine che pronunzia
il fiat diviene immediatamente, per opera dello Spirito,
madre del Verbo incarnato. I testi liturgici sono professione di
fede e canto di lode per il prodigio della verginità feconda. Nella
visione cultuale è talora Maria stessa che si stupisce dell'evento:
«Che vuol dire il tuo saluto? E' turbato il mio spirito. Io
sarò la madre del Re, rimanendo intatta nella mia verginità»;38
le risponde supplice e rassiGurante la comunità ecclesiale: «Accogli
la parola, vergine Maria [ ... ]: Concepirai nel tuo grembo l'uomo-Dio.
Partorirai un figlio, e sarai madre sempre vergine»;39
* la Vergine dell'ascolto, dell'accoglimento
e del dialogo. La Liturgia dell'Avvento dispiega e amplia il motivo
della «Vergine del fiat» , mettendo in luce aspetti
singoli dello stesso atto salvifico: l'ascolto, l'accoglimento40
e il dialogo. Il dialogo è elemento caratterizzante di molti testi
cultuali, che riproducono variandolo il dialogo tra Gabriele e Maria
o introducono la comunità ecclesiale ad un colloquio diretto con
la Vergine.41
La reiterata meditazione del
racconto dell'Annunciazione ha condotto la Chiesa ad evocare numerosi
simboli biblici, in cui ha scorto un contenuto mariano o un riferimento
al mistero dell'Incarnazione. Essi, trasferiti alla Liturgia, sono
veicolo per l'espressione della fede e del pensiero teologico.
Tra i simboli mariani più significativi
dell'Avvento sono:
* la terra, simbolo primordiale
e polivalente. Esso si ricollega a:
Genesi 2, 5.7:
« ...il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e
nessuno lavorava il suolo. [ ... ] allora il Signore Dio plasmò
l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito
di vita e l'uomo divenne un essere vivente».
Come il primo Adamo fu formato da terra vergine, non ancora irrigata
dalla pioggia né lavorata da rnano di uomo, cosl il nuovo Adamo-Cristo-è
plasmato da Dio in Maria, «terra vergine», non imbevuta
da seme umano, non toccata da uomo, ma resa feconda per opera dello
Spirito.
Isaia 4, 2: «In
quel giorno il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria
e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli
scampati di Israele». La Liturgia, con le sue peculiari categorie
interpretative, intende riferita a Cristo l'espressione «il
germoglio del Signore» ed in Cristo vede ancora il «frutto
della terra», terra che è Maria; 42
Isaia, 45, 8: «Stillate,
cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra
la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia».
La Liturgia vede compiuto lo struggente desiderio di Israele ed
esaudita la sua accorata invocazione nell'incarnazione del Verbo:
Cristo infatti è il Salvatore e il Giusto definitivo; la terra che
si apre perché nasca il Salvatore è Maria. Il testo di Isaia costituisce
una delle antifone introitali più poetiche e più esaltanti dell'Avvento.43
Salmo 84, 12-13: «La
verità germoglierà dalla terra / e la giustizia si affaccerà dal
cielo. / Quando il Signore elargirà il suo bene, / la nostra terra
darà il suo frutto». Al seguito dei Padri, la Liturgia si
compiace di salutare nella Verità che germoglia dalla terra, Cristo
(cf Gv 14, 6), e di riconoscere nel frutto nato dalla nostra
terra il frutto benedetto del grembo di Maria (cf Lc I, 42)
Vede quindi nella terra del Salmo la Vergine Maria.44
* il talamo, simbolo sponsale,
usato per mettere in luce l'aspetto nuziale dell'Incarnazione: indissolubile
connubio in Cristo tra la natura divina e quella umana. Il testo
biblico su cui si fonda l'antica e diffusa applicazione del simbolo
del talamo a Maria, è il Salmo 18, 6: «Là pose una tenda per
il sole, / che esce come sposo dalla stanza nuziale (Thalamus
nella Volgata), / esulta come prode che percorre la via».
Nella lettura patristico-liturgica, Cristo, sole e luce, è lo sposo;
la Vergine il talamo, dove la natura divina sposa la natura umana,
il luogo dal quale Cristo esce come prode per percorrere la via,
cioè per compiere la missione di salvezza affidatagli dal Padre;45
* il vello, simbolo usato
per indicare il fatto prodigioso dell'Incarnazione e insieme il
modo soave e segreto in cui essa si compì. I testi biblici che danno
luogo alla applicazione del simbolo del vello a Maria sono due:
Giudici 6, 36-38: «Gedeone
disse a Dio: "Se tu stai per salvare Israele per mia mano, come
hai detto, ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è rugiada
soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che
tu salverai Israele per mia mano come hai detto". Così avvenne».
La discesa della rugiada soltanto sul vello, mentre tutto all'intorno
restò asciutto, fu fatto prodigioso e soave. I Padri si servirono
della «prova di Gedeone» per illustrare il mistero dell'Incarnazione:
che cosa più silenziosa e soave della caduta della tenue e fresca
rugiada sulla soffice lana? Tale la discesa del Verbo, silenziosa
e segreta, soave e immune dall'ardore della passione sul grembo
di Maria, purissimo vello accogliente,46
Salmo 71, 6: «Scenderà
come pioggia sull'erba ( vellus nella Volgata), / come acqua che
irrora la terra». Nella lettura del Salterio quale profezia
di Cristo, agli occhi dei Padri la pioggia che scende dall'alto,
l'acqua che irrora la terra è Cristo; la Vergine è il vello che
l'accoglie, la terra che ne è irrorata;47
* la porta, simbolo di passaggio
ad una nuova condizione, di ingresso, di apertura, di accoglienza.
Nell'Avvento i testi biblici che danno luogo all'applicazione del
simbolo porta alla Vergine sono due:
Ezechiele 44, 2-3:
«Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi
passerà perché c'è passato il Signore, Dio di Israele. Perciò resterà
chiusa. Ma il principe, il principe siederà in essa per cibarsi
d~anti al Signore; entrerà dal vestibolo della porta e di ll uscirà».
In questo passo i Padri videro un'allusione al mistero dell'Incarnazione
e alla verginità di Maria: il Signore, il principe che passa per
la porta del tempio è Cristo che nasce dal grembo di Maria; la porta
che resta chiusa è Maria, vergine prima del parto e nel parto.48
Salmo 23, 7: «Sollevate,
porte, i vostri frontali, / alzatevi, porte antiche, / ed entri
il re della gloria». Tra le letture cristologiche del Salmo
23, l'interpretazione che vede nel v. 7 un'allusione all'incarnazione
del Verbo è una delle più antiche. Nell'ambito di essa, il simbolo
è spesso riferito a Maria, porta che prima accoglie il Figlio di
Dio e da cui poi esce ne] mondo il Salvatore;49
* la casa (domus),
simbolo di spazio protettivo, rassicurante, di abitazione felice.
I passi biblici che sono alla origine dellapplicazione del simbolo
casa a Maria sono vari: quelli, ad esempio, che si riferiscono al
Tempio considerato come «casa di Dio» (domus Dei);
quelli relativi alla stirpe davidica (domus David), dalla quale
nascerà il Messia. Ma oltre a questi testi, Proverbi 9, 1 ha avuto
un influsso notevole nel costituirsi del simbolo Maria-casa: «La
Sapienza si è costruita la casa, / ha intagliato le sue sette colonne».
Per i Padri la casa che la Sapienza si è costruita è anzitutto l'umanità
di Cristo, in cui il Verbo inabita; ed è anche Maria, in cui il
Verbo incarnato ha dimorato per nove mesi e da cui ha tratto la
materia per edificare la sua dimora;50
* il tempio, luogo-simbolo per eccellenza
della presenza di Dio fra gli uomini e dell'incontro di essi con
lui. Il segno del tempio trovò perfetto compimento in Cristo (cf
Gv 2, 21-22) nel quale abitava la pienezza della divinità
(cf Col 2, 9). Ma il segno del tempio è pure applicato dai
Padri a Maria per la singolare presenza in essa del Verbo di Dio.
Molti testi biblici hanno suggerito la applicazione del simbolo
del tempio a Maria, ma di essi il più suggestivo è stato certamente
il racconto del trasferimento dell'arca nel nuovo tempio di Salomone
e della dedícazione di esso: «I sacerdoti introdussero l'arca
dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè
nel Santo dei santi [...]. Appena i sacerdoti furono usciti dal
santuario, la nuvola riempì il tempio e i sacerdoti non poterono
rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la
gloria del Signore riempiva il tempio»(1 Re 8, 6. 10-ll).51
La visita a Elisabetta e la santificazione di
Giovanni
Immediatamente prima del Natale
del Signore, la Liturgia presenta il «ciclo natalizio»
di Giovanni Battista: il 21 dicembre commemora la visita di Maria
ad Elisabetta (Lc 1, 39-45); il 22, riascolta il cantico
della Vergine (Lc 1, 46-55); il 23, celebra la nascita del
Precursore (Lc 1, 57-66); il 24, nella sinassi mattutina,
il cantico di ringraziamento di Zaccaria per la nascita di Giovanni
(Lc 1,67-79). In questo ciclo, breve ma compiuto, di cui
sono protagonisti uomini giusti, osservanti della legge del Signore,
e più ancora i due nascituri-Gesù e Giovanni-, Maria si inserisce
nel piano salvifico con una singolare missione ed ha una rilevante
funzione tipologica.
Nell'ambito celebrativo dell'Avvento,
l'episodio della visita a Maria acquista intensi significati cultuali:
* riconoscimento da parte di Maria e di
Elisabetta che i «tempi nuovi» sono già iniziati e con
essi l'effusione della gioia messianica (cf Lc 1, 41. 44),
del dono dello Spirito (cf Lc 1, 41)52
e del carisma della profezia: «per un duplice miracolo [le
madri] profetizzano sotto l'ispirazione dei figli che portano»,53
«le madri, quella del Signore e quella di Giovanni, prevengono
profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il
peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche
i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l'inganno di una donna,
così da due donne che a gara profetizzano, gli sia restituita la
vita»;54
* prima «missione evangelizzatrice»
di Maria nei confronti degli uomini: porta Cristo a Giovanni; e
prima testimonianza resa da Giovanni a Gesù: dal grembo materno
il Precursore riconosce la presenza del Messia: «Elisabetta
udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia;
essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del
mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli del Signore; la donna
l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino»;55
nonché prima manifestazione della grazia salvatrice di Cristo, che
santifica Giovanni nel grembo della madre;
* proclamazione della singolare beatitudine
che deriva a Maria dalla sua maternità: «Benedetta tu fra
le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc
1, 42); riconoscimento della dignita della Vergine quale «madre
del Signore» (Lc 1, 43) e della fede di Maria, opposta
all'incredulità di Zaccaria (cf Lc 1,20): «Beata colei
che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore»
(Lc 1, 45);56
annuncio profetico di un perenne culto di lode alla Vergine, divenuta
oggetto del favore divino: «D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e
Santo è il suo nome» (Lc 1, 48-49);57
* celebrazione della misericoldia di Dio
che, guardando l'umiltà di IMaria, sua serva (cf Lc 1,48)
«ha soccorso Israele, suo servo» (Lc 1, 54);
proclamazione della fedeltà del Signore alle promesse fatte ai padri,
«ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre» (Lc
1,55); glorificazione dell'agire divino, sapiente e giusto, che
sconvolgendo i disegni degli empi, disperde i superbi e innalza
gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani
vuote (cf Lc 1,51-53).58
Sul piano simbolico, l'arca, peculiare segno~ della presenza benedicente
di Dio, diviene simbolo pregnante della Vergine della Visitazione,
gravida del Verbo, portatrice di grazia e di favori divini. Alcune
scelte bibliche sembrano indicare che la Liturgia rinnovata ha accolto
i suggerimenti degli esegeti sul rapporto tra l'episodio della traslazione
dell'arca al tempo di Davide (cf 2 Sam 6, 119) e l'episodio
della Visitazione (Lc 1, 39-56).59
CONC LU S IONE
La semplice rilevazione dei
dati mariani dell'Avvento porta-mi sembra-ad una constatazione:
l'anno liturgico è veramente lo spazio privilegiato per la celebrazione
della Vergine. Ma è ora opportuno vederne le ragioni. L'anno liturgico
è spazio privilegiato perché:
* mette in luce l'inserimento di Maria
nel piano divino, la sua missione nell'attuazione graduale del progetto
della salvezza. I1 circulus anni liturgici, infatti, è sacramentum
del piano salvifico di Dio e le sue celebrazioni sono attuazione
in mysterio dei singoli fatti salvifici;
* evidenzia i molteplici rapporti che intercorrono
tra Cristo e la Vergine: Maria appare via via quale madre del Salvatore,
socia del Redentore, discepola di Cristo;
* evidenzia pure i molteplici rapporti
che intercorrono tra la Chiesa e la Vergine: nel dispiegarsi dell'anno
liturgico Maria appare quale figura e modello della Chiesa, della
Chiesa sovreminente membro eppur madre. La Chiesa celebra Maria
e, nondimeno, con Maria rende culto a] Padre per Cristo nello Spirito;
* orienta la celebrazione della Vergine
verso il mistero pasqù~e, momento culminante dell'« evento
Cristo» e centro dell'anno liturgico;
* colloca la celebrazione della Vergine
in prospettiva escatologica, mostrando come la vita cultuale della
Chiesa sia attesa della Parusìa, incontro con Cristo, per la Vergine
già attuato pienamente nell'evento dell'Assunzione;
* consente una celebrazione di Maria varia
e armonica; varia, perché attraverso le strutture dell'anno liturgico
giungono alla comunità ecclesiale molteplici elemen ti celebrativi:
esperienze e voci di tutti i secoli, simboli espressivi e tipologie
cultuali-lode, invocazione, imitazione-; armonica, perché la celebrazione
dell'anno liturgico abitua ad evitare atteggiamenti unilaterali,
a distinguere i nuclei essenziali dagli elementi collaterali, a
cogliere il rapporto tra antico e nuovo, tra permanente e transeunte;
perché nella fedeltà al ritmo ecclesiale stimola ad accogliere e
a vivere la novità cultuale via via emergente.
Nella stesura di queste note
mi sono avvalso della collaborazione della sig.na Rosella Barbieri.
Desidero esprimerle qui il mio vivo ringraziamento per il suo prezioso
aiuto.
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