"Da Maria, l'umile ancella che
si è affidata a Dio, la Chiesa impara a proclamare il Vangelo della salvezza
e della speranza [...]. A lei, che per quanti sono ancora pellegrini sulla
terra brilla "quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a
quando non verrà il giorno del Signore" (LG 68), la Chiesa rivolge la
sua preghiera, invocandola come madre della speranza, primizia del mondo
futuro".1
Queste significative parole
tratte dall'Instrumentum laboris del X sinodo dei vescovi (n. 150)
introducono bene al tema che svolgeremo questa sera. Il titolo: "In lode
di "Santa Maria della Speranza"" e il sottotitolo: "Le litanie del continente
latino-americano" richiamano la preghiera popolare delle litanie e confermano
le parole dei vescovi sopra citate: la Chiesa ama rivolgersi alla Vergine
invocandola con innumerevoli titoli. Le litanie lauretane ne sono un esempio:
"Madre della divina grazia", "Madre amabile", "Madre del buon consiglio"...
Uno dei titoli più suggestivi attribuito a Maria dalla Chiesa è quello
che la chiama "Santa Maria della speranza". Le litanie del continente
latino-americano sono come le perle di una preziosa collana ognuna delle
quali brilla in lode di "Santa Maria della Speranza".
Tra le forme di preghiera alla Vergine
raccomandate dal magistero vi sono le "Litanie della Beata Vergine". Esse
fanno parte del complesso capitolo delle litanie mariane, tra cui le più
conosciute senza dubbio sono le "litanie lauretane". Ho tra le mani ad
es. il volume pubblicato dalla Commissione Liturgica Internazionale dell'Ordine
dei Servi di Maria nel 1988, intitolato Suppliche litaniche a Santa
Maria.2
Con attenta ricerca storica e con sobria attività creatrice i Servi vi
raccolgono ben dodici suppliche litaniche, tra antiche e nuove composizioni.
Alcune provengono dalla stessa liturgia romana: le litanie lauretane [I]
e le litanie a santa Maria Regina [X]; altre dalla tradizione di antiche
Chiese locali: le litanie della Chiesa di Aquileia alla beata Vergine
Maria [VII] o dal patrimonio cultuale dell'Ordine: le litanie dei Servi
[II], le litanie dei novizi dei Servi [III], le litanie di Monte Berico
[VIII]; altre sono frutto della pietà e dell'amore dei frati del nostro
tempo: le litanie a santa Maria, Donna e madre, [IX] o di altri gruppi
ecclesiali: le litanie a Maria, figlia del nostro popolo [VI]; altre sono
composizioni nuove ispirate alla Parola di Dio: le litanie bibliche a
santa Maria [IV], a solenni documenti del magistero conciliare: le litanie
della Lumen gentium [V] o documenti del magistero episcopale: le
litanie di Santa Maria della Speranza [XI] ispirate al documento di Puebla.
Dopo una breve rivisitazione storica
e alcune sottolineature sulla struttura e sul contenuto delle litanie
in generale,3
fermeremo la nostra attenzione sulle litanie che si ispirano al documento
di Puebla.
I. Le litanie mariane
La parola "litania" anticamente
indicava la processione che si snodava da un luogo ad un altro, durante
la quale si cantavano appunto le preci litaniche. Questo significato però
non corrisponde all'etimologia del termine che deriva dal greco (litaneia
= preghiera, supplica) e ha il senso di una preghiera formata da una serie
di brevi invocazioni o suppliche alle quali l'assemblea risponde con un
breve ritornello.
Tra le suppliche litaniche si distinguono
le "litanie mariane". Questa espressione indica che le invocazioni sono
rivolte direttamente a Maria, le quali, succedendosi l'una all'altra con
ritmo uniforme, creano un flusso orante caratterizzato da una insistente
lode-supplica. Questo modello di preghiera semplice e chiara consta di
due parti: la prima di lode, che varia costantemente (ad es. "Vergine
potente", "Vergine clemente", "Vergine fedele" ...) ed è cantata dal coro
o da un solista, la seconda di supplica, che rimane normalmente invariata
("prega per noi") ed è cantata dall'assemblea.
Cenni storici
Gli studiosi sembrano concordi nel
ritenere che i primi formulari litanici mariani sono attestati a partire
dalla seconda metà del secolo XII e che derivino da uno sviluppo autonomo
del nucleo mariano delle Litanie dei Santi, nate agli inizi del VII secolo
a Roma. Inoltre, essi sono del parere che l'attuale lavoro di scoperta,
di pubblicazione e, conseguentemente, di classificazione delle litanie
mariane in uso tra il secolo XII e la fine del secolo XVI è lontano dall'essere
compiuto. Secondo lo studioso G. G. Meersseman sono esistiti quattro tipi
fondamentali di litanie: le litanie "veneziane, le "lauretane", le "deprecatorie",
le litanie di Magonza. Solo i primi due tipi conoscono maggiore diffusione.
Nella metà del secolo XVI, in seguito
alla crisi dottrinale e cultuale provocata dalla Riforma protestante e
alla susseguente celebrazione del Concilio di Trento (1545-1563), si ha
nell'ambito del culto cattolico un vasto movimento di riforma liturgica,
le cui conseguenze si riflettono anche nel campo dei pii esercizi. Riguardo
ai formulari litanici la Sede Apostolica ordina di ridurre il loro uso
a uno solo, quello delle litanie lauretane. Il formulario viene ufficialmente
approvato e indulgenziato da Sisto V con la Bolla Reddituri dell'11
luglio 1587 e poi imposto a tutta la Chiesa latina da Clemente VIII col
decreto Quoniam multi del 6 settembre 1601. Gli studiosi dicono
che nel 1601 almeno sessanta litanie venivano usate pubblicamente. Il
Papa in tal modo cerca di arginare l'eccessiva pluralità di formulari
litanici - talora discutibili e contenenti asserzioni erronee - con la
rigida unicità di quello lauretano. I decreti successivi della sacra Congregazione
dei Riti (1631, 1821, 1839) vietano di apportarvi qualsiasi aggiunta,
senza l'esplicita autorizzazione della sede apostolica. Per tale motivo
il testo delle litanie lauretane, favorito dalla fama del santuario e
dagli interventi dei Pontefici, diviene una delle preghiere più popolari
alla Vergine.
Dagli inizi del secolo XVII ai nostri
giorni, con l'espressione "Litanie della Vergine" si allude direttamente
alle "Litanie lauretane". In questi secoli tuttavia il formulario si arricchisce
progressivamente di nuove invocazioni: le 44 invocazioni del testo pubblicato
nel 1572 oggi sono diventate 51.4
L'anno 1874 segna un momento importante
nella storia delle litanie lauretane: sono inserite nella nuova edizione
del Rituale Romanum edita in quell'anno. Il motivo dell'inserimento
è senza dubbio di ordine pratico: il desiderio di avere riuniti in un
unico volume i testi di uso più frequente nel ministero sacerdotale. Ma
ciò è, a sua volta, indice dell'uso costante e qualificato da parte del
clero delle litanie lauretane. Così il pio omaggio alla Vergine viene
ad avere un "carattere liturgico", sia pure secondario, che gli era sconosciuto
per la sua origine e la sua funzione nella vita cultuale della Chiesa.
Il risveglio della pietà mariana nel
secolo XIX suscita una ripresa di creatività nel settore delle litanie
alla Vergine, per cui spesso s'incontrano nei manuali di pietà dell'Ottocento
le "Litanie de Matre dolorosae", oppure le "Litaniae de Purissimo Corde
beatae Mariae Virginis", o ancora le "Litanies de Notre-Dame de la Salette".
Inoltre, dopo la prescrizione di Leone XIII (+ 1903) di concludere nel
mese di ottobre la recita del Rosario con il canto delle litanie lauretane,
l'abbinamento "Corona del Rosario-Litanie" diviene consueto nella pietà
del popolo cristiano.5
Il clima instauratosi con il Concilio
Vaticano II (dall'11 ottobre 1962 all'8 dicembre 1965) e i primi passi
della riforma liturgica creano le condizioni favorevoli per riconsiderare
con nuove prospettive la problematica delle litanie e per applicare quel
"sano pluralismo" più volte enunciato dal Concilio. Da allora, percorrendo
riviste ecclesiastiche, bollettini di santuari e repertori di preghiere,
non è difficile imbattersi in proposte di nuove litanie.
Nel 1974 Paolo VI nell'esortazione
apostolica Marialis cultus invita a "restaurare sapientemente pratiche
ed esercizi di venerazione verso la beata Vergine Maria" e ad "assecondare
l'impulso creativo di quanti desiderano dar vita a nuove forme" (n. 40).
Da quest'opera di sapiente restauro o di promozione creatrice non si potevano
escludere le litanie. L'esempio viene dalla stessa Congregazione per il
Culto Divino che apre la strada al rinnovamento delle Litanie mariane:
il 25 marzo 1981, solennità dell'Annunciazione del Signore, con il decreto
Beata Virgo, il card. Giacomo R. Knox, prefetto della Congregazione,
promulga il nuovo Rito per lincoronazione dellimmagine
della beata Vergine Maria, in cui figura una nuova Litania a santa
Maria Regina.
Il 3 aprile 1987, in prossimità dell'apertura
dell'Anno mariano (7 giugno 1987), la Congregazione per il Culto Divino
pubblica la Lettera circolare Orientamenti e proposte per la celebrazione
dellAnno mariano. Nella sezione dei pii esercizi raccomandati
dal Magistero il numero 63 è dedicato a "Le Litanie della Vergine". In
esso la Congregazione per il Culto Divino esorta che questa preghiera
semplice e facile, che armonizza espressioni di lode e di supplica, in
un dialogo essenziale e fiducioso tra l'orante e la Vergine Madre, ritorni
ad essere una forma di preghiera a sé stante e nella quale il canto delle
litanie possa costituirne la parte centrale.6
Lo stesso invito viene ribadito nel
Direttorio su pietà popolare e liturgia, testo fresco di stampa.7
La Congregazione del culto divino afferma: "In realtà le litanie sono
un atto cultuale a sé stante: esse possono costituire l'elemento portante
di un omaggio alla Vergine, essere un canto processionale, far parte di
una celebrazione della Parola o di altre strutture cultuali" (n. 203).
Struttura
e caratteristiche
Viste nella loro struttura,
ossia come ripetizione insistente di invocazioni, di lodi, di suppliche,
le litanie (di qualsiasi tipo, quindi anche quelle mariane) sono un modo
semplice di pregare.
Vi sono tracce significative nell'Antico
Testamento in particolare nei salmi (cf Sal 136, il cui ritornello "perché
eterna è la sua misericordia" viene ripetuto dall'assemblea orante 26
volte), nel Nuovo Testamento (1Tim 2,1-3) e negli scritti dei Padri della
Chiesa (ad esempio Lettera di Clemente ai Romani, parte conclusiva).
Alla luce di questi dati emerge un
significato valido per oggi: pregare con la tecnica della supplica litanica
non significa affatto muoversi nelle pastoie del devozionismo, ma pregare
con un tipo di preghiera che unisce gli oranti di tutti i tempi.
Se poi guardiamo le litanie sotto
l'aspetto della supplica ("prega per noi" o espressioni simili)
troviamo nelle Litanie dei Santi la vera origine delle litanie della Vergine.
Le Litanie dei Santi fin dai primi formulari del VII e VIII secolo riportano
sempre l'invocazione alla madre del Signore: nei primi testi compare l'espressione:
"Sancta Maria, ora pro nobis" e in seguito se ne aggiungono altre, fino
a raggiungere otto titoli mariani; dal secolo XII in poi, come si è accennato,
le litanie mariane costituiscono dei formulari a sé stanti.
Anche sotto l'aspetto della supplica
le litanie hanno il loro valore dal momento che la legittimità di rivolgersi
a qualcuno perché "preghi per noi" è biblicamente fondata e ha le sue
radici nella grande tradizione cultuale della Chiesa. Quindi come supplica
le litanie non presentano nulla di devozionistico. Dire "Santa Maria prega
per noi" significa: tu che sei donna di preghiera in mezzo a noi e con
noi (At 1,14), assieme al Figlio tuo intercedi per noi presso il Dio delle
misericordie.
Se analizziamo poi le litanie mariane
sotto l'aspetto contenutistico, ossia come titoli mariani laudativi,
le fonti vanno ricercate nella Scrittura, nell'innologia antica, negli
scritti dei Padri della Chiesa.
Anche sotto questo aspetto le litanie
della Vergine sono valide perché affondano le loro radici nel terreno
biblico-patristico. Contrariamente a quanto pensiamo noi, la preghiera
di lode per i Padri della Chiesa non è sterile esaltazione delle grandezze
di Maria, ma invocazione da lei del dono di compiere un'esperienza profonda
e totale del mistero del Verbo Incarnato.
II. Le Litanie di Santa Maria della Speranza
Dopo aver richiamato la storia e
le caratteristiche delle litanie mariane in genere, fermiamo ora l'attenzione
alle "Litanie di Santa Maria della Speranza", una.composizione nuova,
che esprime la fede e l'amore del popolo latinoamericano verso la Vergine
di Guadalupe, la dolce e cara "Morenita", come viene affettuosamente chiamata
dai messicani. Già fin d'ora possiamo dire che esse aprono orizzonti
di speranza nel nostro mondo che appare sfiduciato e disperato.
Un formulario ispirato al documento di Puebla
Un formulario litanico rimanda alla III
Conferenza Generale dell'episcopato Latinoamericano, svoltasi a Puebla
de los Angeles (Messico) dal 27 gennaio al 23 febbraio 1979. La Conferenza
viene convocata da Paolo VI, confermata dal suo successore Giovanni Paolo
I e portata a termine da Giovanni Paolo II. Il processo di preparazione
della Conferenza appare caratterizzato riguardo alla Madre di Dio dal
bisogno di un rinnovamento mariano teologicamente e pastoralmente d'accordo
con il Vaticano II, con la Marialis cultus, con la ricerca biblico-teologica,
con la liturgia attuale e con le situazioni concrete dell'America Latina.
Il documento conclusivo di Puebla
risulta articolato in quattro parti, si fonda sull'esortazione apostolica
Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) di Paolo VI e svolge il tema:
"L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina".
L'attenzione esplicita alla figura
di Maria è presente nella sezione dei nn. 282-303, 21 numeri dei 3010
di cui si compone il documento e ha come fonti principali il capitolo
VIII della Lumen gentium, la Marialis cultus di Paolo VI
e i discorsi di Giovanni Paolo II in occasione della sua prima visita
in Messico nel 1979. Senza la pretesa di elaborare una teologia mariana
completa, Puebla offre piuttosto un insegnamento mariologico di carattere
pastorale, i cui aspetti peculiari ruotano attorno a quattro temi: Maria
e la cultura latino-americana; Maria e l'evangelizzazione; Maria e la
donna in America Latina; Maria e la liberazione sociale del continente.
L'impostazione mariologica di Puebla
risulta chiaramente in rapporto con la Chiesa, sia per il vincolo che
si stabilisce tra la parte ecclesiologica del documento e la sezione mariologica,
sia per i contenuti propriamente detti: Maria è presentata come madre
e modello della Chiesa dell'America Latina nella sua missione evangelizzatrice.
Maria, che nel passato è risultata legata storicamente al processo dell'evangelizzazione,
vi è unita anche adesso come madre, educatrice e avvocata. Maria svolge
pure una funzione di modello riguardo alla Chiesa latinoamericana per
il suo legame con Cristo, per i suoi atteggiamenti di credente (fedeltà,
affidamento totale, fede, specchio dei poveri di Jhwh, esaltazione della
femminilità), e per il suo stile di servizio (serva del Signore, attenta
alle necessità degli uomini, donna forte che conosce povertà e sofferenza,
fuga ed esilio). Per tutto ciò Puebla fa sua l'espressione dell'Evangelii
nuntiandi (n. 82), dando a Maria il titolo di "stella dell'evangelizzazione
sempre rinnovata".
Con l'evidenziare il disegno di Dio
sulla realtà dell'America Latina, Puebla riconosce a Maria una parte integrante
dell'attuazione di quel disegno salvifico. I vescovi ricordano al riguardo
che tra queste popolazioni "il Vangelo è stato annunciato presentando
la Vergine come la sua più alta realizzazione" e che "sin dalle origini
- nella sua apparizione di Guadalupe e sotto questa invocazione - Maria
è stata il grande segno, dal volto materno e misericordioso, della vicinanza
del Padre e di Cristo, con i quali invita a entrare in comunione" (DP
282). La Chiesa latinoamericana - afferma il documento - è chiamata a
rivolgersi a Maria perché il Vangelo diventi maggiormente "carne e cuore
dell'America Latina" (DP 303).
Struttura
e caratteristiche
Le "Litanie di Santa Maria della
Speranza" rendono in termini di preghiera la ricchezza dottrinale del
documento di Puebla dei vescovi dell'America Latina. Non tutti i contenuti,
ovviamente, sono presenti nel formulario, perché lo spazio di cinquantadue
invocazioni non consente di racchiuderne i molteplici insegnamenti. E,
d'altra parte, non tutte le formulazioni dottrinali si prestano ad essere
trasformate in "invocazione litanica", che richiede una forma espressiva
breve, incisiva, aperta alla lode-supplica.
A una prima lettura delle "Litanie
di Santa Maria della Speranza" emerge immediatamente che alcune invocazioni
sono comuni ad altri formulari, come i titoli di Madre di Dio, Madre della
Chiesa, Serva del Signore.... e altre invocazioni invece riflettono la
sensibilità socio-culturale del continente latinoamericano, come quelle
di Madre del Messia liberatore, Maria dignità della donna, Speranza dei
poveri, Segno del volto materno di Dio, Stella dell'evangelizzazione ...
La presenza di elementi comuni deriva
dal fatto che la nostra fede è universale e quindi trova facilmente
espressioni identiche e valide in America Latina e nell'America del Nord,
in Europa e dappertutto. La presenza di queste invocazioni comuni è
salutare: esse, trasmettendo l'immagine evangelica ed ecclesiale di Maria,
consentono di ritenere il formulario come proprio, di sentirlo familiare
e quindi accettabile da tutti.
La presenza di elementi caratterizzanti
l'esperienza e la vita del popolo latinoamericano dona invece al formulario
il suo peculiare colore, la sua nota distintiva e, in ultima analisi,
la sua ragione di essere.
Il formulario consta di 52 invocazioni
alla Vergine. Dal punto di vista strutturale appare suddiviso in modo
armonico: una "terzina introduttiva", sette "unità tematiche", una "antifona
litanica", una "terzina conclusiva".
La "terzina introduttiva" comprende
tre invocazioni che propongono altrettanti titoli mariani molto sentiti
in America Latina e aventi un senso dinamico: "Santa Maria della speranza",
"Santa Maria del cammino", "Santa Maria della luce". I tre elementi: speranza,
cammino, luce ritornano, sviluppati, qua e là, nelle "unità tematiche"
e ricompaiono nell'"antifona litanica": "Santa Maria della speranza /
illumina il nostro cammino". Questo ritornello conclude ogni "unità tematica"
e ribadisce il tema dominante del formulario, come vedremo.
Ognuna delle sette "unità tematiche"
è composta da sette invocazioni alla Vergine le quali sono raggruppate
secondo un'idea o disposte attorno ad alcune parole-chiave: madre, vergine,
serva, donna, presenza, voce, segno. Le "unità tematiche" si susseguono
secondo una progressione che, se pure non con rigore assoluto, rispecchia
lo svolgimento della storia della salvezza e la missione della Vergine
nella vita della Chiesa:
- la prima considera la Vergine come "pienezza di Israele" e "aurora
del mondo nuovo", nonché il suo ruolo essenziale di "madre di Dio" e
di "madre di tutte le genti";
- la seconda guarda Maria nella sua condizione di Vergine e di Serva.
La qualifica di Vergine è accompagnata da tre termini: silenzio, ascolto,
canto, che indicano altrettanti atteggiamenti tipici di Maria; la qualifica
di Serva è seguita da quattro specificazioni che dicono di chi Maria
è al servizio: è "Serva del Signore", "Serva della Parola", "Serva della
redenzione", "Serva del Regno";
- la terza considera il rapporto di Maria con Cristo, di cui è discepola,
e con la Chiesa, di cui è madre, modello e immagine;
- la quarta presenta la Vergine nella dimensione antropologica: è la
donna fedele nella quale la dignità della donna è esaltata;
- la quinta mette in luce la missione di Maria in rapporto allo sviluppo
dell'evangelizzazione e la sua presenza orante e operante nella vita
della Chiesa;
- la sesta ripropone l'antica immagine della Vergine "Consolatrice degli
afflitti" in un contesto attuale (poveri, umili, emarginati, oppressi,
innocenti, esuli, perseguitati);
- la settima contempla santa Maria come voce ecclesiale di libertà,
di comunione, di pace, e come segno del Dio Uno e Trino: "segno della
vicinanza del Padre", "segno della misericordia del Figlio", "segno
della fecondità dello Spirito".
La "terzina conclusiva" comprende
tre invocazioni di indole cristologica che richiamano l'incipit
della litania, proponendo altri titoli rivolti a Cristo, chiamato "Signore
della storia", "Salvatore dell'uomo", "Speranza del creato".
Nell'antifona litanica
il tema dominante del formulario
"Santa Maria della speranza / illumina
il nostro cammino". Questa lode-supplica conclude ogni "unità tematica",
ribadendo per ben sette volte il tema dominante del formulario.
"Santa Maria della speranza". Così
inizia l'antifona litanica e così la tradizione cristiana ama chiamare
Maria. E a ragione. Il titolo trae origine dall'atteggiamento spirituale
caratteristico di tutta la vita della madre di Dio, quello cioè di "donna
fedele nell'attesa", come s'invoca nel formulario. Come donna ebrea, Maria,
"pienezza d'Israele", attende implorante la venuta del Messia liberatore;
quale madre gravida del Verbo attende l'ora di dare alla luce Cristo,
speranza dell'umanità; quale "serva della redenzione", associata all'opera
redentrice del Figlio, attende durante oscuri e lunghi anni la sua manifestazione
di Salvatore di tutte le genti; quale "primizia della Pasqua" attende
che giunga l'ora indecifrabile della passione-glorificazione di suo Figlio,
"Signore della storia"; quale "donna fedele presso la Croce" attende,
sola, piena di fede e di speranza che il Figlio deposto nella tomba risorga
a vita nuova e immortale; quale "presenza orante" tra i discepoli di Cristo
attende con perseveranza dall'Ascensione alla Pentecoste la venuta dello
Spirito; quale "inizio e madre della Chiesa" è modello del credente che
attende l'ultima venuta di Cristo, "speranza del creato".
Quest'atteggiamento fiducioso della
Vergine ha interessanti conseguenze nel culto: nella liturgia ispanica
l'antica memoria mariana del 18 dicembre, l'Exspectatio partus,
è nota anche come festa della "Vergine della speranza". A Siviglia anche
la celebre statua della "Macarena", che si porta in processione nella
notte del Venerdì Santo e che rappresenta la Madre Addolorata in attesa
della risurrezione del Figlio, viene chiamata proprio con il titolo "Vergine
della speranza". Quest'appellativo dato alla Vergine, raffigurata proprio
nel momento "disperato" della sua esistenza, fa intuire un mistero quanto
mai affascinante e profondo: la Madre Addolorata che segue il Figlio sofferente
incamminato verso la tragica morte è la Speranza in cammino, il cui sguardo
sembra rivolto oltre la sofferenza e la morte, verso un punto indefinito,
quello che solo il Cristo "nostra speranza" (1Tm 1,1) può avere l'audacia
di indicare.
Alla contemplazione di "Santa Maria
della speranza" segue la supplica: "illumina il nostro cammino". La richiesta
dell'intercessione della Vergine, che presuppone e si inquadra nell'unica
mediazione di Cristo, è strettamente legata alla logica del cammino.
È frequente nella Scrittura il tema
del cammino. È una di quelle esperienze che hanno forgiato il popolo di
Israele caratterizzandolo come "popolo in cammino": da Abramo (Gn 12,4)
al popolo degli Israeliti che si mettono in cammino secondo l'ordine del
Signore (cf. Num 10,13), a Maria pellegrina verso la città di Giuda, a
Gesù che cammina sulle strade della Palestina verso Gerusalemme, ai suoi
discepoli che dopo la Pentecoste si mettono in cammino per le vie del
mondo, alla Chiesa, nuovo Israele, pellegrina sulla terra.
Ogni cammino-pellegrinaggio, mosso
da una fede ed animato e sorretto da una speranza, è caratterizzato ovviamente
da una meta. Ma richiede anche la presenza di segni che ne richiamino
e indichino il percorso. Nella prospettiva di questa immagine acquista
significato il riferimento a Marià "segno luminoso" posto sul cammino
della Chiesa. Nei momenti più bui della vita e in quelli in cui sembra
prevalere un tetro grigiore, Maria quale "Madre della Luce", "presenza
luminosa", "splendore della Pentecoste", illumina segretamente il cammino
del credente. Anzi è la "Speranza dei poveri, degli oppressi, degli innocenti,
dei perseguitati": essi sanno che la Vergine li ama, li protegge, li difende,
asciuga gli occhi dalle lacrime versate su questa terra d'esilio mentre
lei li guida nel cammino verso la patria del cielo, dove lei già vive
gloriosa.
Con la Chiesa possiamo allora pregare:
"Santa Maria della Speranza, profezia
dei tempi nuovi, mantieni viva la nostra attesa di un futuro di gioia
e di pace, e accompagnaci nel nostro difficile cammino, per magnificare
con te la misericordia di Dio e cantare senza fine la gioia della vita
e la salvezza".
Uso
Le Litanie sono state cantate per
la prima volta nel Convegno della Chiesa italiana celebrato a Loreto nell'aprile
del 1985, a cui è intervenuto anche Giovanni Paolo II nella sua qualità
di Primate d'Italia. In seguito, sono state cantate alla presenza de Papa
nella basilica di s. Pietro il 3 ottobre 1987, nel corso di un veglia
di preghiera per il VII Sinodo dei vescovi sul tema: "Vocazione e missione
dei laici".
Per il loro contenuto le "Litanie
di santa Maria della speranza" si possono cantare nel tempo di Avvento,
tempo liturgico di attesa e di speranza; nelle ultime ferie dell'Anno
liturgico, impregnate di senso escatologico; il 12 ottobre, anniversario
della scoperta dell'America; il 12 dicembre, solennità della Vergine di
Guadalupe; in altri giorni in cui ricorrono anniversari e feste delle
Chiese dell'America Latina.
Conclusione:
dalla storia al significato attuale
Oggi sappiamo che una delle più
gravi malattie del momento, se non la più grave, è il tedio della vita.
La disperazione infatti allontana da Dio attraverso tortuosi labirinti.
Dio scompare allora dall'orizzonte oppure lo si vede come giudice implacabile,
ingiusto, giustiziere, aguzzino. Quante persone vivono questo dramma,
quante non trovano nessuno che le aiuti a ricuperare la speranza, anche
perché sono convinte che nessuno si trovi in una situazione come la loro,
nessuno viva i loro drammi e sia perciò in grado di aiutarli.
Ma qualunque obiezione non regge di
fronte alla vita di Maria, che amiamo chiamare "Santa Maria della Speranza".
Siamo chiamati a invocarla di più nella realtà storica di ogni giorno:
incomprensioni, umiliazioni, ingiustizie, emarginazioni e dolori fanno
di lei il conforto dei disperati e la speranza di coloro che ne sono privi.
L'invocarla spesso può far ricuperare il senso della vita e superarne
il tedio, infondendo nuova fiducia. Proprio Maria dilata gli orizzonti
dell'oscura storia umana, facendo comprendere che la storia non è la nostra
storia di poveri uomini e donne, di cronache dei giornali, ma è la storia
di Dio che in Cristo, suo Figlio e nostra unica speranza, si è incarnato,
morto e risorto per la nostra salvezza; facendoci comprendere che gli
orizzonti di Dio sono i cieli e l'eternità.
Volgere lo sguardo a colei che ha
saputo stare presso la croce sperando contro ogni speranza e imparare
a invocarla spesso come Santa Maria della Speranza, significa che anche
per noi sono vere le parole della Scrittura: "Ma le misericordie del Signore
non sono finite: in lui voglio sperare" (cf. Lam 3,1-29).
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