La Vergine Madre, non solo rivela ai credenti il mistero del suo Figlio,
ma perennemente lo dona loro: la sua missione nella storia della salvezza
è infatti ordinata alla continua presenza di Cristo tra gli uomini. S.
Luigi M. da Montfort lo ricorda all'inizio del suo Trattato della vera
devozione alla santa Vergine: «È per mezzo della Santissima
Vergine che Gesù Cristo è venuto al mondo, ed è ancora per mezzo di Lei
che egli deve regnare nel mondo».
Ora, sappiamo che la continua presenza di Cristo opera in modo del tutto
speciale nella celebrazione dei sacramenti (cf SC, n. 7). E dunque, proprio
in questa economia sacramentale, acquista senso anche la mediazione materna
di Maria. Se non si vuol restare nello spiritualismo o cadere nel sentimentalismo,
bisogna convenire che la funzione illuminante e vivificante di Maria nella
vita dei fedeli si esprime in modo eccellente nelle azioni liturgiche:
è qui che si esplica e si approfondisce la relazione tra la Madre e i
figli.
La presenza materna di Maria nell'economia sacramentale della Chiesa,
eccelle nei cosiddetti sacramenti pasquali, ossia l'iniziazione
cristiana1
. Cristiani non si nasce per natura, ma si diventa per grazia! Tutto il
tempo della nostra vita è tempo di progressiva e più completa conformazione
pasquale a Cristo. Ma c'è un momento di avviamento: è il tempo dell'iniziazione
in tre tappe, che sono i sacramenti della rinascita e della vita in Cristo:
Battesimo, Confermazione ed Eucaristia.
La più antica memoria liturgica di Maria è attestata del resto in relazione
ai sacramenti dell'iniziazione, nella Veglia pasquale. Infatti, il più
antico documento romano che, oltre ad alcuni riferimenti alle celebrazioni
cristiane (come fa già Giustino nel sec. II), contiene delle formule liturgiche
è la Tradizione Apostolica attribuita ad Ippolito2,
dove la Vergine è nominata nella professione di fede battesimale
e nella Preghiera eucaristica3.
In questi testi il ricordo della Vergine è determinante per capire il
mistero storico della persona di Cristo (= chi è Cristo), ma conduce anche
a percepire il mistero sacramentale, nel senso che aiuta a comprendere
a Chi si venga incorporati attraverso il lavacro battesimale e a che corpo
e sangue comunichiamo partecipando all'Eucaristia. L'incarnazione
del Verbo dalla Vergine è, infatti, il fondamento e la possibilità della
celebrazione mediante i santi segni: Maria è colei che ha
dato un volto all'Invisibile, che ha dato carne e sangue al
Creatore increato.
In questa linea si muove la nostra odierna riflessione, concentrata sul
formulario nr. 16 delle «Messe della Beata Vergine Maria»,
intitolato: Maria Vergine, fonte di luce e di vita. Come esposto
nella densa introduzione ai testi della messa, sono molte le consonanze
di questo formulario con la Veglia pasquale, momento in cui la Chiesa
celebra i sacramenti pasquali per eccellenza, esprimendo in tal modo la
propria maternità, di cui è icona la verginale maternità di Maria.
Il sostrato teologico di questo formulario si può trovare nei Padri della
Chiesa (Ambrogio, Agostino, Leone Magno, Eusebio Gallicano, Isacco della
Stella) e nelle antiche formule della liturgia romana e ispanica, come
nell'odierna benedizione del fonte battesimale. Vale dunque la pena di
cominciare considerando queste testimonianze.
1. ORIZZONTE
PATRISTICO-LITURGICO
Nelle formule di fede battesimale di ieri e di oggi4,
viene professato dai fedeli quanto è stato loro evangelizzato: «Iesus
Christus natus de (ex) Spiritu Sancto ex (et) Maria Virgine»5.
L'indispensabile presenza di Maria nell'evento storico-salvifico professato
nella fede battesimale (lex credendi), ha portato a riflettere
anche sul suo ricordo nell'evento sacramentale-celebrativo (lex orandi).
In effetti, la comprensione della rinascita battesimale si è sviluppata
alla luce della nascita verginale di Cristo, per opera dello Spirito Santo;
così la figura di Maria è venuta in evidenza anche a livello sacramentale-ecclesiale.
Nella comprensione della celebrazione iniziatica, la Chiesa si è spontaneamente
orientata al mistero della generazione del Verbo di Dio ad opera dello
Spirito Santo dalla Vergine credente. La nascita umana del Verbo,
tesa alla rinascita degli uomini alla vita divina, ha suscitato
uno spontaneo collegamento tra i misteri: in entrambi è all'opera il Padre-Figlio-Spirito
Santo, in entrambi è richiesta la fede-disponibilità della creatura (il
mistero della divinizzazione della carne compiutosi nel corpo di Cristo
per la fede di Maria continua nella rigenerazione del medesimo Cristo
nella umanità del battezzato per la fede della Chiesa, perpetuazione della
fede di Maria).
In questa linea già Ireneo, nel sec. II, trattando dell'Incarnazione,
vede nel grembo di Maria il luogo della rigenerazione degli uomini: egli
loda l'opera del Figlio di Dio, il «Puro che, in modo puro, avrebbe
aperto quel puro grembo che rigenera gli uomini in Dio: grembo
ch'egli stesso rese puro»6.
Il grembo di Maria viene a coincidere misticamente con il grembo battesimale
della Chiesa. A motivo di Cristo che ri-vive nel battezzato, si può dire
che, in certo senso, la maternità di Maria ri-vive nella maternità della
Chiesa.
Dal motivo cristologico del ricordo della Vergine nella professione di
fede battesimale, si perviene dunque alla dimensione ecclesiale della
memoria di Maria nella celebrazione battesimale: Maria è l'icona della
Chiesa vergine e madre che, per la potenza dello Spirito, rigenera Cristo
nei fedeli. Così recita l'iscrizione del battistero di san Giovanni in
Laterano: «A questa sorgente, la Chiesa, nostra madre, genera dal
suo grembo verginale i figli che essa ha concepito per la potenza dello
Spirito Santo».
Non sfugge pertanto il nesso misterico esprimibile nella seguente espressione:
lo Spirito che ha generato Cristo nella Vergine, genera Cristo nei
fedeli, rendendoli il suo Corpo. Tale connessione tipologica tra il
concepimento di Cristo nel grembo della Vergine e il concepimento dei
cristiani nel fonte battesimale della Chiesa, fu rilevata sapientemente
dai Padri della Chiesa.
Così commenta sant'Ambrogio ai neofiti il mistero del sacro lavacro:
«Scendendo su Maria, lo Spirito Santo operò il
concepimento e compì la redenzione; similmente, posandosi sul fonte
battesimale e su quelli che ricevono il battesimo, il medesimo Spirito
opera la realtà della rigenerazione» (De mysteriis, 53,59:
TMPM III, 195).
Introducendo i neofiti al mistero della maternità della Chiesa, sant'Agostino
( 430) sente il bisogno di richiamarsi alla Vergine Madre di Cristo:
«Maria ha partorito il vostro capo, la Chiesa
ha partorito voi. Anche la Chiesa è madre e vergine: madre per le viscere
di carità, vergine per l'integrità della fede e della pietà. Partorisce
popoli, ma sono membra di uno solo, di cui essa è corpo e sposa. Anche
in questo è paragonabile alla Vergine, perché, pur partorendone molti,
è madre di unità»7
.
Nelle sue celebri omelie natalizie, san Leone Magno spiega che
la nascita di Cristo è il principio della ri-nascita dei cristiani, mostrando
al riguardo il ruolo singolare della Vergine Madre:
«Nel sacramento della rinascita conseguiamo la
spirituale origine di Cristo, dal momento che per ogni uomo che viene
rigenerato, l'acqua del battesimo è un po' quello che fu il seno della
Vergine, nel senso che lo stesso Spirito che riempì la Vergine riempie
l'acqua del fonte; il peccato che là fu reso nullo dal santo concepimento,
qui è cancellato dal mistico lavacro»8.
E ancora:
«L'origine che Gesù assunse nel grembo della
Vergine, l'ha posta nel fonte battesimale: dà all'acqua quel che diede
alla madre; la potenza dell'Altissimo e l'ombra dello Spirito Santo
che fece di Maria la Madre del Salvatore, ora fa sì che dall'acqua
rinasca il fedele»9.
Il tema continua anche nella tradizione successiva, come testimonia ad
esempio Isacco della Stella ( 1178), il quale presenta, nella
loro complementarità, la fecondità della Vergine e della Chiesa:
«Maria senza alcun peccato ha generato al corpo
il Capo; la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito
al Capo il corpo. Tutt'e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle
due genera il tutto senza l'altra»10.
Il compito materno non consiste solo nel dare la vita, ma anche nel
nutrirla. La presenza di Maria nei confronti dei fedeli si esprime anche
nel convito eucaristico, come sottolineato da sant'Efrem: «Maria
ci ha dato il pane della vita anziché il pane della sofferenza che ci
ha dato Eva» (De azymis 6,7); e rivolgendosi alla sala dell'ultima
cena sant'Efrem esclama: «Benedetto il tuo luogo, dove fu spezzato
quel pane (proveniente) dal venerato covone (= Maria). In te fu spremuto
il grappolo (proveniente) da Maria, il calice della redenzione»
(De crucifixione 3,9).
La mistica connessione tra Maria e la Chiesa segnalata dai Padri, trova
riscontro nell'antica lex orandi romana della notte di Pasqua,
con manifesto riferimento ai sacramenti dell'iniziazione che vi erano
celebrati (i contenuti sono da estendersi pertanto anche alla Confermazione
e all'Eucaristia).
L'antico Sacramentario Gelasiano nomina Maria in due testi della
Veglia di Pasqua: nella benedizione del cero (motivo cristologico) e nel
prefazio (motivo ecclesiologico). E' interessante rilevare come la celebrazione
del Signore risorto spinga la Chiesa a commemorare la sua nascita nella
carne. Cantando il simbolismo del cero pasquale, il riferimento alle api
porta a parlare del parto di Cristo:
«Le api raccolgono i fiori con le zampe, senza
arrecare nessun danno ai fiori. Non partoriscono, ma con la raccolta
fatta con la bocca producono una gran quantità di nati, come con paragone
mirabile Cristo procedette dalla bocca del Padre. Senza il parto, è
feconda in esse la verginità; il Signore degnandosi davvero di seguirla,
volle avere per sè una madre carnale nell'amore della verginità. Tali
degni doni, pertanto, sono offerti sui tuoi altari, Signore, con i quali
la religione cristiana non esita a rallegrarti»11.
Significativo è poi il prefazio primo della notte pasquale (appartenente
alla parte più antica di questa messa gelasiana12):
il ricordo del parto verginale di Maria è immagine esemplare della maternità
verginale della Chiesa che nel battesimo rigenera figli al Padre:
«O mistici e venerandi scambi di questa notte!
O pii benefici eterni della santa madre Chiesa! Non vuole possedere
ciò che perisce, ma brama trovare ciò che redime. Esultò Maria nel sacratissimo
(tipo di) parto, esulta la Chiesa in questa generazione dei suoi figli.
Così quella fonte beata che risplendette dal fianco del Signore rimosse
una mole di vizi, da donare in questi sacri altari il nutrimento vitale
per la vita perenne dei rinati»13.
L'aggettivo impiegato (sacratissima specie) evoca l'opera dello Spirito
Santo, il medesimo sia per il concepimento-nascita di Cristo dalla Vergine
che per il concepimento-nascita delle membra del suo corpo nel grembo
battesimale della Chiesa. Da notare inoltre l'impiego del verbo exultavit
in rapporto al santissimo parto di Maria, allusivo al parto senza dolori
perché verginale14:
la gioia di Maria nella notte di Natale è la gioia della Chiesa nella
notte pasquale. Abbiamo qui un esempio eloquente di come la Chiesa celebrante
esprima nella preghiera la comprensione dei misteri, sovrapponendoli in
mirabili connessioni.
Anche il Sacramentario Gregoriano Supplemento presenta due testi
per la notte di Pasqua che ricordano la Vergine, nei quali sono esplicitati
i contenuti dei corrispondenti testi del Gelasiano: la benedizione del
cero sviluppa il motivo della verginità perpetua della Madre di Cristo
ed il prefazio sviluppa, sull'esempio del parto verginale e gioioso di
Maria, il mistero della generazione della Chiesa nelle acque del battesimo.
Ecco il testo dell'Exultet (benedictio cerei):
«O vera e mirabile ape, il cui grembo non è violato
dai maschi nè intaccato dal parto, e i cui figli non distruggono la
castità. Come santa concepì la vergine Maria, vergine partorì e vergine
rimase»15.
E il prefazio della notte pasquale:
«O notte che pone fine alle tenebre e apre la
via della luce eterna. O notte che meritò di vedere il diavolo sconfitto
e Cristo risorgere. O notte in cui fu spogliato l'inferno, liberati
i santi dagli inferi, aperto l'adito alla patria celeste. In essa perisce
nel battesimo la moltitudine di delitti e nascono i figli della luce.
Come la Madre del Signore, la santa madre Chiesa li concepisce senza
corruzione, li partorisce senza dolore, e li conduce con gioia a realtà
sublimi»16.
Merita infine di essere citata l'inlatio della messa di Natale
del Sacramentario Mozarabico, che, secondo lo stile proprio di quell'antica
liturgia, illustra in una serie di parallelismi antitetici il nesso tra
la maternità di Maria e quella della Chiesa, riferendosi ai sacramenti
dell'iniziazione:
«È veramente cosa degna è giusta... Cristo
Gesù, il tuo Unigenito... Egli si è fatto Figlio della sua ancella,
Signore della sua madre: figlio di Maria, frutto della Chiesa.(...)
Maria ha generato la Salvezza dei popoli, la Chiesa ha generato i popoli.
Maria ha portato la vita nel grembo, la Chiesa l'ha portata nel lavacro
battesimale. Cristo è entrato nel grembo di Maria, nelle acque della
Chiesa si riveste invece di nuove membra (...). In Maria prende vita
il redentore delle genti, nella Chiesa prendono vita le genti (...).
Appaiono alla fine le purissime relazioni di un prezioso amore. Lo Sposo
ha dato alla Sposa, cioè Cristo alla Chiesa, doni di acqua viva con
cui una volta per sempre fosse purificata e gli riuscisse gradita. Le
ha dato l'olio della letizia come unguento profumato perché se ne ungesse.
L'ha invitata alla sua mensa; l'ha saziata con nutriente frumento; l'ha
colmata del vino di dolcezza (...). Ha concesso a lei ciò che era stato
concesso alla Madre: di essere resa madre senza essere violata, di generare
senza essere contaminata: alla Madre una sola volta, alla Chiesa sempre
(...)». TMPM III, 948-949.
La relazione, a livello sacramentale, tra Maria e la Chiesa delineata
dai Padri ed esposta negli antichi testi liturgici appena visti, la troviamo
oggi nella Preghiera di benedizione di un fonte battesimale:
«Dio ... ci doni la gioia di inaugurare con solenne
rito / questo fonte di salvezza / che scaturisce dal grembo della Chiesa
madre./ ... Manda, o Padre, su queste acque / lo Spirito Santo, che
adombrò la Vergine Maria, / perché desse alla luce il Primogenito; il
tuo soffio creatore / fecondi il grembo della Chiesa, sposa del Cristo,
/ perché generi a te una nuova progenie / di candidati alla patria celeste./
Fa', o Signore, / che la moltitudine dei figli rigenerati da questo
fonte / attuino nelle opere gli impegni del Battesimo / e onorino con
la coerenza della vita / i doni della tua grazia./... Riflettano come
veri figli la luce del tuo volto / e come discepoli custodiscano le
parole del Maestro. / Risuoni in loro come in un tempio / la voce del
tuo Spirito»17.
Esistono anche dei testi eucologici che evidenziano il prolungarsi della
sollecita maternità di Maria nel mistero eucaristico.
In un'anafora etiopica dedicata a Maria, detta di Ciriaco (diversa
da quella detta Soave profumo) si trova unito il mistero eucaristico
e quello dell'Incarnazione, nel momento della consacrazione:
«O Vergine, che hai fatto maturare ciò che noi
stiamo per mangiare e sgorgare ciò che noi stiamo per bere»18.
E il prefazio dell'Avvento II/A dell'odierno Messale Romano recita:
«Dall'antico avversario venne la rovina, dal grembo
verginale della figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il
pane degli angeli ed è scaturita per tutto il genere umano la salvezza
e la pace»19.
Può infine essere citato il canto eucaristico: «Ave, verum
Corpus, natum ex Maria Virgine».
Nella Chiesa che battezza è dunque ravvisabile, in primo luogo, l'immagine
misterica della maternità verginale di Maria, nel cui grembo è stato intessuto
il corpo di Cristo, Primogenito di molti fratelli. In secondo luogo, oltre
all'esemplarità di Maria nei confronti della Chiesa, come lei Vergine
Madre, si può individuare nella Vergine il modello degli atteggiamenti
chiesti a Dio per i battezzati, in risposta al dono ricevuto (discepoli
che custodiscono le parole del Maestro e templi echeggianti la voce dello
Spirito)20.
2. IL FORMULARIO NR. 16
Alla luce di quanto abbiamo considerato, accostiamo ora il formulario
nr. 16 delle «Messe della B.V.M.».
Antifona d'ingresso
Salve, Madre della luce:
vergine hai generato il Cristo
e sei divenuta l'immagine della Chiesa madre,
che nell'onda pura del Battesimo
rigenera i popoli credenti.
È un saluto rivolto a Maria all'inizio della celebrazione (riconosciuta
dunque presente), acclamata per la sua verginale maternità, immagine della
madre Chiesa che nell'acqua del Battesimo dà vita ai popoli credenti.
Il prodigio dell'incarnazione di Cristo, ad opera dello Spirito Santo,
si rinnova in qualche modo nel prodigio della generazione delle membra
del suo corpo. Per comprendere la propria spirituale maternità, la Chiesa
volge il proprio sguardo alla Madre di Cristo. Se l'Eucaristia è il sacramento
"che fa la Chiesa", a tale evento di grazia non può mancare Colei che,
con il suo consenso, ha reso possibile i misteri di Cristo, e in Lui,
del suo corpo. Madre di Cristo Capo, e delle membra del suo corpo.
Colletta
Guarda, Dio onnipotente, la Chiesa madre,
che dal puro grembo del fonte battesimale
rigenera come creature celesti
coloro che per condizione nativa sono terrestri e mortali;
fa' che mediante il Vangelo e i Sacramenti
ci guidi alla piena somiglianza con il Cristo suo fondatore
nato dalla Vergine, primogenito tra molti fratelli
e salvatore del mondo.
L'orazione si apre con una supplica a Dio (guarda...), in cui si proclama
la maternità della Chiesa: nel fonte battesimale, fa rinascere alla vita
divina quanti appartengono alla condizione mortale.
Il mettere al mondo dei figli - lo dicevamo prima - non è tutto: la vita
deve crescere, dev'essere alimentata... Per questo nell'orazione si chiede
a Dio che la Chiesa, mediante il Vangelo e i Sacramenti, ci guidi alla
piena somiglianza con Cristo, figlio di Maria e primogenito di molti fratelli
(cf xxx).
Se nell'itinerario di conformazione a Cristo siamo guidati dalla Chiesa,
questa a sua volta contempla nella Vergine Madre la sua immagine perfetta:
nel compimento della propria missione di Madre che dà la vita e la alimenta,
la Chiesa si riferisce a Maria, Madre del primogenito di molti fratelli.
Letture
I lettura: At 2,14.36-40.41-42: Fatevi battezzare nel nome di Gesù Cristo.
Salmo, rit.: Guardate a lui e sarete raggianti.
Canto al vangelo:
Beata sei tu, santa Vergine Maria:
da te è nato il sole di giustizia,
Cristo salvatore;
chi lo segue avrà la luce della vita.
Vangelo: Gv 12,44-50: Io come luce sono venuto nel mondo;
Gv 3,1-6: Quel che è nato dallo Spirito, è spirito.
Sulle offerte
L'essere e il comportarsi da madre suppone il dono di sé: su questo
tema è modulata l'orazione sulle offerte:
Ricevi, Padre santo,
l'offerta che la vergine Chiesa,
sull'esempio della Madre del Signore, presenta all'altare;
fa' che i suoi figli, radunati da ogni popolo e nazione,
formino un solo corpo e un solo spirito.
Per Cristo nostro Signore.
Presentandosi davanti al Signore con la propria offerta in favore dei
figli, la Chiesa sa di dover imitare la Madre del Signore, la Vergine
offerente (l'offerta alla Parola....).
La supplica dell'orazione è costituita dalla richiesta di divenire un
solo corpo e un solo spirito: l'unità dei figli è garantita da una sola
madre. La maternità della Chiesa, come la maternità di Maria, è motivo
e via di unità per la moltitudine dei figli.
Tale unità di corpo e di spirito si realizza e si costruisce alla mensa
eucaristica: come il corpo di Cristo, nato da Maria, è stato il luogo
della riconciliazione pasquale di ogni popolo e nazione, radunati in virtù
del sangue prezioso dell'Agnello immolato sulla croce, così la partecipazione
al corpo eucaristico di Cristo raccoglie nell'unità i dispersi: un solo
Cristo generato da Maria, un solo Corpo di Cristo, la Chiesa. La maternità
di Maria, modello di quella ecclesiale, è maternità che, nel dono di sé,
raccoglie nell'unità, da ogni popolo e nazione, i figli di Dio.
Prefazio
Per un dono mirabile del tuo amore
tu hai voluto che nei segni sacramentali
si rinnovassero misticamente
gli eventi della storia della salvezza
vissuti dalla Vergine Madre.
Così la Chiesa, vergine feconda,
partorisce nelle acque del Battesimo
i figli che ha concepito dalla fede e dallo Spirito;
li consacra con il prezioso unguento del crisma,
perché lo Spirito che avvolse la Vergine
discenda su di loro con l'abbondanza dei suoi doni;
e quotidianamente imbandisce la mensa eucaristica,
per nutrirli col pane del cielo
che Maria ha dato alla luce per la vita del mondo,
Gesù Cristo nostro Signore.
Gli eventi salvifici vissuti dalla Vergine Madre (....) si rinnovano
misticamente nei segni sacramentali celebrati dalla Chiesa. Si possono
dunque distinguere due livelli: quello storico (ciò che Maria ha vissuto-compiuto,
nei misteri di Cristo) e quello sacramentale (ciò che avviene ora nei
santi segni). Poiché Maria fu presente nei misteri storici di Cristo,
la sua presenza riecheggia anche nelle celebrazioni che attualizzano tali
misteri. Ma si può ancora aggiungere, che celebrando la Chiesa non solo
attualizza i misteri storici di Cristo, e in essi quella che fu la missione
di Maria in ordine all'esserci di Cristo e del suo corpo, ma la Chiesa
imita anche la Vergine Madre nel prolungare i misteri salvifici. Proprio
su questa mirabile esemplarità, è costruito il prefazio indicato, nel
quale, tenendo fisso lo sguardo su mistero della Vergine Madre, si canta
il mistero della Chiesa celebrante i sacramenti pasquali dell'iniziazione
cristiana.
a. Battesimo
Così la Chiesa, vergine feconda,
partorisce nelle acque del Battesimo
i figli che ha concepito dalla fede e dallo Spirito.
Nella Chiesa che battezza è ravvisabile un prolungamento della maternità
verginale di Maria: concepimento nella fede per l'opera dello Spirito
e parto nell'acqua del Battesimo. La risposta di Maria rivive nella Chiesa
Vergine Madre e ed è modello per i cristiani nel vivere il dono battesimale21.
Lo stesso rito del Battesimo suggerisce dei significativi riferimenti
mariani, che aiutano a cogliere e valorizzare, attraverso la dinamica
celebrativa, la presenza di Maria. Ad es. nel Rito del battesimo dei bambini:
- l'invocazione a Maria nelle litanie (n. 103)
- la menzione della Vergine nella professione di fede (n. 115)
- l'invito a cantare il Magnificat quale canto di ringraziamento dei genitori
e della comunità cristiana (n. 127)
- il discreto suggerimento a portare il battezzato "all'altare della Madonna"
(n. 127)
- il ricordo di Maria nella formula di benedizione finale (n. 125).
b. Confermazione
(Così la Chiesa) li consacra con il prezioso unguento
del crisma,
perché lo Spirito che avvolse la Vergine
discenda su di loro con l'abbondanza dei suoi doni.
Si tratta qui della Confermazione. Può esserci da guida a cogliere la
maternità di Maria nella celebrazione di questo sacramento la formulazione
seguente: lo Spirito che ha consacrato la Vergine nell'Annunciazione
per il compimento della sua vocazione-missione di "Cristofora", conferma
anche i credenti "cristificandoli" col suo sigillo.
Il dono dello Spirito Santo stesso elargito-ricevuto nella Confermazione
dinamizza la vita battesimale, apportando in essa quelle energie che l'accrescono
e la dilatano. Il confermato, unto di Spirito come Cristo, diventa un
altro Cristo, partecipe della medesima vocazione-missione. Attraverso
la Confermazione il battezzato si dilata allo Spirito: al suo soffio,
alla sua guida, alla sua creatività, al suo ministero, al suo calore,
alla sua espansione.
Se il riferimento diretto per capire il significato della Confermazione
è il mistero della Pentecoste (At 1?2), questo a sua volta trova un anticipo
nel mistero della visitazione (Lc 1). La Vergine Madre, in forza dello
Spirito indissolubilmente unita a Cristo (un solo essere vivente),
si mette in cammino per portare Cristo ad Elisabetta-Battista: il suo
viaggio missionario viene ad assurgere a modello esemplare del cammino
della Chiesa della Pentecoste, missionaria per le strade del mondo22.
La Madre del Signore persevera in preghiera con i credenti di sempre che
attendono e invocano (epìclesi) lo Spirito, facendo sentire, come nel
Cenacolo agli Apostoli, la sua presenza e opera materna.
c. Eucaristia
(Così la Chiesa) quotidianamente imbandisce la mensa
eucaristica,
per nutrirli col pane del cielo
che Maria ha dato alla luce per la vita del mondo,
Gesù Cristo nostro Signore.
L'idea che risalta è il senso della maternità che si esprime nell'aver
cura della vita dei figli, ossia nell'alimentarli e farli crescere23.
Si può dire che la maternità di Maria perdura nella maternità della Chiesa,
affinché quanti sono rinati come figli di Dio nel Battesimo, e sono stati
conformati a Cristo con l'unzione dello Spirito Santo, siano alimentati
dalla comunione vitale con Cristo. E ciò accade nel sacramento pasquale
dell'Eucaristia. La luce in cui più evidentemente si fa memoria-invocazione-lode
di Maria è quella che proviene dal nesso Incarnazione-Eucaristia.
Il gesto materno di Maria, che nella notte di Betlemme pone il Figlio
nella mangiatoia, è stato interpretato come offerta del Figlio da parte
della Madre, per la fame dell'umanità: il gesto materno di Maria rivive,
sotto il velo dei simboli, in ogni convito eucaristico24.
Antifona alla comunione
Te beata, o Vergine Maria,
che adombrata dallo Spirito Santo
hai portato nel grembo verginale
il Figlio dell'eterno Padre
e sei divenuta la dimora
dei sacramenti celesti.
Si canta la beatitudine della maternità divina di Maria, che l'ha resa
dimora dei sacramenti celesti (vedi sant'Ambrogio). Al momento
di partecipare al convito eucaristico, l'antifona ricorda alla Chiesa
il significato della Comunione ai santi misteri del Corpo e del Sangue
del Signore: come Maria, anch'essa diventa dimora dei sacramenti celesti,
gravida di Cristo per generarlo nel cuore dei fratelli attraverso una
vita santa.
Orazione dopo la Comunione
Padre buono,
che ci hai nutriti con il corpo e sangue di Cristo,
donaci il tuo Spirito,
perché guidi ogni nostra azione,
e irradi sul cammino della Chiesa la luce di santità,
che rifulse in tutta la vita della Vergine Maria.
Per Cristo nostro Signore.
Il testo dell'orazione ci porta a considerare la fecondità dello Spirito
Santo, operante nella maternità di Maria come nella maternità della Chiesa.
Lo Spirito è la causa tanto della generazione fisica del Cristo dalla
Vergine, quanto della rigenerazione dei cristiani nel fonte battesimale;
come è la sorgente dell'unzione che conferma in Cristo i battezzati, come
è anche la potenza che fornisce ai figli di Dio l'alimento eucaristico.
La santità della Madre del Signore è immagine perfetta della Madre Chiesa,
che si edifica nella santità attraverso la celebrazione dei santi misteri.
CONCLUSIONE
Il nesso tra i sacramenti pasquali celebrati dalla Chiesa e la maternità
della Vergine Maria si può riassumere nel movimento che va dalla economia
storico-salvifica alla economia sacramentale, la quale continuamente
ripresenta per mezzo dei riti e delle preghiere (SC n. 48)
quell'unica e identica storia salvifica che ha raggiunto il suo culmine
nella carne e nel sangue di Cristo, generati dalla
Vergine, sacrificati sulla croce, animati dallo Spirito della risurrezione.
Data l'indispendabile cooperazione di Maria al compiersi degli eventi
storici del nostro Redentore, ne consegue anche la presenza fattiva di
lei nella attualizzazione liturgica di quegli eventi ad opera della Chiesa25.
Maria ha nella celebrazione dei santi misteri una presenza dal duplice
risvolto: presente nella dimensione discendente (es. oggetto della
professione di fede, dei misteri storici di cui si fa memoriale; memoria
della sua presenza storica nei misteri di Cristo attualizzati nel mistero;
dialogo-supplica-lode); presente nella dimensione ascendente (es.
membro della Chiesa professante la sua fede nella Trinità; la Chiesa orante
professa la stessa fede di Maria, sentendola sorella, parte di sé, compagna
credente; le virtù di Maria sono le virtù dei fedeli, della Chiesa: Vergine
fatta Chiesa la invoca san Francesco).
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