L'uomo nel cosmo:
un tema di vibrante attualità, una dimensione avvertita dalla sensibilità
contemporanea. Parole come sviluppo, tecnologia, evoluzione circolano
nel vocabolario dei nostri giorni e rivelano la fisionomia dell'uomo
d'oggi: l'homo faber. Si sperimenta così tutta la portata
dell'affermazione di Carlo Marx: I filosofi hanno interpretato
il mondo; ma si tratta di trasformarlo. Recenti indagini bibliche
e teologiche leggono in questa situazione una vocazione anche teologale:
"Dio disse loro: riempite la terra, soggiogatela; dominate su ogni
essere vivente..." (Gn 1,2728).
Un impegno definito da precise
responsabilità: Il Signore pose l'uomo nel giardino di Eden,
affinché lo coltivasse e lo custodisse (Gn 2,15).
Dunque non un governo dispotico
ed arbitrario, ma un compito regolato da una sapiente regia, teso
a non turbare l'armonia della natura (ecologia), a ricavare beni
e risorse per l'intera famiglia (problema della fame, dello sviluppo),
a utilizzare le scoperte per una crescita di serena convivenza (la
pace).
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Purtroppo tutto
questo non accade; i sogni e le ansie del Creatore sono ancora oggi
disattesdimenticati. Un'anali si disincantata obbliga a conclusioni
amare. Piaghe dolenti affliggono paradossalmente l'uomo d'oggi che
vola negli spazi e scende a scrutare le profondità del mare. Violenze,
razzismo, sottosviluppo, degrado ambientale, città invisibili, terrore
atomico. Adamo, dove sei?1
Eppure ogni creatura cerca un
mondo migliore, un domani diverso. Festa, tenerezza, gratuità, solidarietà,
condivisione sono termini ripetuti ai diversi livelli del vivere.
Qualche anno fa, in un bellissimo film presentato al festival di
Cannes, il regista Targovschy raccontava di nostalgie di uomini
che abbiano ripreso l'abitudine della pace con sé e con la natura.
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Ma quale strada
battere per realizzare questi traguardi? quale il segreto della
rinascita? Sulla risposta c'è convergenza di intenti: lievitare
l'attuale fermentazione cosmica con un supplemento d'anima
(Bergson), una nobilitazione dello spirito, rinsaldare l'incontro
tra contemplazione e azione, tra il pensare e l'agire: l'homo
faber in dialogo con l'homo sapiens.
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Ma il cristiano
intuisce nel disordine una verità più alta: "Se non è il Signore
che costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori!" (Sal
127).
Per risalire dalle oscurità,
si esige una metanoia teologica (R. Guardini): riportare
il progetto di Dio sull'orizzonte della storia, aprire l'operosità
alla Sua Presenza. Nelle opere del Signore-suggerisce la Bibbia-
c'è ordine, comunione tra i soggetti, autenticità della creatura;
nelle zone segnate dalla Sua assenza, c'è caos, conflitto, pena,
smarrimento. Le negatività della cronaca sono dunque l'eclisse di
Dio non episodi di devianza incidentale. Il peccato -che assume
volti e nomi diversi-frantuma uomini e cose; l'energia di Cristo
restituisce possibilità di promozione e di un progresso a misura
d'uomo.
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Il credente che
trascrive nell'universo il disegno del Creatore incrocia un luminoso
modello. La sociologia sottolinea oggi la funzione dei leaders
che additano mete, suscitano tensioni ideali, alla scoperta di terre
lontane. Paolo VI, nella Marialis Cultus (MC 37), ha situato
Maria in sintonia con le urgenze dell'ora. Una esemplarità obbligata,
altrimenti la aDonna di Nazareth" resterebbe irrilevante e il grande
fiume dei giorni scorrerebbe lontano o parallelo alla sua immagine.
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La Vergine
dell'ascolto: Maria conservava tutte queste cose e le
meditava in cuor suo (Lc 2,19). L'homo sapiens conosce i momenti
del silenzio, la "pacata e ansiosa capacità di stare a colloquio
con se stesso (Pomilio) per scoprire la nobilta e la grandezza della
creatura: Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? (Sal
8,4-5). Ma anche per rileggere le linee del disegno del Signore
e non smarrirne il tracciato tra i rumori e le seduzioni terrene.
La Chiesa ha bisogno di profezia nel suo sguardo (Paolo
VI): il deserto e l'interiorità sono apertura allo Spirito per indovinarne
i passi lungo i sentieri del mondo. Prima di ogni creatività ed
invenzione il credente si fa discepolo della Parola: ritrovare il
gusto dei 04 valori del Regno di Dio e renderli fecondi nel tempo
dell'uomo!
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L'anima
mia magnifica il Signore (Lc 1,46-55) Il Silenzio ora
esplode di fronte alle meraviglie di Iahvè e si fa adorazione, esultanza,
rendimento di grazie. Il cammino delle civiltà non è segnato da
sentieri interrotti: un filo segreto, un legame sotterraneo unisce
tutte le generazioni. C'è una continuità ideale tra le speranze
di Israele e l'esperienza dei primi cristiani. E c'è ancora una
lieta notizia: tutte le attese umane trovano appuntamento nel cuore
di Cristo. Con l'avvento del Regno la storia cammina nella direzione
del povero che invoca salvezza e compimento: chi ha fame, chi trascina
i giorni nell'allucinante tristezza di una vita senza significato,
chi non cerca l'impronta del Creatore tra le cose. Perché nel cuore
dell'uomo ci sono spazi che solo Dio può colmare!
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La Vergine
dell'offerta: Eccomi!... Avvenga di me quello che hai
detto (Lc 1,38). La lode ha senso e completezza quando si
traduce nel dono. "Non si ha diritto di cantare il gregoriano se
non si grida a favore degli Ebrei", ammoniva Bonhoeffer. Maria di
Nazareth, serva del Signore: un'offerta totale, senza riserve; un'esistenza
spesa affinché l'amore redentivo del Figlio avvolgesse l'umanità
e le cose, per rendere trasparente nella profanità la bellezza e
il paradosso delle Beatitudini. Verginità di Maria come disponibilità
perenne allo Spirito, un'apertura tesa ad accoglierne l'esplosiva
creatività e accostare il Vangelo ai bisogni degli uomini.
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Maria, l'Immacolata.
"Il contributo maggiore, il
senso esistenziale, antropologico portato dall'intera tradizione
cristiana è stata la conquista sul versante della interiorità dell'uomo,
in cui diventa dominante l'anima: una testimonianza anteriore alla
stessa prassi" (Pomilio).
Prima dell'azione, è necessario
"accordare il cuore con la Parola" (Claudel): le grandi e piccole
scelte passano all'interno dell'uomo. Il male, più che da strutture,
nasce da disarmonie spirituali come da fonte inquinata. Quando si
rifiuta Dio, sorgono gli idoli cui si brucia l'incenso dell'adorazione
alienante. E "le nostre colpe segrete avvelenano l'aria" (Bernanos).
Un mondo migliore ci sarà se gli uomini saranno migliori. Maria
Immacolata è il volto della nuova creatura: l'incontro tra la libertà
umana e l'Appello fondante di Dio, l'immagine che riflette l'Originale
come in un terso cristallo.
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Maria di Nazareth:
il messianismo nel quotidiano. La piccola città della Galilea ricorda
un aspetto fondamentale dell'ascesi cristiana: la via della normalità
e della semplicità come condizione necessaria per sentirsi vicini
e solidali con gli altri uomini.
Il quotidiano: il luogo
dove realizzare il progetto evangelico. L'impegno politico e le
scoperte scientifiche vanno recuperati e riportati all'immediatezza
del feriale, alle situazioni ordinarie e comuni. E la risposta al
Signore, anche quando è definitiva, prende forma ogni giorno, nei
fram 106 menti del tempo. Solo così la vicenda umana è riferita
all'Amore Creatore.
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Stava sotto
la Croce (Gv 19,25-27). Maria fu donna forte che conobbe la
povertà, la sofferenza, la fuga, l'esilio, le contraddizioni (Mc
37). Sono le tensioni agoniche nel travaglio della storia per il
configurarsi della "civiltà dell'amore", esperienze imprescindibili
per chi asseconda le energie liberatrici trasmesse dallo Spirito.
Il Cristo morto d'Holblin
il giovane, nel museo di Berlino, capolavoro insuperabile del tragico
cristiano, e il gigantesco Cristo Pantocrator del Duomo di Moureale
rivelano che la croce e la gloria sono i due poli tra i quali si
tende l'asse dell'universo cristiano. È significativo, a proposito,
l'itinerario della teologia di J. Moltmann.
Per non sfuggire dalla
realtà, per calarsi nella storia da protagonisti, bisogna illuminare
ogni impegno con la sapienza della Croce.
Anche a noi questo
compito trafiggerà l'anima: così i Vescovi d'Italia nel Messaggio
dell'Avvento 1983. Il chicco di grano brilla a primavera come spiga
dorata solo dopo il buio tenebroso dell'inverno!
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Mandò il suo
figlio nato da donna (Gal 4,4). Il bisogno di una
civiltà a misura d'uomo è tanto più urgente quanto più bassi sono
i livelli di vita. E l'emancipazione femminile può risultare il
principio creatore di un ambiente dove rifio- risca l'umano. La
donna è la dimensione materna che accoglie e salva (Evdokimov),
il volto femminile di Dio (L. Boff). Nel mondo d'oggi,
nel cuore dell'uomo robotizzato, c'è un'acuta nostalgia di idealità
perdute: bontà, gratuità, tenerezza, capacità di meraviglia e di
stupore. Ogni figura di donna che, come Maria, è fedele alla propria
vocazione, è una epifania stupenda della divina Sofia... A
chi sa ascoltare il canto che viene dal cuore vero degli esseri,
ogni donna appare come un messaggio dell'Eterno... una miniatura
entro la quale le ricchezze di Dio si proporzionano ai nostri occhi
e si fanno leggibili, l'icona vivente di tutto ciò che è amato da
Dio e della nostra risposta d'amore2.
I romanzi di Gertrud
von Le Fort sono l'interpretazione poetica e l'espressione lirica
di tale Mistero.
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Maria, l'Assunta,
anticipo e preludio del destino degli uomini e del cosmo. Non
solo si affligge l'uomo al pensiero dell'avvicinarsi del dolore
e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per
il timore che il tutto finisca per sempre (GS 18).
L'Assunta è un messaggio
di speranze immortali. Il viaggio dell'umanità non finisce su questa
spiaggia, ma va verso il sabato della storia dove ogni alienazione
sarà sconfitta e la creazione restituita all'originaria freschezza
dell'Eden. Anche il corpo, misconosciuto o esaltato dalla cultura
d'oggi, sara trascinato in una corrente di eternità.
Intanto occorte non distogliere
lo sguardo da questa terra promessa: perché l'attesa
di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare
la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente (GS
39).
E tutto sarà
trasfigurato - diceva il patriarca Atenagora -. Tutto. Tutto ciò
che avremo amato, tutto ciò che avremo creato, tutta la gioia e
tutta la bellezza avranno un 108 posto nel Regno. Il lavoro
resta situazione di patimento, di pianto, di grido; ma i beni
del mondo che passa (1 Cor 7,29-31) potranno preparare
l'ingresso in questa atta se trasformati in strumenti di amore e
di condivisione, se saranno cioè seminati nell'humus della carità,
l'altra grandezza che non avrà mai fine (1 Cor 13,8).
* Queste pagine
sono la sintesi della relazione.
1
Per un'ampia documentazione mi permetto rinviare a: P.
PIFANO, La Teologia come profezia nell'ora della crisi,
Asprenas, 1 (1984), 7-16.
2
G. BIFFI, La Bella, la Bestia, il Cavaliere,
Milano 1984, 132-133.
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