Introduzione
Quando
riflettiamo sulle relazioni esistenti fra Maria e la Chiesa, la prima
verità che ci colpisce è il valore ecclesiale della vita di Maria:
tutto quanto è stato dato a questa donna unica, le è stato concesso
in vista della Chiesa. Se non ci fosse stata una Chiesa, non ci sarebbe
mai stata una Vergine Madre di Dio: Maria è esistita nella sua maternità
divina verginale, solo per assicurare la formazione della comunità
degli uomini salvati dal Redentore. Vi è dunque un legame indissolubile
che unisce Maria al destino della Chiesa.
È
questo legame che cercheremo di determinare meglio, considerando Maria
nella Ghiesa, con la Chiesa, per la Chiesa.
I. MARIA NELLA CHIESA
1. Presenza e volto di Maria
Per
i Cristiani, Maria non è soltanto colei che un tempo è vissuta su
questa terra, che è stata impegnata nel mistero dell,Incarnazione,
concorrendo verginalmente con lo Spirito Santo al concepimento di
Gesù; che ha messo al mondo il Salvatore,
ha vissuto trent'anni con lui a Nazaret, ha ottenuto il primo miracolo,
ha partecipato al dramma della Passione, sul Calvario è diventata
la madre del discepolo predi letto, e poi si è trovata nel gruppo
dei primi discepoli per l'awenimento della Pentecoste. Ella è la madre
universale presente nella vita attuale della Chiesa, in modo tale
che tutto quello che nel passato ha ricevuto, oggi è da lei messo
a disposizione di coloro che ella ama come suoi figli.
La
sua presenza è molto più importante di quanto non abbiano indicato
i testi evengelici, così avari di notizie sul suo conto. Si direbbe
che il silenzio che circonda la vita di Maria, e per il quale nulla
conosciamo degli ultimi anni della sua vita, né della sua morte, sia
stato voluto dall'alto per spingerci ad uno sforzo di meditazione
e di scoperta. E se la terra non ha conservato alcuna immagine dei
lineamenti del suo volto, è perché la nostra attenzione si concentri
esclusivamente sul suo volto spirituale.
L'Angelo
dell'Annunciazione aveva contemplato questo volto, chiamando Maria
«Kexaritwme/nh», «piena di grazia». Lo
splendore immacolato appartenente alla Vergine di Nazaret, era destinato
ad illuminare la Chiesa, una Chiesa che doveva fronteggiare un mondo
di peccato, e anch'essa composta da peccatori. La perfezione spirituale
di Maria appare come un ideale che manifesta le meraviglie della grazia
divina. Essa è un modello per i cristiani che, pur riconoscendosi
incapaci d'arrivare ad un livello così elevato, sanno che devono tendere
verso la perfezione. È pure una gioia sapere che possediamo in cielo
una madre di una purezza totale, il cui cuore è stato sempre animato
dall'amore più sincero, più integrale. La sua pienezza di grazia è
un privilegio unico, eccezionale, ma siccome è quello di una madre,
esso arricchisce tutti i suoi figli, e rende Maria più vicina a ciascuno
di noi, poiché la grazia le ha aperto al massimo il cuore, unendola
nella maniera più completa a tutti gli uomini.
L'Antico
Testamento aveva posto l'accento sull'osservanza dei precetti della
legge: osservare i comandamenti era la santità richiesta al popolo
giudaico. Con l'inaugurazione della nuova alleanza, non è più una
legge che viene proposta, ma la perfezione di una persona viva. La
santità di Maria deriva da una accoglienza senza riserva della grazia;
essa costituisce un modello in cui l'azione dominante della grazia
divina è più particolarmente posta in evidenza. Essa tende pure ugualmente
a dimostrare come la santità possa realizzarsi anche nelle condizioni
più comuni della esistenza umana, senza azioni clamorose e sotto il
solo sguardo di Dio.
Così,
nella Chiesa, Maria si presenta come la personificazione di quella
perfezione verso cui tutti i cristiani sono chiamati a tendere. In
lei, quello che formava l'anima della legge, l'amor di Dio e l'amore
del prossimo, si è sviluppato in pienezza. Quando nel corso della
sua vita terrena, Gesù dichiarava che tutta la legge e i profeti sono
contenuti nel duplice comandamento dell'amore (Mt 22, 40), esprimeva
Ciò che aveva sempre avuto sotto gli occhi a Nazaret nel comportamento
di sua madre. Tutta la morale cristiana è rappresentata nel modo più
concreto nel volto di Maria.
Incontestabilmente,
nella dottrina morale di Cristo vi è una semplificazione che riporta
la legge ai suoi fini essenziali, sfrondandola di un gran numero di
prescrizioni di dettaglio. In pari tempo però vi è un ampliamento
senza limiti del comandamento fondamentale dell'amore. Questa semplificazione
e questo ampliamento dell'autentica santità, si erano realizzati in
Maria prima ancora di essere proclamati dall'autorità del Maestro.
Essi continuano ad esserci presenti nel volto di colei che, piena
di grazia, agli occhi dei cristiani rappresenta un ideale integralmente
vissuto.
2. Il
Cristo e Maria
Qui
potrebbe sorgere un'obiezione: questo posto attribuito a Maria non
può far concorrenza al ruolo unico che dobbiamo riconoscere a Cristo?
Molto spesso un rimprovero del genere é stato fatto al culto mariano1.
Non
è il Cristo che costituisce per tutti i cristiani il modello da contemplare
e da seguire? Non è dunque lui che dovrebbe essere messo esclusivamente
in luce? L'obiezione tenderebbe a relegare Maria nelliombra, per concrentrare
tutta l'attenzione e tutto l'attaccamento su colui che è il solo Salvatore.
Ma
lo stesso piano divino elaborato dal Padre per la salvezza dell'umanità,
contiene la risposta a una tale obiezione. Il Padre che ha presentato
suo Figlio all'umanità corne Redentore e modello supremo della perfezione
umana, ha voluto che venisse a noi come figlio di Maria, Vergine piena
di grazia. È lui che ha inaugurato l'opera della salvezza, donando
a Maria una pienezza di santità. E lui che, nel messaggio dell'Annunciazione
ci ha fatto comprendere l'ammirazione del cielo per la perfezione
di cui è stata colmata la Vergine di Nazaret.
Lungi
dal restringere gelosamente l'omaggio conferito a Maria per timore
di diminuire, in tal modo, la luce nella quale voleva porre suo Figlio,
egli ha desiderato piuttosto l'elogio più impressionante, in modo
da introdurre con ciò la presentazione dell'eccellenza del Salvatore.
Quando quest'elogio entrò nella preghiera più in uso nel popolo cristiano,
conservò la stessa finalità: la grandezza spirituale della madre serve
a mettere in luce la grandezza del Figlio.
Inoltre
la teologia hon ha mancato di mostrare come il privilegio dell'immacolata
concezione fosse dovuto a un'applicazione anticipata dei meriti del
Redentore. Col suo sacrificio Gesù ha ottenuto per sua Madre la preservazione
da ogni macchia. Non solo la santità eccezionale di Maria è un dono
assolutamente gratuito della grazia divina, ma è il risultato
della generosità eroica del Calvario. Essa dunque tende a far apparire
maggiormente gli effetti meravigliosi dell'opera di Cristo.
Invece
di parlare di concorrenza, bisognerebbe constatare l'armonia, la solidarietà
che si sono manifestate fra lo sviluppo della dottrina e del culto
mariano, e quello della cristologia. L'esempio che più colpisce nei
primi secoli è il titolo di 'Madre di Dio': esso è stato solennemente
impiegato nel Concilio di Efeso per affermare che il figlio nato dalla
Vergine Maria era Dio, e che non lo si poteva dividere in due persone.
Con il titolo attribuito alla madre, è stata definita l'unità del
Cristo. Quando nell'Ave Maria i cristiani invocano Maria come Madre
di Dio, la loro invocazione continua a risuonare come professione
di fede nella divinità di Gesù.
Questa
solidarietà di Maria con Cristo mostra fino a che punto una donna
sia stata associata al mistero dell'Incarnazione. Nella controversia
nestoriana, che precedette Efeso si trattava di sapere se Maria fosse
semplicemente madre di un uomo, o se era Madre di Dio, essendo quest'uomo
Dio. Quello che faceva dubitare Nestorio era il paradosso che sembrava
costituire la qualità di «Madre di 13io» Chi avrebbe mai pensato che
ciò fosse possibile? San Paoio aveva già espresso il suo stupore davanti
a quest'aspetto del mistero dell'Incarnazione.
«Quando
venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio,
nato da donna...» (Gal 4, 4.
Che
una donna sia madre del Figlio di Dio, e in effetti Madre di Dio,
testimonia chiaramente il contributo supremo della donna al mistero
della salvezza. Tutto quanto è stato detto nella nostra epoca sull'emancipazione
della donna e stato superato di molto da questa invenzione del Padre2.
Nessuno avrebbe immaginato una così alta dignità per la personalitá
femminile. E non si tratta di un semplice titolo, perché è con tutta
la realtà della maternità umana che Maria è Madre di Gesù. La donna
ha collaborato al concepimento del mistero dell'Incarnazione; è per
lei che il Figlio di Dio ha potuto diventare simile a noi.
A
questo titolo Maria è inseparabile da Cristo, ed è presente con lui
nella Chiesa. Per la pienezza di grazia che ha ricewto, ella costituisce
un modello agli occhi dei cristiani in qualità di donna, e svolge
così un ruolo complementare in rapporto a Cristo, modello essenziale
di ogni vita cristiana. Certamente non bisogna dimenticare che riceve
dal Salvatore la sua perfezione, ma essa assume in lei un volto femminile.
Maria è la donna perfetta, pienamente riuscita, di una bellezza senz'ombra
agli occhi di Dio, come cerca di evidenziare il termine kexaritwme/nh.
3. Volto ideale di donna
Quando
nella tradizione dottrinale della Chiesa Maria è stata definità la
Novella Eva, è la donna ideale che è stata riconosciuta in lei. Secondo
sant'Ireneo, ciò che era deformato da Eva nel dramma del peccato,
è stato restaurato dalla fede e dall'obbedienza di Maria3.
La donna raggiunge nella Vergine una perfezione che relega nell'ombra
l'imperfezione della prima donna. Siccome l'umanità era stata creata
da Dio uomo e donna, conveniva che nella nuova creazione fosse formato
un volto perfetto di nuova Eva, accanto al volto perfetto del nuovo
Adamo.
Quando
sant'Ireneo afferma che con la sua fede Maria è diventata causa di
salvezza per Eva e per tutto il genere umano, ne sottolinea la sua
qualità di vergine4. Egli
fa eco al Vangelo di Luca che
presenta Maria come una vergine e mostra il vigore della sua decisione
di verginità con le parole: «Come awerrà questo, poiché non conosco
uomo?» (Lc 1, 34). È come Vergine che Maria viene invocata nella Chiesa,
al punto che spesso è chiamata «la Vergine», come Gesù viene chiamato
«il Cristo».
Questa verginità è un tratto
caratteristico del suo volto di donna. È vero che essa si ritrova
nel celibato di Gesù e quindi non è un'esclusiva propria della donna.
Rimane però il fatto che il termine 'vergine' si applica di preferenza
alla donna e assume tutto il suo valore nella personalità femminile.
Per questo l'ideale della verginità nella Chiesa è rappresentato in
modo speciale da Maria.
Negli ultimi tempi non sono mancate
contestazioni circa tale verginità. Esse si sono scontrate con la
testimonianza formale del racconto dell'Annunciazione, del quale è
impossibile mutilarne l'integrità, né di metterne in dubbio l'essenziale
valore storico5. Le contestazioni
possono anzi fornire l'occasione di fare emergere in una luce più
viva il vero senso della verginità di Maria, che non è semplice atteggiamento
d'eccellenza morale, ma è legato soprattutto al mistero dell'Incarnazione,
e alla venuta del Salvatore nel mondo. La concezione verginale di
Gesù è destinata a mostrare che il solo padre del bambino è Dio il
Padre. Inoltre la verginità permette a Maria di aprirsi pienamente
alla venuta dello Spirito Santo e di concorrere con lui al mistero
della formazione del bambino.
Benché la verginità di Maria
abbia un carattere eccezionale, rimane presente nella Chiesa come
ideale che esercita un'attrattiva particolare su molti cristiani.
Essa indica la via della più alta cooperazione con l'azione dello
Spirito Santo, e quella dell'accoglienza più ardente offerta al Cristo.
In tutta la tradizione Maria è stata vista come il modello delle vergini
cristiane, la 'Virgo virginum', la 'Vergine delle vergini'. Da questo
punto di vista ella svolge un compito insostituibile, che non nuoce
affatto al posto centrale occupato da Cristo, e che tende, al contrario,
a promuovere il dono assoluto del cuore a Cristo stesso mediante la
verginità.
D'altra parte, in Maria troviamo
il modello di certe disposizioni d'animo che non sono identiche in
Gesù, essendo proprie alla condizione delle persone umane. Maria è
così il primo esempio della fede, e della fede propriamente cristiana
che è fede in Gesù.
Recentemente alcuni teologi si
sono sforzati di mostrare che Gesù, nella sua esistenza terrena, aveva
la fede6. In realtà Gesù
non ha mai dichiarato di credere e nessun testo evangelico gli attribuisce
la fede. Egli ha coscienza d'essere il Figlio di Dio e perciò si situa
al di sopra della fede. Richiede dagli altri la fede in lui, specialmente
per il compimento dei miracoli. Gesù chiama alla fede; non può essere
considerato come un credente, né come esempio di fede7.
Ora, questo ruolo di modello
della fede appartiene a Maria. La Vergine di Nazaret è stata la prima
a credere. Credendo al messaggio dell'angelo, ha dato lá sua fede
al bimbo misterioso che le era stato annunciato. In seguito la sua
fede si è sviluppata, riconoscendo in Gesù tutto ciò che comportava
la qualità di Figlio di Dio. Nella vita pubblica questa fede le ispira
la richiesta del primo miracolo. Maria appare come la prima credente.
La sua fede precede il miracolo, mentre la fede dei discepoli lo segue
(Gv 2,11). Colei che facendo scattare la prima rivelazione pubblica
di Gesù, ha provocato la fede dei discepoli, continua a trascinare
tutta la Chiesa sulla scia della sua fede.
Maria rimane ai nostri occhi
anche il modello supremo della più intima unione con Gesù. I testi
evangelici non ci hanno trasmesso alcuna informazione circa i trent'anni
di Nazaret. Sappiamo soltanto che l'armonia dei rapporti familiari
fu turbata da un solo episodio, destinato a preparare Maria al dramma
pasquale. Ma è facile immaginare come quei trent'anni abbiano permesso
una comunione fra madre e figlio, come mai altra ne era esistita sulla
terra. I 40 anni trascorsi dal popolo giudaico nel deserto, durante
l'Esodo, erano considerati nella tradizione giudaica come un periodo
privilegiato in cui il popolo viveva più vicino al suo Dio. Ma essi
erano stati contrassegnati anche da mormorazioni e da infedeltà. Nella
vita della casa di Nazaret l'armonia era perfetta. Lo sguardo di Maria
su Gesù costituisce un modello di contemplazione; il suo attaccamento
a lui nella fede, nella speranza e nell'amore, non ha cessato di svilupparsi,
rimanendo un esempio che la Chiesa è invitata a meditare.
Infine, Maria ci presenta il
modello della cooperazione all'opera della salvezza. Fin dal momento
dell'Annunciazione si mette a disposizione del piano divino, dando
il suo consenso alle proposte che le vengono rivolte.8
Questa-cooperazione si manifesta all'inizio della vita pubblica, allorché
a Cana chiede a Gesù un miracolo che deve rivelare la sua potenza
di Salvatore. Essa raggiunge il vertice nel dramma del Calvario, quando
la madre unisce la propria offerta al sacrificio della croce.
Ci voleva qualche persona umana
perché noi avessimo sotto gli occhi un esempio di fede in Cristo,
d'unione intima con lui, di cooperazione alla sua opera con l'associazione
al suo sacrificio. Certo si potrebbe pensare che un esempio così perfetto
di tali disposizioni non fosse necessario, che i cristiani avrebbero
potuto accontentarsi delle indicazioni dei Vangeli per conoscere la
via da seguire. Ma nel disegno divino, queste indicazioni dovevano
assumere un volto più concreto con la presenza di Maria. Questo disegno
superiore ha fornito un esempio perfetto che può essere contemplato
in maniera inesauribile nella Chiesa, ed essere imitato senza alcuna
riserva. Per condurci sulla strada della fede, dell'adesione totale
a Cristo e alla sua opera, non ci sono soltanto delle esortazioni
dottrinali; vi è la personalità semplice e seducente di Maria.
II. MARIA CON LA CHIESA
I.
Il Cristo e Maria con la Chiesa
Maria
non è soltanto nella Chiesa; ella è con la Chiesa. Per comprendere
bene la portata di questa affermazione, occorre ricordare che Gesù
dichiarò ai suoi apostoli che sarebbe rimasto con la sua Chiesa. Le
parole più confortanti e incoraggianti da lui pronunciate circa l'awenire,
sono quelle che terminano il vangelo di san Matteo. In una ultima
apparizione il Risorto dà ai suoi la missione d'evangelizzare tutte
le nazioni, con l'assicurazione definitiva che garantirà loro il raggiungimento
dello scopo: aEcco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine
del mondo» (Mt 28,20). Nel momento in cui sta per partire, afferma
che la sua presenza rimarrà, una presenza di ogni momento. Rimarrà
con i suoi in una solidarietà invisibile; condurrà con essi le loro
lotte e li accompagnerà ownque nelle loro attività apostoliche; condividerà
le loro prove e li sosterrà nelle loro difficoltà; subirà quelle persecuzioni
di cui saranno vittime, al punto che più tardi dirà a Saulo sulla
via di Damasco: «Io sono Gesù che tu perseguiti» (At 9,5).
Si sarebbe potuto pensare che
questa compagnia di Gesù cón la sua Chiesa avesse tanto valore da
rendere inutile ogni altra compagnia.
Nella formulazione della sua
promessa Gesù aveva d'altronde lasciato capire che era come Dio che
sarebbe rimasto ovunque e sempre con i suoi discepoli. «Io sono con
voi» riproduce il nome divino «Io sono» nome che Gesù si era attribuito
a più riprese nel corso della sua vita pubblica. È in qualità di Dio
che stabilisce l'alleanza indissolubile con la sua Chiesa.9
Nessun'altra compagnia di pari valore avrebbe potuto essere data alla
Chiesa.
A che titolo possiamo ammettere
che Maria è ugualmente con la Chiesa? Come Madre di Dio è inseparabile
da Gesù stesso: se il Salvatore accompagna i suoi discepoli in qualità
di Dio fatto uomo, Maria gli è unita. Come Madre degli uomini non
potrebbe astenersi dall'essere con la Chiesa in tutto il corso del
suo sviluppo.
Vediamo Maria con i discepoli
nell'assemblea che attende la Pentecoste (At 1,14). Ella partecipa
alla preghiera comunitaria che si eleva al cielo in vista della venuta
dello Spirito Santo. Anche lei riceve lo Spirito nella Pentecoste
e può proclamare una seconda volta le meraviglie di Dio. Questa effusione
dello Spirito Santo testimonia che, lungi dal concludersi, il ruolo
di Maria nell'opera della salvezza conosce una ripresa. Ormai essa
consiste nell'accompagnare la prima espansione della Chiesa.
Nulla ci è stato detto circa
l'influenza esercitata da Maria sugli apostoli, i discepoli, le donne
in questa prima espansione. Noi abbiamo soltanto la certezza che Maria
ha assolto perfettamente il suo ruolo, essendo unita con tutti coloro
che volevano diffondere la buona novella, sostenendoli col suo appoggio
e col suo incoraggiamento.
2. La compassione di Maria
Il
primo teologo bizantino che ha enunciato una dottrina esplicita della
corredenzione di Maria, Giovanni il Geometra, del X secolo, ha voluto
supplire al silenzio dei testi neotestamentari, per mostrare l'intensa
partecipazione di Maria al primo slancio apostolico della Chiesa.
Egli ha sottolineato l'aspetto di solidarietà e di compassione, nel
quale discerneva un prolungamento della compassione del Calvario:
«Ciò che
vi era di più notevale in lei, era che soffriva di nuovo, come
un tempo con suo Figlio, adesso con i suoi predicatori-e discepoli
e lo faceva anzitutto a causa di suo Figlio, per il quale essi
parlavano e soffrivano. Così si comportava già da madre universale,
il cui cuore si consumava d'affetto per tutti, non solo per
quelli che soffrivano ma più ancora per i loro sicari, la cui
situazione era molto più pericolosa, dato che per i discepoli
la sofferenza non era un pericolo, ma la salvezza»10
Il
teologo ci pone sotto gli occhi questa compassione nel modo più
vivo e più concreto:
«Così ella era
incatenata con gl'incatenati, flagellata con i flagellati; ella
combatteva con tutti quelli che erano nella lotta e con la sua
volontà superava in se stessa i combattimenti di tutti; in queste
lotte metteva parole d'incoraggiamento, e come esempio, proponeva
ai combattenti la Passione del Maestro per il quale dovevano
soffrire». Nel suo cuore Maria 'era imprigionata con Pietro',
'lapidata con Stefano', 'decapitata con Giacomo'.11
Con
queste espressioni incisive, Giovanni il Geometra ha voluto far cogliere
la realtà della compassione di Maria con la Chiesa primitiva sottoposta
a grandi prove. Egli ci permette di capire meglio la solidarietà di
Maria con la Chiesa attuale Oggi la Madre di Gesù gode della felicità
celeste nella gloria della sua Assunzione. Non deve più percorrere
il cammino della croce, come durante la sua vita terrena. Nondimeno
l'amore materno che l'animava sulla terra nei riguardi dei discepoli
di suo Figlio, non si è perduto nel suo stato celeste. Al contrario,
si dispiega in pienezza e comporta una partecipazione di cuore a tutte
le situazioni umane, specialmente le più dolorose.
I cristiani riconoscono in
Maria il volto più commovente della compassione: con la sua presenza
materna ella è il segno della compassione divina per l'umanità. Dio
si è rivelato come un Dio compassionevole, misericordioso; nell'Antico
Testamento il termine impiegato per esprimere la misericordia divma
era quello che designava le viscere materne (rachamim). La paternità
divina verso il popolo si manifesta con la compassione, e questa compassione
comporta una sfumatura di tenerezza materna12.
Ciò che in Dio non poteva essere che un immagine, in Maria è una realtà:
la compassione materna ch'ella offre a tutti gli uomini, li introduce
nel mistero della compassione divina.
Essere con la Chiesa, per Maria
significa partecipare di cuore all'esistenza di tutte le membra della
Chiesa e di tutti quelli che sono chiamati a entrare nella Chiesa,
a beneficiare della vita ecclesiale. Siccome questa chiamata è indirizzata
a tutti, la tenerezza materna di Maria è aperta a tutti. Non vi è
dolore umano che lasci indifferente colei che Cristo ha costituita
madre umversale. Le più piccole afflizioni, come le prove più
tragiche, hanno la loro ripercussione nel suo cuore materno. Nelle
loro pene, i cristiani sono felici di ricorrere a Maria, ben sapendo
di essere accolti, compresi, soccorsi.
3. Comunione con la vita della Chiesa
Essere
con la Chiesa non è soltanto essere con coloro ché vivono sulla terra,
partecipando alle loro difficoltà e compatendo le loro sofferenze;
è anche trovarsi a fianco di tutti per aiutarli ad impegnarsi nella
vita della Chiesa. Maria possiede tutta la delicatezza dei sentimenti
di una madre che accompagna i suoi figli sulla strada della esistenza
terrena, ma non perde mai di vista lo scopo ultimo di questa esistenza.
Non si limita a prodigare simpatia e conforto; ella incoraggia ognuno
a vivere più sinceramente, più profondamente, unà vita di Chiesa,
vita d'unione a Cristo e di carità fraterna, vita conforme ai precetti
del Vangelo.
Questo orientamento ecclesiale
della benevolenza di Maria verso i discepoli di Gesù, è stato particolarmente
sottolineato da Giovanni il Geometra. Questo monaco bizantino, colmo
di contemplazione dell'icona di Maria, ha saputo cogliere ciò che
animava il volto della Madre di Gesù: la partecipazione più completa
alle prove e alle persecuzioni di quelli che erano trascinati sulla
via della Passione del Salvatore, e il sostegno apportato alle lotte
di coloro che combattevano per lui.13
La sua compassione era tutta penetrata dal desiderio dello sviluppo
della Chiesa. Maria è così totalmente assorbita dall'opera
di Cristo sulla terra, che si fa ovunque per favorire quest'opera.
La tenerezza e la benevolenza che caratterizzano il suo cuore materno,
non le fanno mai perdere di vista l'obiettivo soprannaturale delle
prove, la fecondità spirituale delle sofferenze che, nel piano divino,
costituiscono la via per l'instaurazione del regno di Gesù.
Si può dunque affermare che
essendo con ciascuno di noi, Maria è realmente con la Chiesa intera.
La sua attenzio ne alla Chiesa, non toglie nulla all'affetto che testimonia
ad ognuno individualmente; con ognuno di noi ella cerca di riprodurre
quell'intima comunione che esisteva fra lei e suo Figlio sulla terra.
Ella si fa tutta a tutti in pienezza, senza riservare nulla del suo
cuore. Se la nostra comunione con lei non è più profonda, la deficienza
viene dal nostro comportamento: ella è pienamente con noi, ma noi
non siamo sufficientemente con lei. Da parte di Maria tutto tende
alla comunione piu intensa.
Da parte nostra non arriviamo
ad aprirci a questa comunione con la stessa pienezza. Ci riesce pure
difficile condividere l'attaccamento incondizionato a Gesù che dirige
tutto il comportamento di Maria; ora la madre è con noi solo per condurci
al Figlio e per impegnarci sempre più attivamente nella sua opera
di salvezza. Spesso ci riesce difficile entrare con Maria nel vasto
orizzonte della Chiesa, e uscire dalle nostre preoccupazioni troppo
esclusivamente individuali.
Essendo con la Chiesa Maria
cerca dunque di liberarci dai problemi personali per concentrare di
più i nostri sforzi sul grande problema della storia del mondo, cosa
questa che potrebbe definirsi il solo problema, quello della propagazione
della buona novella, dell'accoglienza riservata dagli uomini alla
venuta di Cristo, della conversione di ciascuno e della diffusione
della carità evangelica. Questa è la missione della Chiesa, missione
che sembra superare sempre più quanto è stato realizzato finora e
che richiede nuovi, incessanti, sforzi. La Chiesa deve percorrere
ancora una lunga strada prima che il suo sviluppo possa raggiungere
la piena misura di fede, di carità, di vera evangelizzazione, di una
umanità trasformata e rinnovata. Maria è in cammino con questa Chiesa
e c'invita a camminare con Lei.
III. MARIA PER LA CHIESA
Colei
che è nella Chiesa e con la Chiesa è anche per la Chiesa; non potrebbe
essere altrimenti. Bisogna chiarire tutto il significato dell'affermazione
che Maria è «per la Chiesa».
1. Sì a Cristo e sì alla Chiesa
Sappiamo
che molti contemporanei definiscono la loro posızıone religiosa
con un 'si' a Crísto e un 'no' alla Chiesa. Dicono di accettare il
Gesù del Vangelo, ma rifiutano la Chiesa che si presenta in suo nome.
Un buon numero di essi moltiplica le critiche nei riguardi di chi
esercita l'autorità nella Chiesa, o nei riguardi dei cristiani in
generale, affermando per esempio, ch'essi non sono migliori degli
altri. Molti fra loro non sanno cogliere le esigenze di una vita ecclesiale
e rimangono lontani dalle manifestazioni del culto. La Chiesa è, sia
oppressa dai rimproveri, sia abbandonata.
In Maria, il sì a Cristo si
è unito al sì alla Chiesa, fin dal consenso dato nell'Annunciazione,
in cui l'accettazione della maternità significava anche collaborare
all'instaurazione di un regno che non sarebbe stato mai distrutto.
La Pentecoste ha segnato il momento in cui tutto quello che Maria
aveva dato in precedenza a Gesù, era messo ormai a servizio della
Chiesa. Nell'amore e nella vita di Maria non vi poteva essere dissociazione
fra la persona di Gesù e la sua opera. Ora quest'opera è quella della
Chiesa.
Maria dunque è per la Chiesa,
con tutto il suo cuore e tutte le sue forze. Ella non è soltanto unita
a una Chiesa ideale, ma alla Chiesa tale quale vive concretamente
sulla terra, poiché è questa Chiesa che è opera di Cristo e che diffonde
la buona novella del Vangelo. Il suo attaccamento è lucido e non ignora
le mancanze, le lacune nella vita dei membri della Chiesa; li vede
anzi con più chiarezza e in maniera
più giusta di coloro che esprimono giudizi severi. Ella sa che la
Chiesa è una comunità di peccatori, ma sa anche che è la via scelta
da Cristo per comunicare la sua santità al mondo.
2. Madre della Chiesa
Maria
è tanto più per la Chiesa in quanto agisce da madre della Chiesa.
Ricordiamo i contrasti verificatisi all'epoca del Concilio sulla legittimità
di questo titolo.14 Vi
fu tanta opposizione a questo titolo che nel capitolo VIII della Lumen
gentium, Maria non viene chiamata espressamente Madre della Chiesa.
È vero che in maniera equivalente il Concilio dichiara che
«La Chiesa cattolica
edotta dallo Spirito Santo con affetto di pietà filiale la venera
madre amantissima» (n. 53).
Ma
questa dichiarazione presa da una Bolla di Benedetto XIV, anteriore
di più di due secoli, è stata più volte rimaneggiata prima della sua
integrazione definitiva nel testo, ed è stato necessario l'intervento
di Papa Paolo VI, in seguito alla promulgazione della Lumen gentium,
perché Maria venisse formalmente proclamata Madre della Chiesa.
Non ci si deve troppo meravigliare
di questa opposizione, se si pensa alla controversia suscitata nel
V secolo dall'uso del titolo di «Madre di Dio» e soprattutto agli
interminabili dibattiti teologici durati molti secoli, a proposito
del privilegio dell'Immacolata Concezione. La Chiesa deve conquistare
con tali dibattiti che favoriscono l'approfondimento dottrinale, ciò
ch'ella dice di Maria.
Nel caso del titolo di Madre
della Chiesa, è stato soprattutto il timore di una esaltazione eccessiva
di Maria che ha provocato tante reticenze: si temeva che con questo
titolo si potesse insinuare una superiorità assoluta di Maria sulla
Chiesa, o una causalità determinante nella nascita della Chiesa. Ma
il titolo di «Theotokos», «Madre di Dio» conteneva già la risposta
all'obiezione. Colei che è Madre del Figlio di Dio non rivendica per
questo una superiorità assoluta su Dio, e non è la causa principale
del mistero dell'Incarnazione. Perciò, Madre della Chiesa non significa
che Maria sia superiore alla Chiesa in tutti i campi, né che sia la
sorgente primaria e principale della nascita della Chiesa. Il titolo
deve essere inteso nel senso della collaborazione che Maria ha apportato
alla formazione primitiva e allo sviluppo della Chiesa.
Il titolo implica che Maria,
per la sua qualità di Madre di Cristo e la sua attività di corredentrice,
ha esercitato un'influenza materna sulla generazione della Chiesa.
Inoltre, ella continua a esercitare un compito materno nello sviluppo
della Chiesa e nella diffusione della vita della grazia. Il titolo
attira l'attenzione sul fatto che Maria non è soltanto madre di ogni
cristiano o di ogni uomo, ma che è madre della comunità.
Se è Madre della Chiesa, si
comprende meglio fino a che punto ella è per la Chiesa. Condannare
la Chiesa con dei giudizi perentori, respingerla o trascurarla, non
è fare torto a colei che l'ha generata e che veglia maternamente su
di essa? Maria non si scoraggia mai per le difficoltà che incontra
la Chiesa nei suoi sforzi verso la santità. Ella persiste a vedere
nella Chiesa la grande forza spirituale che agisce nel mondo per renderlo
migliore, e la comunità che ha ricevuto da Cristo la garanzia della
sua esistenza e del suo sviluppo.
Se si volesse descrivere la
sua reazione di fronte alle deficienze che constata nella Chiesa attuale,
potremmo ricordare il suo intervento alle nozze di Cana. Ella stessa
aveva avvertito Gesù: «Non hanno più vino» (Gv 2, 3). Vi è in ciò
il segno della sua attenzione per il buono svolgimento della festa
nuziale. Mentre i più diretti interessati, ossia gli sposi non
si erano resi conto della situazione, Maria aveva constatato che mancava
il vino, e rimetteva tutto nelle mani del Figlio.
La Chiesa non ha mai abbastanza
vino per assicurare, come occorrerebbe, il banchetto messianico; essa
non possiede abbastanza fede né carità e perciò non è in grado di
dare al mondo tutto quello che ci si dovrebbe attendere da lei. Con
la sua compassione materna, Maria presenta continuamente a Gesù queste
situazioni deficitarie. Ella è costantemente in stato d'intercessione
presso suo Figlio e sa di poter contare sull'abbondanza di vino, di
vita di fede e d'amore, che è concesso in risposta alle sue richieste.
3. Marta e l'apostolato
Essendo
per la Chiesa, Maria nan cerca soltanto di rimediare ai suoi difetti.
Manifesta la sua sollecitudine materna stimolando e sostenendo lo
svolgimento dell'attività apostolica che mira ad allargare la Chiesa,
ad estendere la sua influenza nell'universo. È bene riconoscere, in
effetti, tutta l'estensione della maternità di Maria nell'economia
della grazia che, secondo i termini del Concilio,
«perdura senza
soste fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti» (LG
62).
Questo
comporta un ruolo d'intercessione per ottenere a ciascuno i doni della
salvezza. Implica ugualmente un'influsso su tutti coloro che lavorano
per lo sviluppo della Chiesa.
Maria non si accontenta di
rispondere alle richieste di quelli che ricorrono alla sua mediazione
per dei bisogni personali; rimanendo pienamente impegnata nell'opera
della salvezza, stimola lo zelo di coloro che vi si dedicano Non bisogna
dimenticare che alle nozze di Cana, ella non ha soltanto perorato
presso Gesù la causa della povera gente che mancava di vino, ma ha
voluto provocare la prima rivela zione pubblica dei poteri del Salvatore
attraverso il miracolo da lei chiesto. Attualmente ella stimola tutte
le iniziative che si sforzano di far conoscere e amare Cristo.
Maria
dunque svolge un compito nell'apostolato. Se i cristiani sono stati
affidati al suo amore materno, è un apostolo che è stato preso da
Gesù come rappresentante di questo nuovo vincolo con Maria, poichè
le parole: aDonna, ecco tuo figlio» si riferivano a Giovanni, il discepolo
prediletto. Maria è stata associata, in qualità di madre alla missione
apostolica di Giovanni. Con questa designazione simbolica il Salvatore
faceva comprendere che tutti coloro che avrebbero avuto il compito
di diffondere la buona novella, sarebbero stati accompagnati dalla
sollecitudine materna di Maria. Sull'esempio del discepolo prediletto,
tutti sono invitati a «prendere Maria con sé», ossia a stringere con
lei i contatti pıu mtimı per il compimento della loro missione.
Il ruolo materno di Maria non è dedicato esclusivamente allo sviluppo
dell'attività apostolica; esso concerne tutti gli aspetti dell'esistenza
cristiana, ma si esercita in modo particolare nella promozione di
tutte le forme di apostolato.
D'altronde l'esperienza testimonia
la fecondità concessa all'attività apostolica che si svolge espressamente
col concorso di Maria. Così si può constatare fino a che punto Maria
lavori per la Chiesa. Questa fecondità si spiega col fatto che sollecitando
in modo speciale l'azione di Maria, l'apostolato si situa nel prolungamento
dell'awenimento che ha inaugurato l'opera della salvezia: la venuta
del Salvatore in questo mondo che è stata acquisita grazie al concorso
di Maria con lo Spirito Santo. La fecondità meravigliosa che ha seguito
l'impegno della Vergine di Nazaret nell'Annunciazione tende a ripetersi
nel corso della storia della Chiesa. Lo Spirito Santo si compiace
a compiere meraviglie dove Maria è invocata, chiamata in aiuto nell'opera
apostolica. Molte testimonianze recenti, come quello del P.Massimiliano
Kolbe, potrebbero illustrare e confermare questa verità.
4. Madre della carità e dell'unità.
In
qualità di Madre della Chiesa, Maria non favorisce solo tutte le iniziative
esteriori dell'apostolato. Ella consacra la sua sollecitudine alla
più vasta diffusione dei valori della vita interiore che costituiscono
la ricchezza della Chiesa. Fra questi valori, la carità riveste un'importanza
essenziale; infatti essa riassume e contiene tutti gli altri valori,
poiché la Chiesa vive dell'amore di Dio e dell'amore del prossimO.
Maria, che nella sua vita terrena ha dato un umile esempiO di perfetta
carità, impiega tutte le sue risorse materne per fortificare il regno
dell'amore; è la prima a diffondere uno spirito di dolcezza che rinuncia
a ogni violenza, e una dispo sizione di simpatia universale che supera
tutte le esclusioni o discriminazioni. Maria si prodiga senza riserve
affinché l'amore apportato dal Salvatore nell'umanità, possa tradursi
concretamente nelle relazioni sociali con una maggiore giustizia,
con un sincero aiuto reciproco, con mutua benevo lenza, compassione,
indulgenza.
Madre della Chiesa, ella è
più precisamente madre dell'unità di tutti quelli che aderiscono a
suo Figlio. La preghiera rivolta da Gesù al Padre affinché «tutti
siano uno~, è scolpita in permanenza, si può dire, nel suo cuore maternO.
Una madre desidera l'unione dei suoi figli; questo desiderio naturale
è rafforzato dall'orientamento così profondamente unificante della
grazia redentrice. Sul Calvario Maria ha sofferto per la riconciliazione
dell'umanità con Dio e per la riconciliazione degli uomini fra loro.
Nel suo ruolo celeste, ella s'impegna a far penetrare questa riconciliazione
in tutti i cuori umani.
Madre dell'unità15,
Maria sostiene tutto ciò che contribuisce all'unità nella Chiesa cattolica;
lavora per l'armonia fra pastori e fedeli, e nei conflitti cerca di
far prevalere la volontà della buona intesa. Ella favorisce anche
tutti gli awicinamenti ecumenici, contribuendo a far crescere nei
cristiani delle diverse Chiese, un desiderio superiore di unità. Anche
fra i non cristiani ella incoraggia quanto può unire maggiormente
gli uomini fra loro, con una grazia che opera segretamente in tutti,
e che in realtà è grazia del Cristo Salvatore e riconciliatore.
Così tutte le ricchezze che
sono state accumulate dallo Spirito Santo in Maria, sono destinate
ad arricchire la Chiesa e l'arricchiscono realmente. Tutto in lei
è per la Chiesa.
Una Chiesa senza Maria non
sarebbe la Chiesa che conosciamo, che amiamo: mancherebbe un tratto
essenziale al suo volto di madre. Non vi è vera Chiesa senza Maria.
La Madre di Gesù, divenuta nostra madre, sarà sempre nella Chiesa,
con la Chiesa, per la Chiesa.
NOTE
1 Fra i motivi che giustificano
il «no assoluto» della Riforma alla mariologia, R.
MEHL cita «la negazione della mediazione unica del Cristo.
(Du catholicisme romain. Approche et interprétation, Neuchatel
- Parigi 1957, 91).
2
Maria mostra la vera emancipazione della donna, compiuta da Dio: cf
J. GALOT, Maria, la donna nell'opera di salvezza,
Roma (Università Gregoriana) 1984.
3
Haer. 5, 19.1; SC 153, 249-251; 3, 22,4; SC
211, 441.
4
«Ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la Vergine Maria
sciolse con la fede» (Haer. 3, 22, 4).
L'affermazione è stata citata in Lumen Gentium, 56.
5 Cf J.
DE FREITAS FERRE!RA, ConceiÇão
virginal de Jesus, Roma (Università Gregoriana) 1980.
6 Molti protestanti hanno attribuito
a Gesù la fede. Alcuni teologi cattolici hanno anche adottato questa
interpretazione, come H. URS VON BALTHASAR,
La fei du Christ, Parigi 1968 e J.
GUILLET, La foi de Jésus Christ, Parigi 1980.
7 Cf J. GALOT,
Gesù ha avuto la fede?, in Civiltà Cattolica 133
(1982) 460-472.
8
La Lumen Gentium ha particolarmente sottolineato questa cooperazione
al piano salvifico: n. 56.
9
Cf J. GALOT, Chi sei tu, o Cristo.?,
Firenze (LEF) 1984 (3A
ed.), 160.
10
Cf J. GALOT, La plus ancienne affirmation
de la Corédemption mariale, in Recherches de Science Religieuse
45 (1957) 205. La Vita di Maria, di Giovanni
il Geometra, è citata secondo un manoscritto della biblioteca dei
Bollandisti (Bruxelles), copia d'un manoscritto di Genova: f.151v
-152r.
11
Ibid, 206; Vita di Maria, f.152r
12
Cf J. GALOT, Il volto del Padre e la vita
cristiana, in Civiltà Cattolica 135 (1984)
III, 116.
13
Giovanni il Geometra offre l'esempio di una contemplazione che ha
colto il dinamismo ecclesiale di Maria. Su questo autore, cf A.
WENGER, L'Assomption de la T. S. Vierge dans la tradition
byzantine du VI siècle, Parigi 1955.
14
Cf R. LAURENTIN, La Vierge Marie au Concile,
in Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques 48
(1964) 32-46; J. GALOT, Mère de l'Eglise
in Nouvelle Revue Théologique 86 (1984) 1163.
1185.
15
AGOSTINO, Sermo 192, 2;
PL 38, 1013: «Mater est unitatis». L'affermazione vale
per la Chiesa e per Maria.
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