Il tema di Maria come «Figlia
di Sion» non è di facile lettura, soprattutto in riferimento
all'Antico Testamento. Vi sono molti problemi per l'identificazione
di Maria, quale ci appare nel N.T., con la «Figlia di Sion»
di alcuni testi profetici (cfin particolare Sof 3,14-17; Zac 9,9-10'.
Vorrei enunciare i due forse più evidenti:1.
Che significa «figlia di Sion»?;
2. Si può attribuire a testi neotestamentari come ad es. l'annunciazione
(Luc 1,26-38) l'applicazione diretta dell'immagine della «figlia
di Sion» a Maria?
Sono due problemi abbastanza
complessi, su cui vorrei spendere poche parole a titolo puramente
indicativo e non risolutivo, dato anche il carattere non direttamente
esegetico di questa relazione. Nell'A. T. la terminologia «figlia
di» una città non è detto solo di Sion-Gerusalemme,
ma anche di Babele (Ger 50,42; 51,33; etc), di Dibon (Ger 48,18),
di Sidone (Is 23,12). Altre volte in modo simile si parla di «figlia
di» un popolo (Egitto, Giuda, Edom...). «Figlia»
sembra debba essere inteso non nel nostro senso comune (figlia di
x), ma piuttosto come indentificazione della città rispetto al territorio
e come qualifica della città nel senso di «giovane»,
«bella» Quindi «figlia di Sion»
indica innanzitutto Sion Gerusalemme2
in quanto città.
Da questo punto di vista credo
possibile un riferimento a Maria in relazione alla «figlia
di Sion» se noi percorriamo la linea simbolica di Sion-Gerusalemme
come città. Questa interpretazione della figura di Maria in relazione
ai dati veterotestamentari non è né esclusiva né unica. Ad esempio
in Lc 1,26-38 c'è certamente 1'eco di Is 7 e quindi del simbolismo
della donna che dà alla luce il re messia. Il legame tra Maria e
la «Figlia di Sion» avviene attraverso il simbolo
comune del femminile. Sion come città e come madre ci aiuta a capire
la funzione di Maria o ancor meglio l'interpretazione di alcuni
dati neotestamentari su Maria.
1. Sion come città.
La città per Israele è il luogo
per eccellenza della vita, in opposizione al desereo, luogo inabitabile3.
Nella città infatti si manifestano le tre dimensioni fondamentali
della vita dell'uomo, politica, economica e religiosa. La dimensione
politica è quella di un governo giusto, che amministra il diritto.
Nella città il re è garante della giustizia di tutti. La dimensione
economica, legata alla città come centro economico, è la dimensione
della città come luogo in cui per tutti è possibile vivere. Infine
la dimensione religiosa: la città Sion è il luogo del tempio, luogo
della dimora di Dio, dove l'uomo lo può con certezza incontrare.
La città esprime l'unità del popolo, la comunità. In questo senso
vorrei leggere alcuni testi.
* Is 51,9-52,12
È un poema a Sion del secondo
Isaia. Siamo nell'Esilio e il profeta parla di Gerusalemme con la
nostalgia di un lontano, ma anche con la coscienza del significato
che questa città ha per il popolo esiliato. Una serie di imperativi
scandiscono le tre parti del poema: 51,1-16; 51,17-23; 52,1-12.
L'unità del porma si concentra intorno alla città. Un duplice movimento
la caratterizza. Il primo movimento è centripeto(51,11): gli esiliati
ritornano verso di essa, tanto che essa può essere chiamata «mio
popolo» (51,16). L'aggiunta posteriore interpreta in
modo corretto l'immagine di Gerusalemme che il profeta vuole presentare:
la città manifesta l'unità del popolo liberato dal suo Dio. Questa
unità ha dei confini, espressi dalla opposizione tra santo e impuro
(52,1). La separazione non è qualcosa di negativo o di semplicemente
esclusivo, ma rende possibile e visibile l'unità del popolo nella
città.
Il secondo movimento è quello
ascensionale della città stessa, che è invitata a svegliarsi (51,17;
52,1) e ad alzarsi (51,17; 52,2), perché il tempo dell'ira è finito
ed essa è liberata dalla schiavitù. Il segno visibile di questa
liberazione sta proprio nel suo ridiventare una città abitata da
un popolo. Sion-Gerusalemme si manifesta come immagine vera della
comunità liberata e raccolta. In essa è presente il Signore, come
garante del bene e della salvezza (52,7ss).
* Sof 3,9-20
Il poema si svolge in tre parti:
9-13 (popolo-popoli); 14-17 (città-lsraele); 14-20 (popolo-popoli).
Il punto di riferimento è sempre la città, ma solo in 14-17 viene
chiamata per nome. In questo caso il nome «figlia di Sion»
non sembra caratterizzante. Infatti è in parallelo con «figlia
di Gerusalemme» (v. 14). Al v. 16 inoltre troviamo
il semplice parallelo Gerusalemme-Sion. È utile sottolineare che
Maria non può essere identificata con la «figlia di Sion»,
come se questo appellativo fosse particolarmente qualificante in
questo testo di Sofonia, ma se mai con la città stessa in quanto
espres sione femminile del vero Israele. Il pooma di Sofonia infatti
cerca di descrivere la realtà di questo popolo. La domanda cui risponde
il profeta potrebbe essere: chi è il popolo che abita nella città;
chi ne fa parte?
All'inizio e alla fine si descrive
questo popolo. Innanzitutto esso c un resto, una minoranza. L'idea
del resto ci fa pensare alla Chiesa-comunità come a una minoranza.
La minoranza è formata inoltre da poveri e deboli: «Farò restare
in mezzo a te un popolo povero e debole» (v.12). Contro
un popolo orgoglioso e forte (v.11b) e contro un popolo menzognero
e iniquo, operatore di male e di ingiustizia (v.13), il nuovo popolo
è caratterizzato dalla povertà e dalla giusti zla. Nell'annuncio
di Sofonia si può leggere la polemica profetica contro l'orgoglio,
il privilegio di Istaele, il ritenersi salvi (Cf Amos). Israele
è stato scelto, dice il Deuteronomio (Deut 7,7-8), non perché
fotte o numetoso, ma unicamente per l'amore di Dio. Anche nei versetti
finali (14-20) il popolo che il Signore raduna è espresso da due
categotie, zoppicanti e dispersi, che ancora una volta manifestano
la debolezza e il bisogno.
Al centro delle parole di Sofonia
si parla della città luogo della presenza di Dio, te e salvatore.
Sembra dire ii profeta che solo in una città abitata da un tale
popolo può abitare il Signore. Sion è di nuovo identificata con
il popolo: è il popolo escatologico, espressione del vero Israele.
Forse l'annunciazione e il Magnificat sono i testi neotestamentari
che maggiormente si pongono sulla linea del compimento dell'annuncio
di Sofonia: in Maria, segno del vero Israele escatologico come popoli
di poveri, viene ad abitare il Signore. Come nella città, così
in Maria si riunifica l'attesa di Israele come popolo nella sua
unità.
2. Sion come madre
* Sal 87
Nella prima parte del Salmo
(vv. 1-3) si descrive Sion attraverso due patti della sua struttura:
fondamenta e porte Si affermà cioè la stabilità della città (fondamenta)
e la sua capacità di accogliere e di comunicare con l'esterno (porte).
Essa è città di Dio, conclude il salmista a metà del suo canto «Di
te si dicono cose importanti» (v. 3). Le cose importanti tiguardano
il tapporto degli uomini con questa città. Secondo il salmo tutti
gli uomini sono generati là. C'è una dipendenza da Sion tispetto
alla vita. La vera tegistrazione anagrafica («libro dei popoli»:
v. 6) non è il luogo di origine anagrafica, ma Sion. Ciò evidenzia
un aspetto impottante della città-Sion come madre: essa, espressione
di Israele come popolo, è, in quanto città di Dio, origine della
vita per tutti. Nei nomi dei popoli citati ci sono i nemici storici
di Israele Egitto e Babilonia. Siamo di fronte quasi a una riscrittura
della tavola dei popoli, che in Sion ritrovano unità nell'origine
e nella dipendenza rispetto alla vita.
Il salmo ci mette in guardia
dal sottolineare troppo il valore della generazione naturale in
relazione alla nostra fede. C'è una dipendenza dalla Chiesa che
non si fonda sul sangue o sulla carne, quindi sulla natura. La Chiesa
è madre di figli non naturali. Nessuna comunità naturale, per quanto
perfetta essa sia, può essere identificata con la famiglia di Dio,
la Chiesa. D'altra parte la vera origine, la dipendenza vera dalla
vita, è possibile trovarla solo in questo rapporto non natutale
(cf Gv 1,13).
Rispetto a Maria mi vengono
in mente due cose. Nella nascita verginale si tende a sottolineare
proprio l'idea di una generazione del Signore direttamente dipendente
da un'intervento di Dio. Maria stessa come simbolo della Chiesa
è madre di figli non «naturali».
3. Sion come città-madre
sofferente
La «figlia di Sion»
non è solo la Gerusalemme escatologica, che accoglie il Signore
che ritorna a stabilire il suo regno. Essa è anche la città distrutta,
priva di popolo, che si è tibellata al suo Dio. È quanto possiamo
leggere nei primi due capitoli delle Lamentazioni. È il pianto di
una città madre di un popolo che non c'è più, non più difesa e protezione,
perché le sue mura sono abbattute (2,8), incapace di essere madre
(non sa dar da mangiare ai suoi: 1,1.11). Essa ha peccato, si è
tibellata al suo Dio (1,8.14.20).
Sion non è più punto di riferimento
per un popolo che cerca in essa la vita e il Signore ( 1,14. 11.20b).
Dal punto di vista simbolico, se c'è una identificazione tra SionGerusalemme
e Israele, c'è anche una differenziazione: Sion simbolo di unità,
madre e città - Israele come popolo, figli. In questo senso si parla
di una città priva di popolo, di figli. È la dissoluzione dell'immagine
della città madre.
Il poeta non rifugge dal vedere
la nudità di Sion, il suo peccato, la sua disumanità (1,8; 2,19-20).
Il problema di questa città è aver mseguito i suoi amanti, i suoi
idoli e le sue illusioni (1,2.19). I suoi profeti non hanno svelato
la verità della sua situazione, cioè il suo peccato (2,14). Il dolore
e il pianto di Sion ( I ,16; 2,18-19) esprimono il riconoscimento
di questa situazione di peccato e di disumanità, e insieme sono
invocazione al Signore perché intervenga.
Questo testo ci fa riflettere
sulla realtà della Chiesa e di ogni comunità come una realtà di
peccato. La Chiesa è chiamata a riconoscere la disumanità e l'ingiustizia
provocata dal peccato e dalla cattiveria degli uomini. Una comunità
tranquilla, che cerca di star bene per conto suo, che non si interroga
sul male, che non si adopera per riconoscere i segni del male vicini
e lontani, non potrà partecipare alla gioia della Sion escatologica,
che accoglie il Signore come unica salvezza. È l'immagine anche
della donna-Chiesa dell'Apocalisse (cf in particolare Ap.12).
CONCLUSIONI E INTERROGATIVI
* Nel simbolismo femminile
della «figlia di Sion» come città-popolo-madre
ci sono dei tratti che ci conducono alla comprensione della figura
di Maria, come rappresentante del vero Israele e come madre dei
credenti, quindi come Chiesa-comunità. Abbiamo già sottolineato
che questi tratti non sono gli unici nel Vecchio Testamento che
ci portano alla comprensione della funzione di Maria.
* Nel simbolismo della città-popolo-madre
emergono alcuni aspetti, che dovrebbero essere caratteristici della
Chiesa e di ogni comunità:
- Nella città è visibile l'unità del popolo, che è segno, attrazione,
aspirazione. L'unità è umana e religiosa insieme. Abbiamo parlato
della città nelle sue tre dimensionn politica, economica, religiosa.
Non si concepisce un'unità religioso-culturale, che non interroghi
l'uomo e non lo coinvolga nella vita. Maria rappresenta in qualche
modo e interpreta l'attesa e l'aspirazione di Israele ed è madre
di colui che realizza questa attesa.
- Chi è il popolo che abita nella città? La «figlia di
Sion» è il luogo dove si raccolgono i poveri e
i deboli. Ancora una volta Maria nel Magnificat è espressione
di questo popolo. Gli interrogativi suscitati da questa immagine
sono numerosi. La Chiesa, le nostre comunità sono luoghi di
accoglienza per i poveri e i deboli? Che significa essere un
popolo di poveri e di deboli?
Sion è città-madre di tutti gli uomini. Si tratta di una generazione
e di una famiglia non naturali. È questo il senso di Maria come
madre del Signore e della Chiesa come madre dei credenti.
In Sion si manifesta anche il peccato, il male, la disumanità.
Quante volte le nostre comunità sono complici del male e dell'ingiustizia
del mondo. Il dolore e il pianto delle Lamentazioni sono la
coscienza di questa situazione e una domanda di aiuto. È anche
la sofferenza della Chiesa che riconosce il male del mondo,
che non evita di interrogarsi di fronte ad esso, di prendere
posizione con la parola e i fatti. Se la Chiesa non si accorge
del male che è al suo interno e che è nel mondo, non può nascere
come nuova Sion. La comunità nuova nasce sotto la croce di fronte
al peccato del mondo, che crocifigge il Signore, e dei discepoli,
che lo hanno abbandonato. Maria è segno di questa nuova comunità.
NOTE
1
Anche se non è intento di questa relazione trattare in modo dettagliato
i problemi che il tema «Maria come Figlia di Sion»
ha suscitato, vorrei indicare almeno alcuni studi che ne possono
aiutare la comprensione. Innanzitutto due classici: S.
LYONNET, «XAIRE
KEXAPITOMENH», Bit (1939)
131-141; in italiano: «Il
racconto dell'annunciazione» , La Scuola Cattolica
82 ( 1954) 411-446; R. LAURENTIN,
Structure et théologie de Luc I-II, Paris 1957.
Più recenti: E. G. MORI, Figlia di Sion
e serva di Yahweh nella Bibbia e nel Vaticano II, Bologna 1969;
«Esulta Figlia di Sion!».
Principali riletture di Zc 2,14-15 e 9,9a-c
nel Giudaismo antico e nel Cristianesimo del I-II secolo»,
Marianum 45 (1983) 9-54; N.
LEMMO, «Maria, "Figlia di Sion",
a partire da Lc 1,26-38. Bilancio esegetico
dal 1939 al 1982», Marianum 45
(1983) 175-258. Soprattutto i due ultimi articoli sono molto
utili per capire le differenti prese di posizione su questo problema.
2
E difficile ipotizzare con Cazelles che Sion si riferisca alla parte
nord di Gerusalemn1e o solo al resto, e non invece alla città in
quanto tale. Cf H. CAZELLES, «Fille
de Sion et théologie mariale dans la Bible», Etudes
mariales 21 (1964) 51-71.
3
Cf A SPREAFICO «Gerusalemme città di
pace e di giustizia», Gerusalemme. Atti della
XXVI settimana biblica, Brescia 1982,
83-85.
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