di Salvatore M. Meo

      Il tema che mi è stato affidato porta il titolo di «Maria nella comunità ecclesiale, "Mater Ecclesiae"». Il titolo «Mater Ecclesiae» fu enunciato da Paolo VI allorché promulgava nel concilio la costituzione dogmatica LG, proclamò Maria con questo titolo. Titolo che poi egli ha ripetuto nella sua esortazione apostolica Signum Magnum e nella Marialis Cultus. Era caro questo titolo a Paolo VI, quasi come un superamento d'un atteggiamento negativo avutosi durante il concilio Vaticano II. I Padri conciliari non utilizzarono questo titolo che pure era presente nelle prime stesure del cap. VIII della IC, consacrato a Maria.
       Ma i Padri del concilio non assunsero questo titolo mariano per il duplice criterio ecumenico e pastorale: criterio che il concilio seguiva.
       Sotto il profilo ecumenico, il titolo poteva risuonare equivoco, difatti se si dice semplicemente Maria Madre della Chiesa, i fratelli separati potrebbero intendere che i cattolici intendono che la Chiesa sia nata da Maria, ciò che non è vero. Per evitare una eventuale interpretazione equivoca, i Padri preferirono omettere il titolo.
       Anche sotto il profilo pastorale, il popolo di Dio, non esperto nelle quisquiglie teologiche, poteva interpretare il titolo allo stesso modo. Per questo il concilio, pur parlando di Maria Madre degli uomini, Madre dei fedeli, Madre della grazia, non volle utilizzare il titolo Madre della Chiesa. Ma in realtà il concilio sottolineò, come vedremo, il concetto che Maria svolge una funzione materna nella Chiesa e per la Chiesa. In più, nella Chiesa c'è l'esperimentazione, secondo il concilio, di un influsso salvifico di Maria e per questo il concilio raccomanda al popolo di Dio di rivolgersi e di invocare Maria. Come vedete la motivazione del concilio è in qualche modo giustificata. Paolo VI che proclama questo titolo l'ha dovuto spiegare. Il contenuto della spiegazione del Pontefice si ritrova del tutto già nella dottrina del concilio. È una questione piuttosto di forma che di sostanza. Sia il concilio, che Paolo VI, convergono nell'asserire che Maria ha una costante funzione materna nella Chiesa e che la Chiesa la esperimenta per cui sia il concilio che il Papa la raccomandano a tutti i fedeli.
       Personalmente ho sempre preferito, e ancora oggi lo preferisco, per i suddetti motivi conciliari, dire che Maria Madre nella Chiesa, Madre per la Chiesa, tenendo conto della giusta remora del concilio di evitare interpretazioni equivoche.
       Usando il termine Chiesa intendo parlare di comunità ecclesiale, perché la Chiesa si realizza nella comunità ed è espressa dalle comunità. Lascio quindi da parte un concetto generale, astratto della Chiesa, e utilizzo un concetto concreto; reale, storico che esprime tutta la vita della Chiesa.       Ciò premesso passo a trattare della funzione che Maria ha nella Chiesa e per la Chiesa.       Molteplici sono i passi salienti del cap. VIII che mettono in luce e approfondiscono questa tematica della maternità ecclesiale di Maria.
       Ma ce n'è uno di rara suggestione che colpisce in modo particolare ed è quel passo nel n. 55, laddove il concilio dice che con Maria, eccelsa Figlia di Sion si sono compiuti i tempi dell'attesa e si aprono i tempi della salvezza.
       Questo significa porre Maria alla confluenza dei due testamenti, dei due patti di alleanza, in senso attivo di partecipazione e di contributo. È con Maria che si chiude tutta la spiritualità, la profezia, il cammino, la speranza dell'anti ca alleanza, cioè della chiesa di Israele. Maria ne è la parte terminale, il punto perfettivo di tutta la storia, di tutto il cammino di questa chiesa in preparazione.
       Il concilio non ha interpretato impropriamente questa indicazione sotto il profilo biblico. Infatti le genealogie evangeliche si concludono con Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato il Cristo. Tutto il cammino vecchiotestamentario va verso di lei, tutta la vitalità, I'impegno, le indicazioni, le attese si compiono con Lei.
       Contemporaneamente è la chiave di volta del nuovo testamento, del nuovo e definitivo patto di alleanza, della nuova Chiesa di Cristo. È colei che apre il discorso neoecclesiale.
       Questa immagine è veramente significativa poiché in un documento del magistero ecclesiastico è la prima volta che Maria non è considerata soltanto come individuo a sé stante come una persona che deve rendere conto singolarmente delle sue azioni, ma è anche considerata come espressione iniziale di una chiesa. Tutto ciò che Maria è, tutto ciò che Maria compie, lo fa come persona e lo fa come inizio della Chiesa.
       Prima della Pentecoste, allorché la Chiesa istituzionale parte per l'evangelizzazione, essa è impersonata ed espressa già da Maria. Per questo il concilio ci dice che Maria è membro iniziale, eminente, della Chiesa, della chiesa storica e che in lei, la Chiesa di Cristo si sente già perfettamente del tutto realizzata, senza macchia e senza ruga. Non è quindi un membro qualunque, o solo un membro iniziale, è un membro eminente che esprime la Chiesa in tutta la sua perfezione.       Questo è il primo spunto che ci viene dal concilio.
       Ma c'è un secondo elemento desunto dal nuovo testamento che ci dà la possibilità di approfondire il discorso su Maria Madre della Chiesa, Madre per la Chiesa. È il momento in cui Maria sotto la croce è affidata a Giovanni e C,iovanni è affidato a lei.
       Al momento del concilio gli studi giovannei, anche nel campo cattolico, non esprimevano unità di interpreta zione su questo affidamento, ma dopo il concilio i grandi studi su Ciovanni e in modo particoláre sul significato di Maria sotto la croce, riportano l'antico discorso dei Padri: in Giovanni è significata la Chiesa' per cui Maria viene affidata alla Chiesa. Sotto la croce Maria compie la sua maternità in riferimento al Cristo storico. Dal momento dell'annunciazione tutto il suo cammino materno al fianco del Figlio. si chiude allorché il Figlio morendo l'affida al discepolo, alla Chiesa.
       È Cristo stesso che le affida l'interpretazione di un nuovo tipo di maternità: essere Madre per la Chiesa che sta per sorgere.
       Già gli esegeti, oggi, interpretando l'espressione: «E Giovanni la prese nelle sue cose». Ia intendono nel significato che La chiesa primitiva, in Ciovanni, prese Maria come parte integrante di sé, della propria fede, la prese come propria madre.
       Un altro momento di questa maternità di Maria nella C`hiesa e per la Chiesa è quello della Pentecoste. Anzi ne rappresenta la prima ed efficace manifestazione: «Al momento della Pentecoste Maria è presente nella Chiesa che nasce e prega con gli altri per la chiesa che nasce. A questo proposito il Vat. II ha un altro bellissimo riferimento, dice: «Maria pregava perché scendesse sulla Chiesa lo stesso Spirito Santo che era disceso su di lei al momento dell'annunciazione». Una realtà, una esperienza del tutto straordinaria vissuta da Maria agli inizi, che si deve ripetere come un rivissuro ecclesiale del momento della Pentecoste.
       L'ultimo punto, secondo me, di estrema importanza è quello che viene dal dogma di fede dell'assunzione di Maria.
       Relativamente a questo dogma è successo qualcosa di molto simile al dogma della risurrezione e della glorificazione di Cristo; cioè il più delle volte noi li celebriamo come realtà riguardanti la loro persona e come premio della loro missione. È vero, lo dice S. Paolo, che per l'obbedienza prestata da Cristo fino alla morte e alla morte di croce, Iddio l'ha fatto risorgere dai morti e gli ha dato un nome che è al di sopra di tutti i nomi; ma c'è un altro significato: Cristo è risorto ed è glorificato per poter continuare attraverso la sua presenza sacramentale, costante nel tempo, universale nello spazio, la sua missione di salvezza che non è ancora compiuta. E solamente le condizioni di risorto dalla morte e di glorificato, possono porlo in condizione di essere personalmente presente dappertutto.
       L'assunzione di Maria, quasi per un parallelismo teologico, per una analogia strettissima, è stata inizialmente sentita come la glorificazione della persona di Maria. Così è presentata anche dalla Munificentissimus Deus di Pio XII.
       Il concilio ha però aperto un itinerario nuovo per la comprensione di questo dogma mariano. Maria è stata assunta alla gloria dei cieli in anima e corpo e come tale segna l'inizio della chiesa escatologica, ed è l'immagine più perfetta della Chiesa dell'ultimo giorno. Ha quindi una finalità anche ecclesiale. Inoltre il concilio ha aggiunto che l'Assunta è il segno di una speranza certa della nostra glorificazione finale.
       Vorrei indicarvi una ulteriore conseguenza che è una interpretazione personale: Le condizioni in cui Maria è nella Chiesa. sono analogiche a quelle di Cristo. Iddio ha voluto anticipare per lei la realtà dell'ultimo giorno perché fosse in grado di svolgere la sua funzione materna, non verticalmente, cioè dall'alto; ma che significasse una presenza nella Chiesa che cammina, nella Chiesa che vive e soffre, nella Chiesa che va gradualmente realizzandosi verso l'ultimo giorno.
       Non posso dire una presenza storica, ma una presenza misterica reale, in orizzontale alla Chiesa, una presenza che la implichi in mezzo alle comunità che vanno realizzando la famiglia di Dio.
       Riassumendo, tutto il mio discorso parte da quattro momenti biblico-teologici    

-La figlia di Sion, che compie l'antica chiesa e con la quale si apre la nuova Chiesa; implica una presenza ed una missione fin dalle origini.
- La consacrazione di questa maternità ecclesiale, nel momento in cui Cristo l'affida alla Chiesa nella persona di Giovanni e affida Giovanni a lei, alla sua opera materna. È Gesù che allarga le dimensioni della maternità di sua madre fino a quelle della sua Chiesa.
-Il primo momento in cui si manifesta questa maternità ecclesiale è quello della Pentecoste.
-Il dogma dell'assunzione alla gloria del cielo, va pure interpretato come condizione privilegiata ed unica, perché Maria possa svolgere efficacemente la sua funzione materna per la Chiesa in cammino.
      

Il concilio asserisce apertamente che Maria non ha smesso di lavorare per la salvezza, dal momento dell'annunciazione, a sotto la croce, fino all'ultimo giorno. Ancora oggi, quindi, senza soluzione di continuità, Maria continua a esprimere questa sua funzione materna che è una funzione salvifica.
       È necessario quindi soffermarci, ora, sulla natura e sulla modalità della funzione materna di Maria per le comunità ecclesiali' dalla Pentecoste al momento in cui Cristo tornerà a manifestarsi, per compiere la sua opera salvifica. La teologia, prima del concilio, l'aveva considerata sotto una angolatura di verticalità: gli uomini si rivolgono a Maria, Maria presenta la preghiera dei fedeli al Figlio e distribuisce le grazie agli uomini. Questo implica sempre una presenza di Maria a fianco del suo Figlio nel cielo: tramite lei la preghiera sale e le grazie discendono.
       Inoltre il problema era considerato maggiormente in un'ottica individuale: Gli uomini, i fedeli invocano l'intercessione di Maria, Maria intercede presso Dio e distribuisce le grazie, ma ognuno prega per sé, per i propri bisogni umani, oltre che per i bisogni quotidiani, la missione materna si esauriva nell'elemento spirituale della grazia.
       Questa opera di Maria era chiamata mediazione universale di tutte le grazie, mentre la collaborazione di Maria nella vita storica di Cristo era chiamata corredenzione. La mediazione si rivolgeva più che altro a dopo la sua assunzione al cielo.
       Molti teologi parlavano di maternità spirituale il concilio Vat.II ha affrontato questo problema, ma ha preferito di non parlare di mediazione e di non utilizzare il titolo mediatrice, in quanto termini e titoli che si prestavano a una interpretazione equivoca sia in campo ecumenico sia in campo pastorale. Ha preferito chiamare Maria compagna generosa di Cristo, per esprimere tutta la sua cooperazione umana alI'opera di Cristo, e chiamare l'attuale cooperazione di Maria, funzione materna, influsso salvifico. Il concilio ritiene che la Chiesa esperimenta questa cura materna di Maria, la raccomanda ai fedeli, rinnova l'invito a invocare l'intervento di Maria. Però precisa anche la dottrina: I'unico mediatore rimane Cristo; tutto ciò che si dice della cooperazione umana di Maria, perché tale è e tale rimane all'opera salvifica .di. .Cristo .che va inteso nel senso che non aggiunge niente e non toglie niente all'azione efficace di Cristo. Spontaneamente liberamente ha voluto Iddio che Maria e non solo Maria, non va dimenticata la comunità dei santi, cooperasse alla salvezza.
       Quella di Maria rimane una cooperazione umana alI'opera salvifica del Salvatore, il quale rimane unico.
       Parlando della cooperazione di Maria il concilio non ha voluto parlare di necessità e, neanche di universalità delle grazie, ha però detto chiaramente che nella vita della Chiesa Maria svolge un ruolo materno, ha un influsso salvifico, ancora oggi, fino alla fine.
       Quando si è trattato di precisare la natura del culto non solo ha parlato di amore e venerazione, imitazione, ma ha parlato anche di invocazione a Maria. E ciò malgrado che Ia preoccupazione ecumenica consigliasse di non parlare di invocazione, poiché non accettata dai fratelli separati.
       L'invocazione, infatti è legittimata solamente da una reale possibilità di intercessione, ed il concilio l'attribuisce esplicitamente a Maria.
       Oltreciò quello che c'è di nuovo nel concilio, e che oggi si potta avanti come novità di discorso, è che la funzione materna di Maria non si esaurisce lì. Il concilio ha voluto che non fosse soltanto in senso verticale: grazie che scendono dalI'alto per intercessione che si attua nell'alto, ma quella di Maria è una funzione materna che si svolge al di dentro della vita della Chiesa, una presenza e un'azione di Maria per lo sviluppo, per la promozione della Chiesa perché diventi sempre più comunione con Dio, regno di Dio. Quindi una presenza che sia fermento, stimolo, guida, Madre.
      Il concilio non parla più in termini individualistici, ma parla in termini ecclesiali: tutto ciò che prima si diceva per gli individui nel rapporto con la Madre di Cristo, si deve dire della Chiesa nel suo rapporto con la madre.
       La prima cosa che il concilio ha riscoperto, nei Padri della Chiesa antica, specialmente in S. Ambrogio e in S. Agostino è che Maria è figura, cioè prototipo, il primo tipo della Chiesa nella maternità verginale. Maria non è la sola Madre vergine, anche la Chiesa è a sua volta Madre-vergine e non solo per il cammino di Maria e della Chiesa, nella fede, nella speranza, nell'amore, ma per il fatto che ambedue generano il Cristo verginalmente, anche se in modo diverso. Maria Lo geneta per intervento dello Spirito Santo nella povertà della natura urmana, la Chiesa Lo genera a sua volta attraverso l'evangelizzazione e attraverso il battesimo.
       La missione della Chiesa Madre vergine prolunga nel tempo quella iniziale di Maria; Maria è colei che è andata innanzi, che per prima ha generato, la Chiesa continua a generarlo nel tempo I.a vita divina profluisce inizialmente da Maria nella storia, e continua a profluite nella vita umana attraverso la Chiesa. Ctisto è nato da Maria per poter continuate a nascere e crescere ad opera della Chiesa.
       La MC portando dei testi della liturgia mozarabica spagnola ha precisato sempre di più il concetto. La Chiesa, le comunità ecclesiali, non possono prendere coscienza di interpretare a loro volta la maternità verginale se non si rifanno strettamente e continuamente a Colei che in senso biologico genetico, oltre che religioso, ha generato veramente Cristo. Se Maria con la sua maternità verginale non è in mezzo a noi costantemente, come tipo perfetto, come figura, noi non potremmo mai a nostra volta vivere questa maternità verginale
       A proposito di questa esperienza giornaliera di maternità verginale, le comunità ecclesiali la possono vivete allotché celebrano l'Fucatestia; più precisamente attualizzando e tivivendo i significati della prima prece dei nuovi canoni. Con essa si invoca Dio Padre perché faccia discendete sui doni della Chiesa il suo Spitito perché li trasformi nel Corpo e nel sangue di (`risto Risotto.
      Un giorno questo Spirito di Dio mandato dal Padre scese su una creatura, la tese feconda, e Maria genera il Cristo.
       Oggi la Chiesa, le comunità ecclesiali, rivivono mistericamente, sacramentalmente questa esperienza nella profondità. Al posto di Maria siamo noi oggi, su di noi scende lo Spirito, rende feconde le nostre comunità e dal pane e dal vino che esse presentano, è come se tinascesse il Cristo: non il bambino nella natura umana, ma il Risotto, nella glotia nella quale è costituito da Dio.       Il prototipo rimane Maria, ma questa esperienza di maternità verginale la Chiesa la rinnova continuamente rimanendo collegata a Maria. L'azione materna di Maria continua nella comunità ecclesiale. Essa non è un ricordo lontano: Maria con il Figlio vive con noi nel momento in cui noi celebriamo la realtà escatologica di Cristo, perché anche lei vi è compresa per la sua assunzione.       Un secondo aspetto della funzione materna di Maria per la Chiesa è l'esemplarità di Maria. Il Concilio ha presentato la Vergine come modello di comportamento per la Chiesa. È il modello della Chiesa che cammina nel tempo, che si forma gradualmente come popolo di Dio, perchc' Lei ha vissuto l'esperienza della fede nell'oscurità e nel dolore, della speranza, della carità come la Chiesa è chiamata a vivere.
       È difficile considerarla modello come Immacolata. per l'unicità di questo suo privilegio, ma come donna che ha camminato e progredito nella fede, nella speranza e nella carità, che si è resa disponibile, obbediente alla volontà, al progetto salvifico di Dio, come tale può essere inteso modello per la Chiesa. Un modello irraggiungibile non ha senso nella vita storica: soltanto se è espressa da una continuità all'interno della Chiesa che cammina, I'indicazione che ci viene dal suo comportamento, può essere efficace e rivissuta da noi.
       Il concilio ha indicato un altro punto di esemplarità: quello della evangelizzazione. Maria è la prima evangelizzata, sull'essenza del messaggio della salvezza, ma è stata anche la prima evangelizzatrice. Con le sue parole, con i suoi silenzi, con le sue testimonianze, con i suoi interventi, con la sua preghiera; in una parola, come dice il concilio, con la sua carità. Maria ha compiuto la sua missione evangelizzando.
       La nascita del Cristo e la sua presentazione ai Magi sono momenti in cui Maria evangelizza; non c'é ancora né il precursore, né il Cristo; è lei che parla. Il Magnificat, è l'annuncio della salvezza, del Salvatore che viene, del Dio che finalmente ha manifestato la sua misericordia, ha realizzato le artese degli antichi Padri. Salvezza che ha compiuto scegliendo un'umile creatura del popolo, abbattendo i superbi e innalzando gli umili. In quel canto, oltre a vederci un riflesso degli antichi cantici, come quello di Anna, dobbiamo anche notare un giudizio critico della società del suo tempo. Una semplice creatura, una ragazza di paese, di famiglia senza alcun censo sociale o politico, che ha il coraggio di dire: «Il Signore ha messo da parte le aspettative degli uomini, e ha preso un altro cammino». C'era gente che la pensava come lei, gli anawim, gli umili del Signore; ella li esprime tutti, e questo è già evangelizzare.
       Sotto la croce c'è un silenzio. Secondo il concilio è la più alta espressione della fede di Maria, il momento più difficile della sua fede, e lei lo supera. In altre parole, I'unica interprete della fede nel mondo in quel momento, è lei. Un uomo sta morendo sulla croce, e solo questa creatura, a nome di tutti, ha fede e speranza in Lui come Salvatore.
       Ci sono dei momenti, nei quali la Chiesa farebbe bene a non parlare, a non continuare a ripetere le cose che forse hanno perso efficacia. Certe testimonianze di fede nel silenzio sono evangelizzazioni più efficaci di tutto il resto.
       Un altro momento di evangelizzazione è quello di Cana, allorché con un intervento stimola la fiducia dei servi: fate quanto vi dice Lui. Ed è bello come Giovanni conclude e che il concilio riprende: «Quel giorno Gesù fece il primo dei suoi segni messianlci».
       Anche con la sua presenza negli episodi dei pastori e dei Magi, Maria è colei che evangelizza la chiesa della circoncisione, interpretata dai Magi: Maria è la testimone che quel bambino è il Salvatore del mondo. E come tale viene accettato dai pastori e dai Magi.
       Questa missione di Maria oggi è interpretata dalla Chiesa; la Chiesa continua l'evangelizzazione del mondo e a sua volta diventa madre per questa evangelizzazione.
       Come si fa a vivere una realtà di tale portata ecclesiale senza una continuità di presenza concreta di questa Madre nella Chiesa, nella Chiesa operante?
       Il punto più significativo della funzione materna di Maria per la Chiesa rimane però la sua assunzione in cielo. Questo evento segna l'inizio, I'immagine, il segno lasciato da Dio per la Chiesa in cammino nei travagli, nei pericoli, nel peccato, verso il giorno del Signore.
       Maria assunta è la Chiesa perfettamente realizzata costituisce il segno della speranza, della fiducia.
       Nella vita della Chiesa, che deve continuamente superare la realtà storica, questo segno vivo, in mezzo a noi, deve continuamente proiettarci ciò che è il nostro destino futuro.
       Rimane, ora, da considerare l'ultimo aspetto della funzione materna: la Chiesa ha una missione ma ha anche un carattere da conservare: l'unità. Io credo che non ci sia peccato più grave, scandalo più grande, rimpianto più forte per il Cristo che vedere il suo corpo mistico lacerato, diviso contrastante, nemico.
       Una madre che non riesce a tenere insieme i figli, non ha senso. Nel problema ecumenico Maria non puo essere un punto di contrasto: fra i fratelli di Cristo essa è il coagulo il fermento è la forza d'unione. Maria ha una missione da compiere nella storia che non ha ancora compiuto, ed è quella di mettere insieme i fratelli di suo Figlio i quali sono divisi scandalosamente divisi. Se c'è una missione attuale di Maria è principalmente questa.
       A modo di conclusione, ci sembra necessario mettere in evidenza un aspetto della funzione di Maria non solamente nella Chiesa e per la Chiesa ma per l'intero settore femminile dell'umanità. in quanto può assommare nella sua persona e nel suo comportamento valore di modello di comportamcuto per la donna moderna, modello di promozione umana. per la realizzazione antropologica sul femminile.
       La teologia ha sempre sviluppata la sua riflessione sulla maternità divina e spirituale, sulla verginità, la concezione immacolata e l'assunzione di Maria, tralasciando di approfondire la sua condizione umana di donna, di persona femminile impegnata con tutte le sue qualità nella storia della salvezza. A rileggere la S. Scrittura ci si accorgerebbe che Maria porta la femminilità alla sua più alta espressione, che in lei la donna raggiunge la sua completa promozione e realizzazione antropologica, fino alla dignità di espressione perfetta del femminile impegnato al fianco del Cristo come autentica cooperatrice della sua opera.
       Anche la Chiesa d'oggi, come quella del passato, ivi compresi alcuni atteggiamenti di S. Paolo, stenta a rendersi conto che già in Maria la donna ha raggiunto tutta la pienezza e la perfezione del suo essere e che le competono di diritto mansioni ed uffici nella vita stessa della Chiesa. Ancora oggi Maria esplica questa funzione per la donna e questo costituisce un aspetto della sua mediazione nella Chiesa e per la Chiesa. La caratteristica nuova di questa sua presenza ed azione per il popolo di Dio in cammino è data da una missione non soltanto materna, spirituale e verticale, ma da un modello concreto della femminilità, offerto in orizzontale alla storia della Chiesa, dell'umanità, della donna, perché si possano recuperare valori che sono in grave ritardo sulla tabella del progresso e della promozione umana.
       In questo senso la funzione di Maria è anche quella di guida, di garanzia, di forza perché l'umanità nella comunione piena dei suoi membri, raggiunga la sua fnalità di vera famiglia di Dio.

Indietro