di Jesus Castellano Cervera

  Nel mistero di Maria si rivela in pienezza il mistero della salvezza come dialogo tra Dio e l'umanità, dove la grazia precede-e dove la libertà umana, acconsentendo liberamente, collabora attivamente alla piena realizzazione del dono di Dio.
       Mi piace aprire il mio discorso con una lunga citazione di Max Thurian sulla Vergine Maria e la persona umana, perché mi sembra che il teologo riformato, sensibile al tema della grazia e della libertà, ci offre pure una visione moderna della giusta collocazione della Madre di Dio in questo dialogo della salvezza; il brano costituisce una bella presentazione attuale, antropologica, del mistero di Maria, ed insieme una esemplare proposta per noi, che in Maria ammiriamo l'archetipo dei seguaci di Cristo, dato che nel suo libero «sì,» entriamo a far parte della schiera di coloro che a Dio hanno offerto con tutto il cuore la propria libertà per renderlo ormai onnipotente.
       Scrive Max Thurian: La Vergine Maria, conosciuta prima e predestinata da Dio per diventare la Madre del Figlio nella sua umiltà, è il segno splendente che nell'ordine della salvezza come in quello della creazione, tutto viene da Dio, tutto è per lui, tutto è attraverso di lui. San Paolo scriveva: «Poiché quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo...» (Rom S,29-30). Maria, come prima cristiana, è l'illustrazione vivente di questa parola di san Paolo. In un'epoca in cui si insiste talmente sul sapere e il potere dell'uomo, è bene che ci sia ricordato attraverso Maria che noi non sappiamo né possiamo niente se non attraverso la pura grazia di Dio ricevuta con fede. Per la Vergine, come per ogni cristiano, tutto viene da Dio, e la sua grazia precede sempre ogni movimento del cuore verso di lui: ecco il senso della predestinazione di Maria a essere la Madre di Dio, come della nostra ad essere membra del Corpo di Cristo mediante la fede. Ma se Dio dona gratuitamente e liberamente la sua grazia che suscita la fede, egli attende la nostra risposta alla sua chiamata. Maria, predestinata a diventare la Madre del Figlio di Dio, è chiamata nel giorno dell'Annunciazione e risponde: «Io sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 2,38). La sua risposta, preparata e ispirata dal Signore, le dona tutta la sua dignità di donna. Dio non ci costringe ad amarlo. Anche se la sua grazia precede e ispira la nostra fede, aspetta da noi una risposta di uomini liberi che ci restituisce la nosua dignità davanti a lui. La gloria di Dio non si costruisce sulle rovine dell'umanità o l'annientamento dell'uomo. Se è vero che Dio non ci attende che per sceglierci e farci grazia, è altrettanto vero che attende la nostra risposta e vuole la nostra santiflcazione per rallegrarsi in noi»1.
       Ecco enunciato in una bella sintesi teologica il tema della nostra riflessione. Maria, la piena di grazia, è la donna libera, la donna nuova. L'uomo prevenuto dalla grazia, guarito e risanato dalla grazia nelle profonde ferite psicologiche e morali, spirituali e sensibili operate dal peccato, con un libero sì, preparato dal dono della grazia, aderisce all'amore di Dio; diventa cosi, in un mistero di crescente fedeltà, l'uomo nuovo, attraverso un processo che analogicamente si rispecchia in Maria, la prima cristiana, Colei che apre la schiera dei rinnovati ed è la Madre degli uomini nuovi in Cristo.       Questo tema che potrebbe essere trattato in diverse maniere voglio esporlo in due momenti.       Nel primo, voglio collocarmi in attento e rispettoso atteggiamento di contemplazione del mistero di Maria nella sua libertà, quasi a cogliere gli slanci di purezza di quel cuore che è un «Amen», un «sì» totalmente aperto a Dio, in una crescente e dinamica fedeltà al piano di Dio che si schiude attraverso le imprevedibili circostanze del mistero del suo Figlio. Sarà un approccio teologico-spirituale.
       Nel secondo momento, voglio illustrare come i fondamentali atteggiamenti della Vergine di Nazaret, possono diventare nella vita cristiana un dinamico cammino di rinnovamento spirituale che conduce verso la novità in Cristo, verso quel volto nuovo del santo cristiano (al culmine di una novità di vita segnata dal mistero pasquale di morte e risurrezione vissuta) che è segnato dai tratti inconfondibili del Primogenito tra i molti fratelli, da tratti che non possono non essere autenticamente mariani. Ci sarà di aiuto in questo approccio spirituale, la dottrina di santa Teresa ii Gesù sull'uomo nuovo, in una sintesi dottrinale che non è lontana dalle nostre aspirazioni ed anche dalle proposte spirituali del nostro tempo.
       Ci guida nelle nostre riflessioni il principio del Magistero della Chiesa enunciato da Paolo VI nel n. 57 della Marialis Cultus, bella sintesi di tutta la nostra ricerca, che citeremo e commenteremo nel momento opportuno
      I. Maria donna libera:
      il mistero della crescente fedeltà
      Penso che ci sia lecito cogliere il mistero della libera risposta di Maria e della crescita continua in questa fedeltà attraverso una semplice lettura del Vangelo, fatta dalla parte di lei, dal suo cuore. Se Paolo ci prospetta di accostarci ai sentimenti che furono in Cristo Gesù 2, al suo vissuto psicologico, potremmo dire; noi cerchiamo di cogliere, attraverso quanto ci dicono gli evangelisti, i «sentimenti che furono in Maria di Nazaret», in una lettura piana e diretta dei raccontt evangelici.       1. I segni di una vigile libertà
       Anche soltanto da una semplice lettura dei passi mariani del Vangelo emergono, come forse ha voluto esplicitamente fare san Luca, i lineamenti interiori della Madre di Gesù nella sua umanità e femminilità. Per quanto riguarda la sua libera risposta al piano di Dio, mi sembra possiamo sottolineare tre tratti:

attenta ed intelligente osservazione delle persone e degli avvenimenti, con una serena consapevolezza ed apertura psicologica della mente e del cuore;
capacità di scrutare l'ultimo senso delle cose attraverso la meditazione della Scrittura e la preghiera;
risposta pronta e totale, nella quale si impegna senza tentennamenti, fino in fondo.

      Innanzitutto, sono segni di questa attenta osservazione e consapevolezza il dialogo con l'Angelo a Nazaret, la decisa marcia verso la casa di Elisabetta, la previdente richiesta del vino alle nozze di Cana, la responsabile presenza al Calvario e al Cenacolo, quando lei diventa punto di riferimento e sostegno nelle situazioni difficili, come già prima aveva fatto nella ricerca del figlio, quando a dodici anni lo aveva smarrito, non lasciando nulla di intentato per ritrovarlo. È vigile Maria di Nazaret, nel suo continuo camminare con decisione da Nazaret a Ain Karim, a Betlemme, a Gerusalemme, in Egitto; e ancora a Nazaret, a Cana, a Cafarnao; poi di nuovo Nazaret, verso Gerusalemme. È segno di apertura psicologica, di ricerca ed attenzione, di negazione di ogni passiva attesa; slancio di chi vuol sapere quanto deve sapere e non più, facendo storia con il Dio della storia. Ritorneremo ancora su questo tema del cammino in una diversa prospettiva complementare.
       Questo atteggiamento sta alla base di una vigile osservazione delle cose, che Luca ha notato ben due volte nel suo Vangelo: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore>> (2,19); «sua madre serbava tutte que ste cose nel suo cuore» (Il 51). È l'immagine della saggezza biblica, ma anche dell'intelligente consapevolezza umana che scruta la storia ed il mistero della storia.
      I brevi cenni evangelici ci permettono di cogliere i sentimenti più profondi con i quali Maria scruta con la sua intelligenza le cose. Si arrende solo alle risposte di Dio, perché solo per lui e per la sua volontà val la pena di impegnare la vita. Cosi fa all'annunzio dell'Angelo, alla risposta indiretta di Elisabetta («Beata te, che hai creduto!...»), alle parole del Figlio quando viene ritrovato nel tempio a Gerusalemme, a quelle di Cana di Galilea, fino alla suprema obbedienza della Croce, quando Maria accogliendo la parola del Figlio accetta ormai di entrare nella casa del discepolo, forse, con un senso ben definito, la Chiesa, che è la casa dei discepoli di Gesù dove Maria è Madre; infatti Maria si trova nel Cenacolo, la nuova casa dei discepoli.
      Chinata sul rotolo delle Scritture e della preghiera, Maria appare attraverso la sua esperienza di orante come colei che scruta ogni cosa nel senso ultimo che viene dalla Parola di Dio. È cosi che potrà compiere con una libertà illuminata le sue scelte e potrà leggere in uno sguardo di fede tutta la storia del suo popolo e la propria come storia di salvezza, dove il Dio vivente e misericordioso continua ad agire; sguardo penetrante ed intelligente, che fa del Magnificat una sintesi sapienziale sul senso della storia passata, presente e futura.
       È chiaro che in questa consapevolezza di fede con la quale l'intelligenza e la vigile osservazione di Maria si intrecciano in un unico atto di contemplazione sapienziale, umana e divina insieme, non c'è la perfetta conoscenza di quello che avverrà, come se la Madonna avesse visto in un film girato per lei in anteprima tutto quello che sarebbe accaduto; le bastava la consapevolezza di essere nella storia imprevedibile di Dio, fatta di promesse e di sorprese; una consapevolezza che ben si può tradurre in quella frase di Paolo che è in fondo molto umana e che posta sulle labbra di Maria acquista accenti otiginalissimi: «So di chi mi sono fidato» (2 Tim 1,12).
       Ed è ancora questo atteggiamento che ci permette di cogliere la totale libertà con la quale Maria affidandosi a Dio e alla sua Parola si arrende, si consegna, corpo ed anima, presente e fututo. In lei diventa felicemente efficace quella parola di Teresa di Gesù, assurta a principio di vita spirituale: «Dio non si dona del tutto se non ci doniamo del tutto» 3. Al dono totale di Maria Dio risponde con il dono totale di sé.
       Il fiat di Maria è la totale consegna di sé, come serva, per adempierne la volontà, come libera collaboratrice di un Dio che non costringe, ma offre; non si impone, ma si propone; cerca solo magnifiche complicità nell'uomo, nell'umanità, per portare avanti la storia della salvezza. Maria è appunto questa umanità complice di Dio 4.
       Se ci è dato di cogliere la profondità ed il significato di questo dono libero e totale di Maria, possiamo offrire qualche considerazione doverosa. La prima risponde alla profonda e totale donazione della Vergine.
       Nella pura ricettività di tutto il suo essere la Vergine è l'espressione della assoluta libertà con cui l'umanità può dire a Dio sì o no 5. Il sì di Maria, detto a nome di tutti, è appunto una risposta che sgorga dal profondo della creatura che essendo più libera è perciò stesso più consapevole del bisogno che l'uomo ha della salvezza. È Dio stesso che in Maria domanda all'umanità se ha desiderio di essere salvata, se vuole avere nelle sue viscere lo stesso Dio, per poter generare il Salvatore. Ed è a nome di tutti che la Vergine acconsente e dice il suo fiat, condizione indispensabile perché si realizzi il mistero dell'lncarnazione con il libero consenso dell'uomo. Tutto converge in una Vergine Madre dei viventi e sorgente della vita. Il suo fiat non nasce da una semplice sottomissione della sua volontà, ma di tutto tutto il suo essere,come espressione della sua sete di Dio e frutto della sua preghiera 6. È il pensiero profondo di Nicola Cabasilas, che scrive: «Dio prende Maria come Madre e prende da lei la carneche ella vuole prestargli. Come si è incarnato volontariamente, così ha voluto che la sua Madre lo generasse liberamente e di buon grado»7. Infatti, Dio può tutto, eccetto che costringere l'uomo ad amarlo. La libertà è l'unico dono che appartiene all'uomo ed è intangibile. Per questo, il dono più grande che si può fare a Dio è quello della propria libertà, con la quale Dio diventa del tutto onnipotente in noi. Maria, nel suo fat, offre a Dio la sua libertà (dono divino, - dono umano) e lo rende onnipotente, per compiere ormai senza ostacoli, con l'incarnazione del Figlio, l'opera della salvezza umana.
       C'è ancora un altro risvolto di questo fiat di Maria.Come già Elisabetta della Trinità aveva intuito e Paolo VI ripete nella Marialis Cultus, la parola della Serva del Signore raggiunge - come in un mirabile duetto tra Madre e Figlio- la parola del Verbo, che entrando nel mondo dice: «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (cf Eb10,7) 8. Nella mirabile conformazione al Verbo obbediente, nella puralibertà con la quale il Figlio di Dio compie l'opera della no-stra salvezza, Maria pure diventa la serva obbediente, in maniera che, accanto al Servo di Jahvè, troviamo ora la Serva di Jahvè, che in piena sintonia di sentimenti, nel massimo grado possibile alla creatura umana, si affida liberamente aldisegno di Dio e si applica generosamente alla sua esecuzione.
       Ormai Maria diventa Parola vissuta, volontà di Dio vivente ed attiva, con una profondità che ci può essere soggerita da certi stati d'animo di alcuni Santi. Se nel «Io voglio» di Caterina da Siena risuona robusto il volere di Dio nell'audacia di una giovane del medioevo, che è pure una cristiana innamorata di Cristo ed arde della passione per la Chiesa, come non sentire con risonanze tipiche della psicologia della Vergine Maria che è Dio a volere in lei le cose, perché gli ha consegnato la sua volontà ed è lei, Maria, che vuole con robustezza, in una integra e concentrata libertà della mente, del cuore, di tutto il suo essere, quanto il Padre celeste vuole?
       Eppure, questo non toglie che ad ogni nuovo avvenimento, nella novità di ogni giornata e di ogni istante, Maria rinnovi il suo sì, adeguandosi continuamente al volere di Dio.
       Maria appare così in ogni momento della sua vicenda evangelica completamente trasparente alla volontà di Dio, totalmente libera nel suo dono, favorita anche dalla assenza totale di peccato e dalla pienezza di grazia nella quale lo Spirito di Dio, che è libertà, agisce; e riscontra sempre la risposta generosa, piena di amore, da autentica innamorata del volere di Dio, con cui Maria vive nella normalità più assoluta eppure in un'abissale esperienza di libertà e di novità.
       Ecco la donna nuova e la libertà allo stato puro; ecco la scelta libera e costante del bene, l'adesione gioiosa, pur nel dolore, a quanto è inserito nel disegno di Dio; non in un fiat del quale subisce le conseguenze, ma in una consegna di sé ogni giorno più convinta, in un cammino di crescente fedeltà, nel quale Maria cammina di pienezza in pienezza.
       2. Le tappe di un cammino di crescente fedeltà
       Per capire ancora meglio i dinamismi della libertà di Maria, dobbiamo `riferirci all'aspetto di crescita progressiva e costante di questo dono di sé che segna la sua attiva e permanente esperienza di apertura alla volontà di Dio.
       Lo abbiamo già notato: Maria appare nella sua vicenda evangelica, non meno che il suo Figlio Gesù, come una donna in cammino; il cammino di Maria, come quello di Gesù, si orienta verso Gerusalemme, il luogo del Calvario e del Cenacolo, dove Maria sarà presente nel momento in cui la terra si apre del tutto al cielo nella morte sacrificale di Cristo e nella sua risurrezione dal sepolcro; ma anche dove il cielo si riversa sulla terra, nel dono dello Spirito Santo. In cammino verso la Pasqua, momento della pienezza escatologica. Lo abbiamo pure ricordato: il piede leggero di Maria percorre le strade del Figlio suo: Nazaret, le montagne di Giuda, Betlemme, Egitto; Nazaret, Gerusalemme e poi ancora Nazaret, in una lunga stagione che è il silenzio del Verbo che ascolta le parole degli uomini per poter esprimere il messaggio di Dio con parole d'uomo. Poi ancora quel discreto seguire Gesù; a Cana e a Cafarnao, per scomparire praticamente durante la vita pubblica e ritornare nella sua Ora, nei luoghi dei grandi incontri, il Calvario ed il Cenacolo, a Gerusalemme.
       Questo itinerario esterno non è che il simbolo di un pellegrinaggio costante del cuore, di un'avventura mai finita, di una vita aperta alle imprevedibili sorprese di Dio. La pienezza di grazia non è estatica; il suo sì non è una tranquilla garanzia o un dono, pur eroico, che permette ormai di vivere di rendita. Maria cammina; cammina sempre.
       Il Vangelo mariano letto in prospettiva dinamica ci permette di cogliere la vita della Vergine come un cammino: la via Mariae; il Concilio Vaticano II, descrivendo nei nn. 55-59 il mistero della Vergine, dalla sua prefigurazione nell'Antico Testamento fino all'Assunzione, introduce le tappe evangeliche di questo itinerario che poi definisce con proprietà e con un bel principio antropologico-teologico «pellegrinaggio nella fede». «Così anche la beata Vergine ha avanzato nel pellegrinaggio della fede...» (LG, 58). L'idea, cara al cuore di Paolo VI, è espressa nella Marialis cultus al n. 56 con queste parole: «la sua santità, già piena nella Immacolata Concezione e pur crescente via via che Ella aderiva alla volontà del Padre e percorreva la via della sofferenza (cf Lc 2,34-35; 2,41-52; Gv 19,25-27), progredendo costantemente nella fede, nella speranza e nella carità...». Ecco una delle idee forse più belle della mariologia degli ultimi decenni: Maria cammina, progredisce, cresce, pur se - bisogna dirlo, - di pienezza in pienezza. Questa crescita ha tre punti di riferimento una adesione sempre nuova alla volontà di Dio; la sofferenza che apre nuove vie ed imprevedibili esperienze nella vita; I'esperienza teologale di fede, speranza e carità che è di per sé dinamica e tende alla crescita 9.
       Soffermiamoci un po' davanti a questo mistero e cerchiamo di coglierne alcuni risvolti interessanti.
       Già a livello semplicemente psicologico, possiamo affermare che in Maria vi è una grande capacità di cogliere la novità di ogni istante, di ogni nuova circostanza, di ogni nuovo incontro. Maria è nuova nella novità del presente vissuto con una totalità che non riserva altre forze né per il passato né per il futuro, senza emorragie psicologiche d'amore e di sentimenti per quello che è accaduto e per quello che avverrà; con il cuore fisso nel Dio del presente, senza nostalgie che ritardano la donazione, senza fughe in avanti che sottraggono energie all'amore totale dell'attimo presente. Cosi ci piace vedere Maria, tutta concentrata in ogni attimo della sua esistenza, libera e totalmente matura, nuova.
       A livello teologico non possiamo non cogliere da parte di Maria la volontà di scrutare ogni giorno il disegno di Dio, aderendovi totalmente, in una fede che cresce con le prove, in una speranza che è tanto più forte quanto più è lanciata nella misericordia di Dio, in una carità che non può fare a meno di crescere ogni giorno. Questa crescita si realizza pure da un altro punto di vista. È Dio che apre nuove strade, che guida misteriosamente il suo cammino nell'adempimento del disegno della salvezza. Nella novità di queste circostanze che il Signore crea, facendo storia di salvezza con Maria si evidenzia la novità del suo animo, sempre intento a compiere fino in fondo la sua volontà; fino al mistero pasquale che si compie in Cristo sotto lo sguardo della Madre nella morte e nella risurrezione di Gesù - ma che non può non compiersi nel cuore di Maria, dove anche avviene, a suo modo, una morte ed una risurrezione.
       Ma c'è di più. Il cammino di Maria si può leggere anche in un'altra prospettiva originale con il riferimento analogico alla dottrina dei mistici e spirit'uali della Chiesa, come Giovanni della Croce e Teresa di Gesù. I giorni e le notti di Maria diventano in questa prospettiva «notti oscure e giornate luminose» di un cammino caratteristico, dove non mancano le prove che fanno progredire - da parte di Dio - la fede, la speranza e l'amore. Sono giornate luminose il giorno dell'Annunciazione e del Magnificat, della nascita di Gesù e dell'adorazione dei Magi, la gioia della presentazione al tempio, la vita con Gesù a Nazaret, il primo miracolo di Cana e gli entusiasmi dell'accoglienza di Gesù nella prima predicazione; ma queste giornate luminose hanno sempre il contrappunto delle notti oscure quali il dubbio di Giuseppe, il rifiuto di un posto per la nascita del suo Bambino, la profezia di Simeone, la strage degli innocenti e la fuga ed esilio in Egitto, l'ansiosa perdita di Gesù a Gerusalemme, i primi rifiuti del Messia, proprio là, a Nazaret, dove vogliono farlo precipitare, fino al dramma del Calvario. Giornate luminose e notti oscure che vedono Maria crescere, accogliere liberamente, donare con generosità la sua collaborazione. Momen`ti di sofferenza e di serena letizia, con un'oasi di pace (si potrebbe dire di normalità piena di slancio) nella lunga giornata della vita nascosta di Nazaret, dove Gesù cresceva in età, sapienza e grazia e dove pure Maria cresceva, quale Madre di Gesù, in età, sapienza e grazia, ed inoltre in fede, speranza ed amore. Ed alla fine, la notte oscura dello spirito, la prova più terribile, la maturità più assoluta, ai piedi della croce, in un'esperienza che ci è difficile descrivere, ma che analogicamente a quanto dicono i mistici della notte oscura dello Spirito, possiamo in qualche modo contemplare... nel silenzio che intuisce.
       Cammino di Maria. Pellegrinaggio della fede. Eserciziodi libertà portato ad un vertice nel quale possiamo solo vedere fino a quale punto quel cuore di Madre è diventato sulla terra il segno del cuore del Padre in cielo; fino a quale puntol'identificazione di Maria conlavolontàdelPadre e del suoFiglio è fuori dalle misure umane ed acquista una misteriosa misura divina. Il Concilio Vaticano II esprime questo miste-ro insondabile con queste parole: «Maria ha conservato fe-delmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta (cf Gv 19,25), soffri profondamente col suo Figlio unigenito e si associo con animo materno al sacrificio di lui; amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata» (LG 58). È unconsenso impossibile ad una madre di questo mondo; più che Abramo che vuole sacrificare Isacco; più che la madre dei Maccabei, Maria rappresenta il mistero di un amore che solo può essere considerato tale perché è espressione dell'amore di Dio Padre che «ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito»10. Come Maria è nella sua maternità l'espressione dell'amore paterno di Dio, cosi è pure ai piedi della croce nel dono straziante che spezza il cuore e lo trafigge, fino ai sentimenti più profondi, l'immagine del Padre che acconsente; nell'amore che crocifigge, come dice Gregorio di Nissa, un abisso di mistero davanti al quale è meglio tacere e contemplare. È la notte che precede l'aurora di Pasqua, la notte oscura che è previa alla risurrezione e alla fecondità della Pentecoste. Ed è li, in quel dono purissimo di amore, che la libera donazione di Maria attinge uno dei suoi vertici (se non il suo vertice, in rapporto con il vertice d'amore del suo Figlio per l'umanità) e diventa, con una novità che sa di mistero pasquale, di morte e di risurrezione, di totale ed attiva docilità allo Spirito spinta ad un limite al quale solo Dio poteva portarla, la Donna nuova, accanto all'Uomo nuovo; la Santa, accanto al Santo; la donna libera accanto a Gesù, l'uomo libero, nella sconvolgente libertà di aver donato la vita per i suoi nemici.
       Ecco il vertice di un mistero personale che ora, in Maria, diventerà in maniera più esplicita mistero ecolesiale, fecondità per gli uomini, misterioso cammino ormai nella Chiesa e con la Chiesa, quella dei primi tempi e quella di tutti i tempi; un cammino, ancora oggi lo possiamo dire, di attiva presenza e di crescente fedeltà al disegno di Dio che deve compiersi fino in fondo; un cammino nella novità e nella fedeltà di quel sì che ora deve risuonare nella Maria mistica che è la Chiesa ed in ogni anima, in ogni cristiano, che non può contemplare questo mistero di fedeltà e di novità senza sentirsi avvinto dal modello esemplare e senza sentirsi aiutato maternamente a rivivere lo stesso mistero.
       A questo punto si colloca con chiarezza pedagogica l'esortazione della Marialis Cultus, n. 57: «La pietà verso la Madre del Signore diviene per il fedele occasione di crescita nella grazia divina: scopo ultimo, questo, di ogni azione pastorale. Perché è impossibile onorare la «piena di grazia>> (Lc 1,28) senza onorare in se stessi lo stato di grazia, cioè l'amicizia con Dio, la comunione con Lui, l'inabitazione dello Spirito. Questa grazia investe tutto l'uomo e lo rende conforme all'immagine del Figlio di Dio (Cf Rom 8,29, Col 1,18). La Chiesa cattolica, basandosi sull'esperienza di secoli, riconosce nella devozione alla Vergine un aiuto potente per l'uomo in cammino verso la conquista della sua pienezza. Ella, la Donna nuova, è accanto a Cristo, l'Uomo nuovo nel cui mistero solamente trova luce il mistero dell'uomo e vi è come un pegno e garanzia che in una pura creatura cioè in lei, si è già avverato il progetto di Dio, in Cristo, per la salvezza dell'uomo». Queste parole del Papa ci introducono in un discorso prettamente spirituale che vuole essere come un commento a queste parole ed una risposta a questo interrogativo: come possiamo, noi, diventare uomini nuovi in Cristo?
       II. L'uomo nuovo in Cristo seguendo il cammino e l'esempio di Maria
       Le affermazioni di Paolo VI sono preziose e coincidono con le indicazioni più chiare e suggestive della teologia spirituale. Riprendiamo tre affermazioni fondamentali:

- nella vocazione di ogni uomo e nella realtà meravigliosa del santo battesimo che in Cristo eleva all'ordine soprannaturale la dignità di ogni creatura, abbiamo queste dimensioni: amicizia con Dio, grazia (benevolenza da parte di Dio), comunione con Lui, inabitazione, immagine di Dio;
- queste realtà sono chiamate ad una crescita; anzi, ad una pienezza; ed investono tutto l'uomo;
- la devozione verso Maria, la piena di grazia, è esigenza di impegno in questa crescita, ed insieme ga ranzia nella conquista della pienezza di questa grazia per l'uomo in cammino.

      L'uomo nuovo è già in noi, plasmato dallo Spirito nel battesimo, ricreato ad immagine del Figlio; ma deve emergere esistenzialmente nella nostra vita attraverso una crescita, un cammino progressivo, che deve fare i conti con la realtà del peccato che è in noi e fuori di noi. Cammino di ascesi e di abnegazione personale, apertura costante al mistero di Dio che prova ed apre strade di purificazione e di illuminazione, di trasformazione e di rinnovamento spirituale, che noi non potremmo mai immaginare, mai programmare. In questo cammino Maria è modello e madre; modello e madre negli atteggiamenti da raggiungere in quella ideale pienezza; modello e madre nel percorrere un cammino, che è pur sempre simile analogicamente al suo, con le sue notti oscure e le sue giornate luminose.
       Potrei qui inserire un lungo discorso ed una puntuale riprova di questo fatto attraverso la proposta spirituale di Teresa di Gesù nel suo Castello interiore, dove la Vergine Maria appare davvero come la Vergine del Castello interiore, colei che guida per mano come madre e modello ogni cristiano nelle tappe della vita spirituale, dall'abisso del peccato fino alla più pura contemplazione del mistero trinitario e l'identificazione che nella santità si raggiunge nel mistero del Crocifisso risorto 11.
       Ma mi limito a qualche osservazione sommaria, rimandando ad altre esposizioni che ho fatto sul tema 12.
       1. L'uomo nuovo in Cristo: tratti essenziali
       Il cristiano, chiamato per vocazione ad esprimere la grazia battesimale in una vita santa, onora in se stesso la comunione con Dio quando vive stabilmente in questi atteggiamenti che sono prettamente mariani, alla luce di quanto abbiamo visto prima:
       È l'uomo, e la donna, della preghiera assidua ed attenta, che fissa in Dio il cuore e la mente, per cogliere la sua volontà; cerca dentro di sé il Regno di Dio e vive la comunione e l'amicizia con Dio consapevolmente, calando nella concretezza della vita la sua contemplazione che è ascolto e meditazione della parola, vigile ed attento scrutare il mistero della propria storia, per aderire alla volontà di Dio.
       - È colui, o colei, che ha spalancato a Dio le porte del cuore e della vita, donandosi totalmente, senza riserve, e rinnovando ogni istante dinamicamente questo dono. Dio non si dà del tutto se non ci diamo del tutto; chi pretende qualcosa da Dio si interroghi prima su quanto ancora si è riservato nella propria esistenza, quante stanze ha lasciato chiuse a Dio nella propria vita; non c'è novità di vita là dove non c'e almeno un'intenzione seria di dono totale.
       È il cristiano, o la cristiana, che lascia fluire nel proprio cuore la sorgente dell'acqua viva che è l'amore diffuso nei nostri cuori pet mezzo dello Spirito Santo, in maniera che si riversi nella vita, nella storia, nel servizio, senza restrizioni, senza veti, senza stanchezze.
       È la creatura che a imitazione di Maria lascia trasparire nella propria esistenza una umanità piena, gioiosa nel dono di sé, nella maturità psicologica ed affettiva, nella libertà delle scelte per Dio, nella docilità ad accogliere ed eseguire la volontà di Dio, in una trasparenza totale per poter fare le opere di Dio, le «cose nuove>> che Dio fa nei suo Spirito, perché l'uomo nuovo fa le cose nuove; o per la novità della creatività, o per la novità di un amore pristino e nuovo dove si manifesta lo Spirito rinnovatore che tutto ringiovanisce quando ci si lascia guidare da lui.
       Costui, costei, si potrebbe pensare, è il santo. No, vi dico. E anche i1 santo, ma potrebbe essere il santo che è già ognuno di noi, o sospira e geme per venirne fuori. Ma il santo è ancora qualcosa di più grande, di più maturo, di più perfetto. E un uomo «mangiato» dal divino, che è entrato nella propria vita e nel proprio essere; si è lasciato purificare ed illuminare da Dio, rendere conforme all'immagine di Cristo e di Maria; ma non c'è una santità vera ed autentica dove non appaia assieme a questi tratti semplici il volto del Crocifisso, segnato dall'amore e dal dolore; il volto della Santa segnato da una maternità spirituale e da una fedeltà che sono solo possibili ai piedi della croce, per una fecondità ecclesiale. Il santo ha i tratti inconfondibili di chi è tornato dalla morte e vive la risurrezione. È ovvio che la crescita e la pienezza della grazia puntano verso l'uomo nuovo e verso il santo cristiano. È allora che Maria può dire come affermò di Serafino di Sarov: «È uno della nostra stirpe...»13.
       È possibile? È un sogno utopico? No. È, come ci ha detto Paolo VI, I'impegno di un'autentica devozione mariana e la garanzia che offre un'illuminata vita di rapporto con la Madre di Dio e Madre nostra.
       2. Le tappe dell'uomo in cammino
       Abbiamo sottolineato il cammino di Maria per dire che analogicamente l'uomo deve percorrere un cammino progressivo; e iI cammmo della sua storia, ma è pure il cammino progressivo che deve compiersi in ciascun cristiano, non si dimentichi che i primi cristiani negli Atti venivano chiamati gli uomini del cammino (At 9,1-2). La fedèltà evangelica non è una sequela di Cristo, un cammino dietro di lui fino alla croce e alla risurrezione?
       Le tappe di questo cammino - in analogia con quello della Vergine Maria - non può non essere la conversione totale a Dio, la presa di coscienza dell'amore di Dio su di noi e la conseguente conversione a Lui; la conversione diventa perseverante coerenza di vita evangelica, modellata sulla parola di Dio, che comporta una lotta, data la nostra condizione di peccato. Ma non solo. Dove l'uomo non può arrivare per essere totalmente coerente nel suo impegno, puro nelle motivazioni del suo agire, interviene Dio con le prove. Bisogna starci alle prove di Dio, non ignorarle, non sfuggirle, non ingannarsi nell'interpretazione donando la colpa agli altri; soprattutto, non rinfacciare a Dio il suo operato in noi, a meno che non sia come Maria, per interpretare prove quali la fuga in Egitto o lo smarrimento a Gerusalemme. La crescita avviene specialmente nelle prove; I'uomo nuovo viene fuori dal crogiolo delle purificazioni, dove Dio spezza egoismi, mette a nudo miserie, smaschera pretese di santità che altro non sono che semplice ricerca di sé. Chi è fedele nella prova, chi si lascia vagliare ed aderisce a Dio con amore ed umiltà, in umile obbedienza e gratitudine, scava un abisso nel cuore, perché Dio lo riempia di grazia, o rimuove nel cuore tutto quello che impediva lo sgorgare della sorgente zampillante di vita nuova.
       E Dio lo riempie di grazia; a suo modo lo plasma come nuova creatura, analogicamente, come ha fatto con Maria; potenzia la sua capacità di agire e di amare. Lo rende una creatura nuova.
       È l'ascesi del cuore che Dio vuole, come da Maria ha voluto il dono totale di sé. È la richiesta di poter entrare con totale libertà nella propria vita per rendere carne la parola seminata nel cuore. È la richiesta della nostra libertà che è in fondo l'unico vero dono che noi possiamo fare a Dio, l'unica cosa che egli ci ha lasciato intatta affinché possiamo renderlo onnipotente. Ed è allora che l'onnipotente fa in noi, come in Maria, grandi cose.
       In questo cammino del cristiano, Dio chiede vigile attenzione alla sua opera, totale donazione alle sue richieste, perseverante crescita, apertura rinnovata ogni giorno. A1lora Dio fa in noi nuove tutte le cose, in una lenta ma sicura opera di rinnovamento totale dell'uomo nell'essere e nell'agire.
       3. Una grazia tipicamente mariana
       La missione della Chiesa («a questo tende ogni azione pastorale» diceva Paolo Vl nel testo citato della Marialis Cultus) non si ferma al battesimo, alla nascita; tende alla crescita e alla pienezza della grazia divina nei cristiani, a portarli fino alla santità. Ed in questo rispecchia l'amorevole missione ed azione di Maria nelle anime; farli simili a Cristo suo Figlio, conformarli alla propria esperienza di vita, al servizio e alla donazione, con la semplicità e la gioia umile della vita nascosta di Nazaret, oppure con la fecondità dell'ora della Madre a Cana, al Calvario o alla Pentecoste, in una vita che è anche esternamente piena di segni, di opere significative per la Chiesa e per l'umanità.
       Maria traccia il cammino; segue ogni passo; I'imitazione delle sue virtù, quando è autentica e sincera, quando si fa in comunione di vita e di sentimenti con lei, è interiormente conformante; si è sigillati da uno spirito autenticamente mariano, pur con le cadute e miserie che sono proprie di ogni uomo e di ogni donna in cammino; ma la Chiesa, come Maria, ha anche medicine per le ferite, cure per le malattie, rialza dalle cadute; come afferma santa Teresa, anche dalle cadute Dio è capace di trarre maggiori beni 14. Ogni passo, ogni tappa del cammino, ogni grazia di crescita nella Chiesa, è una grazia mariana, se ne abbia o no la consapevolezza. Anche se per far sbocciare in noi la vita nuova ci vorranno anni di lotta e di perseveranza, bisogna incominciare per crederci, se si vuole arrivare a vedere qualcosa: «Nulla è impossibile presso Dio». Forse dovremo pensare con Maria che questa creatura nuova che deve nascere in noi non è tanto frutto di una velleità, ma di un possente desiderio di Dio che vuole farci simili al suo Figlio. Ed è in questa robusta volontà di Dio che si inserisce la volontà di Maria. Donna libera per fare di noi uomini liberi,, non schiavi. Nuova Gerusalemme per fare di noi uomini nuovi. Madre del Cristo, il primogenito di una schiera di figli nella novità dello Spirito.
       Concludo con una osservazione. Forse la proposta fatta in questo discorso è o può sembrare individualista. No, è personalista. Ripropone per ciascuno - senza deleghe di sorta - il mistero di un amore irrepetibile e personale, di una vocazione unica che chiede pure una risposta personale ed intrasferibile. Viene richiesta, sollecitata, ad ognuno nella Chiesa che è una comunione di persone.       Ma sia ben chiaro. La novità alla quale tende questo dono di Dio che fa creature nuove, non può non essere ecclesiale e comunitaria. Nel duplice senso della parola. Il maggiore dono che Dio può fare a noi è renderci santi e nuovi per la Chiesa, ed in essa per l'umanità; ma anche, come nel caso di Maria, il dono più grande che noi possiamo fare alla Chiesa, agli altri, è lasciarci modellare da Dio per essere un dono limpido nell'amore e nella libertà, per gli altri, per la Chiesa. Inoltre, non penso sia necessario insistere su un concetto che è evidente: la novità dello Spirito in noi non può non portarci ad essere con gli altri e per gli altri, perché quando la vita di Dio sgorga in noi allora egli` ci sigilla con la sua stessa natura; e Dio è Amore, cioè comunione in sé, dono per gli altri. L'uomo nuovo c la creatura del dono e della comunione.
       Non è Maria allora, la donna libera che con la sua maternità è dono totale per tutti, con un universalismo esteso nella geografia e nella storia? E non è lei ancora la Madre che vive nella comunione e lavora ancora oggi per la comunione di tutti in Cristo? Per questo uno dei segni più autenticamente mariani è quello di essere uomini della carità gratuita e servizievole, uomini e donne col cuore spalancato alla comunione, senza frontiere, capaci di prendere sul serio, come Maria, il desiderio e la preghiera del suo Figlio: I'unità di tutti i figli di Dio dispersi nel mondo.

N O T E

       1 MAX THURIAN, Figura, dottrina e lode di Maria nel dialogo ecumenico, in «Il Regno/Documenti» 7,1-4-1983, pp. 248-249.
       2 Cf Fil 2.5
       3 Cammino di Perfezione, 28,12; un testo simile nel Castello Interiore, V, 1,3: «Sia molto o poco quello che avete, tutto lo vuole per sé».
       4 L'espressione è di JJ. VON ALLMENN, teologo riformato.
       5 Mi ispiro qui ad alcune riflessione di P. EVDOKIMOV, proposte in diversi suoi studi; cf ad esempio La donna e la salvezza del mondo, Milano, Jaca Book, 1980, pp. 195-197.
       6 È sempre una espressione di P. EVDOKIMOV in Lo Spinto Santo e la Madre di Dio, in La novità dello Spirito, Milano, Ancora, 1979, pp. 289-293.
       7 Citato da P. EVDOKLMOV, a.c. (nota 5) p. 196.
       8 Cf Marialis Cultus, n. 6.
       9 Questa idea della Vergine in cammino aiuta a leggere in progressiva realizzazione esistenziale i testi mariani del Vangelo; offre una chiave per la teologia mariana; diventa principio di spiritualità, come viene segnalato nel testo conciliare. Aggiungiamo che in alcuni movimenti spirituali contemporanei si sottolinea pure questo principio; con diverse sfumature ma con una coincidenza nel principio stesso la via Mariae è proposta nel Movimento dei Focolari e diventa modello pure per l'itinerario di fede e di vita delle comunità neocatecumenali.
       10 Cf Gv 3,16.
       11 Cf una linea di lettura nel mio libro: Guiones de doctrina teresiana, Castellón, 1981, pp. 108-112.
       12 J. CASTELLANO CERVERA, Teresa di Gesù maestra e modello della santità cristiana, in AA.VV., Teresa di Gesù, maestra e modello di santità, Roma, Teresianum, 1982, pp. 11-42.
       13 IRINA GORAINOFF, Serafino di Sarov, Torino, Gribaudi, 1981, pp. 16.
       14 Castello Interiore, Il, 9.

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