INTRODUZIONE
Il nostro convegno è destinato
a «marianizzarci», ossia a farci crescere nella conoscenza,
nell'amore e nel servizio di Maria, per «cristianizzarci»,
ossia per vivere meglio la vita cristiana e così «divinizzarci»,
perché Gesù ci conduce al Padre nello Spirito.
Per questo il nostro cammino
procede in modo chiaro e logico. Abbiamo visto Maria nella comunità
diIsraele, come nuova Figlia di Sion, perché Maria è il culmine
materiale e spirituale di Israele; tutte le generazioni del popolo
ebreo sono destinate a darci Maria, la più santa tra i poveri di
Iahve; da lei nasce il Salvatore che ci dà il nuovo popolo di Dio.
In Maria pertanto la Sinagoga diventa Chiesa e avviene il passaggio
dall'Antico al Nuovo Testamento.
Col fiat di Maria abbiamo
già la Chiesa nelle sue componenti essenziali: vi è infatti nel
grembo verginale di Maria il Capo della Chiesa, Gesù Cristo, e Maria
concentra in sé tutto il corpo ecclesiale, inserito vitalmente nel
Capo mediante la fede. Mai la Chiesa è stata cosi una, santa, aperta
alla cattolicità e allo zelo apostolico come quando era tutta concen-trata
in Maria ed aveva il volto di Maria. Poi la Chiesa cresce con l'adesione
vitale di S. Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, S.G iovanni Battista,
i pastori di Betlemme, i Magi, i primi discepoli; Gesù pensa ad
organizzarla, ad arricchirla dei mezzidi salvezza, la conquista
col suo sangue sul Calvario (cf At 2(),28), la anima del suo Spirito
a Pentecoste ed ora dalla sua sede gloriosa continua a dirigerla
e ad animarla nel suo cammino salvifico fino alla sua seconda venuta.
E Maria è pure attivamente inserita nel misteto della Chiesa, come
abbiamo ascoltato nella seconda relazione magistrale: Maria nella
comunita ecelesiale, come Madre della Chiesa.
Siamo ora alla terza relazione,
che si aggiunge e completa logicamente le precedenti. La Chiesa
è destinata a conquistare tutta la famiglia umana per renderla famiglia
di Dio. Ma questo non è ancora raggiunto. La comunità umana precede
la Chiesa e si estende oltre la Chiesa. Eppure è destinata alla
Chiesa ed è termine adeguato dell'opera salvifica di Cristo che
è morto per tutti, (cf 2 Cor 5,15) e della volontà salvifica del
Padre che vuole che tutti siano salvi, (cf 1 Tim 2, 5 ss). Quindi
anche Maria, quale nuova Eva in unione con Gesù nuovo Adamo, è inserita
nella famiglia umana e vi esercita il suo influsso di Madre dei
viventi, quale collaboratrice della salvezza universale di Cristo.
Ecco il mio affascinante tema: Maria nuova Eva nella comunità umana.
Mi aiuti lei a presentarvelo
in maniera conveniente e fruttuosa.
I - GESÙ
NUOVO ADAMO
Per poter presentare e capire
i rapporti di efficienza materna salvifica di Maria con la famiglia
e comunità umana u niversale, quale nuova Eva, dobbiamo rifarci
a Gesù Cristo nuovo Adamo.
Il Verbo Incarnato, fin dal
primo istante dell'Incarnazione, è costituito nuovo Adamo, che ricapitola
in sé tutta l'umanità decaduta e la santifica con la consacrazione
ontologica dell'unione personale col Verbo e poi con tutti i misteri
della salvezza fino all'Ascensione gloriosa alla destra del Padre.
(Gesù, infatti, compie tali misteri salvifici come rappresentante
dell'umanità, che quindi è già associata al suo Salvatore nell'opera
stessa della salvezza e perciò è già radicalmente salvata.
1. Questa dottrina mirabile
si attinge anzitutto dalla s. Scrittura. S. Luca nella sua genealogia
fa risalire Gesù fino ad Adamo, quasi per far capire che è nuovo
Adamo (cf Lc 3,1 ss.).
S. Paolo, soprattutto, presenta
Gesù come nuovo Adamo, che diventa solidale con la nostra miseria
(cf 2 Cor 5,21), diventa peccato, ossia responsabile dei nostri
peccati, si sottomette alla schiavitù della legge (cf Gal 4,4),
per renderci solidali con la sua santità e giustizia (cf Rm 5,12
ss.). Come il primo Adamo con
la sua disobbedienza ci ha perduti, perché eravamo ricapitolati
in lui, solidali con lui e per questo la potenza del male e la potenza
della morte si sono rovesciate sull'umanità, secondo la plastica
personificazione paolina; così Gesù, secondo Adamo, ci ha
ricapitolati in sé, assumendo la nostra natura; ha vinto in se stesso
il peccato con la sua obbedienza, esercitata fin dall'inizio (cf
Eb 10,5 ss.), e da lui la potenza della grazia, della giustizia
e della santità si è riversata su di noi: dove abbondò il delitto,
sovrabbondò la grazia (Rm 5,20).
In maniera del tutto esplicita
S. Paolo aggiunge: «Il primo uomo Adamo divenne un essere
vivente ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita»
(1 Cor 15,45). «Egli (il Padre) ci ha fatto conoscere il mistero
della sua volontà secondo quanto nella sua benevolenza aveva in
lui (Cristo) prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare (anakefalaiósasthai) in Cristo tutte
le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,9-10).
Perciò, alla luce della s.
Scrittura si può ritenere che già nell'Incarnazione abbiamo la santificazione
della natura umana, assunta dal Verbo; in essa Dio ha riformato
la dignità umana in modo più mirabile che non sia avvenuto nella
creazione (mirabilius reformarsti), come ci dice la liturgia.
E in quella natura umana, assunta dal Verbo, è già, in certo modo,
santificata tutta la famiglia umana, in essa rappresentata e contenuta,
dopo che Maria, la persona più qualificata della famiglia umana,
ebbe dato il suo «sì» a quel mistico connubio
tra il Verbo e l'umanità. Il Padre ormai vede l'umanità nel Figlio
prediletto, in cui ha posto tutte le sue compiacenze. Il Figlio
prediletto ormai fa parte dell'umanità.
Il «grande sacramento
della pietà», ossia il disegno salvifico di Dio, che è Gesù
stesso, dovrà poi esplicarsi nel corso della sua vita terrena, secondo
i piani divini (cf 1 Tim 3,16 ss.), nei vari misteri salvifici fino
all'Ascensione. Ma essendo Gesù il nuovo Adamo, si può affermare
che noi eravamo presenti in lui nel compimento dei misteri della
salvezza, che perciò sono anche i nostri misteri; e quindi la sua
concezione santa e senza peccato è la nostra concezione spirituale,
ossia la nostra nuova vita purificata dal peccato; la sua nascita
verginale è la nostra nascita alla figliolanza divina; la sua morte
è la nostra morte al peccato; la sua glorificazione è la nostra
glorificazione; siamo convivificati, conresuscitati, conglorificati
con lui, nostro capo, in cui siamo ricapitolati e contenuti. È il
significativo e mirabile insegnamento paolino e scritturistico (cf
Ef 2,4-ó; Eb 3,14; 9,24).
Quanto è attuato ed effettuato
dopo l'Incarnazione e che i libri sacri del nuovo Testamento affermano,
è già preannunziato nei libri sacri dell'antico Testamento, negli
annunzi profetici del Salvatore universale di tutte le génti, che
attraversano come fiaccola sempre più luminosa tutta la rivelazione
divina dell'antica Alleanza. Ne offrirò qualche saggio parlando
della documentazione biblica di Maria nuova Eva.
2. La dottrina della ricapitolazione
dell'umanità in (Cristo, nuovo Adamo, e della santificazione oggettiva
dell'umanità per la stessa unione ipostatica e poi per gli altri
misteri salvifici di Cristo, è familiare ai Padri della Chiesa:
si tratta infatti di verità rivelata esplicitamente nella s. Scrittura,
che i Padri tramandano ed esplicitano ulteriormente. È la cosiddetta
redenzione fisico-mistica, in forza dell'lucarnazione, che consacra
la natura umana assunta, in cui tutti siamo ricapitolati. Questa
dottrina è molto cara ai Padri Orientali, ma si trova anche presso
i Padri Occidentali1.
|
Ci dobbiamo limitare a qualche saggio.
S. Ireneo scrive:
Cristo ricapitolò tutte le cose, ingaggiando
battaglia e sconfiggendo il nostro nemico, che all'inizio
ci aveva fatti schiavi in Adamo, schiacciandogli la testa
secondo quello che Dio disse al serpente, e che il Genesi
ci riferisce: Io porro inimicizia tra te e la donna, tra
la tua stirpe e la sua stirpe; questa tischiaccera la testa
e ta le insidierai il calcagno (Gen 3 ,15). Era preconizzato,
infatti, a schiacciare la testa al serpente colui che sarebbe
dovuto nascere da una donna vergine, a somiglianza di Adamo.
Quegli è la discendenza di cui parla l'apostolo nella lettera
ai Galati: la legge fu aggiunta per le trasgressioni fino
alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta
la promessa (Gal 3,19).
Ancora più chiaramente egli si esprime nella stessa lettera,
con queste parole: Quando venne la pienezza del tempo, Dio
mando il Figlio S?`o, nato da donna (Gal 4,4). Il nemico non
sarebbe stato vinto secondo giustizia, se l'uomo che lo vinse
non fosse nato da una donna. Per mezzo di una donna il serpente
da principio dominò l'uomo, opponendosi al bene dell'uomo.
Per questo anche il Signore si professa figlio dell'uomo,
ricapitolando in se stesso quel primo uomo dal quale, subito
dopo, fu fatta la donna. Per questo, come la nostra specie
precipitò nella morte per causa di un uomo vinto, così
per merito di un uomo vincitore risorgiamo di nuovo alla vita;
e come la morte ricevette la palma della vittoria, contro
di noi, per mezzo di un uomo, così noi riceviamo di
nuovo la palma della vittoria, contro la morte, per mezzo
dell'uomo Crist»2.
«Come la sostanza del primo uomo, Adamo, fu tratta dalla
terra non lavorata e ancora vergine - Dio non aveva ancora
fatto piovere e l'uomo non aveva lavorato la terra (Gen 2,5)
- e fu plasmato dalla mano di Dio, cioè dal Verbo di Dio -
tutto e stato fatto per mezzo di lui (Gv 1, 3) - e
il Signore prese del fango dalla terra e plasmò l'uomo, così,
per ricapitolare in sc' Adamo, lo stesso Verbo nacque da Maria,
che era vergine, e la generazione di Adamo fu felicemente
ricapitolata.
(...) Ma perché Dio non prese ancora il fango e volle che
l'opera fosse compiuta da Maria? Perché non si trattasse di
due opere diverse, l'una che salva e l'altra che è salvata;
ma conservando la somiglianza delle due, apparisse evidente
che era la stessa creatura ad essere ricapitolata»3.
Commenta Domenico Casagrande:
«Cristo, dunque, ricapitola, cioè raccoglie, riunisce
tutto in sé, tutto restaura e tutto domina. Ma per compiere
quest'opera, attesa dai secoli,volle assumere la stessa natura
di Adamo, e come Adamo fu preso dalla terra vergine, cioè
non bagnata e non lavorata, così Cristo, il nuovo Adamo,
prese la natura umana da Maria vergine intatta. Ireneo applica
la dottrina della ricapitolazione, anche all'Anticristo nel
quale sarà ricapitolata ogni iniquità e ogni malvagità perché
tutta la ribellione, radunata e condensata in quella bestia,
venga scaraventata nel mare di fuoco»4.
|
4. L'espressione «vinto
secondo giustizia» presenta la teoria dei cosiddetti diritti
del diavolo, che alcuni Padri sostengono. Nessuna creatuta petò
può vantare diritti davanti a Dio e meno di ogni altta Satana il
quale, seducendo Eva, ha commesso un furto, una «usurpazione
illecita», come afferma s. Agostino. Nessun ladro ha diritti
sulla refurtiva. Il termine iuste non significa che il Figlio di
Dio non avrebbe operato secondo giustizia se non avesse assunto
la natuta umana per tedimete l'uomo; poteva redimerlo con altti
modi. Cristo invece volle sostituirsi a noi e pagate per noi saldando
il nostro debito verso Dio e libetarci cosi dalla morte e dalla
schiavitù del diavolo5.
|
E. s. Leone Magno:
«Il Figlio di Dio, nella pienezza del tempo (cf Gal
4,4), di- sposta dall'insctutabile altezza del divino consiglio,
assunse la natura del genere umano, che doveva essere riconciliata
con il suo Autore, affinché il diavolo, inventore della morte,
fosse v~nto per mezzo di quella stessa natura, che egli aveva
vinto. Nel qual conflitto, intrapreso per noi, si combatté
con grande ed ammirabile diritto di equità, poiché il Signore
onnipotente attacca il ferocissimo nemico non nella sua maestà
divina, ma nella nostra umiltà, opponendogli la stessa forma
e natura, partecipe della nostra mortalità ma senza nessun
peccato»6.
«Per quanto quella infanzia, che la maestà del Figlio
di Dio non ha disdegnato, si sia evoluta in un uomo perfetto
col passare dell'età e consumato il trionfo della passione
e della risurrezione siano passate tutte le azioni dell'umile
condizione, assunta per il bene nostro, tuttavia la festa
odierna rinnova per noi i sacri primordi di Gesù, nato dalla
Vergine Maria, e mentre adoriamo la nascita del nostro Salvatore,
riscontriamo di celebrare il nostro principio. Infatti, la
generazione di Cristo è origine del popolo cristiano ed il
natale del Capo è il natale del corpo. Per quanto invero i
singoli chiamati abbiano il loro ordine, e tutti i figli della
Chiesa siano distinti dalla successione dei tempi, tuttavia
la universa collettività dei fedeli, nata dal fonte battesimale,
come con Cristo sono stati crocifissi nella passione, e risuscitati
nella risurrezione, e collocati alla destra del Padre nell'ascensione,
così sono con lui generati in questa nascita. Poiché qualsiasi
uomo, quando in qualunque parte del mondo dei credenti viene
rigenerato in Cristo, tagliato il nesso della colpa originale
passa nell'Uomo nuovo rinascendo; e non si trova più nella
discendenza del padre carnale, ma nel germe del Salvatore,
il quale per questo si è fatto figlio dell'uomo, affinché
noi possiamo essere figli di Dio. Se, infatti, egli non fosse
disceso a noi con questa umiltà, nessuno perverrebbe a lui
coi propri meriti»7.
|
3. L'insegnamento di s. Leone
ci introduce nel senso e valore della liturgia, che rinnova
appunto i misteri salvifici di Ctisto per applicarcene ií valore
salvifico. Anche i documenti liturgici presentano l'Incarnazione
e la Natività verginale di Cristo come misteri salvifici, perché
questa nova nativitas introduce nel mondo l'homo novus, non
sottoposto al peccato originale e perciò inizio della salvezza8.
Perché Gesù Cristo è il nuovo
Adamo, che ci ricapitola in sé, l'Incarnazione è inizio del Corpo
mistico, ossia della società della salvezza, essendo l'inizio di
Colui, che lo contiene in sé. Afferma perciò con ragione il Sacramentario
Leoniano: «Non solamente la nostra fragilità, assunta dal
tuo Verbo, diventa perpetuo onore per noi, ma rende anche noi eterni
per ammirabile consorzio». Nella fragile natura assunta dal
Verbo e tesa eterna, siamo tesi eterni anche noi, contenuti nel
nuovo Adamo. La unione fisica della natura umana col Verbo, fonda
la unione mistica dei membri fra di loro e con Cristo e ci fa diventare
porzione di Cristo, perché contenuti nella natura umana assunta,
che è porzione di Cristo, del Figlio di Dio.
4. S. Tommaso presenta la dottrina
della ricapitolazione in Cristo e della salvezza in Cristo nuovo
Adamo, già nell'Incarnazione, facendone anche l'applicazione agli
altri misteri salvifici9.
|
«San Tommaso - scrive J. Lecuyer-
interpreta la nostra inclusione in Cristo e nel suo sacrificio,
di cui abbiamo già visto l'importanza nei Padri, in funzione
della capacità di causare la grazia: di qui l'equivalenza, frequente
nei suoi commenti sulle lettere di S. Paolo, delle due espressioni:
In Cristo Gesù e per Cristo Gesù. Ancora
più chiaramente: Nella morte di lui; ossia per la virtù
della morte di lui; giacché l'effetto è presente nella sua
causa proporzionata e Cristo, a misura dei suoi misteri, diviene
la causa sempre più proporzionata della nostra salvezza. Quindi,
poiché Cristo ci conteneva tutti in se stesso, si potrà dire
che noi eravamo presenti in ciascuno dei suoi misteri e che
questi sono anche i nostri. sÈ detto che il nostro uomo
vecchio è crocifisso con Crlsto, in quanto la suddetta vecchiezza
è stata tolta via in virtù di Cristo10»11.
|
5. Ci è caro riferite
altresì una testimonianza ecumenica Lutero, nella festa di Natale
1529, predicando su Cristo nostro fratello, aggiungeva: «Anche
se egli solo (il Cristo) fu nel suo grembo, Maria è veramente Madre
di lui e di tutti noi...; se egli è nostro, noi dobbiamo essere
al posto suo dov'è lui, lì siamo anche noi; la sua Madre,
perciò, è anche nostra»12.
6. Di Gesù Ctisto nuovo Adamo
abbiamo poi chiata affermazione nel Concilio Vaticano II.
Nella Costituzione Gaudium et Spes si dice che nell'Incarnazione
il Figlio di Dio «si è unito in certo modo ad ogni uomo».
Perciò Cristo, perfetta immagine di Dio, come Dio e come uomo, restaura
l'immagine di Dio nell'uomo (Gs 22).
7. Cristo è l'uomo perfetto, immagine
visibile e storica di Dio invisibile (cf 2 Cor 4,4; Col 1,15). In
lui siamo santificati e salvati. Il Verbo è il lievito, che insetito
nella umanità assunta la fa fermentate; è la forma creationis,
che si unisce alla natura umana per restaurala, mirabilius,
di quanto è stata creata, e attraverso la natura umana, compendio
dell'universo, restaura tutto il creato deturpato dal peccato e
gemente a causa del peccato (cf Rm 8,12 ss).
Adamo, che come concetto corporativo
rappresenta in sé tutti gli uomini, era creato ad immagine e somiglianza
di Dio, nel tempo. (`on la sua ribellione perde questa sua somiglianza,
senza però perdere la sua immagine divina, perché come creatura
rimane sempre un riflesso di Dio, altrimenti non esisterebbe.
Il Verbo, diventato uomo, diventa
così il nuovo Adamo, perché perfetta immagine e somiglianza
di Dio, prima invisibile, ora visibile. E così restaura in
sé per tutti gli uomini questa somiglianza divina, perché come nuovo
Adamo rappresenta davanti a Dio tutti gli uomini e come Verbo incarnato
contiene ciò che era in noi perso, cioè la somiglianza con Dio.
Questo avviene per il fatto
che il Verbo diventa uomo, ma non peccatore, e quindi è il primogenito
tra i molti-fratelli.
8. Gesù però è nuovo Adamo non
nel senso che si è solo sostituito a noi e che ha fatto lui ciò
che potevamo fare anche noi; egli solo infatti poteva essere nuovo
Adamo, perché Verbo incarnato, ed egli solo poteva fare ciò che
ha fatto; ma lo ha fatto come nostro rappresentante, lo ha fatto
per noi, in favore nostro.
La redenzione è una nuova creazione
e quindi non basta un vicario, quasi potessimo fare anche da soli,
al suo posto. Solo lui poteva disimpegnare tanto ufficio a bene
nostro.
Questo è il senso che si dà
anche alla soddisfazione vicaria. Ha soddisfatto per noi, non per
sé; ma solo lui poteva farlo.
Spetta a noi fare la nostra
parte, compiere le condizioni libere salvifiche che dipendono da
noi (fede e sacramenti) e la salvezza ci viene di fatto, in modo
libero, meritorio e soprannaturale e non fisiologico, naturale come
ci è venuta la solidarietà colpevole con Adamo. La solidarietà con
Adamo, infatti, è legata alla natura, ed è attuata con l'umana generazione;
la solidarietà con Cristo, invece è legata ad ogni persona, che
dev'essere innestata in Cristo mediante la rigenerazione13.
9. Occorre infine notare che
la categoria salvifica di Gesù nuovo Adamo è completata ma
distinta dalla categoria salvifica di Gesù Cristo Capo.
Già fin dall'Incarnazione Cristo
nuovo Adamo è anche costituito Capo e inizia il suo influsso salvifico
e vitale sui membri a lui inseriti, mediante la fede e la grazia:
anzitutto su Maria, la prima credente, la prima crisfiana, il supremo
esemplare della Chiesa; poi su s. Giuseppe, su s. Givanni Battista,
su Elisabetta, Zaccaria, i primi discepoli, sulla Chiesa in continuo
sviluppo fino alla parusia, e sempre vivificata da Cristo Capo nella
costante e sempre più ricca ed estesa esplicazione della sua funzione
salvifica.
Anche la documentazione biblica
è distinta14.
Quindi, che Gesù sia nuovo Adamo
significa che Gesù ricapitola in sé, ossia riunisce in sé tutta
l'umanità con cui è fisicamente e moralmente solidale in forza dell'Incarnazione
e quindi la santifica già tutta radicalmente (redenzione fisicomistica):
è forza centripeta. Che Gesù sia Capo del Corpo mistico significa
che Egli effonde attualmente i doni della salvezza, la vita soprannaturale
e lo Spirito a tutti i membri in lui inseriti: forza centrifuga.
II - MARIA NUOVA EVA
Possiamo ora affrontare il
nostro tema, analogo, ma non indentico con quello di Cristo nuovo
Adamo.
Maria non è nuova Eva nel senso
che abbia una personalità corporativa, come il primo Adamo a rovina
di tutta la famiglia e comunità umana e come il secondo Adamo, Gesù
Cristo, a salvezza almeno radicale di tutta la comunità umana, già
fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo di Maria.
Questo è dovuto all'unione personale o ipostatica del Verbo divino
con la natura umana assunta, in cui sono contenuti tutti i membri
della comunità umana, per cui nell'Incarnazione il Figlio di Dio
«si è unito in certo modo ad ogni uomo» (Gs 22) e consacrando
e salvando la natura umana assunta si può dire che ha già consacrato
e salvato tutta la comunità umana, che egli rappresenta di fronte
al Padre.
Questo non si può dire in senso
univoco di Maria, che non ha l'unione ipostatica ed è una semplice
persona umana, mentre Gesù Cristo è una Persona divina incarnata,
ossia unita ad una natura umana in unità di Persona divina.
Tuttavia, Maria è membro della
comunità umana, è nostra consanguinea e come in ogni altro membro
vige tra di lei e tutta la comunità la solidarietà fisica, ossia
di sangue e di natura umana, e anche la solidarietà morale in ordine
ai valori morali e salvifici. Se un membro della famiglia umana,
per esempio, paò pregare per tutti, può beneficare tutti, per esempio
con un servizio, una invenzione scientifica che torni a vantaggio
di tutti; questo si può e si deve dire anche di Maria. Ella però,
alla luce della missione universale unica, affidatale da Dio, ha
un inserimento benefico molto superiore, per cui come Eva è madre
dei viventi, ossia di coloro che nascono dalla sua discendenza fisica
alla vita umana, ma in stato di morte spirituale e sono destinati
alla morte fisica a causa del peccato, Maria è nuova Eva, ossia
Madre spirituale dei viventi nella vita soprannaturale, già in forza
della sua maternità fisica in ordine al solo Gesù Salvatore, vita
soprannaturale di tutta la famiglia umana. Maria esercita quindi
per volere divino un influsso salvifico su tutta la comunità umana.
È quanto dobbiamo determinare
ulteriormente e concretamente alla luce delle fonti tivelate, del
magisteto della Chiesa e dell'indagine teologica, presentata in
modo accessibile, nei suoi elementi essenziali.
1. Maria nuova Eva alla
luce della Bibbia
e delle altre
verità mariologiche
1. I libri sacri dell'Antico Testamento preannunziano il Salvatore
del genete umano e insieme ne presentano pure la Madre, insetita
in questo compito di salvezza universale. Mi riferisco ai noti testi
biblici: Genesi 3,15, il cosiddetto protovangelo, che «adombra
profeticamente» (cf LG 55) la vittoriosa inimicizia del Messia
e della Madre contto il diavolo che ha indotto la prima Eva al peccato,
e alla rovina di tutta la discendenza; Isaia 7,14, con la profezia
della Madre Vergine dell'Emmanuel; e Michea 5, 2-3, che parla della
partoriente, in Betlemme, di colui che «sarà grande fino agli
estremi confini della terra».
Il Concilio Vaticano II ci offre
la sicura interpretazione mariana di questi testi, affermando:
|
«I libri del Vecchio Testamento
descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente
viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. E questi primi
documenti, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce
dell'ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre
più chiaramente in luce la figura di una donna, la Madre del
Redentore. Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata
nella promessa, fatta ai progenitori, caduti in peccato, circa
la vittoria sul serpente (cf Gen 3,15). Parimenti, questa è
la vergine che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome
sarà Emmannele (cf Is 7,14; Mic 5, 2-3; Mt l,22-233» (LG
55). |
Gli effetti salvifici in ordine
a tutta la comunità umana di questa maternità di Maria in ordine
al Salvatore sono pure asseriti dal Concilio Vaticano II:
|
«Con Lei, eccelsa Figlia di Sion, dopo la
lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura
una nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei la
natura umana, per liberare coi misteri della sua morte l'uomo
dal peccato» (LG 55). |
Maria
dà al mondo Colui che libera non solo i membri della Chiesa, ma
ogni uomo dal peccato: è quindi predetta in rapporto di efficienza
salvifica in ordine a tutta la comunità umana.
2. Venendo alla realizzazione
di questo rapporto di efficienza salvifica di Maria in ordine a
tutta la comunità umana, ossia al Nuovo Testamento, di cui Maria
è la parte, che segna il passaggio dall'antica alla nuova economia
salvifica di pottata universale, ci inconttiamo con l'Immacolata
Concezione di Maria, che consacra l'inizio dell'esistenza della
Madre del Salvatore universale. Questo
mirabile ed unico privilegio esprime l'efficacia della tedenzione
di Cristo e fa di Maria il segno fulgido della salveiza di tutta
la famiglia umana, e del disegno originario di Dio sul genete umano.
L'Immacolata è la primizia della creazlone rinnovata.
Paolo VI è colui che meglio
e più ticcamente proietta la luce e la grazia del privilegio otiginale
di Maria, dicendolo ripristino e immagine dell'umanità autentica.
Infatti, in Maria, Immacolata
dal primo istante, possiamo ammirare il ripristino dell'originaria
bellezza, ticchezza e perfezione dell'umana natura.
|
«La natura umana si è mai espressa
in una forma completamente perfetta? Da Adamo in poi l'umanità
non ha più avuto questa fortuna, salvo che in Nostro Signore
Gesù Cristo e nella Madre sua Santissima. È questa nostra Sorella,
questa Figlia della stirpe di David a rivelare il disegno originario
di Dio sul genere umano, quando ci creò a sua immagine e somiglianza.
Il ritratto, dunque, di Dio. Poterlo ammirare in Maria, finalmente
ricostituito, finalmente riprodotto nella genuina e nativa bellezza
e perfezione: ecco una realtà che ci incanta e ci rapisce, placando,
si direbbe, l'accesa e inappagata nostalgia di bellezza che
gli uomini portano nel cuore»15.
|
Parlando 1'8 settembre 1964, festa della nascita di
Maria al mondo, Paolo VI ritorna sull'argomento e vi notiamo un'autentica
gioia, un vibrante compiacimento di riprendete e sviluppare un tema
così vitale e carico di significato per l'umanità, quale il candore
immacolato della Regina del Cielo.
|
«L'apparizione della Madonna
nel mondo (è) come l'aurora che precede la luce della salvezza,
Gesù Cristo, come l'aprirsi sulla terra, tutta coperta dal fango
del peccato, del più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato
giardino dell'umanità, la nascita cioè della creatura umana
più pura, più innocente, più perfetta, più degna della definizione
che Dio stesso, creandolo, aveva dato dell'uomo, immagine di
Dio similitudine di Dio, bellezza cioè suprema, profonda, cosi
ideale nel suo essere e nelle sue forme, e così reale nella
sua vivente espressione»16. |
In Maria, Immacolata fin dal
primo istante della sua esistenza, si rispecchia fedelmente la perfezione
stessa di Dio, quella perfezione di cui l'uomo - immagine di Dio
- doveva essere come lo specchio, il riflesso, la «fotografia»,
come afferma Paolo VI.
|
«La sola... in cui l'idea creatrice di Dio si rispecchia
fedelmente ed in cui la definizione intatta ed autentica dell'uomo
si realizza: immagine di Dio»17.
«Creatura che conserva la bellezza primigenia data dal
Signore all'uomo, allorché lo ha creato a sua immagine e somiglianza»18.
«L'intento divino di fare dell'uomo l'immagine - vogliamo
dire la fotografia, la similitudine - di Dio, questa proprietà
di rispecchiare Iddio è, in Maria, perfetta. Perciò, guardando
alla Madonna, noi cogliamo il riflesso immediato di una bellezza
vergine, pura, innocente, immacolata, nativa, primigenia,
che non conosceremmo nella sua realtà esattamente se questa
candida creatura non fosse stata a noi data» 19.
«Maria restituisce a noi - continua Paolo VI - la figura
dell'umanità perfetta nella sua immacolata concezione umana
stupendamente corrispondente alla misteriosa concezione nella
mente divina»20.
«L'immagine autentica dell'umanità, l'immagine dell'umanità
innocente, santa»21.
|
L'uomo ha in fondo al cuore
l'aspirazione bruciante a qualcosa di autenticamente vero e di vetamente
autentico.«L'inappagata nostalgia di bellezza che gli uomini
portano nel cuore»22 non è forse una
delle espressioni di questa gravitazione verso l'autentico, verso
l'ideale? Gli uomini infatti
|
«ritengono, con moltiplicati sforzi - la
vita moderna è tesa verso questo scopo - di poter raggiungere
l'ideale allorché della bellezza danno qualche forma, qualche
espressione, senza però mai riuscir a portarlo alle sue profonde,
vere caratteristiche, che sono quelle non della forma, ma dell'essere»23.
|
Esiste una risposta, si impone
una realtà: Maria.
|
«Maria è perfetta nel suo essere, è immacolata
nella sua intima natura, dal primo istante della suavita...
Finalmente l'immagine della bellezza si leva sopra l'umanità
senza mentire, senza turbare»24. |
In definitiva è
|
«la vera Donna ideale e reale insieme; la creatura
nella quale l'immagine di Dio si rispecchia con limpidezza
assoluta, senza alcun turbamento, come avviene invece in ogni
creatura umana... specchio nitido e sacro dell'infinita Bellezza»25.
«Il tipo, l'esempio, dell'umanità primigenia, quale
Dio aveva pensato e voluto, prima della caduta originale dell'uomo»26.
|
Nell'omelia tenuta in S. Pietro,
1'8 dicembre 1968, Paolo VI, dopo aver presentato la Vergine Immacolata
come «immagine, insieme reale e ideale, d'umanità, di tanta
perfezione, di tanta bellezza, di tanta innocenza, di tanta armonia
interiore e di tanta, grande e umile maestà esteriore»27,
afferma che oggi è diffuso un certo pessimismo sulla possibilità
d'una vera purezza umana, di cuore e di membra; la Vergine però
«corregge e sorregge il nostro pessimismo»28
e ci dà l'esempio perfetto d'una «integrità vittoriosa»29,
Ci fa vedete come siano compossibili bellezza e bontà, avvenenza
e virtù, cosí spesso disgiunte nei modelli che ci offre la società
odierna.
|
«In lei i termini più sacri e anche
più contaminati della nostra vita umana: l'amore, la donna,
la vergine, la madre, il gaudio, il dolore, il silenzio della
interiorità, la voce del pio e libero canto... riprendono il
loro autentico e primigenio significato»30. |
E nell'omelia tenuta la Festa
dell'Assunta dello stesso anno, il Sommo Pontefice affermava che
gli uomini, a causa dello squilibrio in essi provocato dal peccato
originale, hanno perduto «il concetto di una immacolata Concezione»31
mentre Maria ha conservato «la bellezza primigenia, data dai
Signore all'uomo, allorché lo ha creato a sua immagine e somiglianza»32.
3. La Maternità divina verginale
di Maria in ordine al Verbo Incarnato e Redentore, affermata nei
Vangeli e in S. Paolo, ha pure la sua incidenza salvifica in tutta
la comunità umana, alla quale Ella dà il Salvatore: non solo al
popolo di Israele, non solo al nuovo popolo di Dio, ossia alla Chiesa,
ma a tutta la comunità umana, rappresentata dall'adorazione dei
Magi, i quali giunti a Betlemme, «videro il Bambino con Maria
sua madre e prostratisi lo adorarono» (Mt 2,11).
Già nel concepimento immacolato
di Maria, l'umanità assurgeva a perfezione mai raggiunta. Con la
Maternità divina di Maria si ha un ulteriore arricchimento, essendo
essa la ragione d'essere delle precedenti prerogative.
Nel discorso tenuto nella Basilica
Vaticana, il 18 novembre 1964, Paolo Vl insegna:
|
«La dottrina della Chiesa (sulla divina
maternirà di Maria) si presenta come un'esaltazione dell'umanità.
E voi sapete dove essa trova il suo vertice, cioè nella creatura
che possiede in sé, per privilegio divino, la pienezza dell'umana
perfezione e che fu scelta per dare al Verbo di Dio, quando
volle farsi uomo per la nostra salvezza, la nostra carne, la
nostra natura, per essere COSf la madre di Cristo, Uomo-Dio,
secondo la carne»33. |
4 . Anche la Presentazione
di Gesù al tempio e la fuga in Egitto sono misteri che toccano
la salvezza di tutta la famiglia umana e Maria ha parte in questi
misteri salvifici. Nel Tempio offre al Padre colui che è «salvezza,
preparata... davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti»
(Lc 2,31-32); nella fuga in Egitto porta il Salvatore a nuovi popoli
della famiglia umana.
5. Segue il mistero della vita
nascosta di Nazaret, i cui protagonisti sono Gesù, Maria e Giuseppe.
Gesù, figlio di famiglia e Sommo
Sacerdote della nuova Alleanza di Dio col suo Popolo, celebra nel
giro di 20 anni il Sacramento della famiglia e del lavoro santificati,
col concorso di Maria e di Giuseppe e con efficacia divina, fondata
sull'unione personale della sua natura umana col Verbo, per cui
è Dio che lavora e vive come membro di una famiglia umana. Questo
sacramento visibile di lavoro, di sudore, di dura fatica Gesù lo
celebra per la santificazione di tutte le famiglie e di tutti i
lavoratori nell'esercizio del loro lavoro: affinché il lavoro non
sia abbrutimento ma elevazione, sia come attività, che nobilita
e perfeziona la materia e la creazione e perciò anche l'uomo, sia
come ambiente, onde non sia covo di ateismo e di odio.
A questa santificazione della
famiglia e del lavoro, insieme con l'ammaestramento dell'esempio
per tutte le famiglie e i lavoratori della comunità umana di tutti
i secoli, anche Maria partecipa.
6. Ed eccoci a Cana, all'inzio
della vita pubblica di Gesù (cf Gv 2,1-12).
Circa il senso e l'efficacia
della presenza e dell'attiva partecipazione di Maria in questo evento
salvifico, cosi scrive A. Serra:
|
«Lei è la "Donna" (Gv 2,4) che compendia
in sé l'antico Israele. La fede che fu già del popolo eletto
al Sinai («Quanto Yahwéh ha detto, lo faremo»),
è ora la fede di Maria («Quanto Egli vi dirà, fatelo»).
È, dunque, una fede che si fa dono, poiché l'unione materna
di Maria con Gesù si tramuta in sollecitudine di comunicarlo
agli altri. È lei, in effetti, che si rende attenta ad una situazione
disagevole e prende l'iniziativa. Da una parte segnala a Gesù
la mancanza di vino; dall'altra esorta i servi ad obbedire alla
Parola di Lui Qui nasce il prodigio! Il vino nuovo è simbolo
del Vangelo È il lieto annuncio della Nuova Alleanza, nella
quale tanto Maria che i fratelli e i discepoli appaiono come
una sola cosa in Gesù (cf Gv 2,12)»34
|
Maria coopera alla manifestazione
di Gesù ed alla fede dei discepoli, ossia al passaggio dell'antica
alla nuova economia di salvezza, che è aperta a tutti i popoli e
deve raggiungere tutta la famiglia umana per farla Famiglia di Dio
e Chiesa.
7. Sul Calvario con la partecipazione
al sacrificio redentore del Figlio, Salvatore universale, I'inserimento
salvifico di Maria nella comunità umana raggiunge il culmine. Ascoltiamo
anzitutto il Vaticano II:
|
«... La beata Vergine... serbò fedelmente
la sua unione col Figlio sino alla Croce, dove, non senza un
disegno divino se ne stette (cf Gv 19,25) soffrendo profondamente
col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio
di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima
da lei generata; e finalmente, dallo stesso Gesù morente in
Croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna,
ecco il tuo figlio (cf Gv 19,26-27)» (LG 58). |
Il sacrifício redentore del
nuovo Adamo ha una efficacia universale in ordine a tutta la comunità
umana. È appunto con l'applicazione della redenzione oggettiva universale
del sacrificio cruento del Calvario ai singoli membri della famiglia
umana che essi diventano Chiesa, nuovo Popolo di Dio. Orbene, Maria
per «disegno di Dio» soffre profondamente col Figlio,
è associata con animo materno al sacrificio di Lui ed è amorosamente
consenziente all'immolazione della vittima. Quindi anch'ella coopera.,
in piena dipendenza da Gesù (`risto, unico mediatore principale
e indipendente (cf 1 Tim 2,5 ss; LG; 60), alla salvezza della comunità
umana.
Il Vaticano II, commentando
il testo di Cv 19,25-27, non ne afferma la portata universale, ma
ne esprime la portata solo in ordine al discepolo Giovanni, per
lasciare libero il campo ad ulteriori studi e perciò non ha incluso
nel testo approvato l'inciso che S. Giovanni era «figura dei
fedeli», come si trovava negli schemi precedenti della Costituzione
Lumen Gentium. Il Vaticano II, però, afferma la maternità spirituale
universale di Maria per altri motivi (cf LG 62), anche senza valorizzare
il testo di Gv 19,25-27.
In tale senso universale di
Gv 19,25-27 si è però pronunciato il magistero ordinario pontificio,
premendo tale valore universale in favore della maternità spirituale
di Maria in ordine a tutta l'umanità.
Mi è caro citare a conferma
una chiara affermazione postconciliare di Paolo VI:
|
«In questa economia della salvezza, Maria, la madre
del Verbo Incarnato, per disposizione di Dio, è pure la madre
spirituale dell'umanità, che ha pianto per tutti e per tutti
ha sofferto. . . La Chiesa, che sta nel mondo e al servizio
del -mondo, dà a questo mondo i suoi frutti che durano per
l'eternità e così si sforza d'irradiare il suo pensiero, la
sua attività, offrendo agli uomini del suo tempo l'orientamento
verso la verità e la vita. Quando quindi proclama l'esistenza
di una madre comune nella persona di Maria Santissima' lo
fa sì in virtù di una esigenza dottrinale e in ossequio alla
volontà testamentaria del suo divino Fondatore, ma anche guardando
all'ambiente in cui le tocca vivere: essa vuole per questo
mezzo chiamare gli uomini ad una migliore e più cosciente
fratellanza, educarli nell'uso più frequente della comprensione
e del perdono, e come costringerli a reggersi nelle loro mutue
relazioni con quella solidarietà e collaborazione, che la
presenza e lo sguardo sereno della madre animano e vivificano
nella famiglia.
Il genere umano troverà in nostra Signora, la 'porta per la
quale venne al mondo la luce' (Inno della liturgia), la giustizia,
la pace, la libertà, la dolcezza»35.
|
Circa la presenza di Maria sul Calvario P. Aristide Serra
|
«Sul Calvario nasce il nuovo
Israele, la nuova Gerusalemme Madre' che è la Chiesa. Nel suo
grembo Gesù raduna tutti i dispersi figli di Dio. Di questa
famiglia, per volontà di Cristo, Maria è costituita 'Donna-Madre'.
Da quell'Ora, la Chiesa di ogni tempo dovrà guardare a lei come
a sua immagine personificata e accoglierla con riverenza filiale.
A somiglianza del discepolo che Gesù amava (Gv 19,26-27)»36,
|
Conviene però notare che la
Chiesa che nasce sul Calvario dal sacrificio di Gesù, cui si associa
Maria, è la Chiesa «di ogni tempo», ossia destinata
ad estendersi a tutta la famiglia umana.
Lo conferma Giovanni Paolo II,
che nell'omelia a Fatima, il 13 maggio 1982, insegna:
|
«Sin dal tempo in cui
Gesù, morendo sulla Croce, disse a Giovanni: 'Ecco la tua Madre',
sin dal tempo in cui 'il discepolo la prese nella sua casa',
il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo
adempimento nella storia con un'ampiezza senza confini. Maternità
vuol dire sollecitudine per la vita del figlio. Ora, se Maria
è madre di tutti gli uomini, la sua premura per la vita dell'uomo
è di una portata universale. La premura di una madre abbraccia
l'uomo intero. La maternità di Maria ha il suo inizio nella
sua materna cura per Cristo. In Cristo ella ha accettato sotto
la croce Giovanni, e, in lui, ha accettato ogni uomo e tutto
l'uomo»37. |
8. L'Assunzione corporea di Maria,
che professiamo come dogma di fede, proietta parimenti la sua luce
su tutta la comunità umana, di cui anticipa la sorte che l'attende
quando sia tutta trasformata in Chiesa, nella sua condizione s:
escatologica.
È ancora Paolo VI che richiama
il valore escatologico dell'Assunzione di Maria per tutta la collettività
umana:
|
«... vediamo il mondo sul quale
si proietta il mistero dell'Assunzione. È la luce di Cristo
che dalla sfera escatologica ci parla della vita futura, quella
che attende pure noi dopo la morte. Ma quando? Ma come?... L'eco
di queste grida ripetute non si perde nel vuoto. L'agile, trionfale,
santissima figura di Maria viva, risorta ci appare, nello splendore
della sua Assunzione; Ella è l'anticipata primizia della nostra
futura risurrezione, speranza e garanzia del nostro vero e reale
destino. La luce è cosi virginea, dolce e candida, così profumata
di materna bontà, cosi penetrante nella nostra scena temporale
ed umana, da accrescere il grado stesso di valore della vita
presente, ricomposta nell'ordine che si risolve nel gaudio promesso
della vita eterna, ma fin d'ora per noi felice d'un dono, che
proprio Maria assunta ci offre, dalle mani di Cristo: il dono
della speranza. O Maria, nostra speranza, salve!»38
|
9. Con l'Assunzione gloriosa
di Maria ha inizio la sua missione di celeJte interceditrice di
grazia e di salvezza per tutta la famiglia umana. ll Vaticano ll
ha cura di rilevare l'universalità di tale missione:
|
«E questa maternità di Maria nell'economia
della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente
prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto
la croce. fino al perpetuo cororamento di tutti gli eletti.
Difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di
salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad
ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna
carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora
peregrinanti e posti in mezzo a pericoli ed affanni, fino
a che non siano condotti nella patria beata» (LG,
62). |
Anche qui
ci troviamo davanti a dimensioni che trascendono quelle della Chiesa
visibile e includono tutti i redenti, che sono tutti destinati alla
salvezza e sono di diritto fratelli del Figlio redentore, che ha
dato il suo sangue per tutti.
Le intenzioni universalistiche
del Concilio sono chiaramente indicati quando esorta i fedeli affinché:
|
«effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e
Madre degli uomini, perché Essa, che con le sue preghiere
aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo, esaltata
sopra tutti i beati e gli angeli. nella Comunione dei Santi
interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie di
popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle
che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia
siano felicemente riunite in un solo l'opolo di Dio, a gloria
della Santissima e indivisibile Trinirà,»(L G 69).
È facile rendersi conto di questo sapientissimo piano provvidenziale
divino: la famiglia umana è tutta destinata alla Chiesa ed
ai benefici della redenzione, che la orientano verso la salvezza
escatologica. Nel suo faticoso cammino verso la Chiesa e verso
la salvezza eterna essa è continuamente sotto l'influsso santificatore
dello Spirito Santo e sotto l'efficacia della preghiera di
Gesù, «sempre vivo per interpellare per noi» (Ebr
7,25), a cui si unisce la materna intercessione di Maria per
impetrare per ogni redento le grazie della salute eterna.
|
2 . I rapporti di Maria
nnova Eva con la famiglia umana
nell'insegnamento
dei Padri
Quanto si ricava dai testi
biblici, alla luce del magistero della Chiesa, circa gli attivi
rapporti di Maria in ordine alla comamtà umana, viene espresso dai
Padri della Chiesa in un costante insegnamento che attraversa tutta
la Patristica e che si sintetizza attorno al titolo di «nuova
Eva», con tutte le sue implicanze dottrinali, che devo ora
presentare, almeno nei suoi saggi più eloquenti.
1. S. Giustino ( + c.
165) è il primo che alla luce del Protovangelo (Gen 3,15) e del
Vangelo dell'infanzia secondo Luca mette in evidenza i rapporti
che intercorrono tra Maria ed Eva fn ordme a tutta la comunità umana.
|
«Noi sappiamo che il figlio di Dio (...) s'è
fatto uomo dalla Vergine, perché la disobbedienza iniziata
per opera del serpente, finisse per quella stessa via per
la quale ebbe inizio. Eva, infatu, che era ancora vergine
incorrotta, ascoltò la parola del serpente, e partor~, con
la disobbedienza, la morte. «Noi sappiamo che il
figlio di Dio (...) s'è fatto uomo dalla Vergine, perché la
disobbedienza iniziata per opera del serpente, finisse per
quella stessa via per la quale ebbe inizio. Eva, infatu, che
era ancora vergine incorrotta, ascoltò la parola del serpente,
e partor~, con la disobbedienza, la morte.
Maria vergine, invece,
avendo prestato fede all'angelo Gabriele che le recò il lieto
annunzio che lo Spirito del Signore sarebbe venuto in lei
e la potenza dell'Altissimo l'avrebbe adombrata e colui che
sarebbe nato da lei, santo, sarebbe Figlio di Dio, con l'animo
pieno di gioia rispose. Avvenga di me quello che hai detto
(Lc 1,38)»39.
|
Maria è nuova Eva perché è l'antitesi
della prima Eva: Eva ascolta il serpente, Maria presta fede all'Angelo;
Eva disobbedisce, Maria pronuncia il fiat; Eva genera la
morte, Maria genera la Vita, Cristo. Come l'influenza malefica di
Eva si estende a tutta l'umanità, cosi l'influenza benefica di Maria
attraverso a Cristo.
2. S. Ireneo ( + 202) sviluppa
ulteriormente il confronto antitetico, tra Eva e Maria soprattutto
in ordine all'universalità dell'influsso di Eva e di Maria, paragonando
il Protovangelo (Gen 3,15) con Luca 1,26-38.
|
«Noi troviamo la vergine Maria che obbedisce
e dice: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello
che hai detto. Eva invece fu disobbediente; fu disobbediente
quand'era ancora vergine. Come infatti essa, che era sposa
di Adamo, (...) era ancora vergine quando disobbedl e fu causa
di morte per sé e per tutto il genere umano, cosl Maria, pure
sposa promessa ad un uomo, ma vergine, divenne causa di salvezza
per sé e per tutto il genere umano... Ciò che è legato, infatti,
non si scioglie se non seguendo l'ordine inverso dei nodi,
cosl che il primo nodo (Eva) viene sciolto dal secondo (Maria),
ossia il secondo (Maria) libera il primo (Eva)... Il Signore,
infatti, che è ilprimogenito dicoloro che risuscitano dai
morti (Col 1,18), raccogliendo nel suo seno gli antichi patriarchi,
li fece rinascere alla vita di Dio, ed egli stesso divenne
il primo dei viventi perché Adamo era divenuto il primo dei
mortali. Per questa ragione anche Luca, iniziando l'albero
genealogico del Signore, risale ad Adamo per indicare che
non loro (dettero) la vita a lui, ma lui rigenerò loro nel
Vangelo di vita. Così pure il nodo della disobbedienza
di Eva fu sciolto dall'obbedienza di Maria. La Vergine Maria
sciolse (on la fede ciò che Eva, vergine, aveva annodato con
l'incredulità.
Come per opera d'una vergine che disobbedì, I'uomo fu colpito,
cadde e fu soggetto alla morte, allo stesso modo, ancora per
opera di una vergine che obbedl alla parola di niO, I'uomo
nuovamente risollevato dalla Vita, riebbe la vita. Il Signore
infatti venne a cercare la pecora perduta; ed era l'uomo che
stera perduto. Per questo motivo egli non assunse un'altra
natura ma mantenne la somiglianza della creatura che traeva
la sua origine da Adamo. Era necessario e sufficiente, infatti,
che Adamo fosse reintegrato in Cristo, perché ciò che è mortale
fosse sommerso e inabissato nell'immortalità e che Eva (fosse
rinnovata) in Maria, in modo che la Vergine, fattasi avvocata
di una vergine, dissolvesse e distruggesse la verginale disobbedienza
con la verginale obbedienza» 40.
|
D. Casagrande cosí riassume ed evidenzia il profondo
pensiero di S. Ireneo:
|
«La rovina del genere umano è opera di Satana
il quale si servl dei progenitori per attuare il suo disegno.
Entrambi i progenitori sono responsabili, in proporzioni diverse;
infatti fu Eva ad avere l'iniziativa, ma fu Adamo a consumare
il delitto, che poi trasmise, come capostipite dell'umanità
a tutti i suoi discendenti (cf Rm 5,12). Se Adamo non avesse
accolto l'invito di Eva, il peccato della donna sarebbe rimasto
un peccato suo personale e non avrebbe avuto conseguenze sul
genere umano, mentre il peccato di Adamo, anche senza quello
di Eva, sarebbe stato trasmesso. Siccome Adamo aderl all'invito
fatale di Eva, il peccato divenne una sventura 'familiare',
e cosl, avvelenata la prima 'cellula' umana, tutto il 'corpo'
fu avvelenato e per la trasmissione del veleno ai discendenti
fu necessaria la cooperazione di Eva nelpeccato mi ha concepito
mia madre (Sal 50,7).
L'iter della redenzione è parallelo a quello del peccato.
Come Eva collaborò al peccato di Adamo, cosi Maria collaborò
alla redenzione operata da Cristo, anzi la collaborazione
che Maria prestò a Cristo superò quella che Eva prestò ad
Adamo, perché Eva offrì allo sposo soltanto la materia per
il peccato, mentre Maria offri la materia per l'esistenza
umana a Cristo, e Maria fu mille volte più consapevole delle
conseguenze del suo fiat di quanto fu consapevole Eva delle
conseguenze del suo atto. Il dialogo tra l'angelo dell'annunciazione
e Maria suggerisce molte considerazioni in proposito.
Così la vita ritorna alle sorgenti, da Maria ad Eva,
il Santo parla di recircalatio, cioè di un cerchio che si
chiude, seguendo l'ordine inverso, nello sciogliere i nodi
che tenevano legata l'umanità, per cui Maria viene ad occupare
il posto di Eva e diventa in tal modo la vera madre dei viventi,
la nuova Eva, e come Adamo fu il primo dei mortali, così Cristo
fu il primo dei viventi, il nuovo Adamo, causa di vita per
tutti gli uomini...
La collaborazione sponsale data da Eva ad Adamo peccatore
è in antitesi alla collaborazione sponsale data da Maria a
Cristo redentore»41.
|
La recircolazione è
modalità salvifica distinta dalla ricapitolazione.
La ricapitolazione positiva
si attua in Cristo alla luce di Ef 1,10: Gesù Cristo è il nuovo
Adamo che nella sua natura umana assunta riassume e contiene ogni
altra realtà creata, specie ogni creatura umana, sulla quale esercita
il suo influsso vitale di Capo.
S. Ireneo ammette una ricapitolazione
negativa anche nell'Anticristo, di tutto il male, come ho già indicato.
La recircolazione invece
si attua in Maria nuova Eva e significa circolazione contraria
a quella di Eva: ossia Eva disobbedendo non ha solo danneggiato
se stessa, ma ha effettuato una circolazione malefica che influisce
in tutta la comunità umana, che lega alla morte. Maria invece obbedendo
non benefica solo se stessa, ma effettua una circolazione vitale
contraria, che slega la circolazione malefica di Eva e giunge fino
ad Eva, alla quale fa giungere l'influsso vitale che viene da Gesù
Cristo Vita, Figlio di Maria.
|
3. S. Girolamo ( + 420) in stile conciso afferma:
«Un uomo solo è stato atterrato per opera di una donna,
ora invece per opera di una donna tutto il mondo è stato salvato.
Se ti viene in mente Eva, pensa a Maria; quella ci scacciò
dal paradiso, questa ci portò al cielo»42.
4. S. Agostino ( + 430) afferma parimenti
«Se la prima nostra morte si verificò quando la
donna accolse nel cuore il veleno del serpente, non fa meraviglia
che la nostra salvezza si sia realizzata quando una donna
accolse nel grembo la carne dell'Onnipotente. Entrambi i sessi
erano caduti entrambi dovevano essere redenti. Fummo condannati
alia morte per opera di una donna, per opera di una donna
ci fu ridonata la salvezza»43.
|
Anche presso i Padri Orientali
Maria ancora più diffusamente viene presentata come nuova Eva per
il suo influsso vitale su tutta l'umanità per mezzo della sua maternità
del Salvatore, nuovo Adamo. Mi limito a due saggi molto eloquenti.
5. S. Efrem ( + 373). Nei suoi
carmi si riscontra frequentemente l'antitesi Eva-Maria nel senso
già indicato, ma con maggiori dettagli, affermando anche l'azione
vivificante retrospettiva di Gesù e di Maria su Adamo ed Eva. Maria
ridona al sesso muliebre la sua dignità.
|
«Due vergini furono date al genere umano: una
fu causa di vita, I'altra di morte. Da Eva venne la morte,
la vita da Maria. La figlia sostenne la madre caduta, poiché
la madre rivesd le foglie dell'ignominia, la figlia intessé
e dette a lei un`a stola di gloria»44
«Eva, la madre di tutti i viventi, diventò sorgente
di morte per tutti i viventi. Ma fiort Maria, nuova vite rispetto
alla vite antica, Eva, e in lei abitò la nuova vita, Cristo,
affinché quando la morte lo avrebbe divorato e gli si sarebbe
avvicinata sfacciatamente, come di consueto, le fosse occultata,
in quel frutto mortale, la Vita distruggitrice della morte»45.
«In luogo di quel frutto amaro che Eva colse dall'albero,
Maria diede agli uomini il dolce frutto. Ecco, il mondo intero
gode del frutto di Maria. L'albero della vita, nascosto nel
paradiso, crebbe in Maria e da lei, con la sua ombra protesse
il mondo e distese (i suoi rami con) i frutti su lontani e
vicini. Maria tessé una stola di gloria e la diede al progenitore,
che tra gli alberi era stato spogliato; egli se ne vesd castamente
e si ornò della bellezza della virtù. La moglie lo fece cadere,
ma la figlia lo sorresse; ed egli si rialzò vittorioso.
Eva ed il serpente scavarono una fossa e vi precipitarono
dentro Adamo; ma si opposero Maria ed il regale Infante, e,
chinatisi, lo trassero dall'abisso in virtù d'un mistero occulto
che, svelato, ridonò vita ad Adamo.
La vite vergine produsse l'uva di cui il dolce vino recò conforto
a chi piangeva. Eva ed Adamo, in preda al dolore, gustarono
il farmaco di vita ed in esso trovarono sollievo al loro pianto»46.
«Eva si rese colpevole nell'Eden; il serpente, lo scriba
perverso, scrisse il grande chirografo della colpa in forza
del quale i posteri, nelle generazioni venture, sarebbero
stati colpiti dalla morte; lo firmò e lo munì del sigillo
della sua perfidia. Causa la sua frode, il drago antico vide
moltiplicarsi il delitto di Eva; fu la donna che amò la frode
del suo seduttore obbedi al diavolo e precipitò l'uomo dalla
sua dignità. Eva si rese colpevole del peccato, ma il debito
fu riservato a Maria, perché la figlia saldasse i debiti della
madre sua e stracciasse il chirografo che aveva trasmesso
i geniti di lei a tutte le generazioni»47.
«Ascolti ora, e venga a me Eva, nostra antica madre;
si rialzi il suo capo che si chinò per la nudità nel paradiso.
Scopra il suo volto e si rallegri con me perché tu (Cristo)
le hai levato il rossore dal volto; ascolti la voce della
pace perfetta, perché la sua figlia ha saldato il suo debito.
Il serpente, il suo seduttore è stato calpestato da te, virgulto
spuntato nel mio grembo! ll cherubino e la spada furono rimossi
perché Adamo ritornasse nel paradiso da cui era stato cacciato
(cf Gn 3,24).
Eva ed Adamo si rifugino in te e colgano da me il frutto di
vita; di te s'addolciscono le loro bocche che il frutto proibito
amareggiò»48.
«Esultate, schiere di fanciulle, nella Vergine tutta
amabile. Ella partorì il Gigante, che avvinse in catene il
Ribelle, perché non seducesse le fanciulle.
Il Ribelle aveva sedotto Eva, vostra madre, e mangiò il frutto
mortifero. Maria, vostra sorella, distrusse l'albero che arrecò
la morte e donò il frutto che dà vita a tutti»49.
|
6. S. Giacomo di Sarug ( +
521). Gareggia con S. Efrem e presenta Maria ed Eva con più ampi
sviluppi ed approfondimenti, esaltando sempre di più l'apporto salvifico
di Maria in ordine a tutta la famiglia umana con la sua maternità.
|
«Un'umile figlia di poveri ed un angelo s'incontrarono
e trattarono un avvenimento tutto meraviglioso. Una vergine
pura ed un angelo di fuoco trattarono mirabilmente della pace
tra i terrer~l ed i celesti. Una donna e il capo delle milizie
celesti conclusero un patto di riconciliazione del mondo intero.
Due sedettero tra i superni e gli inferi; parlarono, ascoltarono
e riconciliarono quelli che erano adirati. Una fanciulla ed
un angelo si incontrarono e trattarono l'affare finché abolirono
la contesa tra il Signore e Adamo. Il grande perturbatore
che fece cadere, tra gli alberi, costui (Adamo), ora è prostrato
e completamente vinto; e fu fatta la riconciliazione. Terrestri
e celesti colloquiarono con amore, cessò la lotta fra le due
parti e si riconciliarono. Il cattivo tempo, che uccise Adamo,
cambiò, e venne l'altro tempo, quello buono, in cui egli sarebbe
risorto.
Al posto dell'antico serpente, si alzò Gabriele a parlare,
e invece di Eva, entrò Maria ad accogliere la parola. In luogo
del bugiardo che, insinuando la tentazione, addusse morte
si levò il verace che, recando l'annuncio, portò la vita,
e per la madre, che tra gli alberi sottoscrisse il debito
contratto la figlia sciolse ogni debito del padre suo Adamo.
Eva e il serpente furono mutati con l'angelo e Maria, e fu
ripristinata quella realtà, che da principio fu distorta.
Vedi come Eva porge l'orecchio e ascolta la voce dell'ingannatore
che le sussurra la menzogna; orsù, rallégrati, ché l'angelo
infonde vita nell'orecchio di Maria e allontana da lei lo
strisciare del serpente e la consola.
Quell'edificio che il serpente demolì Gabriele riedificò,
e Maria rifece la casa che Eva, nell'Eden distrusse. Due vergini,
da due angeli, ricevettero l'annuncio, due che furono mandati,
uno dopo l'altro, a due generaizoni, Satana mandò un segreto
ad Eva per mezzo del serpente, e il Signore mandò l'annuncio
a Maria per mezzo d'un angelo. Gabriele disciolse nell'orecchio
di Maria, al posto di Eva, le infami parole del serpente,
e con le sue parole distrusse il perfido dialogo, rimettendo
a posto ogni cosa. La verità parlò e zittì ogni menzogna.
Una vergine nell'Eden fu ingannata dal ribelle e il suo orecchio
fu zampogna per il grande ingannatore; ma per quella vergine
un'altra fu eletta e nel suo orecchio fu annunciata la verità
dall'Altissimo. Per la stessa porta per la quale entrò la
morte, entrò pure la vita e fu sciolta la catena che il maligno,
un tempo, aveva applicata.
Dove abbondò peccato e morte fin da principio, sovrabbondò
pure la grazia per dar vita ad Adamo. Il serpente, parlando
ad Eva, non recò pace, perché pace non vi poteva essere nel
progetto mortifero di lui.
A lei il bugiardo cantò menzogna, suggerì perfidia, comunicò
iniquità, pravi consigli e parole ingannevoli. Nel suo dlscorso
ai discendenti di Adamo egli offrì inimicizia, dottrina di
morte e furore di sangue.
Ma contro tutto questo, entrando, si levò l'angelo messaggero
del Figlio e recò a Maria l'annuncio divino della vita le
portò pace, vita seminò in lei; proclamò la riconciliazione
parlando a lei con amore, annullò tutte le cose vecchie Il
Figlio di Dio abbatté, con la sua venuta, quel muro di iniquità
che un tempo il serpente aveva innalzato, perché mai più fosse
ricostruito; aprì quella parete che era stata collocata tra
(le due) parti quando egli discese a stabilire pace tra i
terrestri e i celesti. Perciò l'angelo dette a Maria pace,
come pegno della grande riconciliazione di tutto il mondo.
'Pace a te, Maria, disse, il Signore nostro è con te; concepirai
e partorirai un Figlio nella tua verginità'.
Ed ella a lui rispose: 'In che modo avverrà come tu dici,
poiché io sono vergine e nelle vergini non v'è frutto?' Erano
necessarie delle domande in quel momento perché fosse a lei
chiaro il mistero del Figlio, che in lei avrebbe dimorato.
Maria interrogò perché noi fossimo edotti dall'angelo su quel
concepimento la cui realtà trascende ogni spiegazione. Ecco
quanto sublime Maria appare a chi ne contempla le virtù, e
quanto sono amabili le sue prerogative per chi le scopre!
Ella interrogò per conoscere dall'angelo il suo concepimento,
e ne aveva diritto, ed è poi a vantaggio di chi l'ascolta.
Eva non interrogò il serpente quando la trasse in inganno,
ma tacque volutamente, e diede l'assenso alla bugia. Questa
fanciulla, invece, udì verità dal veritiero, ma non prima
di averlo sollecitato a dare spiegazioni.
Quella (Eva), udendo che in virtù dell'albero sarebbe diventata
dea, non chiese affatto 'Come avverrà quanto tu dici?'
Questa, invece, quando l'Angelo disse a lei che avrebbe concepito
il Figlio di Dio, non dette il consenso prima di conoscere
la verità. La vergine d'Adamo non sospettò minimamente della
menzogna secondo la quale essa sarebbe ascesa al rangg di
divinità; mentre colei che avrebbe partorito il Figlio di
Dio, quando le fu rivolta la parola, scruto, indagò, conobbe
e allora tacque. Vedi, dunque, di quanto questa superi quella
in virtù? Per la sua superiorità il Signore la scelse e la
fece Madre sua. Era facile tacere e facile interrogare, e
proprio con la sua ricerca ella apprese dall'angelo la verità.
Quanto fu degna di condanna Eva, altrettanto è ammirabile
Maria, e come appare la stoltezza di quella, così di
questa appare la saggezza. Quanto la prima è spregevole per
quel fatto, altrettanto questa risplende nel mistero del Figlio.
Quanto fu stolta la prima, altrettanto fu sapiente, per chi
riflette, la seconda.
Questa saldò tutti i debiti che quella contrasse presso Dio.
Per opera di quella, venne la rovina, per mezzo di questa,
venne la risurrezione di tutto il nostro genere, il peccato
per Eva, per Maria la giustificazione! Per il silenzio di
Eva, il reato e un nome infame; per la parola di Maria, vita
e luce con vittoria! »50.
|
Dalle citazioni
addoete si può ricavare che il fondameno biblico del titolo Maria
nuova Eva è il parallelismo tra Gen 3,15 e Luca 1,26-38. Dovette
pure influre la dottrina paolina di Cristo nuovo Adamo (cf Rm 5,12-20).
Era quindi faciIe inferire che Maria è nuova Eva in forza di Gen
3,15 e Luca 1 ,26-38.
Presso i Padri troviamo anche
significative espressioni, che esaltano i molteplici rapporti di
Maria in ordine a tutto il genere umano, fondati soprattutto sulla
volontaria maternità del Salvatore, la cui gloria rende più gloriosa
anche la sua nascita. Riecheggiano soprattutto presso S. Giovanni
Damasceno.
|
«Bellezza della natura umana» (S.
Giovanni Damasceno); «Riparatrice (dell'opera) di Eva,
nostra prima madre, per la tua nascita ciò che era caduto è
rialzato» (S. Giovanni Damasceno), «Decoro del creato.
Per te la creazione diventa veramente brata. Per te, la creazione
tutta ora contiene colui che prima non poteva affatto contenere»
(S. Giovanni Damasceno); «sei per i patriarchi eterno
godimento, per i giusti inesprimibile gaudio, per i profeti
perenne esultanza, per il mondo benedizione, per l'universo
santificazione, sollievo per chi soffre, conforto per chi piange,
medicina per gli ammalati, porto nella tempesta, perdono per
i peccatori, sollievo per gli afflitti, pronto aiuto per chiunque
ti invoca» (S. Giovanni Damasceno) «figlia dell'umanità»
(S. Giovanni Damasceno); «gloria del genere umano»
(S. Giovanni Damasceno); «gloria del sesso femminile»
(S. Giovanni Damasceno), «letizia dell'universo»
(S. Giovanni Damasceno); «Regina dell'universo»
(S. Germano di Costantinopoli)51. |
Il pensiero dei Padri greci
confluisce nell'Inno Akáthistos, che magnifica la Vergine
cantando i suoi benefici per l'umanità. Ne riproduciamo le espressioni
che ci interessano, nella artistica traduzione di P. Toniolo:
|
«1. Ave, per te la gioia risplende; ave, per te il
dolore si estingue. Ave, salvezza di Adamo caduto; ave, riscatto
del pianto di Eva...
3. Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo...
5. Ave, perdono soave del mondo; ave, clemenza di Dio verso
l'uomo; ave, fiducia dell'uomo con Dio...
7. Ave, tu apri le porte del cielo...
9. Ave, splendendo conduci al Dio vero...; ave, tu il Cristo
ci doni clemente Signore; ave, sei tu che riscatti dai riti
crudeli; ave, sei tu che ci salvi dall'opre di fango. Ave,
tu il culto distruggi del fuoco; ave, tu estingui la fiamma
dei vizi... Ave, tu gioia di tutti i credenti...
11. Irradiando all'Egitto lo splendore del vero, dell'orrore
scacciasti la tenebra: ché gli idoli allora, o Signore, fiaccati
da forza divina caddero; e gli uomìni, salvi, acclamavan la
Madre di Dio: Ave, riscossa del genere umano; ave, disfatta
del regno d'inferno. Ave, tu inganno ed errore calpesti; ave,
degli idoli sveli la frode... Ave, tu roccia che effondi le
Acque di vita. Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio; ave,
riparo del mondo più ampio che nube. Ave, datrice di manna
celeste; ave, ministra di sante delizie. Ave, tu mistica terra
promessa; ave, sorgente di latte e miele. Ave, Vergine e Sposa.
13. Ave, bell'albero ombroso che tutti ripari. Ave, tu in
grembo portasti la Guida agli erranti; ave, tu desti alla
luce Chi affranca gli schiavi. Ave, tu supplica al Giudice
giusto; ave, perdono per tutti i traviati. Ave, tu veste ai
nudati di grazia; ave, Amore che vinci ogni brama...
15. Ave, dei più certissimo vanto... Ave, per te fu rimessa
la colpa; ave, per te il paradiso fu aperto. Ave, o chiave
del regno di Cristo; ave, speranza di eterni tesori...
17. Ave, ci innalzi da fonda ignoranza; ave, per tutti sei
faro di scienza. Ave, tu barca di chi ama salvarsi, ave, tu
porto di chi salpa alla Vita...
19. Tu difesa di vergini, Madre Vergine, sei e di quanti ricorrono
a te. Ave, colonna di sacra purezza; ave, tu porto d'eterna
salvezza. Ave, colonna di sacra purezza; ave, tu porto d'eterna
salvezza. Ave, inizio di nuova progenie; ave, datrice di beni
divini. Ave, tu vita hai ridato ai nati nell'onta; ave, tu
hai reso saggezza ai privi di senno. Ave, o tu che annientasti
il gran seduttore; ave, o tu che dei casti ci doni l'Autore...
21. Come fiaccola ardente per chi giace nell'ombre contempliamo
la Vergine santa, che accese la luce divina e guida alla scienza
di Dio tutti, splendendo alle menti... Ave, le macchie detergi
dei nostri peccati. Ave, o fonte che l'anime mondl; ave, o
coppa che v.ersi letizia. Ave, fragranza del crisma di Cristo;
ave, tU vita del sacro banchetto...
24. Preservaci da ogni sventura tutti!52.
|
I motivi di questo
molteplice influsso benefico di Maria sul genere umano sono visti
nel dono che Maria ha fatto di Gesù al mondo e nella sua intercessione
celeste a favore di tutti per ottenere tutti i beni della salvezza
e per allontanare tutti imali.
3. Maria nella comunità
umana
secondo l'insegnamento
di Paolo VI
Paolo VI nel suo ricco
magistero mariano si compiace altresì di indicare i rapporti benefici
di Maria con la comunità umana. Ne voglio riassumere il pensiero
a conclusione della mia relazione.
1. La Vergine è creatura privilegiata, il culmine di perfezione
a cui è pervenuta l'umanità: vanta quindi una vera relazione verso
di essa. È Madre del Figlio di Dio, che è venuto sulla terra per
la Redenzione del genere umano. È Madre della Chiesa, che Cristo
vuole unica e alla quale tutta l'umanità è chiamata. Perciò Maria
dice anche rapporto materno verso tutti gli uomini indistintamente.
Per questi ed altri
motivi ad essi collegati, il Papa chiede l'assistenza di questa
«amorosa Regina del mondo»53
sull'intera umanità, che spesso misconosce i valori soprannaturali,
allontanandosi dalla luce di Cristo; non si riconosce più creazione
e dono di Dio; e minaccia di infrangere il bene così prezioso
della pace e della fratellanza universali. Maria mostra cosí di
avere pure una sua dimensione sociale di universale importanza.
Il mondo moderno volge
le spalle alla luce di Cristo. Maria lo deve invitare perché ritorni
e accetti il messaggio cristiano.
|
«Vedi, o Maria, l'umanità intera, questo
mondo moderno, in cui il disegno divino chiamò noi a vivere
ed operare; è un mondo che volta le spalle alla luce di Cristo;
e poi teme delle ombre paurose ch'esso così facendo crea davanti
a sé. La sua dolce voce umanissima, o bellissima tra le vergini,
o degnissima fra le madri, o benedetta fra tutte le donne, lo
inviti a volgere lo sguardo verso la vita ch'è la luce degli
uomini, verso Te che sei la lampada foriera di Cristo, sola
e somma luce del mondo»54. |
Molta parte
del mondo, appunto perché volge le spalle alla vera luce, è incerta
sul valore della propria esistenza. La Vergine voglia illuminare;
|
«Implora al mondo la vera
scienza della sua propria esistenza»55.
|
Quanti ignorano che
la realtà è creazione e dono di Dio! Il riconoscere questo è giustizia
innanzi tutto. Paolo VI ha fiducia nell'intercessione della Regina
del mondo.
|
«Implora al mondo il gaudio di vivere come
creazione di Dio, e perciò il desiderio e la capacità di colloquiare,
pregando, col suo Artefice, di cui in sé riflette l'immagine
misteriosa e brata; implora al mondo la capacità di valutare
ogni cosa come dono di Dio, e la virtù perciò di operare e di
usare di tali doni con sapienza e con provvidenza»56.
|
2. Per riconquistare
autentici valori che il mondo va smarrendo, tenuto conto del rapporto
di Maria verso di esso, e in ispecie del fatto che Ella è con Gesú
ponte di raccordo fra l'umanità e il Creatore, Paolo VI, seguendo
la linea del Concilio Vaticano II, che ha fatto oggetto delle sue
attenzioni il mondo intero, vuole riconsacrare, mediante l'invio
essenzialmente simbolico della Rosa d'oro al Santuario di Fatima,
l'intera famiglia umana alla Celeste Madre.
|
«Il Nostro sguardo si apre sugli
sterminati orizzonti del mondo intero, oggetto delle attenzioni
più vive del Concilio Ecumenico Vaticano II, e che il Nostro
Predecessore Pio XII di venerata memoria, non senza ispirazione
dall'alto, consacrò solennemente al Cuore Immacolato di Maria.
Tale atto di consacrazione crediamo opportuno oggi in modo particolare
ricordare. A questo scopo abbiamo stabilito d'inviare la Rosa
d'oro al Santuario della Madonna di Fatima, caro quanto mai
non solo al popolo della nobile nazione portoghese -sempre,
ma oggi particolarmente a Noi diletto-ma altresì conosciuto
e venerato dai fedeli di tutto il mondo cattolico. In tal modo
anche Noi intendiamo affidare alle cure della Celeste Madre
l'intera famiglia umana con i suoi problemi e i suoi affanni,
con le sue legittime aspirazioni e ardenti speranze»57.
|
3. Paolo
VI si fa pure implorante avvocato dell'umanità presso Maria, che
svolge una fondamentale mediazione nella vita della Chiesa e del
mondo, per ottenere il dono della pace universale.
|
«Implora al mondo la pace. Rendi tra loro fratelli
gli uomini, ancora tanto divisi; guidaci ad una società più
ordinata e concorde»58.
«Dobbiamo pregare la Madonna ad ottenerci che questa
pace e fratellanza ideali, le quali sembrano essere nel cuore
degli uomini, abbiano veramente a diffondersi per il bene
delle famiglie, degli individui e delle nazioni in tutto il
mondo per intercessione di Maria»59.
«Ci rivolgeremo con fiducia viva alla Madonna, guardando
il panorama del mondo e invocando ancora la sua bontà protettrice
per la pace»60.
|
4. Per Paolo VI Maria
è simbolo e vertice dell'umanità autentica..
|
«La figlia più eletta, la più bella, la più gentile,
la più privilegiata dell'umanità»61,
«la sorella, la madre, la rappresentante più reale e
più autentica della nostra umanità presso Cristo e presso
Dio»62; «lei sola, l'eletta,
nell'umanità»63; «eletta
figlia della stirpe di David»64,
«immagine autentica dell'umanità, I'immagine dell'umanità
innocente, santa»65; «la
meraviglia della vera umanità»66,
«il più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato
giardino dell'umanità»67- «la
creatura umana più pura, più innocente, più perfetta»68;
«perfetta ed eminente rappresentanza del genere umano»69.
«Impersona veramente la originaria, autentica idea di
che cosa è l'uomo: immagine di Dio»70;
«ideale purissimo di umanità»71;
«una innocenza... esistenziale, una bellezza, un'eleganza,
uno stile, vissuti nell'integrità dei sentimenti e della condotta,
un amore candido e vero, che si dona e si consu ma diffondendo
dintorno a sé luce, calore e gioia»72;
«eccelsa Figlia di Sion»73;
«il vertice dell'Antico Testamento e l'aurora del Nuovo»74;
«esempio, il più alto, completo, splendente di creatura,
opera di Dio»75; «l'immagine
della Donna purissima e perfetta»76;
«la sola... in cui l'idea creatrice di Dio si rispecchia
fedelmente ed in cui la definizione intatta ed autentica dell'uomo
si realizza: immagine di Dio! Luce, intelligenza, dolcezza,
profondità d'amore, bellezza, in una parola, sono sul volto
candido e innocente della Madonna, che noi onoriamo: tota
pulchra es, Maria!»77; «Maria,
la più alea, la più vera, la più tipica figura dell'estetica
spirituale umana»78.
|
5. Maria è ií vero ideale femminile. Continua Paolo VI affermando:
|
«Bellissima fra le vergini, degnissima fra
le madri»79; «immagine della
bellezza»80; «il sommo della
bellezza»81; «la vera Donna
ideale e reale insieme»82; «specchio
nitido e sacro dell'infinita bellezza»83.
|
Si innestano qui gli
speciali rapporti di Maria con la donna e tutta la dinamica per
la vera promozione della donna affinché non sia seguace di Eva ma
di Maria.
6. Maria SS. è la perfezione
umana. Paolo VI afferma ancora che Maria è
|
«perfetta nel suo essere»84;
«in mezzo alle inquietudini della vita calma tutte le
inquietudini della carne, dello spirito e d ella vita sociale»85,
«esempio della perfezione umana»86
«la più alta`, la più vicina a Dio»87;
«tra i santi la creatura più santa, tabernacolo santissimo
e di santità»88; «pienezza
della perfezione umana»89; «la
elettissima fra tutte le creature per pienezza di grazia, e
la santissima per l'innocenza immacolata e per la corrispondenza
volontaria e totale al volere di Dio»90.
|
7. Maria è immagine
perfetta dell'umanità primigenia.
Per Paolo VI Maria è
|
«il tipo, I'esempio dell'umanità primigenia,
quale Dio aveva pensato e voluto, prima della caduta originale
dell'uomo»91; «nuova Eva»92.
«Maria ci offre luce di una integrità vittoriosa... ci
fa vedere come la bellezza e la bontà, l'avvenenza e la virtù...
sono... in Lei riunite con armonia unica, in Lel mai punto turbata»93;
«in Lei... l'amore la donna, la vergine, la madre... riprendono
il loro autentico e primigenio significato»94.
|
8. Maria è speranza
e letizia del mondo. Paolo VI conclude affermando che Maria è
|
«fonte dolcissima della nostra speranza»95;
«formidabile Avvocata»96;
«la nostra purissima Avvocata presso la divina misencordia»97;
«la madre gaudiosa e dolente d'ogni umana vicenda»98;
«l'invitta ragione di fiducia del genere umano»99;
«la causa della perpetua letizia»100,
«il soccorso e la salvezza del popolo di Dio»101. |
CONCLUSIONE
1. Nella sua seconda
venuta, quando la comunità umana sarà tutta diventata Chiesa e Regno
di Cristo, il Giudice divino consegnerà questo immenso Regno a Dio
Padre affinché sia «tutto in tutti» (cf 1 Cor 15,24
ss.).
Possiamo piamente pensare
che Maria, Madre spirituale di tutta la comunità umana, avendo efficacemente
contribuito con Cristo, come è stato indicato, per portare a salvezza
questa grande famiglia, si associerà a quella offerta finale del
Regno al Padre da parte di Gesù. La sua Maternità universale è fondamento
della sua regalità universale.
2. Perciò la nostra
conclusione è ottimistica: il mondo intero, sconvolto da tante forze
del male che abusano della loro libertà a rovina, è però saldamente
stretto nelle mani di Gesù Redentore universale ed è sul Cuore di
Maria Madre universale di tutta la famiglia umana. Non può quindi
andare perduto; esso si avvia verso la salvezza per essere un giorno
presentato al Padre.
Ma la nostra conclusione
è pure impegnativa: tutti siamo compromessi a sostenere con la preghiera,
la testimonianza e lo zelo apostolico tutta la famiglia umana perché
diventi, con la meditazione onnipotente di Gesù e l'efficace mediazione
materna di Maria, famiglia di Dio a sua salvezza.
La nostra relazione
quindi non si può fermare sul piano teorico conoscitivo dei rapporti
di Maria con la comunità umana, ma vuole essere stimolo ed impegno
ad essere, come Maria, sale della terra e luce del mondo (cf Mt
5,13-14) per la vita del mondo (cf Gv 6,33).
In tal modo, se, come
afferma Giovanni Paolo II, «per la fede e l'obbedienza di
Maria sono state benedette tutte le famiglie della terra, secondo
la promessa fatta ad Abramo (cf Gen 12, 3)» 102,
il nostro apporto personale, di fede e di obbedienza si inserisce
in queste benedizioni e contribuisce ad aprire i cuori a riceverle
e a corrispondervi.
3. E come non ricordare
che la famiglia umana è sensibile a queste benedizioni materne e
si apre ad esse con filiale spontaneità?
Ne è prova l'omaggio
di devozione che i Mussulmani103, come
anche gli Indù e tante popolazioni non credenti tributano alla Madre
comune, accorrendo insieme ai figli della Chiesa ai Suoi santuari
e associandosi di buon animo e spontaneamente alla devozione dei
credenti.
4. Alla Madre dell'umanità
va perciò il nostro omaggio filiale e riconoscere con l'invocazione
perché tutte le genti senza eccezione la dicano brata (cf Lc 1,48)
e possano giungere come i Magi ad incontrare il Bambino Gesù insieme
con la Madre sua (cf Mt 2,11).
5. Ne sono consolante
garanzia le luminose certezze circa i rapporti di Maria con la comunità
umana, che mi piace richiamare ancora come conclusione a comune
letizia.
a. Prima della venuta
di Cristo Maria è «la suprema intercessione sulla terra. Nel
mondo che ha bisogno di Redentore, la prima dei riscattati, la suprema
riscattata, comincia la sua vocazione di avvocata. La sua preghiera
è al vertice del l'umanità. La Vergine è, per la ricchezza stessa
della sua gra zia, la rappresentante, la garante, che prenderà possesso
della salvezza destinata a tutti: serva degli uomini in uno slancio
stesso che la fa 'serva del Signore' (Lc 1, 38)»104.
b. «La Madonna
è e resta un esempio stupendo, o piuttosto l'esempio tipico della
vera umanità liberata da ogni servitù come Ella stessa canta nel
Magnificat»105.
c. Con la sua Maternità
divina «ebbe la missione di far entrare Cristo nella stirpe
umana, nella storia uman»106; «è
stata chiamata a realizzare nella sua carne e mediante la sua fede
l'unità di Dio e della stirpe umana»107.
d. Sul Calvario si unisce
attivamente al sacrificio del Figlio nuovo Adamo Salvatore per la
redenzione di tutta la famiglia umana, dando il suo apporto di novella
Eva, Madre deí viventí.
e. Durante il triduo della morte di Cristo è fiaccola di fede sempre
luminosa che continua ad irradiare la luce di Cristo e la speranza
in Cristo su tutta la famiglia umana.
f. Ed ora in cielo Maria
è nel pieno esercizio della sua maternità spirituale universale
in ordine a tutti i membri della famiglia umana, ossia a tutti i
redenti.
|
«Ora conosce in Dio ciascuno dei Suoi figli.
Prima li amava nel suo Figlio di un amore universale, ma indistinto,
nella visione beatifica, li conosce in modo individuale e personale,
di una conoscenza materna più intima di quella degli altri santi...
mediante il suo corpo, risorto come quello di Gesù, Maria mantiene
a nostro riguardo una connaturalità fisica e una capacità affettiva
di cui gli altri santi sono oggi privi, secondo l'opinione comune»108.
|
Ella pertanto ci conduce
a conoscere meglio la persona umana, ad amarla di più, a promuovere
la salvezza integrale della persona umana, affinché tutta la famiglia
umana possa beneficiare dei frutti della Redenzione, che Gesù Cristo
ha conquistato per tutti, nascendo a Betlemme per tutti, morendo
sulla Croce per tutti, risuscitando per tutti, fondando la sua Chiesa
per tutti, per rendere il mondo una casa abitabile per ogni uomo,
in attesa della salvezza imperitura nella casa del Padre.
NOTE
1 Per
un'ampia documentazione patristica cf J. LECUYER,
Il sacerdozio di Cristo e della Chiesa, Ed. Dehoniane, 1964.
pp. 84 ss.; 134 ss.; J GALOT, La redemption
mystère d'alliance, Desclée, Paris, 1965, pp. 96 ss.
2 Contro
le eresie III, 23,7, PG 7,964 Versione italiana in D.
CASAGRANDE, La Madonna nel mistero della salvezza,
Roma 1975, pp 11-12.
3
Ibid. lll, 21,10, PG 7,954. Versione in CASAGRANDE
o.c., p. 11-12.
4 O.c.,
p. 12.
5 Cf
CASAGRANDE, o. c. , p. 12.
6 Sermo
I in Nat. Domini, «Sources Chrétiennes», voL 22,
68. Nostra versione.
7 S.
LEONE M., Sermo IV in Nat. Domini 2, Sc 22, 126. Nostra
versione.
8 Cf
Sacramentanum Leonianum, 1244.
9 Cf
J. LECUYER, o.c.' pp. 150-152.
10
S. TOMMASO, In Rom. 6,ó, lect. 2.
11
J. LECUYER, o.c., p. 150.
12LUTERO,
W A 11,224
13
Bibliografia: Adamo, in LEON
DUFOUR Dizionanio di Teologia Biblica,
Marietti, Torino, 1965, col. l l- 14; L CERFAUX,
Le Chnist dam la théologie de St. Paul, Paris, 1951, pp. 172 ss.;
P. GALTIER, Les deux Adam, Paris, 1947, p.
134.
14
Per Gesù Cristo Capo cf Gv 1,14; 6,56 ss.; 15,1-17; 17,20-23;
1 Pt 2,5 ss; Col. 1,18; Ef 1,22-23; 4,11-16; 5,23 ss
15
Discorso del 7 dicembre 1963,in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre 1963, n. 285, p. 1, col 3.
16
Discorso dell'8 settembre 1964, in L'Osservatore Romano,
9 settembre 1964, n. 208, p. 1, col 1.
17
Omelia dell'8 dicembre 1966, in AAS 59 (1967), p. 39.
18
Omelia del 15 agosto 1968, in Insegnamenti diPaolo Vl vol.
Vl ( 1968), p. 1184.
19 Omelia
del 15 agosto 1966, in Insegnamenti diPaolo Vl, vol. IV (1966),
pp. 1065-1066.
20
Discorso dell'8 settembre 1964, in L'Osservatore Romano,
9 settembre 1964, n. 208, n 1, col. 2.
21
Discorso del 7~dicembre 1963, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre 1963, n. 285, p. 1, col 4.
22
Ibid., col. 3.
23
Ibid.
24
Ibid.
25
Omelia dell'8 dicembre 1965, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicem-hre 1965, n. 284, p. 2, col. 7
26
Discorso dell'8 dicembre 1967, in Insegnamenti diPaolo Vl,
vol. V(1967),p. 901.
27
Insegnamenti diPaolo Vl, vol. Vl (1968), p. 632
28
Ibid.
29
Ibid.
30
Ibid.
31
Omelia del 15 agosto 1968, in Insegnamenti diPaolo Vl, vol
VI(1968), p.1184.
32
Ibid.
33
Discorso del 18 novembre 1964, in L'Osservatore Romano, 20
novembre 1964, n. 270, p. 1, col. 2.
34
A SERRA, Maria a Cana e presso la Croce, Roma
1978, p. 127.
35
Dal Radiomessaggio del 25 marzo 1965 a conclusione del Congresso
Mariologico e Mariano Internazionale di Santo Domingo; testo spagnolo
in Ime- gnamenti di Paolo Vl, vot lll, pp. 192-195; versione italiana
in Encicliche e Discorsi diPaolo Vl, voL v, pp. 325-329.
36
A. SERRA, Mania a Cana e presso la Croce,
Roma 1978, p. 127.
37 GIOVANNI
PAOLO II, Omelia durante la Messa a Fatima, 13 maggio
1982 in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 2 (1982), p.
1580.
38
PAOLO VI, Omelia nella solennità dell'Assunzione
1975 in Insegnamenti di Paolo Vl, vol. Xlll (1975), pp. 851-853.
39
S. GIUSTINO, Dialogo con Trifone 106,
PG 6,712. Traduzione italiana D. CASAGRANDE,
La Madonna nel mistero della salvezza, Roma 1975, p. 180.
40
S. IRENEO, Contro le eresie, 3,22,4,
PG 7,958. Trad. ital. in CASAGRANDE, o.c.,
pp. 180-182.
41
CASAGRANDE, o. C., p. 1 8 1.
42
S. GIROLAMO, Comm. Sal 96, PL Suppl. Il, 262.
Versione in CASAGRANDE, o.c., p. 183.
43
S. AGOSTINO, Sermone 262, PL 38, 1308. Versione
in CASAGRANDE, o.c.,: p. 183.
44
S. EFREM, Innialla Vergine, H, 8~9, La ll,
526. Versione in CASAGRANDE, o.c., p. 188.
45
ID, Sermone, La l, 154. Versione in CASAGRANDE,
o.c., p. 188.
46
ID., Inno 1, 10, La ll, 522. Versione in CASAGRANDE,
o.c., pp. 188-189.
47
ID., Inno 18,24, ta ll, 612. Versione in CASAGRANDE,
o.c., pp. 189-190.
48 ID.,
Inno 19,19, La ll, 626. Versione in CASAGRANDE,
o.c., p. 189.
49
ID., Inno 4,1, La ll, 530. Versione in CASAGRANDE,
o.c., p. 190.
50
S. GIAGOMO DI SARUG, Carme I, in J.
B. ABBELOOS, De vita et scriptis Sancti Jacobi, Ep. Batnarum
Sarugi... Lovani 1867, p. 229. Versione in CASAGRANDE,
o.c., pp. 184-187.
51
Le citazioni sono riprodotte presso D. CASAGRANDE,
o.c., pp. 212~213.
s Acatisto,
traduzione, prefazione e note di P. ERMANNO TONIOLO,
Roma 976, pp. 19, 23, 27, 35, 39, 43, 47, 51, 54, 55, 58, 59.
53
Discorso del 18 novembre 1964, in L'Osservatore Romano, 20
novembre 1964, n. 270, p. 1, col. 4.
54
Discorso dell'll ottobre 1963, in AAS 55 (1963), p. 874.
55
Ibid.
56
Ibid.
57
Discorso del 21 novembre 1964, in AAS 56 (1964), p. 1017.
58
3 Discorso dell'll ottobre 1963, in AAS 55 (1963), p. 874.
59
Discorso del 27 ottobre 1963, in L'Osservatore Romano, 30
ottobre 1963, n. 251, p. 2, col. 2.
60
Discorso del I dicembre 1963, in L'Osservatore Romano, 2-3
dicembre 1963, n. 279, p. 2, col. 7.
61
Discorso del 15 agosto 1963, in L'Osservatore Romano, 17-18
agosto 1963, n. 189, p. 1, col. 2.
62
Ibid.
63 Discorso
dell'11 ottobre 19G3, in AAS 55 (1963), p. 873. 64
Discorso del 7 dicembre 1963, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre 1963, n. 285, p. 1, col. 3.
65
Ibid.
66
Enciclica Ecclesiam Suam, 6 agosto 1964, AAS 56 (1964),
p. 636. Nostra versione.
67
Discorso dell'8 settembre 1964, in L'Osservatore Romano,
9 settembre 1964, n. 208, p. 1, col. 1.
68
Ibid.
69
Discorso del 18 novembre 1964, in L'Osservatore Romano, 20
novembre 1964, n.270 , p. 1, col. 4.
70
Omelia del 15 agosto 1966, in Insegnamento di PAOLO
VI, vol. vI (1966) p 1068.
71
Ibid.
72
Discorso del 2 febbraio 1969 prima della recita dell'Angelus in
L'Osservatore Romano, 3-4 febbraio 1969, n. 28, p. 1, col. 6.
73
Esortazione Apostolica Signum Magnum del 13 maggio 1967,
in AAS 59 (1967), p. 472. Versione italiana in Scritti e Discorsi
di Paolo Vl, vol. XVI(1967), p. 150.
74
Ibid.
75
Omelia del 15 agosto 1966, in Insegnamenti di Paolo VI, vol.
IV, (1966), p. 1065.
76
Discorso dell'8 dicembre 1967, in Insegnamenti di Paolo VI,
vol. V (1967), p. 901.
77
Omelia dell'8 dicembre 1966, in AAS 59 (1967), p. 39.
78
Ibid.
79
Discorso dell'11 ottobre 1963, in AAS 55 (1963), p. 874.
80
Discorso del 7 dicembre 1963, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre n. 285, p. 1. col. 4.
81
Discorso del 12 settembre 1963, in L'Osservatore Romano,
13 settembre n. 211, n. 1, col. 7. Nostra versione dal francese.
82
Omelia dell'8 dicembre 1965, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre n. 284, p. 2, col. 7.
83
Ibid.
84
Discorso del 7 dicembre 1963, in L'Osservatore Romano, 9-10
dicembre 1963, n. 285, p. 1, col. 3.
85
Ibid., col. 7. Nostra versione.
86
Discorso del 5 gennaio 1964, in AAS 56 (1964), p. 166.
87
Discorso del 30 maggio 1964, in L'Osservatore Romano, 3 maggio
1964, n. 124, p. 1, col. 3.
88
Messaggio del 31 maggio 1964, in L'Osservatore Romano, 3
giugno 1964, n 126, p. 1, col. 5. Nostra versione.
89
Discorso del 18 novembre 1964, in L'Osservatore Romano, 20
novembre 1964, n. 270, p. 1, col. 4.
90
Discorso del 24 marzo 1965, in L'Osservatore Romano, 26 marzo
1965, n.69,p.1,col 1. 91 Discorso
dell'8 dicembre 1967, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. V
(1967), p. 901.
92
Esortazione Apostolica Signum Magnum del 13 maggio 1g67,
in AAS 59 (1967), p. 472. Versione italiana in Scritti e Discorsi
di Paolo Vl, vol. XVI (1967), p. 150. Citazione del testo: S.
IRENAEUS, Adv. Haer., Ill, 22, 4, PG 7, 959;
S. EPIPHANIUS, Haer., 78, 18, PG 42,
671 ss.; Cost. dogm. de Ecclesia Lumen Gentiun, 56.
93
Omelia dell'8 dicembre, 1968, in Insegnamenti di Paolo Vl,
vol. VI (1968), p. 632.
94
Ibid.
95
Radiomessaggio del 13 maggio 1968, in AAS 60 (1968), p. 346. Versione
dal portoghese in Scritti e Discorsi di Paolo VI, vol. XX
(Siena 1968), p. 109.
96
Discorso del 16 novembre 1966, in Insegnamenti di Paolo VI,
vol. IV (1966), p. 903.
97
Radiomessaggio del 13 maggio 1968, in AAS 60 (1968), p. 346. Versio.
ne in portoghese in Scritti e Discorsi di Paolo VI, vol.
XX (Siena 1968), p. 109.
98
Discorso del 4 ottobre 1966, in AAS 58 (1966), p. 901.
99
Epistola Gloriosa Dicta del 14 aprile 1967, in AAS
59 (1967), p. 485. Versione italiana in Encicliche e Discorsi
di Paolo VI, 12 (Roma 1967), p. 470.
100
Ibid.
101
Ibid.
102
Discorso dell'Angelus 4 dic. 1983, in L'Osservatore Romano,
5-6 dicembre 1983, n. 281, p. 6, col. 6.
103 Cf
G. NAPOLI, Maria nel Corano, in «Studii
biblici franciscani Liber annnus>, XXIII (1973), pp. 206-241.
104
R. LAURENTIN, La Vergine Maria, Edizioni Paoline,
Roma 19835, p. 185.
105
J. MEJIA, Maria nella teologia latino-amenicana,
in Il ruolo di Maria nell'oggi della Chiesa e del mondo,
Ed. Marianum, Roma 1979, p. 149.
106
R. LAURENTIN, o.c., p. 148.
107
ID., o.c., p. 149.
108
ID o.c.,pp.242-243.
|