Il
tema della mia relazione è stato già introdotto nella
prima conferenza del Convegno da P. Stefano de Fiores, quando ha
indicato tra le vie di accesso al mistero mariano quella della conoscenza
spirituale e della esperienza mistica, caratteristica dell'Occidente;
una conoscenza che si può chiamare per connaturalità,
perché nasce dalla comunione con il mistero stesso della
Vergine, non senza un'influsso dello Spirito Santo.
Diciamo che è questa
una via caratteristica dell'Occidente e che in certo modo si identifica
con la teologia e la spiritualità mariana. Questa semplice
asserzione ci mette davanti ad una grande panoramica di scuole e
di autori, di teologi, spirituali e mistici dell'Occidente cristiano.
Se infatti escludiamo in questa rassegna i Padri della Chiesa, possiamo
dire che da Ildefonso di Toledo (s. VII) fino a Giovanni Paolo II,
l'Occidente si accosta al mistero di Maria con animo contemplativo,
in una prospettiva alquanto diversa da quella degli orientali, fino
a scandagliare con una fede semplice ma piena di amore la totalità
del mistero mariano. Non sempre però questo approccio è
chiaro e ineccepibile. Talvolta il modo di celebrare il mistero
mariano si scosta dalla Scrittura e non ha la nobile e sobria dignità
della liturgia. Spesso anche, esagerazioni ed intemperanze sono
del tutto contrarie alla sobrietà e alla discrezione che
possiamo ritrovare nella Madre di Dio.
È comunque vero che
in tutta la storia della spiritualità cristiana dell'Occidente
si potrebbe ritrovare puntualmente ad ogni epoca un apposito capitolo
nel quale i grandi autori, ma anche i cristiani sconosciuti, potrebbero
scrivere la loro esperienza su Maria. E questo è caratteristico
della nostra storia spirituale dai grandi spirituali del Medioevo
fino ai più recenti movimenti di spiritualità1.
Ovviamente, a noi ci interessano
le risposte qualificate e significative, quelle che segnano la rotta
da seguire, e mettono in chiara luce questa via caratteristica dell'Occidente
cristiano.
Per fare una esposizione di questo tema, scelgo
una duplice via metodologica:
a. riguardo al metodo di presentazione
del tema: voglio traccìare alcune linee dì lettura
del nostro argomento e presento poi una serie di testi mariani del
nostro secolo dove alcune donne parlano di Maria con uno slancio
contemplativo;
b. per quanto riguarda la prima
parte, preferisco orientare la vasta ricerca e scelta che si potrebbe
fare, proponendo alcune piste caratteristiche di accesso al mistero
di Maria contemplato dai teologi e dagli spirituali.
I. VIE DI ACCESSO AL MISTERO
DI MARIA NELLA
CONTEMPLAZIONE TIPICA DELL'OCCIDENTE
La grande storia
della spiritualità cristiana, i Dizionari di spiritualità,
presentano nella voce Maria una grande ricchezza di testi, di autori
e di temi. È nostro onesto compito rimandare a questi testi
chiunque vorrà scoprire le grandi ricchezze della contemplazione
mariana2 . Tocca a noi
in questa sede e nel limite di tempo che ci è concesso, tracciare
le vie di accesso a questa ricchezza della Chiesa e scoprire le
linee caratteristiche di lettura di questo fenomeno.
1. La via contemplativa:
carattere ecclesiale e mariano
Il punto di partenza per
definire la via contemplatíva del mistero mariano in Occidente
non può non essere che questo significativo testo del Vaticano
II, Dei Verbum n. 8:
« Questa tradizione - scrive il Concilio
a proposito della viva tradizione della Chiesa che approfondisce
il deposito della fede -, che trae origine dagli apostoli progredisce
nella chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: infatti
la comprensione tanto delle cose quanto delle parole trasmesse
cresce sia con la riflessione e studio dei credenti, i quali
le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la profonda
intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con
la predicazione di coloro i quali con la successione apostolica
hanno ricevuto un carisma certo di verità ».
La via della
contemplazione e dell'esperienza spirituale è quindi nobilissima
e anche se talvolta è stata trascurata dai teologi, è
autenticamente ecclesiale, come indica il testo conciliare, purché
adempia alcune delle condizioni che il testo sottolinea.
Si tratta infatti della possibilità
di una crescita ed arricchimento del dato rivelato, compiuto sotto
l'azione dello Spirito Santo che conduce alla pienezza della verità,
fatta in comunione ecclesiale con il magistero autentico, in dipendenza
fontale dalla sacra Scrittura. Infatti, la conoscenza che si ha
attraverso questa contemplazione è subordinata alla verità
della Scrittura, della quale deve essere un approfondimento legittimo,
e va confrontata con il magistero che integra questa conoscenza
nella verità della Chiesa.
Non possiamo non rallegrarci
del fatto che possa crescere nella Chiesa la conoscenza contemplativa
del mistero della Vergine Maria, nella profonda unità dello
stesso Spirito che conferisce una logica continuità alla
storia della salvezza e raccoglie nel grande fiume della tradizione
ecclesiale i piccoli e dispersi ruscelli della verità.
Certamente è una via
subordinata, e quindi soggetta ai normali criteri di discernimento
della verità, in maniera da evitare possibili e reali tendenze
disgregatrici, intemperanze di linguaggio e di dottrina. Questi
criteri sono regolarmente la verità e la vita. La verità
della Scrittura e del magistero sono le norme per giudicare l'ortodossia
di questa contemplazione; la Chiesa è la ministra di questo
discernimento (cfr. LG ). La vita - i frutti duraturi di santità
-, è anche un criterio che rende la contemplazione del mistero
ed i suoi contenuti credibili, accettabili, come doni dello Spirito
della verità, della vita e della santità.
Non si può non vedere
come questa via indicata dal Concilio è per antonomasia una
via eminentemente mariana, in senso oggettivo ed in senso soggettivo:
a. In senso oggettivo, in quanto
il mistero mariano - cosi sobrio nei suoi cenni biblici - si è
sviluppato in una grande ricchezza di testi dottrinali e spirituali,
poetici, liturgici.
b. In senso soggettivo, perché,
come sottolinea il Concilio (citando Lc 2,19 e 51), è la
stessa via di Maria nella penetrazione dei misteri del suo Figlio.
L'esemplarità mariana viene vissuta dalla Chiesa in una specie
di storicizzazione, in quanto è la Chiesa una specie di Maria
mistica che continua a meditare nel suo cuore il mistero di Cristo
negli eventi nuovi di una storia di salvezza che continua, in atteggiamento
di contemplazione sapienziale.
La Vergine Maria viene quindi
raggiunta in questa via contemplativa per connaturalatà,
con il suo modo di essere e di agire, come oggetto ed esempio della
penetrazione contemplativa della parola di Dio e delle sue opere,
con la stessa fede che favorisce il confronto nel cuore, che è
la sede della sapienza.
Come in altri campi, Maria è
oggetto e soggetto esemplare per la Chiesa in questa contemplazione.
Oggetto perché è su di lei che la Chiesa medita; soggetto
esemplare perché è il punto di riferimento per la
sua contemplazione. Infatti, attraverso la storia della Chiesa cresce
la sua conoscenza in una sorgente inesauribile di contemplazione,
attraverso i segni dei tempi, le nuove esperienze cristiane, i doverosi
ricuperi dopo i tempi di crisi. La grande tradizione ecclesiale
mariana fatta di teologia e di vita è quindi dinanzi a noi,
anche attraverso appropriati mezzi di conoscenza e di lettura.
2. Sobrietà
dogmatica e ricchezza contemplativa
Lo stesso principio
che Evdokimov propone per la liturgia mariana in Oriente in confronto
con il dogma, si può applicare all'Occidente per quanto riguarda
la contemplazione. Dice l'illustre teologo ortodosso che accanto
alla misurata e sobria dogmatica mariana dell'Oriente, bisogna collocare
la grande ricchezza dei testi liturgici mariani i quali sono espressione
della fede in quel momento caratteristico che è il culto
della Chiesa3. Qualcosa
di simile capita pure in Occidente, dove accanto alla sobria proposta
dogmatica -anche con i due dogmi mariani dell'Immacolata Concezione
e dell'Assunzione che pure l'Oriente a suo modo ammette -esiste
una pletorica ricchezza contemplativa. Quello che 1' Oriente ha
proposto nei suoi testi liturgici, l'Occidente lo ha estrinsecato
a suo modo nella spiritualità contemplativa.
Ovviamente c'è una differenza:
mentre la Chiesa di Oriente assume nella sua celebrazione quanto
è canto liturgico mariano conforme alla tradizione dei Padri,
l'Occidente non assume tutto quanto dicono i teologi e gli spirituali,
come norma ecclesiale.
Ma non tutta la contemplazione
è oro di zecca. La contemplazione vera in quanto attuazione
dello Spirito Santo è in realtà uno sguardo semplice,
penetrante, sapienziale. La difficoltà e l'ineffabilità
di esprimersi fanno diventare la contemplazione alquanto complessa
quando si,deve tradurre in discorso scritto o parlato. La semplice
intuizione stenta a manifestarsi se non si serve di parole, di simboli,
di poesia per trasmettere il mistero e per offrirvi la via di accesso.
In linea di principio, bisogna
diffidare di tutte le espressioni di dottrina mariana che non hanno
questo tono semplice, sobrio, essenziale, nutriente, sapienziale,
bello; come del resto bisogna diffidare di tutte quelle manifestazioni
in cui la sobria e discreta Vergine di Nazareth diventa «
parolaia».
Maria dice sempre e dovunque il suo «Verbo», parla di
Gesù e parla alla Chiesa. Per questo la vera contemplazione
che si ispira a Maria - oggettivamente e soggettivamente considerata
- parte dal mistero ed ad esso ritorna; è al servizio di
una più profonda penetrazione della dottrina ecclesiale,
è a favore di una vita cristiana più autentica ed
impegnata.
II contemplativo ed il mistico
cristiano compiono nei confronti della conoscenza mariana una armoniosa
sintesi, opera dello Spirito Santo, nella fede e nella carità
teologale:
- tra il dato rivelato e celebrato
(via biblico-liturgica),
- tra la penetrante e composta
sapienza (via pulchritudinis),
- tra la profonda esperienza
di vita (via antropologica cristiana).
Certo, non sempre tutte queste
dimensioni si trovano insieme; ma si ha l'impressione - e la si
potrà verificare nei testi che saranno messi a nostra disposizione
per una lettura contemplativa - che i migliori testi su Maria sono
quelli in cui convergono queste dimensioni. Sono allora testi non
ripetitivi o banali, ma testi di una stupenda profondità,
sguardi penetranti nel cuore e nella vita di Maria, nella contestualità
di un momento storico e di un'epoca della Chiesa, con i diversi
accenti con cui può pregare San Bernardo o Paolo VI, il quale
davvero quando parla di Maria ci offre una autentica «via
pulchritudinis» di accesso al mistero della Vergine Madre,
come ho cercato di dimostrare in un breve contributo4.
3. Specificità
della vita contemplativa
In che cosa consiste
questa via contemplativa? Non vogliamo qui entrare in una definizione
troppo tecnica di contemplazione. Diciamo subito che ci riferiamo
al cammino di approfondimento del mistero della Vergine nella contemplazione-comprensione
spirituale del suo mistero e dei suoi misteri, e nella esperienza
spirituale della sua presenza e del suo esempio per la vita.
Pur non volendo confondere conoscenza
del mistero mariano con teologia mariana - secondo una distinzione
nella quale non ci ritroviamo più sulla stessa linea con
gli orientali, per i quali la teologia o « teognosis»
è la vera contemplazione - sembra doveroso dire:
- nella teologia mariana prevale
più la penetrazione razionale del mistero;
- nella contemplazione
mariana e nella spiritualità prevale più la conoscenza
per connaturalità e quindi la vita stessa mariana che
ne deriva, in quanto Maria è presenza, modello, attiva
collaboratrice nell'opera santificante dello Spirito Santo.
Ovviamente, la
conoscenza contemplativa e l'esperienza mistica ha una sua connotazione
di vita, è conoscenza per connaturalità, gratuitamente
donata da Dio (fuori quindi da ogni tecnica e da ogni merito umano).
Ma è sempre vissuta nella fede: non solo nella «fides
qua» o condizione di fede per vivere il mistero, ma anche
nella «fides quae», che è normativa in quanto
deve essere contenuto nell'ambito della fede cristiana quanto possiamo
conoscere di lei; si potrebbe anche parlare della «fides per
quam», in quanto la conoscenza del mistero spinge alla risposta
personale della vita.
In un gradino più basso
della contemplazione mistica ed in uno più alto, forse, della
semplice teologia, si colloca quello che si potrebbe chiamare la
contemplazione crz:rtiana del mistero di Maria, aperta a tutti i
cristiani i quali in quanto «illuminati» nel battesimo
e in possesso della fede e della carità e dei doni dello
Spirito Santo, possono arrivare a quell'atto di contemplazione che
Paolo VI definì «lo sforzo di fissare in Dio la mente
ed il cuore, che noi chiamiamo contemplazione».
Si tratta di un atto semplice,
attuato nella vita cristiana dallo Spirito Santo, unificato nella
fede che crede e capisce, e nell'amore che aderisce e penetra; si
unifica in questo atto il dono di Dio (rivelazione) e la risposta
umana (fede che ac coglie il mistero), con una certa fruizione di
quanto si crede e ora si contempla.
Non è raro che ci sia
una certa preferenza per la contemplazione di Maria. Ella è
«mistero» nella sua pienezza di grazia; ma è
pure a noi vicina, ed attraverso una analogia con la nostra esperienza
umana più nobile, analogicamente possiamo indovinare e capire
la sua accoglienza del mistero di Dio. È un «celeste
piano inclinato» (C. Lubich) che ci aiuta ad avere accesso
alla divinità e ce la rende vicina.
Oggi, è chiaro, la contemplazione
del mistero di Maria deve essere agganciata a queste due linee sincroniche
della sua e della nostra esperienza: attenzione al mistero di Dio
rivelato nella Scrittura, in una lettura sapienziale e ricca della
Parola di Dio; attenzione pure profonda all'elemento antropologico
che ci rende Maria molto vicina nella sua esperienza evangelica.
È questa anche una caratteristica via ecumenica di conoscenza
del mistero, come ha scritto recentemente il teologo riformato Max
Thurian, con preziose osservazioni metodologiche5.
4. Gradualità
progressiva
In questa via
contemplativa dell'Occidente possiamo distinguere alcuni strati
progressivi, unificati dalla stessa fede e amore, collegati sempre
allo stesso mistero mariano.
a. Mettiamo al
primo posto quella semplice conoscenza di fede che diventa
connaturale penetrazione del mistero di Maria secondo il Vangelo,
credenza illuminata nei dogmi mariani. È la via della religiosità
popolare nel senso più nobile della parola: è
la «pietas del Popolo di Dio, una specie di via democratica
ed universale della contemplazione cristiana, di una profondità
che non si può scandagliare se non nel dialogo di fede con
tanti cristiani che vivono il mistero di Maria, specie in alcune
regioni di forte religiosità e fede, come una realtà
ormai integrata quasi biologicamente nella propria esperienza quotidiana.
Ne ho fatto spesso l'esperienza in America Latina.
È una stupenda conoscenza
di Maria, una connaturalità della sua presenza, difficilmente
raggiungibile o spiegabile con discorsi, ma che si esprime nella
vita. È conoscenza di Maria in sé e «quoad
nos»; in sé, perché riesce a contemplare
il mistero partendo da quella profonda connaturalità che
danno gli stati d'animo più nobili: dolore, compassione,
gioia, solidarietà, speranza. Il Popolo di Dio capisce per
la via dritta della propria esperienza la vicenda di Maria; «
quoad nos», perché la pietà popolare si riflette
in atteggiamenti semplici che riguardano la vita ed il suo mistero
senza sofisticazioni.
Non c'è dubbio che è
questa la via regale della conoscenza del mistero della Vergine
da parte del Popolo di Dio, con il suo carisma profetico (LG 12),
dove si esprime il «sensus fidelium», quella inerranza
nel credere che è garantita dallo Spirito Santo nel cuore
dei fedeli. Fede che è alla base di tante realtà di
dottrina e di vita, che è stata determinante per la proclamazione
e ricezione dei dogmi mariani.
Siamo qui davanti ad una contemplazione
che parte dalla lettura del Vangelo, si esprime nella liturgia e
nelle devozioni più care (Angelus, Rosario), nelle processioni.
Una «devotio» che ha una potenza di evangelizzazione,
perché ha pure una potenza di attirare, di stupire, di immergere
i cristiani in una devozione che parla al cuore e alla mente. È
un messaggio da discernere e da accogliere, espresso nelle parole
semplici del popolo cristiano, ma dense di fede e di vita. Quindi,
non ci deve stupire il ruolo di evangelizzazione che ha ancor oggi
questa devozione mariana, che rimanda ai contenuti essenziali della
fede.
b. Vi è una forma più
raffinata di conoscenza che è quella teologica, là
dove il teologo si lascia rapire da un volo di contemplazione della
fede, con docilità allo Spirito Santo che guida alla pienezza
della «conoscenza», che non può non essere che
amore che capisce dal di dentro. È la teologia contemplativa
come appare in alcuni scritti teologici su Maria, di ieri e di oggi.
Le vie, come già abbiamo
accennato, possono essere due, ma in realtà convergono:
- una viva penetrazione del mistero contemplato
porta ad una conoscenza superiore che si traduce in amore ed
in imitazione e servizio;
- una profonda esperienza umana del mistero cristiano - croce,
gioia, abbandono alla volontà di Dio - diventa chiave
di conoscenza di quanto ha vissuto la Vergine Maria, in maniera
che il semplice enunciato di fede, diventi, per connaturalità
di stati d'animo, un enunciato di esperienza cristiana; e questo
anche per il fatto che l'esperienza di Maria è esemplare
per il cristiano.
Questa via contemplativa
e teologica è illustrata da una grande quantità di
scrittori spirituali che potremmo chiamare contemplativi, dai mistici
medievali ai teologi moderni, quali Ratzinger o Urs Von Balthasar.
c. Un gradino più su,
e siamo ormai a quello che si potrebbe chiamare una esperienza
mistica mariana, o una contemplazione soprannaturale
del mistero di Maria, implicita o esplicita.
Non intendiamo qui soffermarci
su un tema tanto complesso come quello della mistica mariana. Diciamo
subito alcune cose che servono a chiarificare il nostro tema.
Nella mistica cristiana ci può
essere una esperienza soprannaturale del mistero di Maria in quanto
la Vergine Maria appartiene al mistero della salvezza, diventato
oggetto di esperienza; o forse meglio, soggetto attivo
che provoca questa esperienza cristiana soprannaturale. È
così che esiste nella mistica cristiana una mistica mariana
nella quale la Madre di Gesù è presente, ma sempre
nel «mistero cristiano» e nel mistero della salvezza.
Si può cogliere anche
il mistero di Maria attraverso certe esperienze mistiche indirette
nelle quali il mistico vive stati d'animo simili, analogicamente,
a quelli vissuti da Maria: è da questa profondità
di esperienza cristiana che si attinge una soprannaturale conoscenza
di questo mistero e ci si avvicina al cuore della Madre di Gesù.
Si potrebbe illustrare questo
attraverso alcune tipiche esperienze mistiche mariane di Santa Teresa
di Gesù. Abbiamo nella sua grande esperienza del mistero
cristiano particolari esperienze mistiche mariane che possono essere
così distribuite:
- Maria appare a Teresa, le parla con grande
amore e sobrietà, la aiuta e la incoraggia nel servizio
del suo Figlio;
- Teresa rivive per connaturalità o come punto di riferimento
alcuni misteri mariani, quali 1'adombrazione, la trasfissione,
il canto del Magnificat. Non dice che vive gli stessi misteri,
ma che una tale esperienza di vita la aiuta a cogliere la profonda
densità di questi misteri mariani 6.
Simili
esperienze sembra hanno provocato in Giovanni della Croce qualcuno
dei suoi alti testi su Maria7.
Mi sembra di poter dire che
nella genuina esperienza mistica del mistero mariano in Occidente,
si possono segnalare queste diverse espressioni:
-rivelazioni o mariofanie, con parole o con
visioni;
- presenza della Vergine nell'anima o in mezzo ad un gruppo
o comunità;
- identificazione con il mistero mariano di cui si ha una profonda
conoscenza; a livello di voler-essere-come-Maria; oppure
in un grado più alto, sentendosi di essere-vissuti-da-Maria.
Questa mistica si può chiamare mistica «mariaforme»
ed ha un grande esponente in un carmelitano francese del secolo
XVII, il Ven. Michele di Sant'Agostino8.
Possiamo collocare
al vertice di queste esperienze mistiche le mariofanie o apparizioni
di Maria, tipiche della vita della Chiesa in Occidente, ma non esclusive
in quanto esistono nell'Oriente cristiano9.
E a questo proposito bisogna ricordare che la mistica mariana si
trova pure in alcuni tipici rappresentanti dell'Oriente, specialmente
nella Russia ortodossa: basta riferirsi, ad esempio, a Serafino
di Sarov o a Silvano del Monte Athos, per trovare una tipica espressione
di questa comunione contemplativa tra Oriente ed Occidente, in una
mistica mariana10.
5. Criteri
di discernimento
Nell'esperienza
mistica non si può non fare un riferimento ai criteri di
discernimento. Abbiamo parlato già del criterio della verità
e della vita. Ma giova pure aggiungere qualche considerazione per
capire e discernere il senso di queste esperienze mariane ed il
loro scopo nel disegno di Dio.
a. Ogni contemplazione del mistero
mariano è collegata sempre con una maggiore penetrazione
del mistero della salvezza, del mistero di Cristo e della Chiesa;
ed ha il suo caratteristico approdo - come in ogni genuina esperienza
mistica cristiana - nel mistero pasquale e nel mistero della Trinità.
b. Ogni esperienza mistica è
data per la grazia del mistero cristiano che è la vita in
Cristo, l'imitazione e il servizio qualificato. Santa Teresa sottolinea
anche questo particolare11.
c. Ogni contemplazione ed esperienza
del mistero mariano è segnata dal vissuto ecclesiale, ed
è rivolta al servizio della Chiesa che vive nel tempo.
Non si può pensare ad
una contemplazione od esperienza mistica che sia solo sterile fruizione
e non compenetrazione vitale. Caratteristici effetti mariani di
vita contrassegnano queste esperienze: essere, come lei, al servizio
del mistero di Cristo e della Chiesa, in totale docilità
allo Spirito Santo. Non si può pensare ad una vita mistica
mariana che non sia insieme: essere-come-lei, vivere la parola,
seguire Gesù, servire la Chiesa. Si tratta di entrare nel
suo mistero, quasi lasciarsi prendere da lei per diventare in Cristo,
come lei, un prolungamento della sua materna missione di servizio
al Figlio. Questi sembrano essere gli effetti più belli di
una mistica mariana, come si possono vedere nella vita e nelle opere
di un S. Massimiliano Kolbe.
6. Guida per
una scelta
Dove possiamo
trovare i testimoni della via contemplativa mariana dell'Occidente?
La scelta è ampia. Ci limitiamo a segnare le piste per una
vasta conoscenza. Possiamo trovare infatti i testimoni di questa
spiritualità in questi diversi campi, dal medioevo fino a
oggi.
a. Canti, inni, laudi, legende
medievali, preghiere e narrazioni di miracoli mariani che hanno
nutrito ed espresso la fede del popolo.
b. Le esperienze spirituali
che hanno dato vita ad alcuni Ordini mendicanti con una penetrazione
caratteristica del mistero di Maria, di cui sono diventati testimoni
lungo i secoli.
c. I teologi, i monaci e i mistici
medievali che hanno parlato della Vergine Maria.
d. I mistici cattolici dell'epoca
moderna: dalla scuola spagnola a quella italiana e a quella francese,
nella quale troviamo figure di spicco come S. Luigi M. Grignon de
Montfort.
e. Teologi, mistici, spirituali
del nostro tempo che hanno cantato il mistero della Vergine, con
particolare sensibilità verso la nostra epoca ed i suoi bisogni
spirituali, dagli autori del secolo scorso fino ai nostri giorni,
con un'ampia rappresentanza di uomini e di donne12.
I testi ed i riferimenti su
tutti questi autori si possono trovare in antologie significative13.
Per una scelta intelligente
bisognerebbe saper cogliere in questa ampia messe di titoli, di
autori e di temi quelli che sono il frutto più squisito di
una contemplazione mariana.
Testi che hanno queste note caratteristiche:
- penetrazione del mistero mariano in consonanza
con i dati della rivelazione biblica;
- frutto di una esperienza spirituale, sapienziale;
- di contenuto sobrio ed essenziale;
- con una certa bellezza espressiva che conduce per la «via
pulchritudinis» alla conoscenza del mistero di Dio in
Maria;
-che portano ad un impegno di imitazione, di presenza interiore,
di vita con Maria e di identificazione con i suoi sentimenti.
7 . Per entrare
nella contemplazione del mistero mariano
La lettura dei
contemplativi e dei mistici mariani può aiutare anche noi
a penetrare nel mistero della Madre di Dio. Queste ricchezze sono
nostre, sono del «thesaurus Ecclesiae» e ci appartengono
per nutrire la contemplazione e la vita.
Ma non possiamo accontentarci
di questo semplice approccio. Tutti noi siamo chiamati in quanto
cristiani ad una mistagogia, ad una esperienza del mistero,
che ci introduca nel santuario interiore della conoscenza contemplativa
della Madre di Dio.
Partendo dalla rivelazione,
attraverso la preghiera interiore, in docilità allo Spirito
Santo, siamo chiamati alla contemplazione, ad una conoscenza per
connaturalità, in una vocazione che è innestata nella
illuminazione battesimale e nel profetismo cristiano
-capacità di conoscere, predicare e vivere la parola di Dio
-, che si attua nella vita cristiana, specialmente attraverso la
preghiera contemplativa.
Nessuno è escluso. Tutti
sono chiamati. Anche i più semplici sono invitati - e ne
danno testimonianza - a questa soprannaturale conoscenza del mistero.
Ma il principio che sostiene
questa chiamata è ancora più profondo. Come Dio chiama
gli uomini per rivelare se stesso e manifestare il mistero della
sua volontà parlando loro come ad amici e intrattenendosi
con essi (cfr Dei Verbum, 2), così, per analogia,
si può dire di Maria; è lei che chiama ed invita ad
una più profonda conoscenza del suo mistero, per introdurci
in un servizio più autentico e qualificato della Chiesa.
Questa contemplazione genera quasi istintivamente l'imitazione,
anzi una vita in Cristo che non può non essere anche
una vita in Maria, con i suoi stessi atteggiamenti nobili,
pienamente umani ed impegnati nella « diakonia» del
mistero della salvezza.
Il frutto più grande
della contemplazione non sarà quanto sapremo dire su di
lei, ma quanto Maria potrà dirsi attraverso di noi nella
vita. Non sarà soltanto una contemplazione attuata nella
preghiera, ma una capacità contemplativa che riempia tutta
l'esistenza e ci aiuti a vivere e a camminare per il mondo con occhi
- come i suoi - pieni di luce per capire il mistero che si cela
in ogni volto, in ogni avvenimento della storia, e per trasmettere
con lo sguardo e le parole il mistero che si racchiude nel cuore,
ed incarnarlo con opere di amore.
8. Una contemplazione
del mistero mariano nel nostro tempo
La via contemplativa
dell'Occidente nel nostro tempo, in questa stagione storica della
Chiesa, come si può ricavare da tanti indizi, sembra orientarsi
verso quel tipo di conoscenza di Maria che risponde alla sua nobile
semplicità, alla sua impegnata opera di servizio, in quella
sintesi che affratella la verità e la vita.
La conoscenza delle Scritture
ci rivela il volto semplice ed umile di Maria di Nazareth nella
sua esperienza di quotidiana fedeltà al mistero, come ce
la rivelano i racconti evangelici.
La giusta collocazione nel mistero
della salvezza ce la presenta nel suo indissolubile nesso vitale
con il mistero del Figlio e dello Spirito, serva fedele del disegno
del Padre, tutta relativa al mistero della Chiesa di cui è
modello e madre.
Nell'approccio antropologico,
ricco quanto possono essere le culture e le situazioni del Popolo
di Dio, si sente Maria come sintesi del divino e dell'umano, vicina
a noi e vicina a Dio, fedele al mistero e solidale con il suo popolo.
La contemplazione mariana sembra
rivestire oggi caratteristíche molto spiccate di unità
fra verità e vita: essere-come-lei, prolungare la sua presenza
nella vita della Chiesa in una donazione di servizio all'uomo donando
il Cristo, per generarlo con la vita evangelica nell'adempimento
della volontà di Dio in mezzo al mondo.
La contemplazione diventa quindi
servizio. La Chiesa ha la possibilità di rivivere misticamente
Maria nella normalità di una vita evangelica che si espande
in una imitazione delle sue virtù. Forse per questo anche
i movimenti di spiritualità di oggi riscoprono con accenti
nuovi il mistero della Madre di Dio, la Vergine di Nazareth, e la
rendono piú che mai attuale, modello di vita e madre di una
umanità nuova14.
Si opera così un ritorno
al centro nell'Occidente attuale, nello slancio di contemplare Maria
che vuole unire indissolubilmente contemplazione e vita, conoscenza
e amore, preghiera ed impegno. E così da Maria come oggetto
di contemplazione si passa a Maria quale modello della contemplazione
vissuta; anzi, a Maria come soggetto che vive dentro tutti coloro
che non si contentano di ascoltare la parola ma la mettono in pratica,
diventando (secondo la più pura tradizione patristica che
commenta il testo del Vangelo) come la Madre di Gesù15.
II. TESTI CONTEMPLATIVI
MARIANI DI TRE DONNE DEL NOSTRO SECOLO
Per accostarci
ora in maniera pratica alla via contemplativa dell'Occidente, scegliamo
tre testi significativi. Sono di tre donne, varie per nazionalità,
per cultura. Una di esse è la carmelitana Elisabetta della
Trinità, prossima ormai alla gloria degli altari; la seconda
è Adrienne Von Speyr, mistica contemporanea, da qualche decennio
scomparsa. La terza è Chiara Lubich, fondatrice del Movimento
dei Focolari, ancora vivente.
Abbiamo voluto dare la parola
alle donne, per cogliere una dimensione caratteristica di spiritualità,
una delicatezza nel discorso sulla Vergine di Nazareth, puntando
su un discorso contemplativo che mette in luce la profondità
del mistero mariano ed insieme la ricchezza di vita alla quale siamo
pure noi chiamati.
Ci limitiamo ad un breve commento
per fare emergere alcune caratteristiche di ciascun testo in una
contemplazione che ha qualcosa di penetrazione soprannaturale del
mistero di Maria.
1. Una sintesi
contemplativa
Scrive Suor Elisabetta della Trinità:
«Dopo Gesù Cristo, senza dubbio
alla distanza che vi è fra l'infinito ed il finito, vi
fu una che fu anch'essa la grande lode di gloria della Santissima
Trinità, che rispose pienamente all'elezione divina di
cui parla San Paolo. Essa fu sempre 'pura, immacolata, irreprensibile'
(cfr Col 1,22) agli occhi del Padre tre volte santo. La sua
anima è così semplice e i moti del suo spirito
così profondi da non poterli avvertire. Sembra riprodurre
sulla terra la vita propria dell'essere divino, dell'Essere
semplice. Al tempo stesso è così trasparente e
luminosa da scambiarla con la luce. Tuttavia non è altro
che lo 'Specchio' del Sole di giustizia, 'Speculum iustitiae'...».
«La Vergine conservava queste cose
nel suo cuore (cfr Lc 2,19. 51). Tutta la sua vita si può
riassumere in queste poche parole. Viveva nel suo cuore, a tale
profondità, che lo sguardo umano non la può seguire.
Quando leggo nel Vangelo che Maria `percorse in tutta fretta
le montagne della Giudea' (Lc 1,39), per andare a compiere il
suo ufficio di carità presso la sua cucina Elisabetta,
la vedo passare così bella, così cal «Anche
la sua preghiera, come quella di lui, fu sempre questa: 'Ecce-Eccomi'
(cfr Lc 1,38; Eb 10,7). Chi? 'L'ancella del Signore', l'ultima
delle sue creature, lei, la sua Madre! Fu così vera nella
sua umiltà perché fu sempre dimentica di sé,
ignara, libera da sé stessa, e così povera cantare:
'L'onnipotente ha fatto in me cose grandi! Ormai le nazioni
mi chiameranno beata' (Lc 1, 48-49)».
«Questa Regina dei vergini è anche Regina dei martiri,
ma è sempre 'nel cuore' che la trapassò la spada
(Lc 2,35). In lei tutto accade al di dentro! ... Come è
bella a contemplarsi nel suo lungo martirio, così serena
in quella sua maestà che spira al tempo stesso forza
e dolcezza. Aveva ben appreso dal Verbo stesso come devono soffrire
coloro che il Padre chiama ad essere vittime, coloro che egli
ha deciso di associare alla grande opera della redenzione, coloro
che egli 'ha conosciuto e predestinato ad essere conformi al
suo Cristo' (cfr Rom 8,29), crocifisso per amore. Essa rimane
in piedi accanto alla croce, forte ed eroica, e il maestro mi
dice: 'Ecco tua Madre' (Gv 19,27). Così me l'ha data
per Madre. Ora che è ritornato al Padre suo e mi ha collocato
al suo posto sulla croce, perché 'soffra nel mio corpo
ciò che manca alla sua Passione, per il suo Corpo che
è la Chiesa' (cfr Col 1,24), la Vergine è ancora
là per insegnarmi a soffrire come lui, per dirmi, per
farmi udire, quegli ultimi canti della sua anima che nessuno,
al di fuori di lei, ha potuto percepire. Quando avrò
detto il mio 'Consummatum est' (Gv 9,30), sarà ancora
lei, 'ianua coeli' ad introdurmi negli eterni tabernacoli, sussurrandomi
le misteriose parole: 'Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi,
in domum Domini ibimus'... (Sal ,)»16.
Il testo di Suor
Elisabetta è una bella sintesi contemplativa sul mistero
di Maria; intrecciato di citazioni bibliche lucane e giovannee per
quanto riguarda il mistero della Vergine, ha anche il confronto
diretto con testi paolini cari ad Elisabetta. Belle intuizioni di
questo ritratto contemplativo sono: che Maria è la perfetta
lode di gloria e la sua preghiera simile a quella del Figlio; in
Maria si compie il disegno della perfetta conformazione a Cristo
e quello del progetto originale di Dio; tutto accade nel cuore,
dentro, perché Maria è consapevolezza ed interiorità;
essa è pure iànua coeli; che per Elisabetta è
anche 'porta che conduce verso la Trinità'.
2. Tutto nel «fiat»
della Vergine
Ecco un bel testo di A. Von Speyr:
«Come un covone è legato al centro
e si allarga alla estremità, così la vita di Maria
è concentrata nel suo consenso; da esso assume un senso
e una forma che si prolungano nel passato e nel futuro. Quest'unico
punto centrale è insieme ciò che accompagna ogni
momento della sua esistenza, che illumina ogni svolta della
sua vita, che dà un senso particolare ad ogni sua situazione
e dona direttamente a lei una grazia di comprensione sempre
nuova in ogni momento.
Il consenso dà un senso completo ad ogni respiro, ad
ogni movimento, ad ogni preghiera della Madre del Signore. Difatti
la natura del consenso è la seguente: esso impegna colui
che lo esprime e gli lascia a sua volta piena libertà
di formulazione. L'individuo qualifica il consenso con la sua
personalità, gli dà un peso ed una colorazione
una volta per sempre, ma egli stesso è liberato, realizzato
e formato dal suo consenso: tutta la libertà si sviluppa
attraverso la dedizione e il rifiuto della indipendenza. E da
tale libertà nell'impegno proviene ogni genere di fecondità...
Il consenso di Maria è soprattutto grazia. Non è
semplicemente la risposta umana all'offerta di Dio; è
molto di più: grazia ed insieme risposta divina a tutta
la sua vita. È la risposta della grazia presente ora
nel suo spirito alla grazia posta fin dall'inizio della sua
vita. Ma nello stesso modo è la risposta, attesa dalla
grazia, che Maria dà, non avendo fatto finta di non aver
ascoltato la chiamata di Dio; e ciò per lei vuol dire:
mettersi a disposizione della chiamata nella piena dedizione.
Donarsi con tutta la forza ed intensità del proprio essere
e delle proprie facoltà; donarsi quindi sia nella forza
che nella debolezza: nella forza di colei che è pronta
ad ogni decreto di Dio e nella debolezza di colei che ha già
consegnato se stessa, abbastanza debole da accogliere la potenza
di colui che domanda amore, sufficientemente forte da offrirgli
la propria vita senza riserve.
Come parola della grazia il suo consenso in modo particolare
è un'opera dello Spirito Santo, nella cui realizzazione
ella consegna a Dio spirito e corpo. Lo Spirito che l'adombrerà
è già in lei; è lui che le permette di
emettere insieme il suo consenso. Nell'atto in cui viene adombrata
il suo spirito si incontrerà con lo Spirito che già
abita in lei e il consenso di Maria sarà come incluso
in un consenso dello Spirito. Compreso nello Spirito Santo il
consenso del proprio spirito diviene un sì vero, libero
e responsabile. Sarà anzitutto una risposta del suo spirito
senza che preveda che cosa sia stabilito nell'intenzione di
Dio, perché diventi anche un consenso di carità.
Lo Spirito Santo sarà colui che trasformerà la
risposta del suo spirito anche in un consenso della sua carità.
Egli lo può compiere, perché il consenso di Maria
è senza limiti, è un materiale docile, che Dio
può formare come vuole»17.
Testo bello ed
intuitivo, espresso anche con una certa bellezza teologica e con
profondità psicologica. Il consenso di Maria è dono
di grazia che riallaccia, come è legato un covone al centro,
tutta la sua esistenza. È una profonda comunione con lo Spirito
Santo che ne è 1' autore assieme alla libera consegna di
sé fatta da Maria e che farà di un consenso della
mente, del cuore e del corpo un consenso di carità che si
estende ancora oggi nella materna intercessione della Madre di Dio.
3. «Perché
la voglio rivedere in te»
Scrive Chiara Lubich:
«Sono entrata in una chiesa un giorno,
e con il cuore pieno di confidenza gli chiesi: 'Perché
volesti rimanere sulla terra, su tutti i punti della terra,
nella dolcissima Eucarestia, e non hai trovato, tu che sei Dio,
una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria, la Madre di
tutti noi che viaggiamo?'.
Nel silenzio sembrava rispondesse: 'Non l'ho portata perché
la voglio rivedere in te. Anche se non siete immacolati, il
mio amore vi verginizzerà, e tu, voi, aprirete braccia
e cuori di madri all'umanità, che, come allora, ha sete
del suo Dio e della Madre di lui. A voi ora lenire i dolori,
le piaghe, le lacrime. Canta le litanie e cerca di rispecchiarti
in quelle'»18.
È uno dei
tanti bei testi mariani di Chiara Lubich. Esprime una intuizione
che è insieme un programma e un desiderio di Dio. Maria è
vivente nella Chiesa e in ognuno dei cristiani, che vivendo la volontà
del Padre diventano madri di Cristo, secondo la parola di Gesù
(cfr Mc 3,34-35).
L'amore può renderci
simili a Maria nell'essere e nell'operare. Anzi, è Maria
che vuole continuare una presenza nella storia attraverso tutti
coloro che vogliono diventare simili a lei in un amore sconfinato
che sia capace di abbracciare l'intera umanità.
Ed è qui che con un vivissimo
tratto spirituale si entra in quello che potrebbe essere il vero
senso di una spiritualità delle litanie della Madonna: cantare
le litanie perché sono la lode di Maria; ma cercare di rispecchiarsi
in esse perché così il Signore potrà rivederla
in noi. La contemplazione diventa impegno di imitazione, di spirituale
ed intima identificazione.
In questi tre testi che abbiamo
potuto presentare mi sembra si possano cogliere alcune leggi della
fedeltà della via i contemplativa mariana:
- fedeltà al Vangelo, alla rivelazione;
- fedeltà ad una sapienza che viene da Dio e si rivela
nella comprensione soprannaturale dei misteri;
- fedeltà alla esperienza umana di Maria, a partire dalla
nostra esperienza, per cogliere per analogia quanto del mistero
di Maria può e deve essere vissuto da noi.
È su questa
base che la contemplazione diventa - come è caratteristico
della più genuina pietà dell'Occidente- imitazione
e vita mariana.
NOTE
1
Per una visione d'insieme cfr S. DE FIORES,
Maria, in Nuovo Dizionario di Spiritualità,
Roma, Ed. Paoline, 1979, pp. 878-902. V. MACCA,
Maria, in Dizionario Enciclopedico di Spiritualità,
Roma, pp. 1124-1140.
2
Una visione ampia di questo tema con abbondante bibliografia nella
voce Marie, in Dictionnaire de Spiritualité,
IX, 409-482.
3
È un principio spesso ripetuto da P. Evdokimov nei suoi libri:
cfr ad esempio: «La mancanza di precisazione dogmatica esplicita
è compensata dalla tradizione patristica e liturgica che
colpisce con la ricchezza sorprendente della dossologia mariana»:
Lo Spirito Santo e la Madre di Dio, in La novità
dello Spirito, Milano, Ancora, 1979, p. 285.
4
Maria capolavoro di Dio e realizzazione perfetta dell'umanità.
Una estetica teologica mariana nel pensiero di Paolo VI, in
Mater Ecclesiae 14 (1979) pp. 167-176.
5
Figura, dottrina e lode di Maria nel dialogo ecumenico, in
Il Regno/Documenti, n. 7 / 1983, pp. 245-250.
6
Una sintesi sull'esperienza mistica di Maria in Guiones de doctrina
teresiana, Castellón, 1981, pp. 101-115. Alcuni testi
caratteristici: Vita 33, 14-15; Pensieri sull'amore di Dio
5,2; Relazione 29,1; 61; Ib. 15,1 e 6; in quest'ultimo testo
parla la Santa della apparizione di Cristo Risorto a Maria il giorno
di Pasqua.
7
Cfr Salita del Monte Carmelo III, 2, 10; Cantico Spirituale,
20, 10.
8
MICHELE DI SANT'AGOSTINO, Vita mariaforme,
Roma, Edizioni montfortane, 1982.
9
AA.VV., Vraies et fausser apparitions danr
l'Eglise, Paris, Lethielleux, 1976.
10
Cfr IRINA GOROINOFF, Serafino di Sarov,
Torino, Gribaudi, 1981, pp. 102-104, dove si offre una bella sintesi
delle esperienze mistiche mariane di San Serafino. J.
CASTELLANO, Silvano del Monte Athos, il monaco che amava
teneramente la Madre di Dio, in Mater Eccleriàe
n. 16 (1980) pp. 45-54.
11
Cartello Interiore VII, 4, 4-5.
12
Cfr le rassegne citate a nota 1 e 2.
13
P. REGAMEY, Le plus beaux textes sur
la Vierge Marie, Paris, 1946.
14
Alcune significative esperienze in AA.VV., Maria nella comunità
ecclesiale (Atti della XVII Settimana Nazionale di studi mariani,
Brescia, 1978), Roma, 1978, pp. 103-125.
15
Cfr Mc 3,35, commentato da alcuni Padri della Chiesa in testi significativi
raccolti da H. RAHNER, Maria e la Chiesa,
Milano, Jaca Book, 1974, pp. 63-69.
16
Ultimo Ritiro, 15, in SUOR ELISABETTA DELLA
TRINITÀ, Scritti, Roma, Postulazione Generale
OCD, 1967, pp. 659-670.
17
A. VON SPEYR, Mistica oggettiva, Milano,
Jaca Book, 1975, pp. 111-112.
18
CHIARA LUBICH, L'attrattiva del tempo moderno.
Scritti Spirituali, I, Roma, Città Nuova, 1978, p.
58.
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