di Silvano Maggiani

PREMESSA

      La Liturgia, come momento della storia della salvezza, trova nel corso dell'anno tempi opportuni per fare memoria dell'opera della salvezza compiuta dal Signore Gesù: «Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria Ss.ma Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera della salvezza del Figlio suo, in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere».1 La memoria della Vergine Madre è realmente costante nella Liturgia della Chiesa di rito romano. Basti pensare alla Preghiera Eucaristica quando preghiamo in comunione con Maria. «Nella Preghiera Eucaristica, con sobrietà e incisività, esplicitiamo ora chiaramente ora indirettamente che la nostra comunione sconfina nella comunione dei santi e che ci sentiamo concordi e legati a coloro che ci hanno preceduti nella fede vivendola in pienezza. Fra questi anzitutto la Vergine Maria. Ella diventa presenza vivente più che mai, creatura non in cieli lontani o icona pur luminosa e bella, ma presenza amorosa, silente ancora una volta, ma attiva, oggi come allora quando era nella camera alta con gli apostoli e le donne e i fratelli di Gesù (cf. At 1, 14). Normalmente non facciamo attenzione a questo dire e dirci «in comunione». Eppure è lì, mentre siamo coinvolti da quel pane e da quel vino che mangiamo e beviamo per essere per gli altri pane che nutre e vino che dà gioia e canto; è lì che illuminiamo il nostro agire di solidarietà con chi ha fatto della sua vita dono in assoluto. È vero che ora è già nel Regno, ma ci esprime comunque la sua vicinanza di figlia di Nazaret, di giovanissima obbediente ed esule, di donna gioiosa e aperta, di donna forte e generosa, di madre. Maria, terra della nostra terra, la sentiamo con noi, né per esaltarla né per invocarla: benefica presenza che rallegra la mensa, come quel giorno a Cana».1bis
      Dalla Eucaristia possono scaturire indicazioni per colorare adeguatamente le celebrazioni in memoria della Vergine durante l'anno liturgico e nella Liturgia eucaristica stessa. Ai numerosi e suggestivi suggerimenti dei contributi precedenti può essere utile aggiungere anche questo, che ritengo fondamentale.
       Tuttavia l'opera della salvezza per l'uomo e la glorificazione di Dio, essenza della celebrazione liturgica, «Cristo la compie nello Spirito Santo per mezzo della sua Chiesa non soltanto quando si celebra l'Eucaristia e si amministrano i sacramenti, ma anche, a preferenza di altri modi, quando si celebra la Liturgia delle Ore».2
      Come celebrare, allora, la Vergine anche nella Liturgia delle Ore? È necessario puntualizzare la problematica così come è stato fatto per l'anno liturgico e la Liturgia Eucaristica. In un primo tempo, approfondendo l'importanza che la Liturgia oraria ha nella vita della Chiesa, chiarirò in che senso e in che ambito, per la nostra riflessione, si debba intendere «fare memoria della Vergine» nella stessa Liturgia delle Ore. In un secondo tempo, perché questo celebrare Maria sia rispettoso delle peculiarità della Liturgia oraria, ne rileverò i princìpi e gli elementi essenziali. Quindi esaminerò le possibilità celebrative offerte dalla medesima Liturgia con alcune conclusioni in prospettiva.

      La Liturgia delle Ore nella vita della Chiesa

       Innanzitutto, ritengo utile e doveroso fare un accenno sull'importanza della Liturgia delle Ore nella vita della Chiesa. Nei Princìpi e Norme, leggiamo: «La preghiera pubblica e comune del popolo di Dio è giustamente ritenuta fra i principali compiti della Chiesa».3 All'interno di questa preghiera, che trova la sua sorgente fondante e fontale nella vita orante del Signore Gesù,4 un posto preminente è riservato nella esperienza della Chiesa alla Liturgia delle Ore. La «preghiera pubblica» è molto più vasta della Liturgia delle Ore, però la Liturgia oraria, per una lunghissima tradizione, ancora vivente, ha un posto di riguardo e una considerazione, direi preminente, all'interno della preghiera pubblica.5
      Questo perché detta preghiera esprime con evidenza e conferma in maniera efficace il fatto che «l'intera vita dei fedeli, attraverso le singole ore del giorno e della notte, è quasi una leitourghia mediante la quale essi si dedicano in servizio di amore a Dio e agli uomini, aderendo all'azione di Cristo che con la sua dimora tra noi e con l'offerta di se stesso, ha santificato la vita di tutti gli uomini».6 Le ore trasformate in preghiera, diventano segno e simbolo trasfigurante del dipanarsi del tempo per infondere a questo dipanarsi, un peculiare significato. Ci santifichiamo vivendo, e il momento orante, espresso dalla Liturgia delle Ore, diventa l'espressione manifesta di questa santificazione e la sua prefigurazione. Instauriamo una dinamica vitale e diamo un senso al nostro agire umano, in quanto battezzati inseriti nel tempo e nella storia, quando ci fermiamo e troviamo un «altro» tempo per dire «Lode a te, Padre, per Cristo Signore nello Spirito Santo vivificante».7
      Questi motivi fondamentali hanno fatto sì che la preghiera oraria fosse presentata propria di tutti i fedeli, 8 propria anche per coloro che non sono tenuti, normativamente, a recitarla.9 Essa è stata per troppo tempo appannaggio e quasi distintivo del clero; ma quando ne è stata approfondita la peculiarità, essa è «scoppiata» dalle mani dei chierici per diffondersi tra tutti i fedeli. 10 È preghiera di ogni battezzato, quindi è ritornata e sta ritornando ad ogni battezzato.
      Questa assialità della preghiera oraria nella vita della Chiesa, sollecita a conoscerne adeguatamente i princìpi fondamentali su cui si basa, gli elementi essenziali, per scoprirvi quindi tutte quelle possibilità di adattamenti e di utilizzazione a situazioni e ad assemblee o avvenimenti concreti, ne1 nostro caso, adattamenti che richiedono una particolare «coloratura» mariana.11 Fino ad oggi, troppo spesso, per «colorare» di riferenza alla Vergine il momento orante si è ricorso ad espressioni anche se nobili, marginali, o meglio, non così assiali per la vita della Chiesa come lo è la Liturgia delle Ore.
      In determinate circostanze, invece, saper usare con sapienza la Liturgia oraria ci permette di inserirci più consapevolmente nel flusso orante della Chiesa.12
      Non si tratta però di fare assolutamente del pan-liturgismo. Se da una parte con il Concilio Vaticano II, riconosciamo che «la Liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù»,13 con lo stesso dettato conciliare, constatiamo che essa non «esaurisce tutta l'attività della Chiesa»14 e non solo nel senso di una importanza da riservare all'evangelizzazione, ma anche riguardo l'esperienza orante. Trovano, così, un loro peculiare valore, tutti i «pii esercizi» che l'attività creatrice del popolo di Dio ha saputo e saprà «inventare».15

      Princìpi ed elementi essenziali della Liturgia delle Ore

      Data e non ancora verificata, in questo contesto, la possibilità di «colorare» ed «accentuare» di espressioni che si ispirano a Maria anche la Liturgia delle Ore, proprio per non utilizzare a sproposito questa forma di preghiera ecclesiale con adattamenti inopportuni, è giusto rilevarne brevemente i princìpi e gli elementi essenziali che la strutturano. Premetto un richiamo generale, per essere più sensibili circa il senso di una determinata celebrazione e alle singole e rispettive sequenze rituali, le parti, cioè che compongono un rito. Lo svolgimento di un rito è condizionato da un dire e da un fare. In realtà nella liturgia «ciò che è detto, è ciò che è fatto, cosicché quello che è decisivo, è meno ciò che si dice che la maniera in cui lo si dice, cioè, che l'atto del dire» (L.-M. Chauvet). Per esemplificare, restando nel nostro tema, mi riferisco a come preghiamo i salmi. Non si può trattare tutti i salmi allo stesso modo, è come se io parlassi a tu per tu con una persona così come parlerei ad un gruppo tramite un microfono. I tempi, i momenti, gli ambienti e le persone diverse richiedono modi di agire differenti.
      Ugualmente: «Sono possibili svariati modi di eseguire i salmi secondo che lo richiedono il genere letterario, la lunghezza, la lingua, l'esecuzione individuale o collettiva, la partecipazione del popolo.
      La facoltà di scegliere fra molte soluzioni possibili quella più confacente, giova non poco a far meglio percepire la fragranza spirituale e artistica dei salmi. Questi, infatti, non sono stati ordinati quasi fossero delle semplici quantità di preghiera da far seguire le une alle altre, ma secondo il criterio del contenuto e del carattere specifico di ciascuno di essi».16
      Negli stessi Princìpi e Norme a proposito della salmodia si legge ancora: «I diversi modi di eseguire la salmodia sono descritti sopra, ai nn. 121-123. La loro varietà non deve essere dettata tanto da circostanze esterne quanto piuttosto dal diverso genere di quei salmi che ricorrono nella medesima celebrazione. Secondo questo criterio i salmi sapienziali e storici si prestano forse meglio ad essere ascoltati, mentre, al contrario, quelli di lode e di rendimento di grazie comportano per sé il canto in comune.
      Quel che conta più di tutto è che la celebrazione non si leghi a schemi rigidi e artificiosi, non obbedisca solo a norme puramente formali, ma risponda allo spirito autentico dell'azione che si compie.
      Il primo scopo da raggiungere è infatti quello di formare gli animi all'amore per la preghiera genuina della Chiesa e di rendere gioiosa la celebrazione della lode di Dio (cfr Sal 146)».17
      Dobbiamo riscoprire questa sensibilità che è rispetto assoluto di quello che stiamo facendo, del Vivente che stiamo celebrando. La presenza del Vivente, non deve giocare in noi, come un qualcosa che è scontato: essere consapevoli di questa presenza, oltre che dell'assemblea che celebra e che prega e essere sensibili ai diversi luoghi, dovrebbe influire sul nostro celebrare.18
      Con queste precisazioni, siamo sensibilizzati a comprendere e quindi rispettare l'essenzialità della preghiera oraria. Essa è innanzitutto Lode.
       «Nella Liturgia delle Ore, la Chiesa, esercitando l'ufficio sacerdotale del suo Capo, offre a Dio incessantemente, il sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome».19 In questa Lode perenne, siamo in comunione con la Chiesa celeste e partecipiamo di quel giorno senza fine, giorno che illumina del suo significato il nostro cammino quotidiano: «Nella Liturgia delle Ore, noi proclamiamo questa fede, esprimiamo e alimentiamo questa speranza, partecipiamo, in qualche modo al gaudio della lode perenne e del giorno che non conosce tramonto».20
      La Lode rende il nostro pregare libero e aperto alla volontà del Padre, situa la nostra vita nella dimensione gratuita della vita divina, facendoci scoprire il dono, la bellezza, il «gioco» di essere creature al servizio del Vivente, spazi aperti alle energie dello Spirito.
      La preghiera oraria è anche supplica e intercessione: «Oltre alla lode di Dio, la Chiesa nella Liturgia esprime i voti e i desideri di tutti i cristiani, anzi supplica Cristo, e, per mezzo di Lui, il Padre per la salvezza di tutto il mondo»,21 Il nostro supplicare è primariamente riconoscere Dio come nostro Padre, come «altro che è veramente Compassionevole e Misericordioso, sempre fedele, amico degli uomini; il nostro intercedere è, in definitiva, mostrare al Padre i nostri desideri perché possiamo desiderare ciò che egli desidera in noi, per tutte le creature. Ritroviamo, quindi, in nuce, nell'essenzialità della Liturgia delle Ore, l'esperienza fondamentale della Liturgia cristiana: che cos'è l'Eucaristia se non lode, supplica e intercessione inserite nel grande momento dell'offerta al Padre, dell'unico sacrificio perfetto?
      Il colloquio tra il Vivente e l'uomo/donna in ecclesia, espresso nella Lode, Supplica e Intercessione, si dipana su una struttura celebrativa essenziale:

-Inno
-Salmodia
-Ascolto della Sacra Scrittura
-Preghiera

      Questa struttura si colora di espressioni proprie a seconda dei tempi liturgici, delle «memorie», con norme precise e assai circostanziate.22
      Senza dover ricorrere alla illustrazione di queste norme, mi pare utile rilevare due categorie fondamentali soggiacenti alla Liturgia del rinnovamento conciliare e quindi, lo vedremo specificatamente, soggiacenti ai princìpi e agli elementi essenziali della Liturgia delle Ore.

       a) Prima categoria fondamentale. Alla categoria giuridica della Liturgia precedente il Vaticano II, basata sulla concezione lecito/illecito, è stata sostituita di fatto la categoria: facoltativo/obbligatorio. Credo che questo sia uno dei più grandi cambiamenti di mentalità avvenuti all'interno delle strutture celebrative. L'uso assai frequente nelle indicazioni rubricali delle espressioni: «Con queste parole, o altre simili»; la possibilità di sostituire o omettere alcune sequenze rituali: per es. l'atto penitenziale quando si unisce Lodi o Vespro con la celebrazione della Messa;23 ha fatto uscire la Liturgia da un binario rigido verso una sensibilità per ciò che viene celebrato e con chi viene celebrato. Naturalmente questa nuova sensibilità deve trovare nei celebranti la consapevolezza di ciò che è fondamentale e quindi obbligatorio nella Liturgia e di ciò che è variabile e quindi facoltativo.24

       b) La seconda categoria, armonica con la prima, è 1'adattamento. Da un atteggiamento di rigida fedeltà-uniformità al testo liturgico della edizione ufficiale e quindi tipica, è maturata la coscienza di una serie necessaria di adattamenti. Distinguo, per praticità tre tipi di adattamento: un adattamento generale a cura delle Conferenze Episcopali; quello proprio alle comunità oranti, e quello lasciato al singolo orante.

      Per il primo caso ogni nuovo Libro rituale dà, più o meno, ampie facoltà alle Conferenze Episcopali, perché nel passaggio dal testo tipico latino alla traduzione nelle lingue vive i testi e le sequenze rituali siano adattate alla indole, alla cultura, alla sensibilità dei vari popoli.25
      Per il secondo caso, le possibilità sono meno vistose, ma non minori, direi per gli stessi prinàpi che reggono l'adattamento delle Conferenze Episcopali: una assemblea in cui la predominanza dei fedeli è quella di giovani o bambini, esige uno «stile» celebrativo diverso da una assemblea composita o con fedeli di tutte le età;26 un evento da celebrare ora sottolineare etc.
      Infine per il terzo caso, vi sono minori possibilità anche perché le celebrazioni sono per loro natura comunitarie. Tuttavia, in alcuni casi, proprio perché il singolo celebra e prega da solo, si rende necessario un altro tipo di adattamento.27
      Avendo presenti queste due grandi categorie e le precisazioni segnalate precedentemente è più facile affrontare con responsabilità le possibilità celebrative che la Liturgia delle Ore offre, tenendo sempre presente direttamente o indirettamente per il nostro soggetto di riflessione, la dimensione mariana.

      Le possibilità celebrative della Liturgia delle Ore

      Non voglio essere esaustivo ma soltanto segnalare la fattibilità del progetto in riferimento ad alcuni elementi facoltativi della Liturgia oraria. La conoscenza diretta dei numeri della I.G.L.H. è d'obbligo.

      1. Facoltà di scegliere qualche Ufficio.

      «Nelle ferie che ammettono la celebrazione di una memoria facaltativa, per giusta causa si può celebrare con il medesimo rito (cfr nn. 234-235) l'Ufficio di qualche santo iscritto in quel giorno nel Martirologio Romano o nella sua Appendice debitamente approvata».28
      «Eccetto che nelle solennità, nelle domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua, nel Mercoledì delle Ceneri, nella Settimana santa, durante l'ottava di Pasqua e nel 2 novembre, per causa pubblica o per devozione si può celebrare, in tutto o in parte, un Ufficio votivo: ciò può avvenire, per esempio, a motivo di un pellegrinaggio, di una festa locale, della solennità esterna di qualche santo».29
      Non sfugge a nessuno l'elasticità di queste norme, e le possibilità che offrono. Il versante pastorale balza immediatamente in primo piano: la preparazione liturgico-spirituale ad una festa locale in cui si onora la Vergine, il giorno stesso della festa; la caratterizzazione che può assumere all'interno di un santuario dedicato a Santa Maria, la Liturgia oraria e rispettosa dell'anno liturgico e del luogo in cui si venera la Benedetta fra le donne; la stessa preparazione in occasione di alcune feste o solennità della Madre di Dio etc.

      2. Facoltà di scegliere alcuni formulari.

      Con sagge e opportune limitazioni30 viene data la possibilità di variare salmi, letture, canti e preci: «In alcuni casi particolari, si possono scegliere nell'Ufficio formulari diversi da quelli occorrenti, purché resti integro l'ordinamento generale di ciascuna Ora».31
      Diventa più fattibile, allora, celebrare con l'Ufficio delle Letture la Vergine durante una veglia: sono proliferate tante «Liturgie della Parola»; la stessa «Liturgia delle Ore», ormai cí dona materiale opportuno e di indubbia, solida fattura; oppure sottolineare con un'ora, per es. l'Ora media, durante un incontro, ritiro etc., la presenza di Maria nella storia della salvezza...
      In questa santa adattabilità ritengo che si possa ancora ulteriormente intervenire.
      Nulla vieta, per es., di introdurre pastoralmente il Salmo con un indirizzo cristologico-mariologico-ecclesiale.32 Il Salmo acquista così una vitalità particolare e lo si sente tradizione vivente, che si prolunga fino ad oggi con tutta la ricchezza di significati che questo comporta.33 Nulla vieta di scegliere delle orazioni sui salmi al fine di «aiutare coloro che li recitano a interpretarli in senso soprattutto cristiano»34 e indi preferire quelle in cui vi si legge la presenza della Vergine.
      Finora le possibilità di «coloratura» mariana della Liturgia oraria, pur essendo di fatto vaste, sono state circoscritte alla parola e alla eucologia. Gli altri aspetti della ritualità sono rimasti del tutto in ombra.
      Una celebrazione non è fatta di sole parole: noi occidentali dobbiamo urgentemente ripensare e trovare segni e gesti anche per la Liturgia delle Ore. Forse, in alcune circostanze e per talune assemblee è sufficiente mettere in rilievo una semplice Icona o immagine della Vergine, non necessariamente orientale, per sottolinearne la presenza nel ritmo celebrativo. La stessa Icona o immagine, a seconda della collocazione, spazio, assemblea, potrebbe essere oggetto di venerazione con una conveniente processione, durante ,il canto del Magnificat, etc. È vero che quando si parla e si attuano queste cose deve prevalere la delicatezza e la proprietà, in quanto il teatralismo e il pacchiano, sono sempre in agguato. Ma in Liturgia, là dove è possibile, non ci dobbiamo lasciar prendere dal timore di non osare o di non tentare, poiché altrimenti poniamo sempre un velo sulla celebrazione del Mistero, impedendoci di viverlo in tutto il suo splendore, con la parola e con il corpo, con l'intelletto e con il cuore.

Conclusione

       È possibile celebrare con la Liturgia delle Ore Maria in occasioni particolari e al di fuori delle feste proprie al Calendario Generale della Chiesa? La risposta conclusiva diventa un «sì» ricco di possibilità È possibile una «coloratura mariana», ma questo tipo di adattamento dovrà essere globale, parola e ritualità, sapiente, responsabile.
      Alcune linee programmatiche potranno, forse aiutare ad attuare ciò che è stato illustrato.

      a) È primario e fondamentale approfondire la conoscenza dei Princìpi e Norme per la Liturgia delle Ore. Come per ogni Libro liturgico rinnovato, anche per la Liturgia oraria è possibile scoprire nella Introduzione più di quanto credevamo di sapere.

      b) Qualsiasi scelta di «adattamento» in Liturgia, quindi anche per il nostro caso, presuppone una seria conoscenza dello spirito della Liturgia stessa; i suoi princìpi fondamentali e particolari, conoscenza del significato di una determinata struttura rituale e il senso proprio delle singole sequenze rituali.

      c) Forti di queste conoscenze è importante osare pazientemente. Avere i testi liturgici ben stampati e precisi non ci toglie l'impegno di saperli adattare alle singole assemblee. Oggi i Libri liturgici sono più impegnativi di quelli prima del rinnovamento conciliare. In essi vi sono notevoli potenzialità che vanno sapute utilizzare per servire la celebrazione del mistero e la partecipazione del singolo e dell'assemblea. Tutto questo pazientemente: i passaggi di mentalità lo esigono per lottare contro la fiacchezza e lo scoraggiamento. L'adattamento che si apre ad una sana «creatività» non si raggiunge matematicamente e in un solo giorno; esige la pazienza dell'artigiano o dell'artista.

      Per le Chiese, assemblea e singolo, fare memoria della Figlia di Sion, nostra sorella e madre nel cammino di fede, non è impegno marginale o accessorio. Nell'unico mistero di Cristo, la Chiesa, contemplando Maria, Madre, Avvocata, Testimone, si sente sollecitata a far suo il Cantico della Vergine:«L'anima mia magnifica il Signore... abbatte i potenti dai troni, esalta gli umili» (lode); come lei è invitata a ripetere: «Non hanno più vino» (supplica-intercessione). Da lei avrà la sola, unica, risposta «Fate tutto quello che egli vi dirà», indicazione preziosa che diventa viatico per superare la soglia del momento celebrativo e fecondare gli altri momenti della storia personale e comunitaria.

NOTE

       1 Sacrosanctum Concilium, 103.
       1bis S. MaggianiI, Maria nella pietà cristiana: Liturgia e devozione popolare, in Testimoni nel mondo 40 (1981), pp. 19-20, con una Nota bibliografica, pp. 23-24.
       2 Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, 13 (in seguito abbrevio secondo l'uso corrente citando l'edizione tipica latina IGLH; rimando tuttavia alla traduzione italiana).
       3 IGLH, 1.
       4 Ibidem, 3-4: una notevole sintesi delle riferenze scritturistiche in cui Cristo prega il Padre.
       5 Cfr. la nota 2 e inoltre: «La Liturgia delle Ore estende alle diverse ore del giorno le prerogative del mistero eucaristico, "centro e culmine di tutta la vita della comunità cristiana": la lode e il rendimento di grazie, la memoria dei misteri della salvezza, le suppliche e la pregustazione della gloria celeste.
La celebrazione deH'Eucaristia viene anche preparata ottimamente mediante la Liturgia delle Ore, in quanto per suo mezzo vengono susc; tate e accresciute le disposizioni necessarie alla fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia, iuali sono la fede, la speranza, la carità, la devozione e il desiderio dell'abnegazione di sé» (IGLH, 12).
Per la storia utili riferimenti in P. Salmon, La Preghiera delle Ore, in A-G Martimort (a cura di), La Chiesa in preghiera: introduzione alla Liturgia, Ed. Desclée, Roma 1966, 2a ed., pp. 871-975; per la recente riforma: AA.VV., Liturgia delle Ore, Documenti ufficiali e Studi, Elle Di Ci, Torino 1972; AA.VV., La preghiera della Chiesa..., Dehoniane, Bologna 1974; F. Sottocornola, La preghiera quotidiana della Chiesa, in AA.VV., Nelle vostre assemblee..., I, Queriniana, Brescia 1975, pp. 364-396. Cfr. anche l'utile panoramica generale: Liturgia delle Ore (di B. Baroffio), Dizionario interdisciplinare, II, Marietti, Torino 1977, pp. 408-422.
       6 Costituzione Apostolica "Laudis Canticum", 8, in IGLH. La Costituzione Apostolica è il documento firmato dal papa Paolo VI, per presentare, con autorità, la nuova impostazione della Liturgia delle Ore. Nel documento, il papa si preoccupa di rilevare la continuità con la tradizione vivente della Chiesa e l'arricchimento delle attuali nuove formule.
       7 «Nella Liturgia delle Ore si compie la santificazione dell'uomo e si esercita il culto divino in modo da realizzare in essa quasi quello scambio o dialogo fra Dio e gli uomini nel quale «Dio parla al suo popolo... il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera». Senza dubbio i partecipanti possono ottenere dalla Liturgia delle Ore una santificazione larghissima per mezzo della parola salvifica di Dio che ha grande importanza in essa. Dalla Sacra Scrittura si scelgono infatti, le letture. Da essa viene la parola divina dei salmi che si cantano davanti a Dio. Di afflato e ispirazione biblica sono permeate le altre preci, orazioni e canti. Non solo dunque quando si legge tuttociò che è «stato scritto per nostra istruzione» (Rm 15, 4), ma anche quando la Chiesa prega o canta, si alimenta la fede dei partecipanti le menti sono sollevate verso Dio per rendergli un ossequio ragionevole e ricevere con più abbondanza la sua grazia» (IGLH, 14).
       8 Alla base resta il grande principio espresso dalla Sacrosanctum Concilium, 26: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è «sacramento di unità», cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi. Perciò tali azioni appartengono all'intero Corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e dell'attuale partecipazione».
       9 Cfr. IGLH, 20-32.
       10 Si stanno attuando così le indicazioni della Sacrosanctum Concilium, 100: «Procurino i Pastori d'anime che le Ore principali, specialmente i Vespri, siano celebrate in chiesa con la partecipazione comune nelle domeniche e feste più solenni. Si raccomanda che anche i laici recitino l'Ufficio divino o con i sacerdoti, o riuniti tra loro, anche da soli».
       11 Per es.: ci si vuole preparare con un triduo od una festa della Vergine, oppure segnare il ritmo di un pellegrinaggio, od un santuario mariano, o ancora celebrare un momento orante, che non sia l'Eucaristia all'arrivo nel Santuario etc.
       12 Sottolineo in determinate circostanze perché nell'Anno Liturgico vi sono tempi, come per es. l'Avvento, tempo di Natale, in cui esiste già questa coloritura.
       13 Sacrosanctum Concilium, 10.
       14 Idem, 9.
       15 Idem, 13.
       16 IGLH, 121.
      17 Idem, 279.
       18 Mi permetto di rinviare ad alcune mie riflessioni più estese sul problema: La liturgia, linguaggio per tutto l'uomo, in Servitium 13/2 (1979) pp. 185-191; Il rito cristiano, in Servizio della Parola, 121 (1980) pp. 18-24; utili tutti i contributi di questo numero sulla Competenza del Celebrare.
       19 IGLH, 14.
      20 Idem, 16.
       21 Idem, 17.
       22 Idem, 100-200: sono presi in considerazione i diversi elementi segnalati.
       23 Idem, 94.
       24 Il senso del mistero e la superiorità dell'assemblea rispetto alla struttura celebrativa, aiuteranno anche a leggere all'interno del facoltativo ciò che può essere stabile o quello che può essere cambiato.
       25 Fra le altre facoltà, concesse alle Conferenze Episcopali per la Liturgia delle Ore, vi è per es. quella di adattare le preci con alcune clausole: «Le Conferenze Episcopali hanno il diritto sia di adattare le formule proposte nel Libro della Liturgia Horarum, sia di approvarne di nuove, attenendosi però alle norme che seguono». IGLH, 184 ss.
       26 Fra le altre facoltà, concesse alle comunità oranti per la Liturgia delle Ore, vi è per es. quella dell'adattamento delle letture: «A scelta, e specialmente nella celebrazione con il popolo, si può fare una lettura biblica più lunga, o dall'Ufficio delle Letture, o dal lezionario della Messa, e specialmente dai testi che, per un motivo od un altro, non si fossero potuti proclamare. Nulla inoltre vieta che talvolta si scelga anche un'altra lettura più adatta, a norma dei nn. 248 249, 251». IGLH, 46.
       27 Fra le facoltà concesse al singolo per la Liturgia delle Ore, vi è per es. quella che riguarda il silenzio meditativo: «Nella recita individuale, invece, c'è più ampia possibilità di fermarsi nella meditazione di qualche formula che stimoli gli affetti dello spirito, senza che l'Ufficio perda per questo la sua caratteristica di preghiera pubblica». IGLH, 203.
       28 Idem, 244.
       29 Idem, 245.
       30 Idem, 247-252.
       31 Idem, 246.
       32 Cfr. per es. I.-M. Calabuig, Repertorio di interpretazioni mariologiche del Salterio presso i Padri Latini, in De Primordiis Cultus Mariani, Acta Congressus Mariologici-Mariani... 1967, III, Pontificia Academia Mariana Internationalis, 1970, pp. 263-290.
      33 Cfr. il n. 109 dell'IGLH, in cui si illustra questo aspetto dell'interpretazione dei salmi.
       34 IGLH, 112; cfr. anche i nn. 110 e 202.



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