di Jesús Castellano Cervera

 

      Generalmente oggi è abbastanza chiaro che le celebrazioni in onore della Madonna possono essere strettamente liturgiche, come ad esempio la celebrazione dell'Eucaristia e della Liturgia delle Ore, oppure di tipo devozionale, come il rosario, le processioni, altri tipi di preghiere. Si parla pure di un rinnovamento del culto devozionale, secondo le indicazioni del Concilio nella Costituzione liturgica n. 13) e più in particolare secondo le direttive della Marialis cultus di Paolo VI (nn. 29-30 in modo particolare).
      Con una certa fatica, ma insieme con una grande speranza, oggi si aprono strade nuove alla celebrazione del mistero di Maria. Tipi di celebrazioni particolari come le recenti pubblicazioni dei Servi di Maria, Vigilia de Domina o Celebrazione dell'Annuncio a Maria, offrono un nuovo tipo di preghiera mariana che è più vicino alla Liturgia che alla semplice struttura devozionale.1 Anche altre celebrazioni-tipo, offerte recentemente alla pastorale mariana sui temi della Marialis cultus e con l'inserzione dell'inno Akathistos alla Madre di Dio, suppongono una nuova sensibilità ecclesiale nelle espressioni di culto della Vergine, sia per quanto riguarda il contenuto dottrinale, sia per quanto si riferisce alla forma celebrativa .2 Queste forme, nate dalla nuova sensibilità orante del popolo di Dio, nutrito alle sorgenti della Parola di Dio e della Liturgia della Chiesa, sono più congeniali alle nuove generazioni, cresciute nella pastorale del Vaticano II, e rispondono ad un profondo bisogno di evangelizzazione e di gioiosa celebrazione del mistero di Maria con forme e formule di denso valore teologico e di spiccata bellezza eucologica, come merita il mistero della Madre del Salvatore.
      Ora, questo tipo di celebrazioni mariane sono alla ricerca di uno statuto teologico e di una definizione di tipo pastorale per un più vasto inserimento nella Chiesa; sono alla ricerca di uno spazio nuovo fra il campo liturgico ufficiale, rappresentato dall'Eucaristia e dalla Liturgia delle Ore, e le espressioni di tipo devozionale, anche quelle che si presentano oggi con forme rinnovate. La nostra riflessione vuol offrire al riguardo alcune considerazioni di carattere dottrinale ed alcuni indirizzi pastorali pratici.

PRINCÌPI DOTTRINALI

      Nell'attuale teologia liturgica fondata sui grandi princìpi dottrinali e nella struttura delle celebrazioni liturgiche postconciliari, possiamo trovare alcuni princìpi che ci permettono di aprirenuovi orizzonti per le celebrazioni del mistero di Maria, specialmente riferendoci alla struttura fondamentale della Liturgia stessa che richiede una comunità in ascolto della parola ed in risposta cultuale di preghiera.
Comunità in ascolto, comunità in preghiera
      La Liturgia della Parola nella sua struttura fondamentale di proclamazione e di risposta, offre la base per una rivalutazione di quello che in altri tempi si è voluto chiamare «paraliturgie»o «celebrazioni della Parola ». All'essenza della Liturgia appartiene la celebrazione del mistero pasquale di Cristo, fatto dall'assemblea ecclesiale con forme e formule riconosciute dalla Chiesa. La stessa terminologia adoperata oggi: Liturgia della Parola, indica subito che una forma di celebrare il mistero di Cristo da parte della Chiesa è appunto la proclamazione di questo mistero per mezzo della Parola rivelata. Anche se ordinariamente la proclamazione della Parola è unita alla celebrazione dell'Eucaristia e di un Sacramento, non si esclude la celebrazione della Parola in circostanze particolari come afferma il Concilio (SC 35,4).
      Una forma quindi di ampia apertura liturgica per il culto della Vergine Maria può essere la celebrazione della Parola che possiede già uno statuto liturgico ben determinato e rimane aperta a forme ampie di adattamento e di creatività, come avremo anche modo di sottolineare a livello pastorale.
      Un simile discorso va sviluppato per quanto riguarda la Liturgia della preghiera e le possibili celebrazioni mariane di preghiera che possono essere proposte in sintonia con la Chiesa orante. Qui il discorso merita un approfondimento.
      Nell'ambito delle celebrazioni liturgiche noi identifichiamo esclusivamente la preghiera liturgica della Chiesa con la Liturgia delle Ore. Infatti, benché ogni Liturgia sia essenzialmente preghiera, in quanto ha una dimensione ascendente cultuale, alla Liturgia delle Ore appartiene quasi per antonomasia l'essere la preghiera della Chiesa. Ma un'identificazione esclusiva, a livello teorico e pratico impoverisce notevolmente il concetto stesso di «Chiesa in preghiera» e anche della «Liturgia della preghiera», in quanto riduce le possibilità della preghiera ecclesiale comunitaria ad un tipo di preghiera con una struttura e composizione, quale può essere la Liturgia delle Ore.
      Partendo dagli stessi princìpi della Liturgia e in modo particolare dalla stessa teologia raccolta nei Princìpi e norme della Liturgia delle Ore bisogna allargare le prospettive per offrire altri spazi di preghiera ecclesiale comunitaria che non sia soltanto quella dell'ufficio divino con la sua caratteristica peculiare di «consacrazione del tempo». Infatti:
       * la preghiera ecclesiale, in quanto erede della preghiera stessa del popolo di Israele, di Gesù e della chiesa primitiva, non può essere ridotta a quel tipo di orazione che è la santificazione e consacrazione del tempo;
      * la teologia della preghiera, quale viene presentata nella Costituzione Laudis Canticum e nei relativi principi di applicazione, offre la base per una valutazione molto più ampia della preghiera ecclesiale che non può essere ridotta ai momenti tradizionali dell'ufficio divino;
      * per la stessa visuale teologica, non può essere riconosciuta soltanto come preghiera ecclesiale quella preghiera dell'ufficio che nella sua struttura ci offre un ordinamento complesso e tardivo che non può pretendere di esaurire in se stesso la tradizione orante di Gesù e della Chiesa primitiva;
      * non può inoltre a priori essere considerata preghiera della Chiesa solo quella che viene fatta secondo un determinato schema per santificare certe ore del giorno.
      Mi sembra che sarebbe teologicamente più esatto, e pastoralmente più valido, asserire il particolare valore della Liturgia delle Ore come una delle espressioni privilegiate della preghiera della Chiesa; anzi come fonte, culmine e modello della preghiera ecclesiale. Ma, accanto a questa preghiera e subordinate alla sua teologia, ai suoi elementi, alle sue strutture portanti, bisognerebbe riconoscere altre «celebrazioni ecclesiali della preghiera», fatte dalla comunità ecclesiale per celebrare il mistero di Cristo, con forme e formule ispirate alla Liturgia. Si avrebbe così una certa simmetria con quanto il Concilio propone circa le celebrazioni della Parola. Accanto alla preghiera dell'ufficio divino, potremmo avere le «celebrazioni della preghiera», aperte pastoralmente ad assumere e soddisfare molbisogni della comunità ecclesiale che l'ufficio divino non riesce ad appagare.
      Su questa linea teologica e pastorale si aprono prospettive per favorire nuovi spazi per le celebrazioni mariane che abbiano la dignità e quindi la responsabilità di un'autentica celebrazione ecclesiale, suscettibile di essere riconosciuta come tale nella Chiesa; o implicitamente, in quanto rispondente in pieno alla sua preghiera, o esplicitamente, mediante una dichiarazione generale o particolare al riguardo.
Il bisogno di una illuminata e regolata creatività
      Alla riflessione teologica si aggiunge ora un fatto di esperienza. Si verifica oggi un risveglio della preghiera comunitaria, un giusto desiderio di celebrazione e di creatività in molte comunità ecclesiali. Si vuole pregare in gruppo, celebrare comunitariamente per mezzo della preghiera le feste, gli eventi, le situazioni e i temi della vita ecclesiale. Chiaro che l'unica opzione al riguardo, oltre ovviamente la celebrazione eucaristica, non può essere la Liturgia delle Ore, che non sempre riesce ad esprimere adeguatamente quel tipo di preghiera che alcuni gruppi cercano, sia per la composizione stessa della comunità, sia per il bisogno di accentuare più chiaramente i temi e i bisogni di una preghiera particolare.
      Pensiamo ad esempio ad una preghiera comunitaria fatta con bambini, con giovani, con gruppi popolari o indigeni, nelle missioni; difficilmente può essere proposta la struttura della Liturgia delle Ore. Si pensi pure al giusto desiderio di realizzare un momento intenso di preghiera comunitaria per approfondire un tema, celebrare un avvenimento, assimilare nella preghiera un aspetto del mistero di Cristo o della Madonna. Si sente il bisogno di operare con altri schemi che non siano quelli rigidi e già predisposti della Liturgia ufficiale.
      Si aggiunga pure il desiderio, oggi molto sentito, di una preghiera fatta con quel pizzico di creatività che è congeniale ad una comunità viva, nella scia della sana tradizione della Chiesa cattolica. E si noti, finalmente, quanto sia necessario che le comunità ecclesiali ricuperino in pieno la loro dimensione di «Chiese in preghiera», così caratteristica della Chiesa primitiva.
      Per questa domanda di preghiera non basta ovviamente la Liturgia delle Ore; non bastano neppure altre celebrazioni di tipo devozionale; molti cristiani di oggi, cresciuti col rinnovamento liturgico del Vaticano II, chiedono celebrazioni di preghiera dove prevalgano i contenuti biblici, le formule liturgiche, le intenzioni della Chiesa orante.
      In questa nuova situazione non bisogna cadere in due esagerazioni pericolose:
      * la prima sarebbe quella di una creatività sregolata, senza criteri teologici previi ed indirizzi pastorali, che potrebbe portare ad una strumentalizzazione della preghiera comunitaria dalle imprevedibili conseguenze;
      * la seconda è quella di ridurre la preghiera comunitaria a quelle forme soggettive, carismatiche, che oggi abbondano, ma che non possono essere la norma della preghiera ecclesiale comunitaria e popolare.
      Si apre quindi il bisogno e l'opportunità di nuove forme di preghiera che con un contenuto ecclesiale valido e con forme ispirate alla Liturgia della Chiesa possano soddisfare le esigenze oggettive e soggettive della comunità.
      In questo tipo di celebrazioni si inseriscono anche quelle che celebrano il mistero di Maria. Anzi sono state alcune di queste celebrazioni esemplarmente presentate, ad aprire la strada ad un vero rinnovamento della preghiera comunitaria con ampie prospettive.
I princìpi della «Marialis Cultus»
      Il documento di Paolo VI sul culto alla Vergine Maria ha aperto nella Chiesa il discorso sul rinnovamento delle forme di preghiera dal punto di vista della dottrina e delle formule.
      Si può affermare che tutta la seconda parte del documento pontificio (nn. 24-39), dedicata al rinnovamento della pietà mariana, offre direttive dottrinali e orientamenti pastorali che possono essere punto di riferimento per l'ampio discorso che stiamo tentando di proporre per allargare la visuale delle celebrazioni del mistero di Maria.
      Senza voler entrare nell'analisi del documento, voglio notare i due punti essenziali rilevati dal Pontefice per quanto riguarda la possibilità di nuove strade nel rinnovamento del culto alla Vergine:       1. i contenuti dottrinali: mi sembra che sia specialmente a livello di contenuti che le nuove forme di celebrazione di Maria devono risplendere, mettendo in luce la nota trinitaria, cristologica ed ecclesiale, inerente al mistero della Madre di Dio (nn. 25-28).
      2. le formule di preghiera: ugualmente, a livello di contenuti dottrinali ma anche di espressioni eucologiche, sono preziosi i suggerimenti circa gli orientamenti biblico, liturgico, ecumenico, antropologico (nn. 29-39).
      Interpretando ampiamente questi indirizzi del Papa dobbiamo affermare che un rinnovamento del culto della Vergine deve essere fatto a partire da celebrazioni di preghiera e Liturgia della Parola che insieme salvaguardano i princìpi di una retta mariologia a livello di contenuti, e si ispirano a livello di formule alla più sicura tradizione della Chiesa attraverso i testi biblici, la ricchezza del tesoro liturgico, la sensibilità antropologica nella presentazione del mistero di Maria. Si aggiunga come nota positiva che il criterio ecumenico invita pure a celebrare il mistero della Madre di Dio con tutta la ricchezza di elementi mariani che le chiese possiedono, in modo speciale quelle di Oriente, che cantano la Theotokos con espressioni di grande ricchezza dottrinale e bellezza poetica.
      Con questi princìpi può fiorire nella Chiesa, per merito di Maria, un vasto movimento di celebrazioni della parola e della preghiera, indice di vitalità che scaturisce continuamente nella Chiesa sotto la guida dello Spirito Santo.

ORIENTAMENTI PASTORALI

      Senza voler entrare in merito alla questione, per ora insolubile a livello dottrinale, circa lo statuto proprio di queste celebrazioni - e cioè se siano da considerare liturgiche in senso stretto o non liturgiche - vogliamo offrire alcuni orientamenti di tipo pastorale per quelle che chiameremo genericamente celebrazioni della Parola e celebrazioni della preghiera di tipo mariano.3 Celebrazioni mariane della Parola
      La prima possibilità che viene offerta per il rinnovamento delle celebrazioni del mistero di Maria è appunto la celebrazione della Parola. In essa prevale la dimensione di evangelizzazione e di catechesi, ma non è assente la risposta orante poiché la sua stessa struttura esige i momenti di preghiera, come il canto iniziale e la preghiera, il canto o salmo responsoriale, l'eventuale preghiera dei fedeli alla fine.
      Ecco quindi un nuovo, primordiale ed essenziale spazio di celebrazioni mariane, con tutta la dignità di una Liturgia della Parola, con la sicurezza dell'ispirazione biblica, con la necessaria apertura ed una creatività rituale che scaturisca dalla celebrazione biblica stessa, con una grande duttilità per essere adattata ai bisogni delle diverse assemblee. Celebriamo quindi Maria con la Liturgia della Parola che offre nei testi biblici e nella ispirazione della Scrittura il segreto della sua missione nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Celebrazioni mariane di preghiera
      Le celebrazioni di preghiera, pur non dovendo essere ridotte a quelle già strutturate dalla Liturgia delle Ore, possono assumerne i contenuti, l'ispirazione, le formule e anche una certa disposizione che sembra congeniale alla preghiera cristiana che nasce dall'ascolto della Parola e dal mettersi alla presenza del Signore presente là dove due o più sono riuniti nel suo nome (cfr Mt 18,20). Nei Princìpi e norme per la Liturgia delle Ore n. 33, viene suggerita questa disposizione logica: «Essa (la Liturgia delle Ore) è così disposta: l'inno sempre all'inizio, poi la salmodia, quindi una lettura lunga o breve della Sacra Scrittura ed infine la preghiera». Stando a questa struttura essenziale si può adottare uno schema che racchiuda questi elementi: la lode iniziale, il momento di riflessione o celebrazione orante con i salmi, la proclamazione della parola, con la meditazione od opportuna spiegazione, la preghiera nelle sue svariate forme (ringraziamento, lode, intercessione, invocazione...).   
          In una proposta più ordinata, aperta quindi alla creatività ed agli adattamenti opportuni, possiamo così suggerire lo schema di una celebrazione di preghiera:
     Riti iniziali: canto, saluto e monizione;
      Preghiera con i salmi: con le appropriate antifone, monizioni e collette salmiche;
      Proclamazione della parola: uno o più testi con relativa omelia o meditazione silenziosa o condivisione della parola;
      Preghiera di lode, di intercessione o.di invocazione;
      Riti finali: benedizione, congedo, canto finale.
      Come forma autonoma di celebrazione comunitaria è oggi molto viva per una adeguata catechesi (nelle missioni, in America Latina), ma anche nella nuova situazione pastorale nella quale vengono a trovarsi oggi molte comunità che non hanno un presbitero che presiede la Liturgia domenicale; in questo caso si riduce ad una Liturgia della Parola con la comunione eucaristica. In alcuni gruppi, come le comunità neocatecumenali, le celebrazioni della Parola assumono il ruolo di vera e propria catechesi sui temi più importanti della storia della salvezza; questo tipo di catechesi, in ascolto di fede ed in preghiera, può offrire la giusta dimensione di una catechesi della fede fatta in comunità.
      Lo schema essenziale è quello della Liturgia della Parola nella celebrazione eucaristica o dei sacramenti:
Riti iniziali: canto, monizione e saluto, preghiera;
      Proclamazione della parola: con una o più letture, con il salmo o canto responsoriale e l'acclamazione al Vangelo;
      Omelia: con le diverse modalità e funzioni che la spiegazione della parola può avere;
      Preghiera dei fedeli: sotto diverse forme (intercessione, invocazione, ringraziamento...);
      Riti finali: preghiera finale, monizione, congedo, canto finale.
      Su questo canovaccio essenziale si possono aggiungere altre espressioni rituali: un'offerta, una processione, un lucernario, un impegno di vita. L'importante rimane la fedeltà alla parola proclamata che diventa la forza strutturante di tutta la celebrazione.
      Così possono essere celebrati, a scopo di evangelizzazione e di catechesi, di approfondimento orante, i misteri di Maria, i suoi titoli, i testi mariani dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento con tutti i parallelismi; ciascuna delle invocazioni delle litanie mariane antiche e moderne. Si apre cosi la possibilità di una contemplazione mariana, sulla scia della tradizione ecclesiale, alla luce della Bibbia che può donarci il senso pieno di colei che è la Madre della Parola fatta carne. Si può ottenere in questa maniera quella giusta visione del mistero di Maria nella storia della salvezza che anche a scopo ecumenico, per la forma della celebrazione e per l'ispirazione biblica, può rendere un immenso servizio alla conoscenza di Maria nella Chiesa .4
      Anche qui una regolata ed intelligente creatività può adattare l'insieme ai bisogni e capacità delle assemblee, può inserire gesti rituali (processione, venerazione di una immagine, offerta di doni o di impegni personali ecc.). Può anche essere tutto strutturato in un'ampia celebrazione che insieme fonde la parola e la preghiera.
      Le possibilità che vengono offerte alla celebrazione del mistero di Maria in questo schema sono immense. I misteri della Vergine lungo l'anno liturgico, la presenza di Maria nel mistero di Cristo, i titoli riconosciuti dalla Chiesa, le invocazioni particolari, possono trovare una degna maniera di venire celebrati in momenti di intensa preghiera comunitaria.
      Si deve attingere con abbondanza al thesaurus Ecclesiae, cioè alla grande ricchezza eucologica della Chiesa d'Oriente e d'Occidente che possiede una meravigliosa serie di inni, canti, litanie in onore di Maria. In questo contesto possono acquistare la loro giusta valorizzazione i tesori della religiosità popolare (laudi medievali, canti popolari pieni di devozione e di sentimento) come inni di inizio o di congedo... Non si esclude una giusta introduzione di mezzi audiovisivi che favoriscano la contemplazione orante o l'approfondimento del messaggio catechistico di un inno o di una lettura biblica.
      L'opportunità di favorire la creatività liturgica in questo tipo di celebrazioni può e deve sminuire la smania di inserire delle inopportune e talvolta indebite novità nella Liturgia eucaristica e nella Liturgia delle Ore, lasciandole nella loro nobile e densa sobrietà liturgica.
      Sviluppando invece questo tipo di celebrazioni possiamo favorire momenti di ascolto della Parola e di preghiera:
      * fortemente radicati per contenuto e per forma nella fede della Chiesa e nella più genuina tradizione eucologica;
      * aperti alla sensibilità e ai bisogni dei diversi gruppi comunità;
      * adatti a ricuperare e recepire un immenso tesoro di eucologia mariana d'Oriente e d'Occidente, liturgica e popolare;
      * capaci di essere arricchiti con gesti rituali nuovi ed antichi che alla preghiera aggiungano la forza espressiva di una processione, della venerazione di un'immagine, dell'offerta dell'incenso o della luce, dei frutti della terra o di impegni di carità verso i fratelli.
      Celebriamo quindi Maria con la preghiera che offre nella ricca eucologia della Chiesa gli atteggiamenti giusti del culto, le forme oranti per eccellenza, le forme più belle di tutti i tempi, aperte alla creatività della Chiesa di oggi.

CONCLUSIONE

      Ecco quindi i nuovi spazi per celebrare Maria, ispirati agli stessi suoi atteggiamenti di comunione con il mistero di salvezza:
      celebrazioni della parola, per conservare e meditare come Maria gli avvenimenti della storia della salvezza;
celebrazioni della preghiera, per celebrare con Maria le meraviglie di Dio ed intercedere per la salvezza del mondo.
       Da sempre nella Chiesa la celebrazione del mistero della Madre di Dio ha avuto somma importanza per lo sviluppo della preghiera del Popolo di Dio. Dobbiamo augurare che, sulla scia profetica delle indicazioni della Marialis Cultus, questo nuovo tipo di celebrazioni ecclesiali e comunitarie della parola e della preghiera in onore della Madre di Dio apra nuove strade per la santa Chiesa che celebrando Maria imparerà pure ad ascoltare la Parola di Dio ed a glorificare il Signore, come la Madre della Parola, la Vergine del Magnificat.5

NOTE

     1 Vigilia de Domina. Ufficio dei Servi a Santa Maria, Romae, Curia Generalis OSM, 1980; Angelus Domini. Celebrazione dell'annuncio a Maria, Romae, Curia Generalis OSM, 1981.
      2 Fra tante celebrazioni liturgiche in onore della Vergine notiamo per 1'esemplare proposta teologica e pastorale: Celebrare Maria in SPAS n 45, Queriniana, maggio 1979.
      3 Su questo tema abbiamo proposto alcune riflessioni teologiche in J. Castellano, Liturgia e pietà popolare oggi, in AA.VV., La religiosità popolare. Valore spirituale permanente, Roma, Teresianum, 1978, pp. 121-148.
      4 In proposito cfr. P. Nordhues, Celebrazioni mariane della Parola, in Il culto di Maria oggi. Sussidio teologico pastorale, a cura di W. Beinert, Roma, Edizioni Paoline, 1978, pp. 275-285.
      5 Segnaliamo come esempio di creatività liturgica recente e come tesoro di nuova eucologia mariana (fra l'altro le bellissime invocazioni litaniche a Maria) il nuovo Rito per la coronazione di una immagine della Madonna; testo ufficiale e commento di P. Ignacio M.Calabuig in «Notitiae» 17 (1981) pp. 247-267.