1. Maria
"Regina"
Nelle litanie lauretane si attribuisce
spesso a Maria il titolo di "Regina": regina degli apostoli, regina delle
vergini, regina di tutti i santi, regina della pace, regina del santo
rosario, regina concepita senza peccato originale. "Regina" non è solo
un appellativo devozionale, dal momento che nella costituzione dogmatica
"Lumen gentium", il Concilio Vaticano II afferma, che dopo la sua assunzione
in anima e corpo alla gloria celeste, Maria fu "dal Signore esaltata quale
regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al
Figlio suo, Signore dei dominanti (cf. Ap 19,16), e vincitore del peccato
e della morte" (LG n. 59).
Il fondamento di questa sua regalità
è dato sia dalla sua divina maternità, sia dalla sua cooperazione all'opera
redentrice del suo Figlio. Pio XII, infatti, istituendo nel 1954 la festa
liturgica di Maria Regina, la accompagna con la pubblicazione dell'enciclica
Ad coeli Reginam, nella quale riprende il testo liturgico:
"Stava Santa Maria, Regina del cielo e Sovrana del
mondo,
nel dolore, presso la Croce del Signore nostro Gesù Cristo".1
Maria, come fu accanto a Gesù crocifisso
e redentore, così, assunta in cielo, ella è associata alla glorificazione
del Figlio, presso il quale intercede potentemente a favore dei suoi figli.
A ragione, in una sua catechesi mariana,
Giovanni Paolo II commenta:
"In effetti, a partire dal secolo V, quasi nello
stesso periodo in cui il Concilio di Efeso la proclama "Madre di Dio",
si inizia ad attribuire a Maria il titolo di Regina. Il popolo cristiano,
con tale ulteriore riconoscimento della sua eccelsa dignità, vuole
porla al di sopra di tutte le creature, esaltandone il ruolo e l'importanza
nella vita di ogni singola persona e del mondo intero […]. Il titolo
di Regina non sostituisce certo quello di Madre: la sua regalità rimane
un corollario della sua peculiare missione materna, ed esprime semplicemente
il potere che le è stato conferito per svolgere tale missione".2
Nella già citata enciclica, Pio
XII esplicita ulteriormente l'efficacia di questa intercessione materna
e regale di Maria:
"Stabilita dal Signore Regina del cielo e della terra,
elevata al di sopra di tutti i cori degli Angeli e di tutta la gerarchia
celeste di Santi, sedendo alla destra del suo unico Figlio, nostro
Signore Gesù Cristo, Ella ottiene con grande certezza quello che chiede
con le sue materne preghiere; quello che cerca lo trova e non le può
mancare".3
Diciamo subito che il titolo di
Re, in senso proprio e assoluto, spetta solo a Gesù. In maniera relativa
e analogica si può attribuire a Maria il titolo di Regina, in quanto ella
partecipa alla dignità regale del suo Figlio divino. Tale partecipazione
include fondamentalmente due aspetti: un primato di eccellenza e di dignità
sopra tutto il creato e un efficace potere di intercessione materna presso
il suo Figlio diletto.
2. Il significato
sempre attuale del titolo "Regina"
In un contesto socio-culturale, come
quello odierno, a forte tendenza democratica il titolo di "regina" sembra
aver perso il suo fascino e la sua comprensibilità. Per ricuperarne in
pieno il significato, bisogna riferirlo al biblico "regno di Dio", predicato
da Gesù:
"I re delle nazioni le comandano da maestri, e coloro
che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per
voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come
il più piccolo e chi governa come colui che serve" (Lc 22,26-26).
La regalità di cui parla il Signore
è quella del servizio. Per cui Maria, come ogni cristiano, viene associata
al Signore nel servizio al regno.
Questo implica anzitutto che la regalità
della Beata Vergina debba essere messa in relazione con la regalità del
popolo di Dio (cf. 1Pt 2,9; Ap 1,6; 5,9; 20,4-6). In comunione con tutti
i battezzati Maria, come membro eminente della Chiesa, partecipa in modo
del tutto speciale alla regalità stessa del Figlio.
Tale regalità mariana, poi, deve mantenere
la qualifica di partecipazione "unica e materna", sempre subordinata e
dipendente dal potere regale del Figlio, al quale compete "ogni potere
in cielo e sulla terra" (cf. Mt 28,18). Ciò significa che la sua intercessione
materna ha una efficacia tutta particolare, superiore a quella di qualsiasi
altro mediatore angelico e umano.
In terzo luogo la regalità mariana,
sul modello di quella di Gesù, è da interpretarsi in chiave di servizio
e non di dominio. Maria è la "Serva del Signore" (Lc 1,38), in obbedienza
di fede e di amore al progetto di Dio Trinità per la redenzione dell'umanità
intera. Maria regina non indica autoritarismo liberticida, ma punto di
riferimento concreto di esistenza cristiana compiuta.
3. Maria
"donna di futuro"
La gloria regale di Maria, quindi,
"non è una realtà alienante per il popolo di Dio in cammino, ma uno stimolo
e un punto di riferimento, che lo impegna nella realizzazione del proprio
cammino storico verso il perfezionamento escatologico finale".4
Ciò, in concreto, significa che i
fedeli cattolici sono chiamati sia a confermare per se stessi la tensione
verso il regno, sia a testimoniarla in un mondo che sembra troppo ripiegato
su se stesso, sull'oggi, senza fissare lo sguardo verso il fine e il compimento
della propria esistenza.
Questo sguardo "escatologico" significa,
anzitutto, vivere la storia, come Maria, "in modo verginale o nell'affidamento".
Michele Masciarelli dice al riguardo:
"C'è uno stile verginale di impegnarsi
nella storia: è caratterizzato dalla fede che porta a concepire la
storia anzitutto come un tempo di grazia e di provvidenza, come un'impresa
di salvezza guidata da Dio. Tale stile privilegia la sobrietà intellettuale,
la povertà dei mezzi, il distacco ascetico, la contemplatività, l'esperienza
del deserto.
Come la persona vergine non si
affida ad appoggi umani, così il cristiano che adotta il modulo verginale-mariano
interpreta la storia dalla parte di Dio e vi agisce confidando anzitutto
su di lui".5
In secondo luogo, Maria Regina ci
invita a vivere la storia "in modo sponsale o nella reciprocità". Ciò
si realizza attraverso gli atteggiamenti del dialogo, della condivisione,
della partecipazione, dell'incontro, del dono, dell'accoglienza. In questo
Maria ci offre una testimonianza eccezionale, in quanto ha ascoltato la
Parola del Signore, l'ha accolta, l'ha meditata nel suo cuore, l'ha vissuta
nella sua esistenza e l'ha testimoniata nel servizio ad Elisabetta, nella
sua presenza materna a Cana e al Calvario.
In terzo luogo, Maria Regina ci esorta
a vivere la storia "in modo materno o nella responsabilità", come esperienza
di tenerezza, di perdono, di misericordia, di amore sconfinato e materno.
Come Gesù regna nei cuori mediante la misericordia e il perdono, così
Maria regna nella Chiesa con il suo atteggiamento di misericordia perdonante
nei confronti dei suoi figli.
4. Maria,
regina di misericordia
È stata questa la prima invocazione
che la comunità cristiana antica ha indirizzato alla Beata Vergine. Immersi
in una storia, fatta di persecuzione e di martirio, i cristiani dei primi
secoli si sono rivolti a lei, confidando nella sua protezione ma-terna.
Un anonimo del III secolo così canta:
"Sotto la tua misericordia ci rifugiamo, o Madre
di Dio.
Non disprezzare le nostre suppliche nelle tentazioni,
ma liberaci dai pericoli, o sola pura, o sola benedetta".6
Altrettanto commovente è questa
preghiera di Papa Innocenzo III (sec. XII-XIII):
"Ave, Maria, speranza del mondo:
ave, o mite; ave, o pia; ave, o piena di amore […].
E affinché tu non conceda il tuo rispetto ad una persona estranea
e crudele, ti supplico, o Regina del cielo, di scusarmi presso Cristo,
tuo Figlio, di cui temo l'ira e il cui furore mi spaventa. Infatti
contro lui solo ho peccato.
O Vergine Maria, non essermi estranea, tu che sei piena di ogni grazia.
Sii la custode del mio cuore; segnami con il timore di Dio;
procura la salvezza alla mia vita.
Dammi l'onestà dei costumi; fammi evitare il peccato e amare ciò che
è giusto".7
Un grande maestro di spiritualità,
Enrico Susone (sec. XIV), sottolinea la dimensione profondamente femminile
della regalità e della misericordia di Maria:
"Dolce Regina, ogni donna di quaggiù può a buon diritto
essere fiera di te, perché se Eva deve essere maledetta per aver mangiato
il frutto proibito, sia benedetta la nuova Eva per averci portato
il soave frutto del cielo.
Nessuno più si lamenti per la perdita del paradiso: per averne perduto
uno, ne abbiamo guadagnati due. Non è forse un paradiso colei in cui
fiorisce l'albero della vita e che racchiude in sé tutte le gioie
e tutti i piaceri? E non è forse un paradiso superiore ad ogni altro
colei per mezzo della quale i morti rinascono alla vita quando si
nutrono del suo frutto vivente?
Questo frutto è colui le cui mani, i piedi e il costato emettono le
fonti di acqua viva che innaffiano la terra intera; sorgenti di inesauribile
misericordia, d'infinita sapienza, di traboccante dolcezza, di ardente
amore; infine, sorgenti della vita eterna.
Davvero, Signore, colui che ha gustato questo frutto e ha bevuto a
questa sorgente sa che questi due paradisi superano infinitamente
il paradiso terrestre".8
Giovanni Gersone, teologo e gran
cancelliere dell'università di Parigi (sec. XV), meditando su Maria regina
di misericordia scrive:
"Il Signore l'ha accolta e collocata al di sopra
di tutti i cori degli angeli […].
E così oggi la beata Vergine viene talmente magnificata, da essere
a ragione chiamata Regina del cielo e, anzi , anche del mondo, perché
ha una preminenza e una potenza d'influsso su tutti […].
Il regno di Dio consiste in un potere di misericordia: Una parola
ha detto Dio, due ne ho udite: Il potere appartiene a Dio; tua, Signore,
è la misericordia (Sal 61,12). Se al Signore rimane il potere,
in certo qual modo cede una parte della mi-sericordia alla propria
Madre e sposa regnante. Perciò dalla Chiesa intera ella viene salutata
quale regina di misericordia".9
5. Maria
Regina è una madre sempre presente accanto a noi
Nella sua situazione di Assunta
Maria è in piena comunione non solo con Cristo ma anche con noi. Ella
è accanto a noi, dal momento che il suo stato glorioso le permette di
seguirci nel nostro quotidiano itinerario terreno.
Dice Giovanni Paolo II nella catechesi
mariana menzionata all'inizio:
"Lungi, pertanto, dal creare distanza tra noi e Lei,
lo stato glorioso di Maria suscita una vicinanza continua e premurosa.
Ella conosce tutto ciò che accade nella nostra esistenza e ci sostiene
con amore materno nelle prove della vita.
Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all'opera
della salvezza per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è
stata concessa. È una Regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando
soprattutto la vita e l'amore di Cristo".10
Nell'Omelia I sulla dormizione,
san Giovanni Damasceno offre una sintesi più completa di quello che rappresenta
la regalità di Maria nei confronti del popolo di Dio:
"Non come Elia sei salita verso il cielo (cf. 2Re
2,11), né come Paolo sei stata elevata fino al terzo cielo (cf. 2
Cor 12,2), ma sei giunta per prima fino al trono stesso del Figlio
tuo, contemplando con i tuoi stessi occhi, rallegrandoti e rimanendovi
vicino con grande e ineffabile naturalezza (cf. Sal 45,10); per gli
angeli gioia indicibile, e per tutte le potenze supercosmiche; per
i patriarchi, letizia senza fine; per i giusti, diletto inesprimibile;
per i profeti, interminabile esultanza. Tu benedici il mondo, santifichi
l'universo; sei sollievo per chi soffre, consolazione per chi piange
(cf. Is 61,2), guarigione per gli ammalati, porto per chi è sconvolto
dalle tempeste, perdono per i peccatori, dolce esortazione per chi
è afflitto, sollecito ausilio per tutti quelli che ricorrono a te".11
6. L'intercessione
celeste di Maria
Nella gloria celeste, Maria diventa
eternamente supplice verso tutto il genere umano. Anche questo aspetto
mariano ci viene proposto dalle suggestive parole di Teodoro Studita (sec.
IX), nella sua Lode per la Dormizione della santa Signora nostra Madre
di Dio:
"Ora dunque la Madre di Dio, chiudendo gli occhi del
corpo, ci reca grandi bagliori spirituali, che non tramonteranno mai
e brilleranno davanti al cospetto di Dio a tutela del mondo. Mentre
ora la sua voce materiale, divinamente ispirata, tace sulle sue labbra,
ella apre la sua bocca, che diventa eternamente supplice in favore
di tutto il genere umano. Ora, resa immortale, aprendo quelle mani
corporee che hanno sostenuto Dio, le solleva verso il Signore per
la salvezza del mondo […].
Perciò quella colomba purissima,
pur essendo volata verso i cieli, non cessa di proteggere questa terra.
Lontana con il corpo, è a noi vicina con lo spirito. Ascesa al cielo,
mette in fuga i demoni, operando come mediatrice presso Dio […].
Si rallegri dunque il ceto femminile
per aver sostituito con la gloria la propria ignominia. Si rallegri
Eva, che ormai non porta più in sé la maledizine, perché ella ci ha
portato Maria che è la figlia della benedizione".12
L'intercessione celeste di Maria
si estende anche alla creazione. Lo stesso Teodoro così prega:
"Tu che penetri le nubi e ascendi al cielo; che sei
entrata nel Santo dei Santi con voce di esultanza e di riconoscenza,
o Madre di Dio, degnati di benedire gli estremi confini della terra.
Con la tua intercessione rendi il clima temperato e salutare; donaci
pioggia nel tempo opportuno; modera adeguatamente i venti; rendi fertile
la terra; dona pace alla Chiesa, fermezza alla retta fede, sicurezza
all'impero; tieni lontano i barbari; proteggi l'intero popolo cristiano".13
La realtà dell'intercessione di
Maria, la sua potenza ed efficacia, vengono vissute e celebrate con intensità
da tutta la Chiesa. Rivolgendosi a Gesù, Giorgio di Nicomedia (sec. IX),
nell'Omelia Maria al sepolcro, esprime con profondo realismo la
potente intercessione celeste della Theotókos:
"Noi abbiamo la [Vergine] portatrice di oli profumati,
per mezzo della quale tu ci riveli l'inviolabile gioia; per mezzo
della quale ci fai pervenire il fragrante profumo dei tuoi benefici.
abbiamo colei che ha portato te, inesauribile olio profumato; colei
che ci ha riconciliati con te e ti ha proclamato nostra esultanza,
vita e risurrezione; colei della quale tu hai odorato i profumi della
purezza, superiori alla fragranza di qualsiasi altro profumo. Abbiamo
colei nella quale tu hai preso dimora; colei per mezzo della quale
sei giunto a noi".14
In una antica omelia anonima per
la festa etiopica di Kidana Mehrat, lo stesso Gesù esalta la potente
intercessione della Madre:
"Per te, madre mia, farò ciò che non ho fatto per
nessuno, perché tu mi hai generato per la salvezza del mondo. Il Padre
mio susciterà il tuo animo, perché chieda presso di lui e interceda
dinanzi a lui; io renderò salda la perseveranza del tuo animo nello
Spirito santo; e questi muoverà a compassione la sua mansuetudine.
Ebbene, allo sgorgare dell'acqua delle tue lacrime e al vedere i tuoi
occhi simili a colombe spargere calde lacrime, le mie viscere si commuoveranno;
si raffredderà il fuoco della mia collera, i flutti della mia ira
si ammansiranno, subito scenderà la mia misericordia e la mia clemenza
si volgerà dove tu vorrai".15
7. La Madre
di Dio nella comunione dei Santi
Richiamiamo ora brevemente, per
concludere, il significato del nostro battesimo e il traguardo della nostra
esistenza cristiana, che, secondo l'apostolo Pietro, consiste nel diventare
"partecipi della natura divina" (cf. 2Pt 1,4). Si tratta di un tema che
i Padri della Chiesa hanno sviluppato ampiamente, parlando della vita
cristiana come esistenza "divinizzata". La salvezza cristiana, infatti,
viene vista in termini di deificazione della persona umana, secondo il
detto di sant'Atanasio: "Dio si è fatto uomo perché noi potessimo essere
divinizzati".16
Ora, Maria, la nuova Eva, colei che
ha accolto la Parola nell'obbedienza della fede, divenendo madre del Salvatore,
è la prima persona a raggiungere questo straordinario traguardo della
"divinizzazione". La grazia e la santità dello Spirito Santo l'ha adombrata
dall'inizio della sua vita terrena (Immacolata) fino alla sua perfetta
configurazione al suo Figlio divino nella gloria dei cieli (Assunta).
Maria, quindi, è la nuova creatura
in Cristo, secondo il detto dell'apostolo Paolo: "Se uno è in Cristo è
una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di
nuove" (2Cor 5,17). Per prima ha realizzato la vocazione di ogni persona
umana nel pellegrinaggio storico della Chiesa. Non solo il Verbo incarnato
ha quindi raggiunto il compimento della sua umanità nella gloria celeste,
ma anche la persona creata di Maria, sua Madre.
In questa situazione di glorificata,
Maria oltre a rappresentare il vertice dell'umanità realizzata in Cristo,
continua nella sua vocazione materna, di intercessione e di aiuto, affinché
i suoi figli possano vivere in Cristo mediante la grazia dello Spirito
Santo. E possano dire come san Paolo: "Io vivo, ma non sono più io, è
Cristo che vive in me" (Gal 2,20).
Nel mistero della Chiesa, nella reale
e spirituale comunione esistente tra la Chiesa trionfante e la Chiesa
militante, Maria si trova al cuore della comunione dei santi. E noi partecipiamo
a questa comunione mediante il sacramento dell'eucaristia, che ci santifica,
ci divinizza e ci pone in comunicazione con la Chiesa celeste e terrestre,
con i vivi e con i defunti, e quindi anche con Maria e tutti i santi:
"Tutto questo è espresso nella proscomidia,
la preparazione del pane e del vino nella liturgia eucaristica bizantina,
quando il prete compone sulla patena, mediante le diverse particelle,
simbolo della Chiesa intera. Dopo aver posto la particella dell'Agnello,
che rappresenta Cristo e che sarò il pane eucaristico, colloca alla
sua destra quella della Madre di Dio e recita queste parole: La
regina sta alla sua destra ricoperta di un manto risplendente d'oro
e variopinto (Sal 45,10); altre particelle, che simboleggiano
gli angeli e i santi, i vivi e i morti, sono disposte a sinistra e
sotto l'Agnello. Maria è collocata nel posto di onore a fianco di
Cristo, come figura della Chiesa, che regna nella gloria di suo Figlio
al centro della comunione dei santi, e che intercede per noi.
Nella persona di Maria è dunque già anticipata la vita del secolo
futuro, quella della Chiesa escatologica, del regno dei cieli, che
è contemproaneamente già là e non ancora, già avvenuta ma non ancora
pienamente manifestata.
La Madre di Dio, nella sua umanità glorificata, prefigura il nostro
destino finale ed escatologico, perché ciò che è realizzato in lei
è previsto nel piano di Dio per ciascuno di noi: "La nostra patria
infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù
Cristo, il quale trasfigurerà il nostro corpo di miseria per conformarlo
al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere
a sé tutte le cose" (Fil 3,20-21)".17
8. Preghiera
"Ricordati, o piissima Vergine Maria,
non si è mai udito al mondo,
che qualcuno abbia fatto ricorso al tuo patrocinio,
implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato.
Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre,
o Vergine delle vergini,
a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo,
disprezzare le mie preghiere,
ma ascoltami, propizia, ed esaudiscimi. Amen".
(S. Bernardo di Chiaravalle)
"In qualsiasi necessità,
invocate la Madonna e vi assicuro che sarete esauditi!"
(S. Giovanni Bosco)
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